Nanga Parbat in inverno, Tomasz Mackiewicz e Elisabeth Revol ritornati a Campo Base dopo aver toccato quota 7800m
AGGIORNAMENTO DELLE ORE 16:50
Secondo un tweet inviato da Altitude Pakistan, Tomasz Mackiewicz non tenterà più il Nanga Parbat quest'inverno a causa di lesioni riportate dalla caduta di 50m in un crepaccio.
E' stato un weekend con il fiato sospeso, segnato da informazioni frammentarie, mancanza di comunicazioni e, soprattutto, grande preoccupazione per la sorte della francese Elisabeth Revol ed del polacco Tomasz Mackiewicz di cui non si avevano più notizie da vari giorni, fino a questa mattina quando attraverso il sito di Daniele Nardi è arrivata la conferma che i due alpinisti sono rientrati sani e salvi a Campo Base. Revol e Mackiewicz erano impegnati nel tentativo della storica prima salita invernale del Nanga Parbat e dopo essere partiti dal Campo base il 9 gennaio, il 15 gennaio i due si trovavano a 7000m e girava voce che forse avrebbero tentato la cima. L'ultima notizia del giorno successivo dava i due in discesa, ma da quel momento in poi nulla più si è saputo. Si temeva il peggio. Fino ad adesso, con la buona notizia che arriva direttamente dal team di Daniele Nardi che ha confermato che Revol e Mackiewicz si trovano ora al Campo Base e che nei giorni precedenti avrebbero addirittura raggiunto quota 7800m. Se questa quota viene confermata, sarebbe secondo il sito Altitude Pakistan il secondo punto più alto mai raggiunto sulla 'Montagna Nuda' nella stagione più fredda.
Come è ben noto, con i suoi 8126m il Nanga Parbat è l'unica delle famose quattordici montagne sopra gli 8000m, insieme al K2, a non essere ancora stata salita in inverno e quindi la posta in gioco è alta. Tanto che si parla di circa una ventina di tentativi invernali totali sulla nona cima più alta della terra da quando è stata salita per la prima volta da Hermann Buhl in solitaria nel luglio del 1953. A provarla quest'inverno ci sono ovviamente diverse spedizioni: oltre ai già citati Elisabeth Revol e Tomasz Mackiewicz, sul versante Diamir ci sono anche gli italiani Roberto Delle Monache e Daniele Nardi, mentre sul versante Rupal c'è una piccola spedizione russa composta da Serguey Kondrashkin, Victor Koval, Valery Shamalo e Nickolay Totmjanin.
Sul versante Diamir, fino a pochi giorni fa Revol e Mackiewicz, Nardi e Delle Monache facevano ufficialmente parte della stessa spedizione guidata da Nardi. L'alpinista romano è al suo terzo tentativo in invernale: quello dello scorso anno in solitaria, e quello del 2013 in compagnia proprio della Revol che nel 2008 aveva realizzato tre 8000m in 16 giorni: il Broad Peak e il Gasherbrum II e Gasherbrum I concatenati senza passare per il CB, tutti senza ossigeno supplementare. Mackiewicz invece è al suo quarto tentativo invernale al Nanga Parbat e dopo l'esperienza dell'anno scorso ha ora cambiato versante. L'idea iniziale era di condividere il campo base e mentre Nardi aveva annunciato come obiettivo lo sperone Mummery, dopo aver osservato la montagna a fine dicembre Mackiewicz e Revol avevano invece deciso di provare la linea iniziata da Reinhold Messner e Hanspeter Eisendle nel 2000, tentata senza successo da Moro e Urubko nell'inverno 2012/2013. Come riportato prima, nei giorni scorsi Mackiewicz e Revol avevano raggiunto quota 7000m circa dove avevano allestito il loro Campo 4, poi c'è stato il 'black out' fino a questa mattina, probabilmente dovuto a motivi tecnici.
Nardi aveva effettuato una prima perlustrazione sullo Sperone Mummery fissando corde a quota 5100m, e giovedì scorso ha annunciato di separare ufficialmente le due spedizioni a causa, secondo il comunicato stampa inviato dall'alpinista romano, della scelta di Revol e Mackiewicz di 'intraprendere la strada della vetta in maniera autonoma'. Un comportamento che 'evidentemente va in collisione con gli accordi iniziali di perseguire il sogno come una squadra, passando per lo sperone Mummery ed arrivare in vetta tutti insieme.' Va da sé che Nardi è rimasto a totale disposizione dei due colleghi in caso di emergenza e col supporto logistico già approntato al campo base. E da sé che, dopo queste lunghe ore di preoccupazione, Nardi può ora riprendere il suo percorso di acclimamento con molta più leggerezza.
Per quanto riguarda gli alpinisti russi, questi stanno affrontando l'enorme e spaventosa parete Rupal lungo la via Schell, salita per la prima volta nel 1976 dai tedeschi Hans Schell, Siegfried Gimpel, Robert Schauer, Hilmar Sturm e tentata per l'ultima volta d'inverno la scorsa stagione da Simone Moro e David Göttler e dai polacchi Tomasz Mackiewicz e Pawel Dunaj. Visto la lunghezza della via e le poche 'finestre di bel tempo' a disposizione, i russi vorrebbero salire il più veloce e leggeri possibile, con un ultimo campo a quota 7000m che fungerebbe da trampolino di lancio per la cima. Tra l'8 e l'11 gennaio i russi hanno fissato le corde fino a 6000m dove hanno anche depositato del materiale e, stando alle ultime notizie, dopo essere stati costretti a ritornare a campo base a causa dei fortissimi venti il 14 gennaio sono ripartiti dal campo base per continuare a fissare le corde in quota. Attualmente non si hanno ulteriori notizie.
Quindi, dopo questi tumultuosi giorni i lavori in quota continuano. E, per aggiungere degli ulteriori tasselli, c'è anche la notizia dal sito Altitude Pakistan che sta per arrivare al Campo Base anche Alex Txikon, lo spagnolo che insieme a Adam Bielecki e Denis Urubko voleva tentare la prima invernale del K2 finché la spedizione è stata annullata per via di permessi negati da parte delle autorità cinesi pochi giorni prima della partenza. Txikon tenterà una via lungo la parete Diamir insieme a due alpinisti pachistani, Muhammad Ali Sadpara e Muhammad Khan. Sempre secondo il sito, un team Iraniano che punta a tentare il Nanga Parbat in inverno ha finalmente risolto i problemi legati ai visti e arriverà al Campo Base del Nanga verso la fine di questa settimana.
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