Nemjung parete sud per Yannick Graziani e Christian Trommsdorff
Dall' 11 al 16 ottobre gli alpinisti francesi Yannick Graziani e Christian Trommsdorff hanno aperto una nuova via sulla parete sud del Nemjung 7140m in Nepal.
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Giorno 4: la vista dal secondo seracco
arch Christian Trommsdorff
Yannick Graziani e Christian Trommsdorff sono partiti dal campo base posto a 4750m con soltanto due corde da 60m, 4 chiodi da ghiaccio, 6 Friends, una selezione di nuts, 10 chiodi e delle fettucce. I due alpinisti francesi hanno impiegato 4 bivacchi (precisamente a 5300m, 5800m, 6200, 6500m) in salita per venire a capo dei 2400m della via, gradata ED+. Graziani e Trommsdorff sono sbucati alla fine della parete sud alle 14.15 del 15 ottobre, ma poi viste le condizioni di Trommsdorff invece di raggiungere la cima hanno saggiamente optato per una discesa che si è rivelata assai complicata e lunga tanto che li ha costretti ad un ulteriore bivacco. Come spiega Trommsdorff, i due hanno salito quella che credono essere una nuova via sulla parete sud del Nemjung... D'altra parte dalla informazioni di climbing.com il Nemjung è stato salito in precedenza probabilmente una sola volta da un team giapponese nel 1983.
Trommsdorff e Graziani, con ben 14 spedizioni insieme, formano una delle coppie più forti e longeve dell'himalayaismo. Nel 2006 sono stati candidati per il XV Piolet d'Or per la loro salita del Chomo Lonzo assieme a Patrick Wagnon. Abbiamo chiesto a Trommsdorff di raccontarci anche quest'ultima loro fatica, un'avventura che lo stesso alpinista francese definisce come complessivamente più dura di quella del Chomo Lonzo.
"Non siamo riusciti a salire il Manaslu perché non eravamo ben acclimatati e c'era troppa neve... poi, dopo sole tre notti trascorse a 5200m, 5400m e 5600m, siamo stati costretti ad aspettare 12 giorni al campo base per il brutto tempo. Alla fine però siamo riusciti a salire quella che crediamo sia una nuova via sulla parete sud del Nemjung.
E' stata una bellissima salita di 6 giorni lungo la cresta sud, forse la più bella che abbiamo mai fatto, certamente quella che è costantemente più ripida, sostenuta ed esposta, anche se nessuno dei tiri è difficile quanto quelli sul Chomolonzo o sul Pumari Chhish. C'era sempre l'incertezza dei passaggi chiave: l'ultimo giorno abbiamo trovato un buco miracoloso nella cresta formata da una cornice molto larga che ci ha permesso di scavalcare sull'altro lato.
Abbiamo raggiunto la fine della parete sud il 15 ottobre alle 2.15pm, ma non la cima del Nemjung; sarebbe stato necessario un altro bivacco per seguire la cresta, lunga ed abbastanza piatta, fino in cima, ma il tempo stava peggiorando e quel giorno mi sentivo troppo debole per continuare. Proseguire avrebbe comportato una lunga discesa al buio quindi siamo tornati indietro. Il giorno precedente sono stato colpito sul casco da un grande pezzo di ghiaccio ed ero un po' in uno stato di shock, anche se non ho mai perso conoscenza. Durante la lunga discesa ho avuto alcuni momenti di "assenza", in particolare quando ho fatto cadere lo zaino di Yannick.
Direi che la via non presenta pericolo oggettivi in condizioni stabili tranne un facile e breve traverso di una goulotte sotto il grande seracco. Abbiamo aspettato 3 giorni interi dopo l'ultima grande nevicata, siamo partiti presto il 11 ottobre e siamo tornati a campo base alle 22.00 del 16 ottobre. Da notare che durante il secondo giorno il freddo ci ha aiutati: il couloir posto tra la prima torre ha alcune sezioni di misto con roccia marcia. Inoltre al terzo giorno l'assenza di venti forti ha probabilmente fatto sì il primo seracco sulla cresta non abbia scaricato."
Trommsdorff e Graziani, con ben 14 spedizioni insieme, formano una delle coppie più forti e longeve dell'himalayaismo. Nel 2006 sono stati candidati per il XV Piolet d'Or per la loro salita del Chomo Lonzo assieme a Patrick Wagnon. Abbiamo chiesto a Trommsdorff di raccontarci anche quest'ultima loro fatica, un'avventura che lo stesso alpinista francese definisce come complessivamente più dura di quella del Chomo Lonzo.
"Non siamo riusciti a salire il Manaslu perché non eravamo ben acclimatati e c'era troppa neve... poi, dopo sole tre notti trascorse a 5200m, 5400m e 5600m, siamo stati costretti ad aspettare 12 giorni al campo base per il brutto tempo. Alla fine però siamo riusciti a salire quella che crediamo sia una nuova via sulla parete sud del Nemjung.
E' stata una bellissima salita di 6 giorni lungo la cresta sud, forse la più bella che abbiamo mai fatto, certamente quella che è costantemente più ripida, sostenuta ed esposta, anche se nessuno dei tiri è difficile quanto quelli sul Chomolonzo o sul Pumari Chhish. C'era sempre l'incertezza dei passaggi chiave: l'ultimo giorno abbiamo trovato un buco miracoloso nella cresta formata da una cornice molto larga che ci ha permesso di scavalcare sull'altro lato.
Abbiamo raggiunto la fine della parete sud il 15 ottobre alle 2.15pm, ma non la cima del Nemjung; sarebbe stato necessario un altro bivacco per seguire la cresta, lunga ed abbastanza piatta, fino in cima, ma il tempo stava peggiorando e quel giorno mi sentivo troppo debole per continuare. Proseguire avrebbe comportato una lunga discesa al buio quindi siamo tornati indietro. Il giorno precedente sono stato colpito sul casco da un grande pezzo di ghiaccio ed ero un po' in uno stato di shock, anche se non ho mai perso conoscenza. Durante la lunga discesa ho avuto alcuni momenti di "assenza", in particolare quando ho fatto cadere lo zaino di Yannick.
Direi che la via non presenta pericolo oggettivi in condizioni stabili tranne un facile e breve traverso di una goulotte sotto il grande seracco. Abbiamo aspettato 3 giorni interi dopo l'ultima grande nevicata, siamo partiti presto il 11 ottobre e siamo tornati a campo base alle 22.00 del 16 ottobre. Da notare che durante il secondo giorno il freddo ci ha aiutati: il couloir posto tra la prima torre ha alcune sezioni di misto con roccia marcia. Inoltre al terzo giorno l'assenza di venti forti ha probabilmente fatto sì il primo seracco sulla cresta non abbia scaricato."
Note:
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