Meeting di arrampicata invernale in Scozia, il report di Marcello Sanguineti
Marcello Sanguineti racconta il BMC International Winter Climbing Meet 2012, il meeting di arrampicata invernale che si è svolto dall’22 al 29 gennaio 2012 in Scozia e al quale hanno partecipato 39 ospiti da 26 paesi diversi.
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Benn Eighe
archivio Marcello Sanguineti
BMC International Winter Climbing Meet (IWCM) 2012: What a week!
Marcello Sanguineti (CAAI – Gruppo Occidentale)
Gennaio 2012: navigando in rete capito sul sito del British Mountaineering Council (BMC) e leggo "the BMC International Meet is back for 2012 and returns to the Cairngorms!" Subito, gli occhi della mente si aprono sulle montagne scozzesi e i loro assurdi equilibri di ghiaccio e neve sparata dal vento contro le rocce, mentre a poche centinaia di metri in linea d’aria si vede l’oceano. In una manciata di secondi ripercorro le stupende giornate vissute negli anni scorsi sul misto scozzese. "Devo andarci!" – dico a me stesso. Non ho scelta: ormai sono nuovamente vittima dell’effetto-Scozia. Mi viene in mente, però, che l’IWCM è a numero chiuso: in ciascuna edizione (una ogni tre anni), il BMC invita uno/due alpinisti in rappresentanza di ciascuno dei principali Paesi le cui associazioni alpinistiche fanno parte dell’UIAA. Purtroppo l’invito agli italiani, inviato dal BMC nell’Ottobre scorso, è andato perso nei meandri della burocrazia e del server di posta elettronica del CAI e non è mai arrivato al CAAI, che avrebbe provveduto ad inviare uno dei suoi membri… Ma non mi rassegno: mi precipito all’email e scrivo a Becky, che cura l’organizzazione del meeting, per sapere se c’è ancora un posto disponibile. Lei si dà da fare e all’ultimo momento la sistemazione per me salta fuori. Dopo alcune notti in bianco per buttarmi avanti con il lavoro, il 21 gennaio faccio scalo a Londra e poi atterro a Inverness.
In tarda serata arrivo al Glenmore Lodge, l’attrezzatissima struttura che ospita i partecipanti (con tanto di sala conferenze, muro di arrampicata indoor, piscina, sauna, bar con ampia scelta di birre, mensa, ecc ecc) situata nei pressi di Aviemore, un paesino dell’Inverness-shire, nel cuore del Cairngorms National Park. Mi trovo immerso in un ambiente cosmopolita: una quarantina di alpinisti del Regno Unito e altrettanti guests stranieri, provenienti da Belgio, Canada, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Grecia, Francia, Germania, Galles, Inghilterra, Irlanda, Israele, Giappone, Lettonia, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Polonia, Romania, Scozia, Slovacchia, Slovenia, Sudafrica, Spagna, Serbia, Svezia e Stati Uniti.
L’organizzazione di Nick Colton (proprio lui, quello delle Droites e delle Grandes Jorasses: che piacere parlargli e farsi raccontare aneddoti e particolari su quelle mitiche salite!) e Becky Mc Govern è perfetta. Ogni due giorni, la sera si svolge l’assegnazione dei climbing partners: ciascun guest straniero viene "accoppiato" ad un arrampicatore host. Poi ci si sposta al bar, dove le nuove cordate familiarizzano davanti a varie pinte di birra, discutono il programma per il giorno successivo e scelgono le vie. Per le salite più brevi la colazione è alle 7:30, mentre chi punta a scalate di maggior sviluppo e con lunghi avvicinamenti è previsto un early breakfast a partire dalle 4:15. Inutile dire che la maggior parte delle mattine la mia sveglia suonerà alle 4…
La settimana di scalate con i local mi porterà su alcune delle pareti che offrono il meglio dell’arrampicata invernale scozzese. Dal Lochnagar, nei Cairngorms del sud, con suoi i pilastri separati dalla splendida Eagle Ridge e dal Black Spout Pinnacle, al Càrn an Etchachan - che racchiude le migliori fessure ghiacciate e i più interessanti camini gelati della zona - e alla Shelter Stone Crag sopra il Loch Avon, nei Cairngorms del nord, fino al Beinn Eighe, nel Torridion (Northern Highlands) famoso per i Triple Bettresses. Giorno dopo giorno scopro l’enorme quantità di winter climbs della Scozia, che avevo soltanto intuito durante le mie precedenti visite – dedicate ai classici Ben Nevis, Creag Meagaidh e Northern Corries. Per saperne di più sulle montagne scozzesi, un vero concentrato di avventura e problemi tecnici, vi consiglio di cliccare furiosamente su qui, dove si trova il blog creato da Simon Richardson "to celebrate the world of Scottish winter climbing".
Ma torniamo al Glenmore Lodge. Ogni giorno, al rientro dalle scalate, la folla multietnica del meeting si dà il cambio nella drying room, dove si svolge il "rito di stesura" del materiale. Il tipico meteo invernale scozzese, infatti, prevede quasi quotidianamente neve o nevischio in alto e pioggia in basso (il tutto, come si sa, condito dai famigerati venti e dall’immancabile nebbia, che rende la bussola uno strumento indispensabile per il rientro). Appendere il materiale nella drying room è quindi indispensabile per avere qualche chance che l’indomani sia almeno parzialmente asciutto (leggi: non troppo bagnato). È la realtà della scalata invernale da queste parti, realtà che ha segnato tutte le mie permanenze in Scozia tranne una settimana nel febbraio 2010, incredibilmente caratterizzata da buona visibilità e venti modesti: a detta dei local, una situazione del tutto anomala. Prendere o lasciare: è ciò che rende la Scozia così affascinante per chi è disposto a "soffrire" un po’ e così inavvicinabile per i tanti ghiacciatori alpini che "fanno gli splendidi" sulle colate rese abbaglianti dal sole generoso delle nostre latitudini.
Al termine di ogni giornata, il programma del meeting prevede un evento serale nel Lecture Theatre annesso al Glemnore Lodge. Inizia Simon Richardson, con la presentazione panoramica "Scottish winter climbing". Il giorno successivo è la volta di Simon Yearsley. Il suo slideshow, "New Scottish routes in out of the way places", schiude le porte verso l’enorme potenziale di apertura di vie invernali che ancora esiste nelle Highlands. Poi è la volta del canadese Jen Olsen, con "Icefall Brook - A remote buffet of waterfall ice first ascents in the Canadian Rockies". Nick Bullock offre la divertentissima ed estemporanea presentazione "Must get (stronger, fitter, better…)", seguito venerdì 27 dal condensato di vie dure su misto scozzese presentate da Greg Boswell e Will Sim. Chiude lo svedese Magnus Kastengren, che ci porta a spasso in Tibet con immagini dal Nyenchen Tanglha.
Il meeting si chiude sabato 28; per il dopo-cena il programma recita: "final night party with live DJ, dancing, fun, and general merry making!!". Mentre vengono proiettate le più belle foto di scalata scattate dai partecipanti, la musica fa da sfondo al rumore dei brindisi. L’indomani mattina non si partirà alla volta del misto, ma le numerose pinte di birra consumate renderanno la sveglia ancor più dura di quella degli early breakfast…
Insomma, un evento riuscitissimo: misto stupendo, vento e nebbia da "true conditions" scozzesi (per dirla alla Don Whillans), atmosfera amichevole, perfetta organizzazione e – non da ultimo- lager e guinness di ottima qualità e whisky dall’indimenticabile sentore torbato.
Visto che si parla di meeting di arrampicata, concludo segnalandovi la seconda edizione dell’International Trad Climbing Meet che si svolgerà in Valle dell’Orco dal 16 al 22 settembre 2012, organizzato dal Club Alpino Accademico Italiano (CAAI) e già annunciato anche sul sito del BMC. La speranza è quella di "bissare" il successo dell’edizione 2010, della quale vari partecipanti all’IWCM Meet scozzese, presenti anche al nostro meeting del 2010, mi hanno parlato con entusiasmo (qui potete leggere il report di Tom Randall). Presto troverete aggiornamenti all’indirizzo www.tradclimbing.it, la pagina web dell’International Trad Climbing Meet 2012 in Valle dell’Orco.
Grazie a CAAI, BMC, Trango World e Grivel
Marcello Sanguineti (CAAI – Gruppo Occidentale)
Gennaio 2012: navigando in rete capito sul sito del British Mountaineering Council (BMC) e leggo "the BMC International Meet is back for 2012 and returns to the Cairngorms!" Subito, gli occhi della mente si aprono sulle montagne scozzesi e i loro assurdi equilibri di ghiaccio e neve sparata dal vento contro le rocce, mentre a poche centinaia di metri in linea d’aria si vede l’oceano. In una manciata di secondi ripercorro le stupende giornate vissute negli anni scorsi sul misto scozzese. "Devo andarci!" – dico a me stesso. Non ho scelta: ormai sono nuovamente vittima dell’effetto-Scozia. Mi viene in mente, però, che l’IWCM è a numero chiuso: in ciascuna edizione (una ogni tre anni), il BMC invita uno/due alpinisti in rappresentanza di ciascuno dei principali Paesi le cui associazioni alpinistiche fanno parte dell’UIAA. Purtroppo l’invito agli italiani, inviato dal BMC nell’Ottobre scorso, è andato perso nei meandri della burocrazia e del server di posta elettronica del CAI e non è mai arrivato al CAAI, che avrebbe provveduto ad inviare uno dei suoi membri… Ma non mi rassegno: mi precipito all’email e scrivo a Becky, che cura l’organizzazione del meeting, per sapere se c’è ancora un posto disponibile. Lei si dà da fare e all’ultimo momento la sistemazione per me salta fuori. Dopo alcune notti in bianco per buttarmi avanti con il lavoro, il 21 gennaio faccio scalo a Londra e poi atterro a Inverness.
In tarda serata arrivo al Glenmore Lodge, l’attrezzatissima struttura che ospita i partecipanti (con tanto di sala conferenze, muro di arrampicata indoor, piscina, sauna, bar con ampia scelta di birre, mensa, ecc ecc) situata nei pressi di Aviemore, un paesino dell’Inverness-shire, nel cuore del Cairngorms National Park. Mi trovo immerso in un ambiente cosmopolita: una quarantina di alpinisti del Regno Unito e altrettanti guests stranieri, provenienti da Belgio, Canada, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Grecia, Francia, Germania, Galles, Inghilterra, Irlanda, Israele, Giappone, Lettonia, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Polonia, Romania, Scozia, Slovacchia, Slovenia, Sudafrica, Spagna, Serbia, Svezia e Stati Uniti.
L’organizzazione di Nick Colton (proprio lui, quello delle Droites e delle Grandes Jorasses: che piacere parlargli e farsi raccontare aneddoti e particolari su quelle mitiche salite!) e Becky Mc Govern è perfetta. Ogni due giorni, la sera si svolge l’assegnazione dei climbing partners: ciascun guest straniero viene "accoppiato" ad un arrampicatore host. Poi ci si sposta al bar, dove le nuove cordate familiarizzano davanti a varie pinte di birra, discutono il programma per il giorno successivo e scelgono le vie. Per le salite più brevi la colazione è alle 7:30, mentre chi punta a scalate di maggior sviluppo e con lunghi avvicinamenti è previsto un early breakfast a partire dalle 4:15. Inutile dire che la maggior parte delle mattine la mia sveglia suonerà alle 4…
La settimana di scalate con i local mi porterà su alcune delle pareti che offrono il meglio dell’arrampicata invernale scozzese. Dal Lochnagar, nei Cairngorms del sud, con suoi i pilastri separati dalla splendida Eagle Ridge e dal Black Spout Pinnacle, al Càrn an Etchachan - che racchiude le migliori fessure ghiacciate e i più interessanti camini gelati della zona - e alla Shelter Stone Crag sopra il Loch Avon, nei Cairngorms del nord, fino al Beinn Eighe, nel Torridion (Northern Highlands) famoso per i Triple Bettresses. Giorno dopo giorno scopro l’enorme quantità di winter climbs della Scozia, che avevo soltanto intuito durante le mie precedenti visite – dedicate ai classici Ben Nevis, Creag Meagaidh e Northern Corries. Per saperne di più sulle montagne scozzesi, un vero concentrato di avventura e problemi tecnici, vi consiglio di cliccare furiosamente su qui, dove si trova il blog creato da Simon Richardson "to celebrate the world of Scottish winter climbing".
Ma torniamo al Glenmore Lodge. Ogni giorno, al rientro dalle scalate, la folla multietnica del meeting si dà il cambio nella drying room, dove si svolge il "rito di stesura" del materiale. Il tipico meteo invernale scozzese, infatti, prevede quasi quotidianamente neve o nevischio in alto e pioggia in basso (il tutto, come si sa, condito dai famigerati venti e dall’immancabile nebbia, che rende la bussola uno strumento indispensabile per il rientro). Appendere il materiale nella drying room è quindi indispensabile per avere qualche chance che l’indomani sia almeno parzialmente asciutto (leggi: non troppo bagnato). È la realtà della scalata invernale da queste parti, realtà che ha segnato tutte le mie permanenze in Scozia tranne una settimana nel febbraio 2010, incredibilmente caratterizzata da buona visibilità e venti modesti: a detta dei local, una situazione del tutto anomala. Prendere o lasciare: è ciò che rende la Scozia così affascinante per chi è disposto a "soffrire" un po’ e così inavvicinabile per i tanti ghiacciatori alpini che "fanno gli splendidi" sulle colate rese abbaglianti dal sole generoso delle nostre latitudini.
Al termine di ogni giornata, il programma del meeting prevede un evento serale nel Lecture Theatre annesso al Glemnore Lodge. Inizia Simon Richardson, con la presentazione panoramica "Scottish winter climbing". Il giorno successivo è la volta di Simon Yearsley. Il suo slideshow, "New Scottish routes in out of the way places", schiude le porte verso l’enorme potenziale di apertura di vie invernali che ancora esiste nelle Highlands. Poi è la volta del canadese Jen Olsen, con "Icefall Brook - A remote buffet of waterfall ice first ascents in the Canadian Rockies". Nick Bullock offre la divertentissima ed estemporanea presentazione "Must get (stronger, fitter, better…)", seguito venerdì 27 dal condensato di vie dure su misto scozzese presentate da Greg Boswell e Will Sim. Chiude lo svedese Magnus Kastengren, che ci porta a spasso in Tibet con immagini dal Nyenchen Tanglha.
Il meeting si chiude sabato 28; per il dopo-cena il programma recita: "final night party with live DJ, dancing, fun, and general merry making!!". Mentre vengono proiettate le più belle foto di scalata scattate dai partecipanti, la musica fa da sfondo al rumore dei brindisi. L’indomani mattina non si partirà alla volta del misto, ma le numerose pinte di birra consumate renderanno la sveglia ancor più dura di quella degli early breakfast…
Insomma, un evento riuscitissimo: misto stupendo, vento e nebbia da "true conditions" scozzesi (per dirla alla Don Whillans), atmosfera amichevole, perfetta organizzazione e – non da ultimo- lager e guinness di ottima qualità e whisky dall’indimenticabile sentore torbato.
Visto che si parla di meeting di arrampicata, concludo segnalandovi la seconda edizione dell’International Trad Climbing Meet che si svolgerà in Valle dell’Orco dal 16 al 22 settembre 2012, organizzato dal Club Alpino Accademico Italiano (CAAI) e già annunciato anche sul sito del BMC. La speranza è quella di "bissare" il successo dell’edizione 2010, della quale vari partecipanti all’IWCM Meet scozzese, presenti anche al nostro meeting del 2010, mi hanno parlato con entusiasmo (qui potete leggere il report di Tom Randall). Presto troverete aggiornamenti all’indirizzo www.tradclimbing.it, la pagina web dell’International Trad Climbing Meet 2012 in Valle dell’Orco.
Grazie a CAAI, BMC, Trango World e Grivel
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