Nuova via 'Solo per donne' alla Torre Prignano del Monte Sirente (Appennino Centrale)

Alla Torre Prignano del Monte Sirente (Appennino Centrale) Simone Federici, Cristiano Iurisci e Micheal De Julis hanno aperto la via 'Solo per donne'. Il racconto di Federici e Iurisci.
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'Solo per Donne' alla Torre Prignano, Monte Sirente: Cristiano Iurisci sui primi metri
archivio Cristiano Iurisci

2 novembre 2011, abbiamo appena finito di scalare l’inviolata parete ovest di Peschio Gaetano e ammiriamo il panorama. Siamo felici come una pasqua, e ridiamo e scherziamo come se ci conoscessimo da anni, anche se sappiamo non può essere possibile perché siamo di tre generazioni diverse e con Manilio Prignano ci siamo conosciuti (almeno fisicamente) proprio quel giorno. Ma si sa, la passione per la montagna unisce, e certi momenti diventano magici.

Per noi "giovani" questa salita rappresenta una avventura importante risolta in modo pulito a chiodi, dadi e friend, su difficoltà continue di tutto rispetto per i nostri canoni da alpinisti della domenica. Il nome della via è Nostalgia del Futuro che tiene proprio conto dei quasi 30 anni di età che separano Stefano Supplizi da Manilio, e io nel mezzo.

Per me e Stefano un successo arrivato al termine di una stagione colma di salite "importanti", ma per Manilio la sensazione è diversa, è superiore: il suo volto è raggiante di felicità perché questa parete è un sogno lungo oltre venti anni, un sogno che pensava morto e sepolto ormai, perché ai tempi non era riuscito a trovare compagni che accettavano una tale sfida, e solo allora era all’apice della forma (’80-’90).

In quel periodo la parete incuteva timore e rispetto, era troppo verticale (quindi dura) su un tipo di roccia (quella del Sirente) nota per non essere sempre buona e affidabile. I rischi e i dubbi erano tanti, troppi, e il progetto sfumò nel tempo.

La parete rimane così, inviolata fino al nostro incontro, maturato quasi per caso. Infatti io conoscevo Manilio solo di nome e Stefano manco quello. La cosa curiosa è che quella salita sarà la nostra unica salita assieme. Pochi mesi dopo, infatti, una pietra colpisce mortalmente Manilio e con essa la nostra breve ma intensa amicizia cessa improvvisamente.

In quelle poche ore passate assieme lui, mi rendo conto che la sua conoscenza dei luoghi e la storia di quegli luoghi è immensa, e rimango estasiato nel solo ascoltarlo. Mentre scendiamo mi illustra i nomi di tutte le torri e valli che si innalzano sul tormentato versante nord orientale del Sirente. Tranne uno però, quello che gli indico mentre traversiamo il ghiaione poco prima di tuffarci nel fitto dei boschi. Lui sorride e dice candidamente che quello non aveva nome in quanto per i boscaioli e pastori non aveva senso dare un nome ad una guglia, e comunque non era "roba" per la sua generazione.

Se io avessi voluto provare - mi disse - al massimo mi avrebbe osservato dai ripidi prati che conducono alla sua base, di quello che lui diceva chiamarsi lo "Scurribile" ovvero un vallone sul quale imperversano grandi valanghe nel semestre invernale. Manilio assieme a pochi altri (Baiocco, Pallante, Guzzardi, Abbate, Paolini) aveva fatto la storia alpinistica del Sirente, e sua era la via su roccia più difficile aperta (Pilastri dell’Indio) fino ai primi anni ’90.

Quella guglia cade nel dimenticatoio per oltre un decennio. Sono ora io ad non essere più all’apice della forma, esattamente come lo era per Manilio nel 2011. Al massimo mi limito ad indicare la Torre come uno dei problemi alpinistici irrisolti del Sirente. Nessuno però accetta la sfida. Tranne Simone. quando di ritorno dalla via Nostalgia del Futuro al Peschio Gaetano, parlo di Manilio e indico quella guglia, dicendo che se un giorno l’avessi salita, avrei voluto dedicarla a lui, un uomo importante per me, per la mia formazione culturale e geografica e che fu di fondamentale aiuto sulla stesura della mia guida Ghiaccio d’Appennino.

Simone se ne innamora presto e mi tiene in ostaggio per quattro weekend consecutivi, non appena avesse avuto supporto da parte di Climbestore con fix e chiodi. Appariva già chiaro che senza buchi su quelle placche finali non si passa se non con rischi troppo elevati.

Il materiale arriva e con esso il grande giorno. Devo ammettere che non sento più l’ansia di un tempo, forse perché conscio che ormai faccio solo da spettatore ad una simile salita. Forse spettatore con diritto di parola grazie alla mia esperienza, ma non più di tanto. La sera prima si aggiunge Micheal e ne sono felice, sono anni che lo voglio conoscere, e in tre si scala sempre meglio e con meno fatica.


SOLO PER DONNE di Simone Federici
Tutto nasce in discesa da Nostalgia del Futuro, nel sentiero del ritorno Cristiano mi parla di un pinnacolo ancora vergine dove non si ha notizia di alcuna salita, qui sul Sirente.

Mentre camminiamo lo guardiamo da sotto e subito mi piace, e mi piace ancora di più l’idea di salirlo. Faccio qualche foto da studiare a casa e per il momento la cosa finisce lì. Il giorno dopo Cristiano mi manda delle foto fatte tempo addietro, con una idea di salita… guardandole mi scatta qualcosa e dico: "OK, la voglio fare."

Contatto presto Alisa di Climberstore (un negozio di articoli di montagna che mi sta dando un grande aiuto nello sviluppo della mia palestra di arrampicata a Fonte Nuova) chiedendole se fosse interessata al progetto e alla fornitura di materiale. Inaspettatamente ne è entusiasta, e ci mettiamo d’accordo sul materiale necessario. Quando qualche tempo dopo apriamo il pacco-regalo di Alisa, non possiamo che gioire! Si tratta di un supporto notevole, senza il quale il progetto probabilmente sarebbe rimasto lì, nel solito cassetto dei sogni.

Decido di coinvolgere anche Michael De Julis, forte alpinista con cui sto sviluppando una bella amicizia. Dopo i convenevoli al parcheggio (Cristiano non conosce di persona Micheal), finalmente si parte e 2 ore dopo ci troviamo sotto la guglia. Nonostante il morale alto, nessuno di noi pensa sia possibile uscire in vetta in giornata.

Cristiano apre le danze, mi chiede la cortesia di iniziare per primo vista la storia di Manilio, sale solo a chiodi e friend e, con un passo niente male, giunge ad un terrazzino al riparo da possibili scariche (al Sirente la roccia non è mai totalmente sana, e poi siamo anche i primi!), tira fuori il trapano e allestisce la prima sosta. Mentre ci recupera comincia a salire un po’ l’ansia perché i sospetti che in alto ci sarà da faticare crescono con l’avvicinarsi alla guglia.

Sul secondo tiro parte Michael, anche qui si presenta un passo delicato che lo costringe al fix per non rischiare che le corde sollecitino sassi instabili al suo passaggio. Poi va oltre fino alla base della guglia.

Ora tocca a me, la guglia si impenna, la roccia diventa ottima ma le difficoltà chiaramente continue e maggiori. Con un po’ di fatica riesco salire, ma mi vedo costretto a proteggermi con un paio di fix: i passi singoli si fanno tutti, ma i soli friend e chiodi non bastano, ed in alcuni frangenti un volo non auspicabile. Arrivo sotto la parte alta della guglia soddisfatto, con un filo in più di speranza di uscire direttamente oggi in cima che non sembra lontana.

D’ora in poi la parete è ancora più verticale, ma un paio di fessurine svase sembrano ispirami e a darmi speranza. Già la partenza mi impegna parecchio e l’incitamento di Michael mi aiuta a salire fino a piazzare un chiodo, visto che è troppo difficile pure mettere un fix. Il chiodo è ottimo e nel punto giusto e mi darà la sicurezza di andare oltre a questo passo che sarà poi il chiave di tutta la via. Piazzo 2 Friend vicini, un’ultimo sforzo e mi trovo a monte delle fessure svase ed ecco che sento arrivare alcune goccioline. Chiedo a Cristiano cosa fare, lui dice di proseguire che tanto non pioverà, mi fido ciecamente e dopo poco sono in vetta al pinnacolo, a bucare con il trapano l’ultima sosta che dovrà essere perfetta perché la dobbiamo usare anche per la discesa in doppia! Recuperati i compagni mi trovo poco dopo a fare le classiche foto di rito. Incredibile – penso- ce l’abbiamo fatta! Non contento cerco di mettermi in piedi proprio sul punto più alto, la vista è a 360°, null’altro che vuoto attorno a me e tanta roccia, tanto Sirente ancora da esplorare!

Grazie a Cristiano che mi ha proposto l’idea e che è riuscito a farmi guardare l’Appennino in maniera diversa, oggi mi trovo qui a vivere una avventura su una guglia non toccata da essere umano!

Un grazie anche a Michael che si è aggiunto fiducioso, dando un contributo fondamentale, non tutti accettano il Sirente come luogo di avventura, piuttosto come luogo di disavventure!. Ripetiamo un’altra volta grazie ad Alisa di Climberstore per la fornitura di tutto il materiale.
 

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