Mystic Train a Cima Scarason, sognando l'alpinismo invernale sulle Liguri

Il racconto e il video di Gabriele Canu dell'apertura, effettuata il 5 – 6 gennaio 2020 insieme a Pietro Godani e Alice Arata, della via di misto Mystic train (ED M6+ e 1p.A0, 240m) sulla parete nordest della Cima Scarason nelle Alpi Liguri.
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Cima Scarason: durante l'apertura di Mystic train (Alice Arata, Gabriele Canu, Pietro Godani 5-6 gennaio 2020)
Gabriele Canu

Pian delle Gorre, 5 gennaio 2020, ore 7.40. È il momento di lasciare la civiltà.
Con Pietro Godani e due enormi sacconi (ad essere onesti: uno enorme e uno "un po’ meno") ci incamminiamo lungo la sterrata e poi per il sentiero che conduce al Rifugio Garelli. Alice Arata per il momento ci ha lasciati soli facendo un favore a sé stessa e alla sua psiche, un piccolo compromesso che le permetterà di raggiungerci in serata. Usciti dal bosco ci scrolliamo finalmente di dosso un po' di freddo e giungiamo sotto la vera meta di questa avventura. Davanti a noi il bellissimo e orrido Scarason. A prima vista potrebbe sembrare che questi due aggettivi non possano coesistere nella stessa frase. Eppure per noi alpinisti liguri - ennesimo ossimoro - quella parete è un po’ entrambe le cose. Scarason: orrido, tetro, inquietante, oscuro, ma per noi rivieraschi, che abbiamo il Bianco a tre ore di macchina e le Dolomiti a sei, anche bellissimo, maestoso, potente.

Una muraglia di 400 metri dove, proprio sulla verticale della cima, nel 1987 viene tracciata la bella e coraggiosa Diretta, ad opera di Fulvio Scotto, Andrea Parodi e Sergio Calvi. Sulla destra della Diretta appare invece la Armando-Gogna, ovvero la linea più logica ed evidente, riconoscibile sin da fondovalle grazie ad una grande colata rossastra originata da un grosso foro nella montagna. Alessandro Gogna e Paolo Armando, nel '67, si cacciarono su da quelle parti aprendo così la prima via della parete. Per alpinisti del calibro di Gogna, abituati a salite di grandissimo spessore in tutte le Alpi, questa potrebbe quasi sembrare un'impresa minore. Tuttavia, sfogliando il suo storico “Un alpinismo di ricerca” non si può fare a meno di notare le 56 pagine dedicate a questa salita, contro le 28 concesse alla leggendaria impresa sul Naso di Z'mutt.

A proposito del prezioso tomo: anni fa Lorenzo, il mio socio storico, dopo aver recuperato il sacro testo ravattando per bancarelle, aveva chiesto una dedica al Gogna in persona; una dedica a mio nome! Sempre Lorenzo, anche un po’ intimorito dallo sguardo burbero dell'autore, si era lanciato a spiegare che, a breve, avremmo tentato anche noi la sua via sullo Scarason. Alessandro lo deve aver guardato perplesso e forse un po' tentato d'avvisare preventivamente i soccorsi; tuttavia, imperturbabile lasciò scritto: «a Gabriele, per vivere a sua volta da pag. 41 a pagina 97». Ermetico e molto "pratico".

La storia vuole che poi, siamo riusciti ad andare ed anche a ritornare inspiegabilmente vivi. Il nostro vate, Fulvio Scotto, enciclopedia vivente dell'alpinismo, era lassù in cima, ad aspettarci con due birre fresche. Fulvio tornato a casa, spulciando tra le sue scartoffie, ci farà sapere che la nostra è stata la quattordicesima salita di quella via. Abbiamo festeggiato fieri, ma soprattutto felici per essere sopravvissuti alla "lama-mostro", al malefico cespuglio della "lotta disumana", alle fasce strapiombanti "marce, ma non come al solito: peggio!", e ad altre creature mitologiche a cui il libro dà ampio spazio.

Qualche anno dopo con Fulvio abbiamo visto un'altra possibile linea sulla parete. Certo, era una un po’ laterale, ma questo non ci preoccupava più di tanto. Così, siamo partiti per andarla a vedere da vicino. Cercavamo un'avventura, e l'abbiamo trovata. "La tana del drago" non è una via estrema, ma alcuni lunghi tratti difficilmente proteggibili ci hanno fatto prendere discreti spaventi. D'altra parte, la roccia dello Scarason non è nota per somigliare a quella del Verdon e anche le soste non sempre brillano per particolare rispetto della legge 626.

Ovviamente avevo messo una croce su quella parete: una volta era abbastanza, due tante, tre troppe. Mi sono facilmente dimenticato della sua esistenza. Almeno sino alla fine dell'anno scorso, quando Pietro e Alice si sono fatti vivi. Ci siamo trovati per un aperitivo a Finalborgo, come tante altre volte. Non è comune essere al tavolo con un'altra persona che abbia salito lo Scarason, figurarsi con due. Alice qualche anno fa, in una cordata tutta femminile con Elisabetta Caserini, ha salito la Diretta. Pietro, invece, negli ultimi cinque anni ha trascorso un quantitativo di giornate sullo Scarason superiore a quello di ogni altra persona sul pianeta terra, tendenzialmente da solo e d'inverno. Non che questo sia da considerarsi un titolo di merito, sia chiaro, casomai una doverosa constatazione di abnegazione e sincera rivendicazione del diritto alla sofferenza.

Pietro, quella sera, mi ha parlato di questo suo sogno. Era giunto al discorso un po' dal nulla, tra le chiacchiere sulle feste di Natale e quelle sul lavoro. Tentava di giocare, evidentemente, sull'effetto sorpresa. Mi ha fatto capire che aveva visto una possibile “linea invernale” sull'orrida parete. Alice già sapeva tutto e osservava la scena con un fare a metà tra il complice ed il nauseato. Non aveva ancora chiaro se seguire Pietro in questa follia o fingere di avere improvvisi impegni: una bolletta da pagare, la pentola sul fuoco, una causa in tribunale. Pietro per stuzzicare la mia curiosità ha fatto che mostrarmi la fantomatica linea attraverso foto sgranatissime scattate con il cellulare. Foto orribili: non si riusciva neppure a distinguere la neve dalla roccia, però i suoi occhi arzilli luccicavano.

Ho sempre avuto un debole per i sognatori.

Il misto non è il genere di cose che più mi piace in montagna: il fascino dell'avventura è straordinario, ho aperto tante vie, ma quasi sempre su roccia. Immaginare qualcosa di nuovo, sul misto, sullo Scarason, non era roba per me. Ma me lo stava chiedendo un sognatore, un amico; anzi due. Era una bella idea, una bella avventura, un bel gioco. Ho preso parte ad un sogno non mio, ma non importa più di tanto di chi siano i sogni: il bello è realizzarli. Ho fatto solo una modestissima parte, lasciando il grosso dei fastidi a Pietrone e Alice: lo ammetto senza remora alcuna. Ma vedere Pietro così felice ed entusiasta mi ha emozionato quasi come se il sogno fosse stato mio!

Poi, essendo diventato filmmaker, qualcosa dovevo pur combinare, che so? Una sorta di piccolo regalo al mio amico sognatore. Così ho rotto le scatole ad Agnese Blasetti per qualche piccola animazione ed è nato questo video, che, a modo mio, racconta l'apertura di Mystic Train, la prima via di misto sullo Scarason.

di Gabriele Canu
Link: www.gabrielecanu.com

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...poi hai bisogno di non pensare. Incontri Pietro. E finisci in un'avventura che non dimenticherai facilmente. Due giorni e due notti in un posto che non ti mette allegria, ma dove l'avventura esiste ancora. E non ci vai da fotografo o videomaker, ci vai perché anche se un po' negli anni ti ci sei allontanato quello è quello che ami, perché quelli sono i tuoi amici, perché lontano da tutto riesci a dare il giusto valore alle cose. E così, in quest'avventura senza tempo, abbiamo tracciato una nuova linea sulla parete nord-est di Cima Scarason. L'avevo sognata leggendo Alessandro Gogna nel suo bellissimo "Un alpinismo di ricerca". L'avevo vissuta ripetendo la sua mitica via, ormai più di dieci anni fa. C'ero tornato nel 2011, d'estate, tracciando una nuova linea di roccia con Fulvio. Da quando avevo un po' abbandonato l'alpinismo, mai del tutto a dire il vero, non avrei mai più detto che ci sarei tornato. Figurarsi a tracciare un'altra nuova linea. Figurarsi d'inverno. Eppure, l'entusiasmo di un amico come Pietro, il suo essere sognatore come forse ero (sono?) io, mi ha fatto in pochi minuti abbandonare ogni certezza. Ed eccomi qui, a raccontare con poche foto rubate al gelo la bellezza di un lungo viaggio con Amici tra le pieghe di una parete mitica. Cima Scarason - Mystic Train (Pietro Godani, Alice Arata, Gabriele Canu il 5-6 gennaio 2020) #mountainphotography #mountaineering #misto #climbing_is_my_passion #climbing_lovers #mountainlovers #climbing_pictures_of_instagram #scarason #alpiLiguri #mountainphoto #parcoalpimarittime #alpinismo #alpsmountains #alpinism #mountains #alpi #alps #mixedclimbing #montagne #climbing #chiusapesio #outdoorphotography

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