Nuova via di misto in Palantina per Florian Faessler, Matteo Pilon e Rostyslav Shevchenko
Ancora una nuova via di ghiaccio e misto sulla nord del Cimon di Palantina in Alpago. Dopo Piatto d'Argento e Unicorno da parte di Andrea Gamberini, Giovanni Zaccaria, Barry Bona, Santiago Padrós e Diego Toigo ad inizio e metà febbraio, le condizioni del tutto eccezionali hanno indotto Florian Faessler, Matteo Pilon e Rostyslav Shevchenko ad aprire una nuova via di 300 metri e difficoltà M5+ AI5 subito a sinistra della famosa Cugi’s Corner. La nuova linea è stata chiamata L'insostenibile leggerezza dell’essere. Ecco il report di Pilon.
L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE di Matteo Pilon
È la storia di un sogno nel cassetto che non sapevo nemmeno di avere. Dal primo lontano racconto del grande Barry Bona, che questo parco giochi per l'alpinismo se l'è inventato, la nord della Palantina si è insinuata nei miei pensieri con tutto il suo folklore e la riverenza che merita. A pensarci bene è proprio uno di quei racconti che mi ha spinto nel mondo dell'arrampicata. Ma mai avrei pensato di poter aggiungere il mio nome alla grande parete.
Poi questa incredibile stagione è arrivata con condizioni che definirei più magiche che ottime. Ma in ogni buona storia c'è sempre un ostacolo: le restrizioni che per settimane mi hanno costretto ad ammirare la montagna dal mio piccolo comune, vicino ma troppo lontano, invidiando le varie ripetizioni ed aperture che si stavano succedendo. Poi, con il caldo, l'accettazione. Poi il nuovo freddo con la speranza.
Così nell'ultima settimana ho avuto l'occasione di ripetere un paio di vie stupende di Barry. E intanto guardavo la parete con l'occhio curioso. Le temperature si alzavano di nuovo, le slavine tuonavano in tutta la valle gremita di scialpinisti a caccia di firn primaverile e la parete iniziava ad asciugarsi. E finalmente in mezzo a tutte quelle linee evidenti, come quando osservi le stelle abbastanza a lungo, la linea è apparsa nitida sulla parete.
Decido di proporre questa avventura agli amici del drytooling Rosty e Florian che non hanno mai scalato niente del genere ma rispondono all'appello con entusiasmo. Saliamo la mattina presto, ben attrezzati con gli sci, un paio di possibili varianti in tasca e la folle speranza che quest'ultima calda notte non abbia azzerato i giochi in Palantina.
La vera sorpresa è che fa più freddo di ieri. Decidiamo allora di rischiare la giornata attaccando l'effimera colata nascosta nel diedro. Incute timore ma offrirebbe un accesso esteticamente perfetto a quella bianca goulotte lassù in alto. Il tiro è atletico e precario, di difficile protezione ma di una bellezza rara. E mi conduce proprio alla base del nostro obiettivo. Guardo a destra, con una lunga diagonale su terreno facile potrei buttarmi su Cugi's Corner che ho ripetuto in settimana. A sinistra potrei deviare verso la grande cengia diagonale della Vazzoler, altro indelebile ricordo dell'anno scorso, la mia prima nord.
Ma la nostra goulotte risplende invitante sopra le nostre teste. La frammentiamo in tre lunghi tiri di corda su neve verticale in condizioni perfette. Le uniche vere difficoltà stanno nella costruzione delle soste. Siamo in tre, la conserva è da escludere, ma tra microfriends e chiodi delicati riesco a cavarmela ogni volta. Alla fine sfodero pure il picchetto che da questo calcestruzzo non viene più fuori.
E c'è pure la sorpresa finale. Una colata d'uscita che aspettava solo noi, nascosta tra le rocce, con ghiaccio vero dove funzionano bene anche le viti. Ancora due passaggi fisici compresa l'uscita sulla cornice (dove mi si slaccia anche un rampone) ed esco con il sole in faccia. Ad attendermi una clessidra perfetta su cui recupero i compagni che scavalcano il bordo ammaliati dalla bellezza di questa montagna.
Sono le due, la salita è durata poco meno di sei ore, per lo più trascorse a costruire e smontare soste. La neve ha mollato così tanto sulla sud est che in certi punti si sprofonda fino all'ombelico, ma non si può non raggiungere la cima dopo una mattinata del genere. Lassù il vento tira forte, trasportando i nostri ululati lontano, verso le Dolomiti.
Il nome della via? È un riferimento alla filosofia dell'effimero che ho imparato da Barry. A queste linee che si concedono raramente, che devi aspettare, che devi sognare ed essere pronto ad abbandonare tutto e fidarti di loro quando ti sussurrano i loro segreti. È un gioco di fantasmi, così lo chiama. Ed è soprattutto il peso di tutte quelle coincidenze che devono andare ad incastrarsi per dare corpo alle nostre realtà. Come in quel libro che tanti anni fa cambiò la mia vita. Es muss sein.
Ci terrei a ringraziare Rosty e Florian per aver creduto ciecamente in quest'idea un po' disperata. I ragazzi della Milton Mountaineering per supportarmi nelle mie avventure e soprattutto Barry, dalle cui vie ho imparato con quale occhio vanno guardate queste montagne.
di Matteo Pilon
SCHEDA: L'insostenibile leggerezza dell’essere, Cimon di Palantina, Alpago
LINK: Vai a tutte le vie in Alpago nel database di planetmountain.com