Scarason, Via Diretta parete NE, prima femminile per Alice Arata ed Elisabetta Caserini

Il 06/10/2016, Elisabetta Caserini (guida alpina, Collegio Guide Alpine Liguria) e Alice Arata (climber/alpinista ligure, residente a Finale Ligure) hanno salito in giornata l’impegnativa parete N-E dello Scarason, Alpi Liguri, realizzando in 11 ore la prima salita femminile della Via Diretta (ED+, 420 mt.) aperta dal 4 al 7 settembre 1987 da Fulvio Scotto, Andrea Parodi e Sergio Calvi. Il report di Betty Caserini.
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Alice Arata nella prima salita femminile della Via Diretta sulla parete Nord Est dello Scarason (Alpi Liguri)
Elisabetta Caserini

Erano alcuni anni che meditavo e sognavo di salire lo Scarason. Io che ho sempre tanto elogiato le montagne lontane da casa, frequentando assiduamente le Dolomiti, la zona del Monte Bianco, del Delfinato, sentivo uno strano bisogno di entrare più a contatto con le montagne più vicine alle mie origini, le Alpi liguri.

Leggendo un po’ di storia dell’alpinismo e poi il libro dell’alpinista Fulvio Scotto, dal titolo “Scarason”, dedicato appunto alla storia delle salite e dei tentativi alla spettacolare parete N-E (prima salita e grande impresa compiuta da Alessandro Gogna e Paolo Armando nel 1967, per la mitica linea che prenderà il loro nome) ho iniziato a sognare di salire proprio quella incredibile cima.

La mitica parete N-E, magnifica e particolarmente estetica a osservarla da lontano, attrae subito lo sguardo e i desideri… ma quando si arriva al suo cospetto quasi si incupisce, suscitando timore e angoscia; si percepisce quanto sia repulsiva e impegnativa, per la dubbia qualità della roccia, scarsamente e raramente proteggibile, solo a tratti di buona qualità.

Quindi, verrebbe da pensare, ma perché avventurarsi in un luogo così “ostile”?! Una vera risposta non c’è, soltanto la forte attrazione che ha spinto, in questo caso due alpiniste liguri a provarci, a mettersi in gioco proprio qui, su una delle pareti di casa, con il timore reverenziale e l’umiltà che ci vuole per poter uscire incolumi da una simile salita.

Sulla Via “Diretta”, l’itinerario salito la prima volta nel settembre ‘87 proprio da Fulvio Scotto con A. Parodi e S. Calvi, non nascondo che il naso lo avevo già messo qualche anno fa, insieme all’amico Andrea Mantero, alpinista genovese. Quella volta, con grande delusione, siamo dovuti scendere in doppia in cima al secondo tiro, a causa del gran caldo che ci aveva fatto finire le scorte di acqua... (in effetti era un caldo giugno e avevamo sottovalutato che la parete restava in pieno sole al mattino), con la chiara intenzione di ritentare in autunno. Poi, per vari motivi, non siamo più riusciti a tornare.

Per caso, durante l’estate 2016, ho incontrato Alice, ottima climber/alpinista che già conoscevo e con cui avevo scalato a Finale; iniziamo a raccontare di alcune delle recenti salite compiute da ciascuna di noi, fino a parlare dello Scarason, scoprendo con grande sorpresa che, proprio Alice, avrebbe voluto salire la Via Diretta… Così arriva la mia proposta: ”cosa ne dici di tentare insieme?”. Alice accetta con entusiasmo.

A metà settembre ci ritroviamo in Dolomiti, per ripetere insieme la via Cassin alla Ovest di Lavaredo, splendida salita che ci permette di capire che la cordata “funziona” alla grande e ci sentiamo subito affiatate. Alice è determinata, prudente, dotata di grande calma e modestia, tutte qualità veramente rare e importanti… Ci sentiamo così pronte per lo Scarason, con l’intenzione di compiere la salita in giornata, senza bivacco in parete.

Io devo fare ancora i conti con impegni di lavoro (ancora qualche salita con i clienti), come anche Alice, per l’impegno con il punto vendita di Crazy Idea a Finalborgo. Poi l’occasione finalmente arriva, meteo buona e, alle 13,00 (come era successo per le Dolomiti) di martedì 05 ottobre 2016 partiamo da Savona, destinazione Pian delle Gorre, sopra a Chiusa Pesio (CN).

Selezionati e caricati i materiali necessari ci incamminiamo; questa volta il caldo proprio non si sente, anzi… una fredda brezzolina autunnale ci preannuncia che durante la salita difficilmente suderemo!

Riusciamo a raggiungere la parete dello Scarason quando il sole tramonta e la brina inizia a ricoprire l’erba; depositiamo tutti i materiali per la salita e ridiscendiamo verso il prezioso torrente (unica risorsa di acqua) a circa 1 ora, dove abbiamo lasciato cibo e sacco a pelo per la notte; la mattina dopo alle 5,30 siamo già in marcia, ansiose di poter iniziare la nostra salita. Attacchiamo la parete alle 7:15, con la prima luce dell’alba e con un freddo che ci fa perdere la sensibilità alle mani: il sole in questa stagione tocca la parete solo nella parte alta… troppo alta...

Scalando, piano piano ci scaldiamo e i tiri si susseguono con un buon ritmo, anche se ci muoviamo con molta attenzione; a volte i nervi sono messi a dura prova, per la precarietà del terreno e la scarsa possibilità di aggiungere protezioni. La salita però ci riserva anche alcuni splendidi tiri su roccia molto buona, con protezioni più o meno recenti.

Sono ormai le 18:15 quando saltiamo fuori dalla parete, dopo 11 ore di salita. Come premio, riceviamo un lungo e piacevolissimo abbraccio dal sole che, per poco, inonda ancora il versante sud ovest, come se ci stesse aspettando, prima del tramonto.

La nostra soddisfazione, a parole, non è spiegabile. Ci abbracciamo e ci lasciamo travolgere dalla gioia e dall’emozione… ancora qualche foto e poi giù, con ancora un po’ di luce, verso il Passo del Duca e il sentiero che ci condurrà verso i nostri zaini, e poi verso casa.

di Elisabetta “Betty” Caserini – guida alpina


archivio planetmountain:
>> Scarason e la prima solitaria in libera di Massimo Rocca della Via Gogna-Armando




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