Monte Bianco: Nord della Tour Ronde, in giornata da Venezia

Enrico Paganin racconta una giornata di alpinismo intenso con la salita in giornata, partendo da Venezia e ritornando a Venezia, della parete Nord della Tour Ronde sul Monte Bianco.
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Avvicinamento alla Tour Ronde (Monte Bianco)
archivio Enrico Paganin
Avviso per i lettori “non abituali”. La storia Venezia-MonteBianco-Venezia in giornata di Enrico Paganin non racconta un exploit. Né, tantomeno, è una proposta per incitare a raid autostradali. D'altra parte le corse tutte in un giorno, dal Nord Est al Monte Bianco e ritorno, non sono poi così rare. Resta da capire perché si facciano, visto che (ne abbiamo le prove) non sono certamente la soluzione migliore e più furba, per “prendere” la quota. Detto che, quasi sempre, sono dettate dalla mancanza di tempo, una cosa ci sembra evidente: anche questa è un'ulteriore dimostrazione dell'irresistibile attrazione che le montagne esercitano. Tutto ciò, direbbe un romantico, è qualcosa che ha a che fare con la passione e l'amore. Aldilà delle performance. Aldilà delle “pazzie”. Con un'unica avvertenza: occhio all'autovelox e ai "colpi di sonno" al ritorno ;-)

MONTE BIANCO EASY AND FAST, Nord Tour Ronde, in giornata da Venezia
di Enrico Paganin

Mio cognato Fabio è un lupo di mare. A Civitavecchia, sua città natale, ha imparato ad andar per mare fin da piccolo, e in tanti anni ha fatto molte esperienze di vela nazionali ed internazionali tra le quali anche una impegnativa traversata dell’Atlantico. L’aver sposato una Veneziana gli ha dato poi l’opportunità di conoscere le montagne del Nord e in particolar modo le nostre Dolomiti. Fabio aveva sempre subito il fascino delle Dolomiti, ma rimaneva ancora un puro velista, frequentando le Dolomiti solo in modo escursionistico con la futura moglie. Solo nel 1999, quando sposai la sorella di sua moglie, iniziò la sua carriera alpinistica. Fabio abita tutt’ora a Civitavecchia ma ogni volta che viene a trovare i parenti veneziani sa di avere una porta aperta verso la montagna. Così, con lo spirito di chi è abituato a contrastare un ambiente ostile come il mare, si è lanciato nelle nuove esperienze dolomitiche senza lasciare insondato alcun terreno: roccia, ghiaccio e alta montagna. Ogni estate durante le ferie estive lo attendeva qualche nuova esperienza: avevo trovato un ottimo compagno di cordata, instancabile, insensibile al freddo, pieno di entusiasmo e di allegria, cosa non da poco quando si è in parete.

Nel 2008, dopo varie esperienze orientali, si guarda alle Alpi occidentali: il Monte Bianco. Fabio con il suo romano-veneziano mi chiese “Cheddisci, gliela fò?” “Vai tranquillo!” Quella volta, dopo aver percorso la cresta dell’Innominata, Fabio calcò per la prima voltala cima del Monte Bianco. Erano le 21.30, puntuali per il grande spettacolo policromo di fine giornata a 4800 metri.

Ed eccoci a giugno 2013. Stavo accarezzando da un po’ l’idea di fare qualcosa in Bianco in giornata, una cosa semplice e con un avvicinamento breve. La Kuffner e la goulotte Modica-Noury richiedevano per forza un giorno e mezzo. La nord della Tour Ronde, un itinerario semplice e breve in salita e con una discesa non impegnativa poteva fare al caso nostro.

La comodità dell’autostrada fin sotto il Monte Bianco e l’apertura anticipata alle 7.30 della funivie per il rifugio Torino avrebbero consentito poi di comprimere i tempi. La Nord della Tour Ronde è l’obiettivo per il week-end, anzi no: per il sabato. Avviso Fabio: “A che ora arrivi venerdì sera da Civitavecchia?”- “Arrivo alle 20.30 circa, perché? Dove si va? In mezzo ai pericoli come al solito?”.-“Che dici se ci alziamo prestino e andiamo in Bianco? Tu non hai problemi ad alzarti presto, no?”- “Chettedevodì! Per me va bene, ma ce la facciamo?” –“Sì, sì, vai tranquillo, abbiamo margine con i tempi, e se la tangenziale di Milano non ci fa brutti scherzi non manchiamo alla pizza di sabato sera con le nostre famiglie”- “ok, fatta! A che ora?” – “Alle 3.00 a Piazzale Roma”.

La missione “Bianco in giornata” è partita. Non resta che cercare di dormire profondamente quelle poche ore che ci separano dalla sveglia. Se ce la facciamo si apre la possibilità di altre “scorribande” in Bianco veloci, adatte al nostro alpinismo costretto nel week end.

Puntuale, Fabio mi aspetta a piazzale Roma, col sorriso sornione di sempre.

Si parte: Venezia-Courmayeur non stop. Alle 6.15 il cartello Courmayeur ci accoglie sbadigliando, e la macchina va a parcheggiarsi da sola al bar vicino alla rotonda.
Facciamo la seconda colazione in tranquillità godendo della vista del Bianco dai tavolini. La prima corsa della funivia è alle 7.30. Alle 7 meno 10 infiliamo la strada che porta a la Palud, ma con sorpresa la troviamo chiusa (in realtà lo segnalava internet ma speravo fosse ormai cosa vecchia e risolta). La strada apre alle 7.00, deve essere monitorata dalla protezione civile e dalla forestale a causa di una frana.

Finalmente alle 7.05 iniziamo a prepararci nel piazzale della funivia. Fabio col il suo flautato romanesco intarsiato da elementi veneziani mi domanda com’è sta Nord. Mentre stipo le cose nello zaino lo rassicuro che è una cosa molto più semplice e corta rispetto all’Innominata, è una Nord superclassica, probabilmente una delle più frequentate nel gruppo del Bianco, assieme a itinerari come la cresta dell’Aiguille dei Cosmiques (ora percorsa anche in discesa….) e alle varie normali alla cima.
Il nostro solito abbigliamento tecnico scivola sulla nostra pelle e ci fa assumere le sembianze di alpinisti. Ci lasciamo fagocitare dalla prima corsa della funivia e la cabina luccicante ci porta al rifugio Torino nuovo. Siamo proprio due alpinisti della domenica (con la licenza per il sabato): dislivello annullato dalla funivia ed ora caffè al rifugio Torino dove veniamo accolti dalla frizzante nuova gestione. Da quest’anno il rifugio Torino è in gestione alla famiglia Chanoine, la stessa che gestisce anche il rifugio Monzino, la quale ha attivato un servizio di bollettini giornalieri (nei siti e in FB) che comunicano condizioni della montagna e ripetizioni delle vie, utilissimo per gli alpinisti che devono programmare un’uscita in Bianco.

Un buon caffè e partiamo verso la Nord. Non siamo soli sul ghiacciaio. Una fitta nebbia lattiginosa e abbagliante ci avvolge, sono nuvole basse. Poi d’improvviso se ne vanno e davanti a noi si apre il panorama del Grand Capucin. C’è un’ottima traccia. Fabio a digiuno d’alta quota mi segue rallentando un po’: purtroppo gli impianti non aiutano a prendere la quota bene, anzi ne acutizzano i sintomi. Ma non ci facciamo caso, rapiti dalla bellezza del Bianco. In un’oretta ci portiamo alla base della Nord della Tour Ronde. Siamo in due cordate. La terminale è aperta, la si può passare bene a destra o a sinistra, quale prendere? Ci sono tracce su entrambe. Prendiamo a destra, perché alla fine è la più diretta al pendio. Fa caldo. Così caldo che salgo senza guanti. Saliamo velocemente in conserva su questa bella e logica linea che ad un certo punto entra in una strettoia per poi prendere il pendio sommitale fin sotto la cima rocciosa. Si scherza con la cordata vicina, sono veneti anche loro. Passo dopo passo, scalino su scalino, arriviamo sotto la torre sommitale di granito. Qui, con un tiro di roccia divertente si arriva in cima. Guardiamo l’orologio, sono le 12.00: ottimo. Ci prendiamo una pausa in cima al tappo di protogino rosso della Tour Rond, ma un tuono lontano ci suggerisce che è meglio affrettarci a scendere. La discesa è semplice, ma in quota niente è banale. Molte cordate si sono trovate in difficoltà nell’orientamento sulla cresta.

Sono le 13.00, la temperatura si è alzata ulteriormente, la neve è una granatina che cede sotto il nostro peso, rendendo fastidiosa la discesa lungo il pendio, ondeggiamo come due ubriachi. Non appena scavalchiamo la terminale ci sleghiamo per procede senza vincoli: adesso ognuno barcolla per conto proprio. Qui è un po’ come essere al circo, passa gente di tutti i tipi, nessuno si stupisce di niente. Il pendio che riporta al rifugio Torino ci fa un po’ soffrire, la quota si fa sentire. Poco prima del rifugio due ragazzi austriaci simpatici ci fermano per fotografarci: stanno facendo un libro sugli alpinisti che frequentano il Bianco, un lavoro grosso e molto originale, che raccoglie storie e aneddoti di gente comune. Alle 14.00 siamo al rifugio e ci concediamo un tè con una energetica fetta di strudel. Conosciamo un gruppo di ragazzi, uno di loro ha un fastidioso mal di montagna e volentieri rinuncerebbe all’attività alpinistica del giorno seguente. E’ uno studente di Trieste. Sono ormai le 15.00 (e siamo ancora al rifugio Torino) e rientrare in serata a Trieste con i mezzi pubblici non è impossibile. Fabio ed io gli proponiamo un passaggio in macchina fino a Mestre, da lì può prendere un treno per Trieste. Entusiasta accetta e si separa dai suoi amici che invece rimarranno un’altra notte. Ora abbiamo anche un altro obiettivo, oltre al nostro rientro a Venezia: dobbiamo arrivare entro le 19.00 a Mestre, per far prendere l’ultimo treno per Trieste al nostro amico. Alle 16.00 siamo alla macchina a La Palud. Ci lasciamo inghiottire dai tunnel dell’autostrada. Il nostro ospite, complice il mal di montagna, si rilassa e prende un bel sonno nei comodi sedili posteriori. Fabio ed io chiacchieriamo allegramente. Abituati a viaggiare con i bambini, abbiamo l’impressione di avere uno dei nostri che dorme alle nostre spalle, e così ogni tanto ci sorprendiamo e parlare a voce troppa alta e ci preoccupiamo di svegliarlo. Arriviamo in tempo a Mestre per il treno. Il nostro ospite-alpinista felice ci saluta: ci si rivede in Bianco! (o in Patagonia dove ha già salito il Torre!).

Sono le 20.00, indossiamo una maglietta pulita, e siamo seduti di fronte ad una birra in campo San Stin a Venezia con le nostre famiglie.

Ce l’abbiamo fatta! il Bianco in giornata è possibile anche dal Nord Est e perfino da Civitavecchia! Il tetto d’Europa non è poi così lontano… come ogni cosa che si desidera veramente.

di Enrico Paganin



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