L'alpinismo, la comunicazione e il Web a Montagne e Filosofia
L’11/12 a Lecco nella quarta edizione di Montagne & Filosofia, promosso dalla Fondazione Riccardo Cassin si è parlato di comunicazione e montagna. con il giornalista Candido Cannavò e l’alpinista Marco Confortola. Consegnati anche i Premi Cassin 2007 per l’alpinismo a Daniele Bernasconi dei Ragni di Lecco, agli “Amici di Fresne” per la cultura, mentre una menzione speciale è andata al lecchese Fabio Valseschini.
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da sx: Andrea Mauri, Daniele Bernasconi, Guido Cassin, Riccardo Cassin, Fabio Palma, Luigino Airoldi, Michele Compagnoni
arch. Fondazione Cassin
Il più applaudito è stato lui, Riccardo Cassin. Un applauso giusto, dilatato all’infinito dall’affetto. Un applauso emerso dal cuore, come una lunghissima carezza. E’ questa l’immagine chiave della quarta edizione di Montagna e Filosofia. Il tema è “Comunicando di Montagna”, e il pubblico già all’inizio sembra voler dare il “la” alla serata. L’applauso “profondo” va a Cassin, dunque. L’uomo dell’agire, più che del parlare, e l’alpinista che ha comunicato con i “fatti”. Quell’alpinista, insomma, che tutti gli alpinisti vorrebbero essere. Ma anche il nonno che tutti vorrebbero avere.
Sarà per quest’inizio di serata così intenso. Sarà anche per lo stupefacente Teatro sociale di Lecco (immaginatevi un’autentica “bomboniera” con tanto di palchetti), ma la serata ha avuto il tono raccolto e al tempo stesso aperto di un incontro tra (tanti) vecchi amici. Anche la consegna del Premio Cassin è scivolata via senza tanti orpelli. Forse perché anche lì si è premiato il “fare” dell’alpinismo.
Perchè non ci sono dubbi: Daniele Bernasconi, Michele Compagnoni e Karl Unterkircher, sull’inviolata parete nord del Gasherbrum II sono stati protagonisti di una grande salita. Da premiare, appunto! “Ringrazio gli sponsor, montagna.org, i Ragni di Lecco e il Cai di Lecco” ha detto Bernasconi (come al solito uomo di poche parole!). Aggiungendo poi: “senza il loro aiuto ed appoggio la spedizione non sarebbe stata possibile. Poi, noi ci abbiamo messo le gambe…”. Gambe, testa e cuore da grandi alpinisti, bisogna aggiungere.
Come c’è da aggiungere che il secondo premio, quello per la Cultura andato all’Associazione “Amici di Fresne”, è sembrato azzeccato non solo perché il recupero ambientale della frazione di Fresne in Valle dei Ratti (Valchiavenna) è un progetto partito dal territorio, ma anche, e soprattutto, perché vi partecipano dei giovanissimi. E questo è sicuramente l’aspetto più bello pensando al futuro. Un “domani” sicuramente presente anche nella menzione speciale della giuria, che è andata a Fabio Valseschini per la sua grande, generosa (e anche questa “silenziosa”) attività alpinistica.
A proposito di futuro, il filmato della salita del GII presentato da Bernasconi e Compagnoni ha riservato, oltre che 5 minuti di intensa e grande montagna, anche una novità sulle ali del Vincerò della Turandot. Il filmato, infatti, proprio alla fine ha lanciato il nuovo (ed inedito) obiettivo del trio per il 2008: l’incredibile e bellissima, nonché inviolata, parete nord del GI. Come dire che l’alpinismo non ne ha mai abbastanza di grandi progetti. O meglio, i progetti (quelli importanti) a ben guardare esistono ancora.
Quando arriva il tempo di Montagne e Filosofia con il suo “Comunicando di Montagna”, si è ancora un po’ frastornati da quelle rapide e belle visioni del GII. Un fascino che con maestria Candido Cannavò ha subito saputo restituire. “Vengo dall’Etna, non sono un esperto di alpinismo ma non si può che restare ammirati dal vostro mondo, dalla bellezza delle montagne e dell’alpinismo” ha detto il decano dei giornalisti e già direttore della Gazzetta dello Sport, facendo da contrappunto a Daniele Redaelli, caporedattore della Gazzetta dello Sport e grande amico della famiglia Cassin, che aveva introdotto il tema del comunicare di montagna ricordando la “lentezza” delle comunicazioni di poco più di un decennio fa rapportata alla velocità “rivoluzionaria” di Internet.
“Quando Messner salì il Lhotse, il suo 14° 8000, la Gazzetta aveva un suo inviato al campo base”, ha ricordato Redaelli. “Ma il bellissimo pezzo di Filippini arrivò in redazione dopo tre giorni, quando ormai i giornali di tutto il mondo avevano già pubblicato la notizia di agenzia trasmessa per radio”.
Ora, naturalmente, non sarebbe più possibile: il Web ha cambiato tutto. “Tanto che la notizia appena appresa del progetto sulla nord del GI potrebbe essere pubblicata immediatamente in Internet, a disposizione teoricamente di milioni di navigatori della Rete”, s’è trovato a dire proprio (ebbene sì) chi scrive.
Ma Internet, con la sua velocità e soprattutto con la possibilità che ha dato a chiunque di partecipare al mondo delle notizie, ha cambiato l’alpinismo, e se sì come? La domanda, ovviamente un po’ retorica, ha stimolato, proprio nello spirito della serata, una conversazione molto concreta e legata all’aspetto umano, che è stata animata dalla proverbiale verve di Cannavò. Perché, se è certo che la tecnologia (del web) non può essere che un progresso, è altrettanto certo che molto dipende da come viene usata dagli uomini.
Come è certo che la forza di partecipazione complessiva e diffusa, che consente a tutti di parlare a tutti, batte qualsiasi media tradizionale non solo in velocità, ma li eguaglia se non li supera anche in “qualità”. Il problema semmai è stato detto è far emergere nel mare del Web i contenuti migliori e affidabili.
Entrando nello specifico “alpinistico”, interessante è stato anche il rilievo di come, soprattutto la velocità del Web, possa presentare dei momenti di criticità, non solo per la frammentarietà delle notizie ma anche perché Internet non può cambiare i rischi e le incognite della montagna, soprattutto sugli 8000.
“Adesso, quando si arriva in cima ad un 8000” - come bene ha spiegato Marco Confortola, ospite d’onore della serata insieme a Cannavò – “con il satellitare si chiama a casa e, molto spesso, chi si occupa per te della comunicazione diffonde in Internet la notizia della cima”. A questo punto però, ha precisato Confortola, resta ancora intatta l’incognita della discesa, che come si sa rappresenta un punto assolutamente non scontato e cruciale per il buon esito del tutto.
D’altra parte, come ben ha ribadito Confortola, per gli alpinisti e per l’alpinismo Internet rappresenta una opportunità grandissima. Non solo per dare visibilità agli sponsor che finanziano le spedizioni, ma anche perché “dà la possibilità a moltissimi appassionati di seguire passo dopo passo le emozioni della salita”.
E proprio sul tema delle emozioni Cannavò ha ricordato i tempi in cui sui giornali “raccontavano delle imprese dei Bartali, dei Coppi ma anche di Cassin, Bonatti e Messner”. Si faceva sognare la gente con quelle storie…
Ecco: anche nell’epoca del Web e della velocità, il fulcro di tutto restano sempre le storie degli uomini, le loro emozioni e i loro sogni. Quei sogni, “di montagna e alpinismo” che Confortola, a chiusura della serata, ha fatto rivivere con il film della sua salita all’Annapurna. Ma anche quegli eterni sogni del passato e del futuro che anche la Fondazione Cassin vuole far rivivere con il progetto della “Casa Museo Riccardo Cassin”.
Un edificio, a bassissimo impatto ambientale ed ideato dall’ing. Vincenzo Buizza, che con l’aiuto di tutti potrà sorgere ai piedi della Grigna Meridionale, sia per raccogliere e far conoscere la storia di Riccardo Cassin ma anche come attivo luogo di incontro per quanti amano la montagna. Un bel progetto, all’insegna delle altre manifestazioni che nel 2008 e nel 2009 accompagneranno Riccardo Cassin verso i suoi primi 100 anni. Come dire: lunga vita al (grande) alpinismo!
Vinicio Stefanello
Sarà per quest’inizio di serata così intenso. Sarà anche per lo stupefacente Teatro sociale di Lecco (immaginatevi un’autentica “bomboniera” con tanto di palchetti), ma la serata ha avuto il tono raccolto e al tempo stesso aperto di un incontro tra (tanti) vecchi amici. Anche la consegna del Premio Cassin è scivolata via senza tanti orpelli. Forse perché anche lì si è premiato il “fare” dell’alpinismo.
Perchè non ci sono dubbi: Daniele Bernasconi, Michele Compagnoni e Karl Unterkircher, sull’inviolata parete nord del Gasherbrum II sono stati protagonisti di una grande salita. Da premiare, appunto! “Ringrazio gli sponsor, montagna.org, i Ragni di Lecco e il Cai di Lecco” ha detto Bernasconi (come al solito uomo di poche parole!). Aggiungendo poi: “senza il loro aiuto ed appoggio la spedizione non sarebbe stata possibile. Poi, noi ci abbiamo messo le gambe…”. Gambe, testa e cuore da grandi alpinisti, bisogna aggiungere.
Come c’è da aggiungere che il secondo premio, quello per la Cultura andato all’Associazione “Amici di Fresne”, è sembrato azzeccato non solo perché il recupero ambientale della frazione di Fresne in Valle dei Ratti (Valchiavenna) è un progetto partito dal territorio, ma anche, e soprattutto, perché vi partecipano dei giovanissimi. E questo è sicuramente l’aspetto più bello pensando al futuro. Un “domani” sicuramente presente anche nella menzione speciale della giuria, che è andata a Fabio Valseschini per la sua grande, generosa (e anche questa “silenziosa”) attività alpinistica.
A proposito di futuro, il filmato della salita del GII presentato da Bernasconi e Compagnoni ha riservato, oltre che 5 minuti di intensa e grande montagna, anche una novità sulle ali del Vincerò della Turandot. Il filmato, infatti, proprio alla fine ha lanciato il nuovo (ed inedito) obiettivo del trio per il 2008: l’incredibile e bellissima, nonché inviolata, parete nord del GI. Come dire che l’alpinismo non ne ha mai abbastanza di grandi progetti. O meglio, i progetti (quelli importanti) a ben guardare esistono ancora.
Quando arriva il tempo di Montagne e Filosofia con il suo “Comunicando di Montagna”, si è ancora un po’ frastornati da quelle rapide e belle visioni del GII. Un fascino che con maestria Candido Cannavò ha subito saputo restituire. “Vengo dall’Etna, non sono un esperto di alpinismo ma non si può che restare ammirati dal vostro mondo, dalla bellezza delle montagne e dell’alpinismo” ha detto il decano dei giornalisti e già direttore della Gazzetta dello Sport, facendo da contrappunto a Daniele Redaelli, caporedattore della Gazzetta dello Sport e grande amico della famiglia Cassin, che aveva introdotto il tema del comunicare di montagna ricordando la “lentezza” delle comunicazioni di poco più di un decennio fa rapportata alla velocità “rivoluzionaria” di Internet.
“Quando Messner salì il Lhotse, il suo 14° 8000, la Gazzetta aveva un suo inviato al campo base”, ha ricordato Redaelli. “Ma il bellissimo pezzo di Filippini arrivò in redazione dopo tre giorni, quando ormai i giornali di tutto il mondo avevano già pubblicato la notizia di agenzia trasmessa per radio”.
Ora, naturalmente, non sarebbe più possibile: il Web ha cambiato tutto. “Tanto che la notizia appena appresa del progetto sulla nord del GI potrebbe essere pubblicata immediatamente in Internet, a disposizione teoricamente di milioni di navigatori della Rete”, s’è trovato a dire proprio (ebbene sì) chi scrive.
Ma Internet, con la sua velocità e soprattutto con la possibilità che ha dato a chiunque di partecipare al mondo delle notizie, ha cambiato l’alpinismo, e se sì come? La domanda, ovviamente un po’ retorica, ha stimolato, proprio nello spirito della serata, una conversazione molto concreta e legata all’aspetto umano, che è stata animata dalla proverbiale verve di Cannavò. Perché, se è certo che la tecnologia (del web) non può essere che un progresso, è altrettanto certo che molto dipende da come viene usata dagli uomini.
Come è certo che la forza di partecipazione complessiva e diffusa, che consente a tutti di parlare a tutti, batte qualsiasi media tradizionale non solo in velocità, ma li eguaglia se non li supera anche in “qualità”. Il problema semmai è stato detto è far emergere nel mare del Web i contenuti migliori e affidabili.
Entrando nello specifico “alpinistico”, interessante è stato anche il rilievo di come, soprattutto la velocità del Web, possa presentare dei momenti di criticità, non solo per la frammentarietà delle notizie ma anche perché Internet non può cambiare i rischi e le incognite della montagna, soprattutto sugli 8000.
“Adesso, quando si arriva in cima ad un 8000” - come bene ha spiegato Marco Confortola, ospite d’onore della serata insieme a Cannavò – “con il satellitare si chiama a casa e, molto spesso, chi si occupa per te della comunicazione diffonde in Internet la notizia della cima”. A questo punto però, ha precisato Confortola, resta ancora intatta l’incognita della discesa, che come si sa rappresenta un punto assolutamente non scontato e cruciale per il buon esito del tutto.
D’altra parte, come ben ha ribadito Confortola, per gli alpinisti e per l’alpinismo Internet rappresenta una opportunità grandissima. Non solo per dare visibilità agli sponsor che finanziano le spedizioni, ma anche perché “dà la possibilità a moltissimi appassionati di seguire passo dopo passo le emozioni della salita”.
E proprio sul tema delle emozioni Cannavò ha ricordato i tempi in cui sui giornali “raccontavano delle imprese dei Bartali, dei Coppi ma anche di Cassin, Bonatti e Messner”. Si faceva sognare la gente con quelle storie…
Ecco: anche nell’epoca del Web e della velocità, il fulcro di tutto restano sempre le storie degli uomini, le loro emozioni e i loro sogni. Quei sogni, “di montagna e alpinismo” che Confortola, a chiusura della serata, ha fatto rivivere con il film della sua salita all’Annapurna. Ma anche quegli eterni sogni del passato e del futuro che anche la Fondazione Cassin vuole far rivivere con il progetto della “Casa Museo Riccardo Cassin”.
Un edificio, a bassissimo impatto ambientale ed ideato dall’ing. Vincenzo Buizza, che con l’aiuto di tutti potrà sorgere ai piedi della Grigna Meridionale, sia per raccogliere e far conoscere la storia di Riccardo Cassin ma anche come attivo luogo di incontro per quanti amano la montagna. Un bel progetto, all’insegna delle altre manifestazioni che nel 2008 e nel 2009 accompagneranno Riccardo Cassin verso i suoi primi 100 anni. Come dire: lunga vita al (grande) alpinismo!
Vinicio Stefanello
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