Nuove vie di ghiaccio e misto sul Monte Nero e Monte Bianco di Presanella

Il 12/10/2014 Paolo Baroldi, Jacopo Pellizzari e Francesco Salvaterra hanno aperto Couloir Martina sul Monte Bianco di Presanella, una via di ghiaccio e misto dedicata a Martina Pallaoro, la giovana alpinista deceduta sulla Presanella lo stesso giorno. Sempre nel gruppo Adamello - Presanella, il 29/10/2014 Pellizzari e Salvaterra hanno aperto Diretta Solitudine sul Monte Nero. Il report delle due vie, e la relazione della classica via Couloir H sulla parete NE del Monte Nero.
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Diretta Solitudine, Monte Nero di Presanella: Jacopo Pellizzari sul secondo tiro
Francesco Salvaterra

Autunno di grandi condizioni sulle Alpi, sembra che il buon innevamento e la continua alta pressione faccia tirare fuori le piccozze dall'armadio un po' a tutti. Con il tam tam dei blog vari le notizie corrono in fretta e pare che se qualcuno piazza una vite da ghiaccio sulla nord delle Grandes Jorasses il giorno dopo ci sono venti cordate a fare la fila. Ora, scalare le famose pareti nord della Alpi con buone condizioni, neve dura, traccia fatta e belle giornate è sicuramente invitante ma noi abbiamo preferito rivolgere la nostra attenzione altrove. Alla fine quello che conta è avere voglia di passare una bella giornata in montagna, conosciuta o sconosciuta, se il tempo è bello e la neve "polistirolo" bene, se è brutto e bisogna grattare perché la neve è polvere, è pappa o non c'è, amen, vorrà dire che per il piacere dei negozianti si cambieranno le lame delle piccozze più spesso.

La prima volta siamo andati un po' per caso a scovare una goulotte nascosta sul Monte Bianco di Presanella, un pilastro verticale addossato alla parete est della Presanella. Abbiamo scelto una linea, le condizioni non erano buone, la neve molla non permetteva una buona presa alle piccozze. La situazione comunque era diciamo un po' più faticosa, non pericolosa, quindi abbiamo proseguito comunque. Una serie di diedri e rampe smaltati di neve portano alla base di una fessura verticale che permette di accedere al colouir finale, nascosto e sospeso sul pilastro del monte Bianco. La via che è venuta fuori è divertente e in un bel posto, anche se breve ha la sua identità e il tiro chiave non è una passeggiata. Iniziando a scalare sul pendio poco dopo l'alba, verso l'una siamo sbucati in cima con un fastidioso venticello.

Snobbando bellamente la vicina vetta più alta del Trentino siamo scesi al bivacco Orobica (trenta metri sotto la cima del Monte Bianco) per fare uno spuntino. Poco dopo un amico del soccorso alpino telefona a Paolo per chiederci come stiamo e avvertirci che sul versante nord è successo un' incidente ed è morta una persona. Quella persona era la giovane Martina Pallaoro, una ragazza dalla grande passione per la montagna che condivideva con il fidanzato Martino, lui fortunatamente si è salvato per un pelo. A voto unanime decidiamo di dedicargli la via: Colouir Martina. E' una cosa da poco, un piccolo ricordo legato a una montagna che di fronte a tragedie simili ci sembra ancor più una mera catasta di sassi che producono adrenalina e di conseguenza godimento a chi (come noi) ci monta sopra.

Pochi giorni fa siamo tornati in zona, per concludere un progetto che avevamo iniziato nell'autunno del 2011. Quella volta eravamo partiti agguerriti e, con due giorni a disposizione, l'idea era di provare ad aprire la via in giornata ma dopo aver attrezzato la quinta sosta avevamo deciso di scendere con le ultime luci, lasciando le corde sui primi due tiri. Il giorno dopo dal bivacco eravamo tornati alla base: nevicava di brutto e sotto a vere e proprie slavine riuscimmo solo a recuperare le corde. Da quel giorno fra una cosa e l'altra non siamo più tornati e quindi adesso eccoci qua.

Sui primi tiri c'è molta meno neve dell'altra volta e il primo tratto risulta più difficile, in breve siamo al punto massimo del primo tentativo e continuiamo dritti verso lo sperone finale, la roccia è bellissima e nei diedri scaliamo su neve compatta, un godimento. Gli ultimi due tiri invece sono abbastanza secchi e un diedro fessurato ci fa soffiare, lo scaliamo a mò di Dülfer ma con le piccozze, una cosa trash insomma. Ed eccoci in vetta, senza una bava di vento e con il primo sole che vediamo in tutta la giornata, un regalo che ci fa la montagna.

Tra una cosa e l'altra sono le quindici passate quindi dopo le foto di rito iniziamo a scendere, contenti della nostra "diretta" al Monte Nero. La discesa è la ciliegina sulla torta e di tutto relax: dieci doppie in linea che in breve ci depositano alla base facendoci assaporare la salita appena conclusa. Come spesso accade battezzare un nuovo itinerario non è immediato, ci vuole l'ispirazione. Dopo qualche giorno comunque, (e dopo varie alternative bocciate o censurate) decidiamo di chiamare la via Diretta solitudine, per il tempo in cui l'abbiamo lasciata sola dal primo tentativo e perché, dopotutto, è anche quello che cerchiamo e apprezziamo in montagna.

Un goliardico e doveroso ringraziamento va alla nostra "valletta" Saretta Cappelletti per l'appoggio morale durante il duro bivacco al rifugio, privo di riscaldamento climatizzato e, per quanto indegno sia il solo ricordo, perfino di toilette. Al nostro mitico reporter Andrea Zanchi (fashion) che, sprezzante del pericolo, ci ha seguito fin sulla prima lunghezza della via, arrampicandosi sul pendio ghiacciato iniziale per documentare il preludio della nostra salita e successivamente affrontando il rientro in temibile arrampicata solitaria.

Un caloroso saluto a tutti e augurio di buone gite.

Francesco Salvaterra e Jacopo Pellizzari

Grazie a: Ferrino, Zamberlan, C.A.M.P - Cassin, Lizard, GM




SCHEDA: Couloir Martina, Monte Bianco di Presanella

SCHEDA: Diretta Solitudine, Monte Nero

SCHEDA: Couloir H, Monte Nero





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