Monte Kyzyl Asker: Papert, Senf e Russegger in Kirghizistan
Ines Papert, Thomas Senf e Wolfgang Russegger hanno tentato di aprire una nuova via su Monte Kyzyl Asker in Kirghizistan. I tre tedeschi si sono ritirati 200m sotto la cima a causa delle bruttissime condizioni.
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Mount Kyzyl Asker, Kyrgyzstan.
visualimpact.ch Thomas Senf
Gli alpinisti tedeschi Ines Papert, Thomas Senf e Wolfgang Russegger sono da poco rientrati a casa da un viaggio in Kirgistan dove hanno tentato, senza successo, di aprire una nuova linea sulla parete Sudest SE del Monte Kyzyl Asker (5842m) nella catena del Kookshai Too.
Sulla base di una “soffiata” del canadese Sean Isaac che nel 2001 ha scalato nella zona, insieme a Scott Decapio, descrivendola come "una vera e propria Chamonix, senza folla, bar e impianti”, il trio è partito alla fine del settembre. Dopo alcuni problemi logistici connessi all'arrivo prematuro dell'inverno i tre sono riusciti a stabilire il campo base avanzato a 4600m, a circa 30 minuti dalla parete.
Un primo tentativo è fallito a causa del terribile maltempo che è durato 10 giorni, poi il 19 ottobre Papert, Senf e Russegger finalmente sono partiti per l'assalto decisivo. In 17 ore hanno salito oltre 1000m per raggiungere la parete finale, circa 200 metri sotto la cima, dove hanno poi subito “il più duro bivacco di sempre”. Forti nevicate, raffiche di vento, temperature fino a -30 ° C, valanghe in continuazione e un fornello che non funzionava sono stati i motivi della ritirata, ma l'intento è di tornare l'anno prossimo per completare il lavoro.
Dopo il suo addio alle gare di arrampicata su ghiaccio, negli ultimi anni la Papert ha dedicato sempre più attenzione alle grandi pareti del mondo, e questa ricerca le ha sfruttato salite come quella sul Kwangde Shar in Nepal, una nuova via nel Cirque of the Unclimbables in Canada oltre a sperimentare il duro gioco del ghiaccio in Scozia.
Al suo ritorno Papert ha raccontato a Planetmountain: "Descriverei l'arrampicata in quei posti come... fantastica. La roccia è estremamente compatta e, anche se le condizioni del ghiaccio erano superbe, nel complesso è stato davvero molto difficile. La parete è quasi sempre verticale e abbiamo salito alcuni tratti di misto M7 e WI7. Ci siamo protetti solo con nuts, friends e chiodi da ghiaccio e siamo scesi dopo una notte burrascosa, segnata da immense quantità di neve fresca e un grande freddo a causa della neve che continuava a cadere. Poi ci siamo quasi sempre calati da soste su Abablakov, ma abbiamo anche usato alcune fettucce. Il Kirghizistan è una grande territtorio, molto selvaggia... non vedo l'ora di ritornare l'anno prossimo!”
Sulla base di una “soffiata” del canadese Sean Isaac che nel 2001 ha scalato nella zona, insieme a Scott Decapio, descrivendola come "una vera e propria Chamonix, senza folla, bar e impianti”, il trio è partito alla fine del settembre. Dopo alcuni problemi logistici connessi all'arrivo prematuro dell'inverno i tre sono riusciti a stabilire il campo base avanzato a 4600m, a circa 30 minuti dalla parete.
Un primo tentativo è fallito a causa del terribile maltempo che è durato 10 giorni, poi il 19 ottobre Papert, Senf e Russegger finalmente sono partiti per l'assalto decisivo. In 17 ore hanno salito oltre 1000m per raggiungere la parete finale, circa 200 metri sotto la cima, dove hanno poi subito “il più duro bivacco di sempre”. Forti nevicate, raffiche di vento, temperature fino a -30 ° C, valanghe in continuazione e un fornello che non funzionava sono stati i motivi della ritirata, ma l'intento è di tornare l'anno prossimo per completare il lavoro.
Dopo il suo addio alle gare di arrampicata su ghiaccio, negli ultimi anni la Papert ha dedicato sempre più attenzione alle grandi pareti del mondo, e questa ricerca le ha sfruttato salite come quella sul Kwangde Shar in Nepal, una nuova via nel Cirque of the Unclimbables in Canada oltre a sperimentare il duro gioco del ghiaccio in Scozia.
Al suo ritorno Papert ha raccontato a Planetmountain: "Descriverei l'arrampicata in quei posti come... fantastica. La roccia è estremamente compatta e, anche se le condizioni del ghiaccio erano superbe, nel complesso è stato davvero molto difficile. La parete è quasi sempre verticale e abbiamo salito alcuni tratti di misto M7 e WI7. Ci siamo protetti solo con nuts, friends e chiodi da ghiaccio e siamo scesi dopo una notte burrascosa, segnata da immense quantità di neve fresca e un grande freddo a causa della neve che continuava a cadere. Poi ci siamo quasi sempre calati da soste su Abablakov, ma abbiamo anche usato alcune fettucce. Il Kirghizistan è una grande territtorio, molto selvaggia... non vedo l'ora di ritornare l'anno prossimo!”
Note:
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