L’Alfa e l’Omega, nuova via sulla Torre Or. delle Meisules dla Biesces
Il 22/08 Nicola Tondini ha liberato L’Alfa e l’Omega (190m, max. 7b), via aperta in stile ‘trad’ da lui stesso con diversi compagni sulla parete Nord della Torre Orientale delle Meisules dla Biesces (Gruppo del Sella, Dolomiti)
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Nicola Sartori sul 2 tiro di L'Alfa e l'Omega
arch. Nicola Tondini
Il 22 agosto scorso Nicola Tondini con Michele Macrì, ha liberato i primi 4 tiri e allo stesso tempo aperto l’ultimo tiro (in libera) di L’Alfa e l’Omega sulla parete Nord della Torre Orientale delle Meisules dla Biesces (Gruppo del Sella, Dolomiti). Si tratta di nuova via iniziata dallo stesso Tondini da solo nel 2006 e poi continuata nell’estate 2007 dapprima con la sorella Giovanna e poi con Nicola Sartori.
L’Alfa e l’Omega (190m, difficoltà max. VIII+/IX- (7b), R3, Impegno ambiente II, EX-) attacca sulla compatta placca nera e destra di Regenbogen della Torre Orientale delle Meisules per poi proseguire in centro ad un magnifico pilastro (2° tiro). Quindi, superato un muro compatto di giallo calcare (3° tiro), rimonta un bel tetto fessurato e la grigia placca soprastante (4° tiro) per finire sullo spigolo che porta direttamente in cima (5° tiro).
Spiega Nicola Tondini: “La via, in stile “trad”, è tutta in arrampicata libera. In apertura dal basso sono stati utilizzati i cliff per posizionare i chiodi, ma non per fare resting aggiuntivi e tutti i chiodi di via e di sosta sono stati lasciati”. “L’Alfa e l’Omega” continua la guida alpina veronese “richiede una buona padronanza dei gradi, in quanto tutti i passaggi chiave superano tratti di roccia molto compatta e sono quindi lontani dalle protezioni”. E dulcis in fundo: “La roccia è magnifica sui primi 3 tiri, su metà del quarto e su quasi tutto il 5°!”
Tutto, insomma, è in perfetto stile parete nord della Torre meridionale delle Mesules per un’interpretazione, come ci racconta Tondini, all’insegna dello stile “trad” ovvero del sapersi… proteggere da sé.
L’Alfa e l’Omega di Nicola Tondini
Chi non conosce per fama o per averci scalato la roccia spaziale delle Meisules dla Biesces? Su queste pareti, devo dire, ci ho arrampicato molto… il connubio: qualità della roccia, impegno psicologico richiesto e arte nel sapersi proteggere, mi hanno sempre invitato a venirci spesso. Da un po’ di anni sognavo di riuscirvi a tracciare un via mia, in quello stile. Il pilastro staccato della torre orientale dove sale la bella via Regenbogen attirò la mia attenzione un paio di anni fà. La roccia gialla compattissima e striata di grigio faceva promettere un tiro fantastico con qualche spit sarebbe stato anche facile. Ma volevo mettermi alla prova, vedere se ero capace di salire in libera solo in stile “trad”.
L’avventura è iniziata l’estate scorsa. Un pomeriggio sono partito da solo e mi sono lanciato, in autoassicurazione, sulla nera placca del primo tiro e sulla lunghezza di corda del pilastro. A metà di quest’ultimo tiro, ho posizionato due chiodi e mi sono calato: già fin lì avevo dato molto ed ero contento di ciò che avevo fatto. Sopra mi aspettavano passaggi che non mi sentivo di superare in autoassicurazione.
23 luglio 2007: mi prendo una mattina dal mio lavoro di guida e mi faccio accompagnare da mia sorella Giovanna per vedere se riesco a salire oltre il punto precedentemete raggiunto. Faccio solo una decina di metri. I passaggi sono sempre obbligatori: ho dietro i cliff, ma mi sono imposto di usarli solo per posizionare i chiodi. Non voglio usarli né per fare resting aggiuntivi, né tanto meno per fare passi in artificiale. Risultato: di fronte ad una placca gialla verticale non proteggibile e con gli utili rinvii 2-3 metri sotto i piedi decido di tornare a casa.
Torno a fine agosto con il fido compagno Nicola Sartori. Il buon Nicola mi regala un’intera giornata di pazienza e ottima sicura. Riesco a finire il tiro del pilastro e a fare i successivi due: tutti strepitosi. Alle 19,00 di sera buttiamo le doppie e torniamo a casa.
Ritorno il 22 settembre con Michele Macrì per ripetere in continuità i tiri aperti e fare l’ultimo per uscire in vetta. Il primo tiro fila liscio. Sul secondo, il tiro chiave (quello del pilastro), impiego ben 1 ora e mezza per fare i 55m che mi portano alla sosta. Gli avambracci provati, mi fanno un po’ patire sia il terzo (più corto ma solo leggermente più facile del precedente) sia il quarto tiro.
Michele mi raggiunge sempre entusiasta della bellezza della roccia e dell’arrampicata. Storce un po’ il naso solo per la partenza della quarta lunghezza, in effetti con qualche scaglia da ripulire. Questo mi fa sperare che i ripetitori non mancheranno: alla fine la via ha sì i passaggi obbligati e distanti qualche metro dall’ultima protezione, ma i chiodi lasciati e le protezioni integrabili sono buoni e spesso se ne possono rinviare in parallelo due o tre, proprio prima dei tratti chiave. Chi ama l’arte di proteggersi con tricam, freends, nuts, troverà, spero, un bel terreno di gioco.
Nicola Tondini (XMountain – Guide Alpine)
L’Alfa e l’Omega (190m, difficoltà max. VIII+/IX- (7b), R3, Impegno ambiente II, EX-) attacca sulla compatta placca nera e destra di Regenbogen della Torre Orientale delle Meisules per poi proseguire in centro ad un magnifico pilastro (2° tiro). Quindi, superato un muro compatto di giallo calcare (3° tiro), rimonta un bel tetto fessurato e la grigia placca soprastante (4° tiro) per finire sullo spigolo che porta direttamente in cima (5° tiro).
Spiega Nicola Tondini: “La via, in stile “trad”, è tutta in arrampicata libera. In apertura dal basso sono stati utilizzati i cliff per posizionare i chiodi, ma non per fare resting aggiuntivi e tutti i chiodi di via e di sosta sono stati lasciati”. “L’Alfa e l’Omega” continua la guida alpina veronese “richiede una buona padronanza dei gradi, in quanto tutti i passaggi chiave superano tratti di roccia molto compatta e sono quindi lontani dalle protezioni”. E dulcis in fundo: “La roccia è magnifica sui primi 3 tiri, su metà del quarto e su quasi tutto il 5°!”
Tutto, insomma, è in perfetto stile parete nord della Torre meridionale delle Mesules per un’interpretazione, come ci racconta Tondini, all’insegna dello stile “trad” ovvero del sapersi… proteggere da sé.
L’Alfa e l’Omega di Nicola Tondini
Chi non conosce per fama o per averci scalato la roccia spaziale delle Meisules dla Biesces? Su queste pareti, devo dire, ci ho arrampicato molto… il connubio: qualità della roccia, impegno psicologico richiesto e arte nel sapersi proteggere, mi hanno sempre invitato a venirci spesso. Da un po’ di anni sognavo di riuscirvi a tracciare un via mia, in quello stile. Il pilastro staccato della torre orientale dove sale la bella via Regenbogen attirò la mia attenzione un paio di anni fà. La roccia gialla compattissima e striata di grigio faceva promettere un tiro fantastico con qualche spit sarebbe stato anche facile. Ma volevo mettermi alla prova, vedere se ero capace di salire in libera solo in stile “trad”.
L’avventura è iniziata l’estate scorsa. Un pomeriggio sono partito da solo e mi sono lanciato, in autoassicurazione, sulla nera placca del primo tiro e sulla lunghezza di corda del pilastro. A metà di quest’ultimo tiro, ho posizionato due chiodi e mi sono calato: già fin lì avevo dato molto ed ero contento di ciò che avevo fatto. Sopra mi aspettavano passaggi che non mi sentivo di superare in autoassicurazione.
23 luglio 2007: mi prendo una mattina dal mio lavoro di guida e mi faccio accompagnare da mia sorella Giovanna per vedere se riesco a salire oltre il punto precedentemete raggiunto. Faccio solo una decina di metri. I passaggi sono sempre obbligatori: ho dietro i cliff, ma mi sono imposto di usarli solo per posizionare i chiodi. Non voglio usarli né per fare resting aggiuntivi, né tanto meno per fare passi in artificiale. Risultato: di fronte ad una placca gialla verticale non proteggibile e con gli utili rinvii 2-3 metri sotto i piedi decido di tornare a casa.
Torno a fine agosto con il fido compagno Nicola Sartori. Il buon Nicola mi regala un’intera giornata di pazienza e ottima sicura. Riesco a finire il tiro del pilastro e a fare i successivi due: tutti strepitosi. Alle 19,00 di sera buttiamo le doppie e torniamo a casa.
Ritorno il 22 settembre con Michele Macrì per ripetere in continuità i tiri aperti e fare l’ultimo per uscire in vetta. Il primo tiro fila liscio. Sul secondo, il tiro chiave (quello del pilastro), impiego ben 1 ora e mezza per fare i 55m che mi portano alla sosta. Gli avambracci provati, mi fanno un po’ patire sia il terzo (più corto ma solo leggermente più facile del precedente) sia il quarto tiro.
Michele mi raggiunge sempre entusiasta della bellezza della roccia e dell’arrampicata. Storce un po’ il naso solo per la partenza della quarta lunghezza, in effetti con qualche scaglia da ripulire. Questo mi fa sperare che i ripetitori non mancheranno: alla fine la via ha sì i passaggi obbligati e distanti qualche metro dall’ultima protezione, ma i chiodi lasciati e le protezioni integrabili sono buoni e spesso se ne possono rinviare in parallelo due o tre, proprio prima dei tratti chiave. Chi ama l’arte di proteggersi con tricam, freends, nuts, troverà, spero, un bel terreno di gioco.
Nicola Tondini (XMountain – Guide Alpine)
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