La Terrazza San Lorenzo a Piantonetto, Valle dell’Orco
Era il giugno 2020 quando inaugurammo la nostra via, è stato necessario un lungo anno sabbatico per ricaricare corpo e mente dopo le fatiche di Grand Hotel Piantonetto, per fortuna omaggiata nei mesi seguenti da diverse ripetizioni di cordate molto forti: un anno dopo, era giunto il momento di tornare sul luogo del delitto.
La premessa, imprescindibile, era una: basta scavare terra e pulire fessure in punta ad una montagna, niente più avvicinamenti eterni con zaini pesantissimi, categorico. Serve una parete comoda, verticale e possibilmente già pulita.
Un bel sogno, se anche esistesse vi sarebbe un ulteriore problematica: con il trapano, dal basso, io ho aperto raramente, e solo su roccia che presentava buchi o tacche aggancianti, mai sul liscio granito delle nostre valli. Sandro non era messo meglio nonostante le tantissime vie aperte, piantò, infatti il suo unico spit nel 1986, a mano, in una sosta alla parete del Cunì nel Vallone di Forzo; "se no quella volta rischiavo davvero di lasciarci la pelle." É la via che supera il grande diedro strapiombante della parte sommitale, evitata anche dalle vie di Motto e soci, tanto appare strapiombante e repulsiva, ma questa è un’altra storia.
L’uomo della provvidenza, quindi, ed ancora una volta, è Sandro Zuccon. "Dai, vieni a vedere, ci sono un sacco di possibilità, poi in valle c’è fermento: guarda che finisce che ce la chiodano, e chissà come va a finire con le fessure."
In effetti nel basso Vallone di Piantonetto c’era movimento: l’amico Paolo Seimandi ed il fortissimo local Emanuel Bracco stavano rimettendo a nuovo la bella falesia di Bugni, mentre alcuni ragazzi del posto, con un gran lavoro, stavano rivisitando la bella struttura della Torre di Rocci in chiave parzialmente "sportiva".
Gli inossidabili Gianni Predan e Rinaldo Sartore stavano aprendo su un bel pilastro appena prima dei pianori sotto la diga, una struttura che anche Sandro aveva adocchiato. Più giù, erano stranamente apparsi degli spit di progressione sul fianco di una cascata di ghiaccio dimenticata da decenni.
Annuso quindi il "pericolo" e decido di andare a vedere la nuova parete prima che sia troppo tardi: - vado solo a dare un’occhiata, di certo non mi farò trascinare in una Grand Hotel Piantonetto 2 la vendetta-, categorico.
La parete è ampia, ben esposta, della giusta lunghezza, presenta una roccia meravigliosa, ma soprattutto: è comodissima. Parcheggiata l’auto, la bruma mattutina regala uno scorcio commovente sull'abitato di San Lorenzo e l’imbocco del Vallone. Calcare l’erba bassa del sentiero, delimitato da pietre a secco depositate da pastori e coltivatori di chissà quale secolo, a guardia dei loro preziosi pascoli, è un'epifania meravigliosa. Durante l’avvicinamento - ebbene sì, questa volta sono solo 10 minuti su un vero sentiero - troviamo rami tagliati e segni di passaggio: "ecco vedi, qualcuno l’ha vista ed è venuto ad aprire". La parete era invece vergine, e la nostra avventura poteva avere inizio.
Apriamo le danze con una prima via completamente trad, cui successivamente aggiungeremo le soste (quante lotte a proposito con Sandro!), ma ciò che più mi attraeva era il muro rosso che diventerà il primo tiro di "Manifesto", - Grande l'impossibile, Osare è la confusione -, sarà 7b, o la va o la spacca, provo. Il mio primo tiro di muro, dal basso su granito, trapano all’imbrago, chiodi lontani e passaggi bellissimi, basta una volta e ne sei dipendente. Si rivelerà poi "solo" 6c, 7 spit, 35 metri di bellezza. E di paura! A grande richiesta, abbiamo aggiunto uno spit di servizio alla base, non ci dormirò la notte.
L’esplorazione è proseguita inesorabile, con varie e rocambolesche peripezie, tacche che si rompono sotto i cliff, cadute sulla punta del trapano, compagni che in calata ti saltano sulla testa e si fermano 10 metri sotto. Il rifiuto categorico a farmi trascinare nel solito infinito, estenuante e costoso progetto svanì con buona approssimazione quando piantai il primo tassello. Quello che doveva essere il nostro piccolo laboratorio ora presenta 28 tiri, suddivisi in 7 vie dalle 2 alle 4 lunghezze, più 6 monotiri. Il tutto trad e spit, in serenissima convivenza.
Sono stati lasciati "da liberare", un po’ per necessità e un po’ per virtù, un tiro trad, le fessure sorelle di Zuccone e Zucchino, ed uno sport, The Wall of Early Morning Light. Piccole gemme da scoprire per chi vorrà far visita alla parete. Rispettivamente sulle difficoltà del 7 e dell’8 abbondante.
Ci siamo dati poche regole, ma per noi imprescindibili: le vie si aprono dal basso, vietato chiodare sulle staffe (spoiler, non ci siamo sempre riusciti), spit ben distesi ma non pericolosi, dove possibile ci si protegge con friend e nut, usiamo materiali inox di qualità e soprattutto, vista la comodità e l’impegno delle vie, queste dovranno essere perfettamente pulite.
Dulcis in fundo, per meglio simulare una vera e mitica apertura di montagna (ma alla quota dei peggiori muschi e licheni), nessuna via è stata "preparata", ovvero pulita o chiodata preventivamente, approccio che ha ovviamente influenzato linee e chiodature.
Le posizioni delle protezioni non sono state modificate a posteriori, tranne nel caso di un blocco dubbio sul tetto di Voglio una pelle splendida. Non sono neanche stati allestiti "cantieri", niente corde fisse penzolanti se non per brevissimo tempo, questo per mantenere un giusto low profile, trovandoci all’interno del Parco del Gran Paradiso. Non sono stati fatti bolli di vernice o scritte esteticamente impattanti. Il sentiero non è stato snaturato, e forse anche grazie al nostro approccio, l’accesso alle vie è stato ripulito dalle foglie e dai rami dai pastori locali per loro iniziativa. Un aiuto insperato e un bel segnale di collaborazione e rispetto reciproco con chi di queste terre ci vive.
Potremmo apparire come dei pazzi, e probabilmente lo siamo. La parete, il cui nome ormai possiamo svelare, Terrazza San Lorenzo, è in qualche modo una dependance della vicina Grand Hotel Piantonetto. Ne è un’appendice, un’evoluzione, di sicuro lo è stata per noi. Più comoda e varia, è una "falesia di vie", dove poter scalare su bella roccia, un buon range di difficoltà e stili, con i rinvii e/o con i friend, ma sempre portandosi da casa un buon livello (attenzione alle valutazioni di rischio S e R). Un po’ come quando all’imbocco del sentiero per l’Ancesieu c’era una freccia con scritto "Palestra".
Ecco: l’Ancesieu, l’Aimonin, il Cubo, la Schiappa, il Cunì, sono queste il nostro ideale di parete, di vie, di chiodatura. L’approccio ed il rispetto per la salita, per la roccia e la montagna che a volte sembra un po’ sfuggire di mano. In piccolo, nella nostra modesta qualità di weekend warriors, ovviamente.
Nell’aprire le nostre vie abbiamo cercato di emulare, ma soprattutto di dipanare, di capire il Motto che scala su quei muri lisci con il trapano nella fondina del detersivo, recuperare l’approccio dei Sartore, dei Predan, lo spirito di quegli anni 80-90 ormai così lontani. Come mi disse una volta Maurizio Oviglia: tanti si definiscono apritori dal basso, ma molti bucano appesi ad un’altra protezione, il che è diverso.
Alla fine, mi chiedo se queste centinaia di ore di lavoro di pulizia, distribuite in un anno di lavori, tutti i soldi spesi ed il tempo tolto ad altro serviranno a qualcosa. Chi mai vorrà andare a scalare su una parete dove i chiodi sono spesso lontani e le vie neanche poi così difficili per il livello di oggi, ma neppure così facili. Non sono vie plaisir, e i gradi non credo siano da autostima.
Eppure, quando riesco a ripetere una via all’Ancesieu, torno a casa con una sensazione che nessun’altra parete mi da: ho arrampicato su di un’opera d’arte, ho scalato un pensiero e l’ho fatto mio. Ora è il momento di provare a trasmetterlo.
In conclusione, se anche solo un cordata percorrerà con soddisfazione queste vie, sarà un successo, sarà il più grande successo. Perché il germe dell’ideale è il virus più contagioso, basta un niente e ne sei dipendente.
Ps. Questa parete è anche una storia di persone, oltre che di granito. Oltre a Sandro Zuccon, maestro paziente ed insostituibile compagno di questa avventura, vorrei ringraziare Martina Mastria, che ci ha accompagnati con il solito amore per le nostre follie. Federico Picco e Lorenzo Turletti (anch’essi istruttori della Scuola Gervasutti), Sergio Arianos e Tatiana Khodyachikh, con cui abbiamo condiviso il piacere e l’esperienza dell’apertura. Manuel dei Tritoni Verticali, trad-esploratore attivissimo in val di Susa (vedi il progetto Trad "Cit District"), insieme a Simone prima cordata di ripetitori. Il mitico Fabrizio Ferrari, Elvio Balboni, Fabio Ventre, Mirko Vigorita, Riccardo Volpiano, Matteo e Susanna Tubiana, Emanuel Bracco, Giovanni Ravizza, Carlo Filippi e Rinaldo Sartore per essere venuti a ripetere le vie e confermare i gradi. Con Emanuel, in particolare, in una giornata di neve, pioggia e licheni, abbiamo (ha) chiodato la ciliegina sulla torta, The Wall of Early Morning Light, un meraviglioso monotiro che sa di California. Non so se riuscirò mai a liberarlo, ma già solo vedere il suo entusiasmo nel provarlo è stata per me una enorme gioia. Grazie.
di Filippo Ghilardini
TERAZZA SAN LORENZO - SCHEDA TECNICA
Avvicinamento
Da Cuorgnè imboccare la Valle dell’Orco, si supera Locana, giunti a Rosone imboccare sulla destra la strada che si inoltra nel vallone di Piantonetto.
Giunti a San Lorenzo, il centro abitato più grande, in corrispondenza della chiesa del paese svoltare a destra (isola di raccolta dei rifiuti), e procedere brevemente in direzione della frazione "Bouro". Alla fine della strada è possibile parcheggiare l’auto nel piazzale sterrato di fronte alla piccola cappella della Madonna delle Nevi, di fianco ad un grande tavolo in legno. Non ci sono molti posteggi ed è importante non dare fastidio al simpatico signore che vive nella casa di fronte, lavora nell’area tutto l’anno, utilizzando anche mezzi agricoli. Rispetto prima di tutto. 1h 15 minuti da Torino.
È anche possibile parcheggiare in paese, aggiungendo pochi minuti di camminata sulla strada asfaltata e non dando fastidio a nessuno.
Una volta raggiunto il parcheggio, si imbocca l’evidente sentiero che parte esattamente ai piedi della casa del pastore appena superata in auto, si prosegue quindi in piano a ritroso, parallelamente alla strada, in direzione Rosone. Dopo alcuni gradini in discesa, si supera il rio Praghetta, e scavalcata una dorsale erbosa si percorre un bel prato in massima pendenza in direzione del bosco e della parete, ometti sulla dorsale. Si segue quindi il sentiero, fino a raggiungere un altro ometto, molto grande, da qui per poche decine di metri si prosegue nuovamente in massima pendenza nel bosco con percorso libero (tracce di passaggi), fino a raggiungere una evidente placca rocciosa sulla propria sinistra dove il sentiero è di nuovo marcato. Da qui è possibile piegare a mezzacosta verso destra per raggiungere le vie dalla numero 7 in poi, altrimenti si prosegue sul sentiero per raggiungere la base delle altre vie. I monotiri dal n.10 al n.14 si raggiungono oltrepassando l’attacco della n.7, aggirato un masso (anello di corda) e per una esile cengia. Le n.10 e n.11 sono accessibili o tramite una corda fissa a sinistra della n.12 o percorrendo la prima metà di L1 della n.7 e poi comodamente per cengia (vedi disegno).
Totale 10 minuti da Bouro.
La parete è molto evidente già dall’abitato di San Lorenzo, sulla sinistra idrografica del vallone.
Tutte le vie, tranne i monotiri a spit sulla destra e l’uscita erbosa di Zuccone e Zucchino, sono state aperte dal basso, senza preparazione preventiva.
Descrizione della Parete
La parete, costituita dall’ottimo gneiss granitoide della zona, è posta a 1200 metri di quota, guarda a Sud Ovest, e si presta ad essere scalata tutto l’anno. Spesso si arrampica su grosse bugne, a volte nette tacche, non mancano le fessure: sono presenti tutte le caratteristiche migliori delle pareti del Piantonetto e dell’Orco. Impressionanti sono i muri delle vie sulla sinistra, è raro trovare un granito così verticale ma allo stesso tempo così generoso di appigli.
In base alle stagioni il sole arriva in mattinata verso le 11, va via al tramonto.
Si scala bene in tutte le stagioni: l’ideale sono autunno e primavera, ma anche l’ inverno, dove nelle belle giornate di sole l’aderenza è massima. L’estate, con le sue lunghe giornate, presenta ovviamente le più varie possibilità. Il settore che comprende le due fessure 50 sfumature L1 e Zuccone e Zucchino guarda a nord ovest, è quindi perfetto per l’estate perchè non prende mai sole se non la sera tardi.
Il tragitto di 1 ora e 15 minuti da Torino Nord è paragonabile a quello per raggiungere alcune belle falesie della Val Susa, la quota è quella della famosa Rocca Sbarua, seppure in un contesto diverso; l’esposizione la rende invitante per la scalata sia all’ombra che al sole, in base alla stagione.
Il luogo, a picco sulla Borgata di San Lorenzo, è incantevole ed ha una sua forte identità, sa di ginepro e di castagne, tinge gli occhi del bianco argenteo delle betulle; l’esperienza del tramonto, che la sera cala dietro le montagne della Valle dell’Orco, è quasi terapeutica. Conveniente è, invece, la vicinanza con il Rifugio Pontese, un luogo dell’anima, gestito meravigliosamente da Mara e dal suo team.
La Terrazza San Lorenzo, pur offrendo un gran numero di tiri, si presta infatti anche ad una scalata di mezza giornata in vista di qualche bella salita nella testata del Vallone, vero cuore di granito del Gran Paradiso. Oppure ci si può divertire a consumare mani e scarpette sul numero più grande possibile di vie e tiri!
Disclaimer
Prestare attenzione alle valutazioni date alle vie, non solo in termini di grado massimo e di grado obbligatorio, ma anche di Rischio (R ) e Spittatura (S).
La lettera "R" è seguita da un numero da 1 a 6 che ne rappresenta il livello di pericolosità/proteggibilità (dove 1 è il rischio minore e 6 il rischio maggiore).
Nelle vie spittate si usa la lettera "S", è seguita da un numero da 1 a 6 e la valutazione si intende relativa solamente alla distanza tra gli spit, dove 1 indica spit ravvicinati e 6 spit molto distanti.
Per le vie miste si utilizzerà la sigla "RS".
Per ogni grado di difficoltà si stabilisce una definizione in funzione della distanza e dell’affidabilità delle protezioni. La valutazione è la media dei tratti più impegnativi della via, in modo da fornire un quadro medio della proteggibilità. L’intera scala la si può trovare sulle varie guide di arrampicata e su internet.
Le vie, da sinistra verso destra, faccia a monte:
1 - Voglio una Pelle Splendida (7a Max, 6b obb. – RS1+)
F. Ghilardini – A. Zuccon. 2021
È forse la linea più pura ed estetica della parete, da qui il nome, tuttavia è stata l’ultima ad essere aperta. Il tetto iniziale ed il muro finale, molto evidenti ed invianti, hanno dovuto attendere un po’ di pratica su vie apparentemente più abbordabili.
Ne è una uscita una bella linea dritta, con chiodatura abbastanza ravvicinata nel primo e nell’ultimo tiro. La seconda lunghezza è invece tutta da proteggere con friend medio-piccoli e nut.
L1 6c+. E’ il super tetto che sporge di almeno 3 metri, caratteristico del lato sinistro della parete. Arrampicata molto fisica. Liberato a vista da Federico Picco.
L2 6b. Tiro trad piuttosto lungo, tutto da proteggere, attaccare il diedro esattamente sopra la S1. Tre diedri molto divertenti, intenso il passo iniziale su ottima roccia.
L3 7a. Autoassicurarsi un po’ lunghi in sosta, perché il passo iniziale è duro su piccole prese, e si rischia di volare sul compagno, primo spit vicino. Dopo qualche movimento segue un bel traverso verso sinistra, ribaltamento finale nuovamente impegnativo, roccia rossa lavoratissima, super.
Materiale: 14 fix inox più soste attrezzate. Corda singola da 70 metri per le calate, rinvii, friend dallo 0.1 al n.2 BD e nut medi per il secondo tiro.
Discesa: Le soste sono tutte attrezzate, avendo una corda sola conviene fare una prima calata sino ad S1 di Manifesto e da li a terra.
2 – Manifesto (6c max, 6b+ obb. – S2+)
F. Ghilardini – A. Zuccon. 2021
La prima via aperta a spit della parete, nonché la prima della nostra carriera su granito, trapano all’imbrago. Oltre ad essere una bella canzone dei CCCP, è appunto il nostro manifesto: linee il più possibile dritte, pochi chiodi e mai messi sulle staffe, pulizia meticolosa. Ricerca dell’obbligatorio.
L1 6c. Si attacca a destra della grande arcata, spit di servizio alla base. Primo spit ben in alto, in comune con la via successiva. Il primo tiro a nostro parere è un capolavoro di roccia e movimenti. La chiodatura è distanziata, ma posizionata dove serve (e soprattutto dove siamo riusciti a fermarci), obbligatorio reale ma non pericoloso. La roccia è stata meticolosamente ripulita proprio per via della chiodatura ariosa.
L2 6b+. Partenza con un po’ di fantasia per raggiungere il primo chiodo, blocco da impostare e via andare allo spit successivo, su prese sempre più buone (spoiler). Poi facili placche fino in sosta. Dopo il blocco è possibile uscire sull’ultimo tiro della via precedente, così facendo si percorrerà secondo noi l’itinerario a spit più bello e logico, nella ricerca di muri compatti e ottima roccia (allungare gli ultimi due spit di L2 in questo caso).
Materiale: 13 fix inox più soste attrezzate. Corda singola da 70 metri per le calate, 8 rinvii.
Discesa: sulla via con due calate da 35 metri, o una lunga esattamente da 60 metri.
3 – La Gitrulla e il Maestro (6c+ max, 6c obb. – S3)
F. Ghilardini, M. Mastria, A. Zuccon. 2021
La nostra seconda via a spit, aperta con Martina nei primi due tiri. Sul terzo la pioggia ci ha colto, proprio mentre stavo cercando di mettere il secondo spit, che risulta quindi in una posizione forse un po’strana. E’ stato talmente faticoso da mettere che abbiamo deciso di lasciarlo dov’era. L’ultimo tiro è stato poi terminato con Sandro. Notevolissimo il secondo tiro, un impressionante traverso ascendente su roccia lavoratissima.
L1 6b+. Partenza in comune con la via precedente, spit di servizio alla base. Giunti al primo spit si piega a destra. È meno psyco del tiro adiacente, ma presenta comunque il chiave obbligato. Su tale passo in apertura era stato fatto un traverso a sinistra su piccole prese, dopo la pulizia però sono emersi alcuni appigli per uscirne direttamente: a mio parere il blocco risulta in questo modo forse più logico ma anche più duro. Il grado è quindi variabile tra 6b+ e 6c. Run out finale, prima della cornice, un po’ "sportivo" ma non difficile. Dall’ultimo spit in prossimità di grossi quarzi, salire verticalmente e puntare dritto alla sosta di destra, tra le due ben visibili. Forse utile un friend medio appena prima della sosta.
L2 6c+. Psyco traverso. Verso destra, primo spit alto, ma si raggiunge tramite ottimi appigli, poi si prosegue su roccia molto lavorata ma difficile da leggere, l’aderenza è fondamentale. Rinviato un secondo spit si deve puntare ad un evidente piccolo pulpito in direzione dello spigolo, don’t look back! Poi più facile fino in sosta, appena sopra la famosa Gitrulla. Obbligatorio reale, ma non pericoloso.
L3 7a/+. Insomma, 7a ma forse qualcosina in più. Si parte su dritto sullo spigolo, secondo spit un po’ basso e un po’ a destra ma metterlo è stato un calvario, in libera e sotto la pioggia, tutta esperienza. Un impegnativo traverso verso sinistra conduce ad un altro spit, da li passo di placca non banale, fessura e per concludere: "the block"! Passo da impostare con decisione, che si risolve con una presa miracolosa e bei movimenti.
Materiale: 14 fix inox più soste attrezzate. Corda singola da 70 metri per le calate, 8 rinvii, eventualmente un friend medio per l’uscita di L1.
Discesa: sulla via con due calate con una corda sola, la prima leggermente in traverso in direzione di S1.
4 – Il Ritorno dello Jedi (6b max, 6a obb. – R2)
F. Ghilardini, A. Zuccon. 2021
Il nostro Jedi è Sandro Zuccon, che ha individuato parete ed accesso, nel suo vallone tanto amato, che molte soddisfazioni gli ha lasciato in 40 anni di esplorazioni e aperture.
Mi ha sguinzagliato sul primo tiro, notevole, in occasione della nostra prima visita alla parete; sul secondo l’ho convinto a mettere il suo primo spit, indispensabile per proteggere un ribaltamento "orchiano", poi bonificato.
Ne risulta una via logica, che va a prendere gli enormi diedri di L2 e L3, tutta trad se non per il suddetto spit. E’ forse la più facile della parete, sicuramente la meno chiodata insieme a 50 sfumature….
L1 6b. Attacco nei pressi di un grottino con grande ometto. Tiro da non sottovalutare, a tratti non facilissimo da proteggere, presenta qualche passo pepato. Dal grottino salire per rampette e tenersi a sinistra di due ginepri, spuntati lo stretto indispensabile, in quanto custodi del luogo. Giunti in una zona con macchia bianca ed evidenti lame, non si prosegue su di esse verso destra ma ci si ribalta a sinistra. Superato il ribaltamento "crux", piegare progressivamente verso destra, in direzione dell’enorme diedro, sosta sullo spigolo.
L2 6a+. Inizio in sordina, poi si affronta una difficile fessurina e ci si ribalta su cengia (spit).
L3 6b. L’enorme diedro, fortunatamente trovato sgombro dall’erba, ma c’è un motivo, la fessura è molto larga. Prevedere friend grandi se ci si vuole proteggere in modo ravvicinato.
Materiale: 1 fix inox più soste attrezzate. La via è salibile comodamente con una corda singola da 70 metri e rinvii estendibili. Rinvii, serie di friend dallo 0.1 fino al n.4 BD, utile un n.5 per L3, e volendo esagerare anche un n.6 (non indispensabile). Utili un paio di nut medio-piccoli su L1 verso l’uscita.
Discesa: le soste sono attrezzate per la calata, ma è forse più comodo dall’uscita raggiungere (assicurati) sulla sinistra, a pochi metri, le vicine calate delle vie n.2 e 3, più lineari.
5 – 50 Sfumature di Difficile (7a max, 6b obb. – R2)
A. Zuccon, S. Arianos. 2021
RP Filippo Ghilardini
La visione dello Zucs. Il giorno in cui con Martina attacchiamo quella che sarà poi La Gitrulla ed il Maestro, Sandro parte agguerritissimo per questa impressionante fessura strapiombante, in buona compagnia di Sergio, già suo compagno di altre aperture in zona. Senza magnesite, trapano ne friend, ovviamente, ma sfoggiando chiodi, blocchetti e gli inseparabili excentric. Ne è uscita una linea di fessure davvero unica, totalmente trad, in mezzo un breve spostamento su cengia. 45° la prima fessura, 55 metri la seconda, se è vero che le dimensioni contano: consigliatissima!
L1 7a. Dal sentiero si raggiunge la sosta nei pressi di un alberello, traversando su terreno facile, ma attenzione (è in previsione la chiodatura di un facile tiro di placca). Poi incastri, dulfer, ribaltamento: sembra facile, ma ghisa rapidamente. L’inclinazione è davvero importante. Possibile fare moulinette, assolutamente da smontare da un secondo di cordata. Ben proteggibile con una serie BD 0.3-3.
L2 6b+. Traverso su cengia, due spit di servizio alla base. Parte in placca con un bel muretto sprotetto, non difficile, e ci si immette a destra nella evidente fessura che si fa via via più difficile. Un muretto chiaro circa a metà da il grado, non facile da proteggere, occhio. Il tiro è di circa 50-55 metri, una delle fessure più notevoli della valle, senza alcun dubbio.
Materiale: Soste attrezzate. Corda singola da 70 metri per le calate, rinvii anche allungabili, doppia serie di friend fino al n.2 BD. Singoli 0.1, 0.2 e friend n.3. Qualche nut medio – piccolo.
Discesa: le soste sono attrezzate per la calata. Invece di ripercorrere a ritroso la cengia di collegamento è anche possibile usufruire delle calate della via Il fuoco dell’Anima. In questo caso dovrete portarvi le scarpe per ritornare a piedi alla base del primo tiro. Corda da 80 metri per le calate su Il Fuoco…, con 70 si è molto giusti. Alla base di L2 è presente una sosta di servizio non collegata.
6 – Zuccone e Zucchino (7a+/7b max. – R1+) grado da confermare
F. Ghilardini, A. Zuccon. 2022
Si tratta di due fessure molto strapiombanti che si uniscono in corrispondenza del ribaltamento finale. Attenzione alla scaglia iniziale.
È un piacere per me poter di nuovo accostare il nome di Sandro al mio in una nuova apertura, il nomignolo ce l’ha affibbiato Andrea Giorda.
Posta subito a destra di 50 sfumature, è leggermente più breve ma anche più cattiva. Usare entrambe le fessure, Boulder!
Materiale: Sosta attrezzata. Corda singola, rinvii, friend dallo 0.2 al n.1, doppio n. 0.5 per il passo chiave. Utile n.4 prima della sosta.
Discesa: moulinette, smontare da secondo.
7 – Il Fuoco dell’Anima (7b+ max., 6b obb. – RS2)
F. Ghilardini, A. Zuccon, F. Picco. 2021
RP Matteo Tubiana e subito dopo Susanna Tubiana
La prima via aperta nel settore destro, in due momenti, prima con Sandro e poi con Federico. Il primo tiro, in comune con L’eternità…, è quello che ha richiesto più ore di pulizia, e devo dire che con il tempo ha anche acquisito una sua dignità. Il secondo è stata la prima esperienza di chiodatura su placca di aderenza, chiodi messi in libera da posizioni precarie, per poi scoprire che una teppa d’erba permette di sgamare ampiamente il passaggio.
Il terzo tiro l’ha aperto Federico, la nostra Guest Star del giorno, alla sua prima esperienza assoluta in apertura. Una bella emozione anche per noi poter condividere con lui il nostro progetto.
L’ultimo tiro è uno dei più difficili della parete, e mi è costato una punta del trapano: sono caduto per il cedimento di una granetta mentre bucavo e sono rimasto appeso al trapano, per la felicità mia e del mandrino. La parte dura del tiro, dopo il fattaccio, è stata evidentemente chiodata con la staffa. Se lo scopo era scoprire i propri limiti, li ho ampiamente trovati.
L1 6a+. Trad. Cordone verde visibile a qualche metro da terra. Tiro in comune con L’eternità…, volendo funge anche da accesso ai due monotiri in fessura più a destra. E’ nato come "di servizio", un tappeto di muschio che pian piano, una spazzolata dopo l’altra, ha acquisito la sua dignità. Non sottovalutate la parte finale, è tutto da proteggere.
L2 6a. La prima placca, con il trapano. E’ stato un po’ come nascere nuovamente. I primi metri sono proteggibili con un micro friend e non difficili, poi si riesce a piazzare un friend medio e si arriva al primo spit, da li su alla sosta seguendo le placchette. Ancora utile un friend medio prima della sosta.
Su questo tiro ci siamo chiesti, che cosa vogliamo fare? Una via tutta a spit o preservare il nostro approccio di non chiodare dove proteggibile? Alla fine ha vinto la seconda, vi toccherà portarvi su questi 4 friend.
L3 6b. Parte Federico di gran carriera, bel diedrino da proteggere, che muore sotto un tetto ed una bella placca. Si allunga con le sue lunghe leve e piazza un ottimo spit, ora il dubbio: i bugnun o cercare una via logica sui fessurini più a destra? Beh la seconda, cliff mai usati! Nasce così un bel tiro trad, tranne uno spit. La sosta si trova qualche metro a destra della lunga fessura di 50 sfumature…. La placca sulla sinistra dello spit iniziale verrà chiodata in seguito.
L4 7b+. Si inizia sulla sinistra in fessura, traverso protetto con un friend medio da allungare bene, poi una sequenza da scalare tirando dei verticali, un traverso a sinistra per entrare in un vago diedro ed un paio di passi davvero aleatori per salirlo ed uscirne verso sinistra. Ancora utile un friend medio - medio piccolo in uscita. Super tiro liberato da Matteo Tubiana.
Materiale: 11 fix inox, più soste attrezzate. Corda singola da minimo 70 metri per le calate, rinvii, serie di friend dal n. 0.1 BD fino al n.3.
Discesa: calate sulla via.
8 – Rock Classics on The Radio (6c max., 6b obb. – S2+)
F. Ghilardini, T. Khodyachikh, A. Zuccon. 2022
Bella variante spittata ad L3 di Il fuoco dell’anima. Già individuata in apertura, ce la siamo tenuta come succulento dessert, dopo aver anche fatto un po’ di pratica con gli arnesi del mestiere (ie. gli stramaledetti cliffhanger). Bella scalata elegante su bugne fantastiche, un "Rock Classic", appunto. Da S2 de Il Fuoco… traversare a sinistra verso gli evidenti spit, il tetto si supera alla sua sinistra, poi bella placca. Muro finale da interpretare.
Materiale: 7 fix inox, più soste attrezzate in comune con Il Fuoco dell’anima. Corda singola da minimo 70 metri per le calate, rinvii. I friend non servono su questo tiro ma vi serviranno per i tiri precedenti e successivi.
Discesa: calate sulla via.
9 – L’eternità finalmente comincia lunedì (7a+ max., 6b obb. –RS3)
F. Ghilardini, A. Zuccon. 2021
RP Federico Picco
L’ultima via "lunga" della parete. Primo tiro in comune con la precedente, breve trasferimento a destra su cengia e si parte su bella placca di aderenza. Un evidente diedro la caratterizza a metà. Un difficile ultimo tiro ne difende la salita in libera. Una via varia, spit e trad, in cui l’RS3, che in realtà sarebbe un S3 è dato dal primo tiro, dove c’è un lungo tratto in aderenza sprotetto, dal vago sapore "mottiano". Per il resto RS2.
Da proteggere con attenzione L2, in particolare dopo il ribaltamento, quasi in sosta, conviene posizionare uno 0.3 per evitare potenziali pendoli al secondo di cordata.
L1 6c. Aderenza e poi un duro blocco su piccoli appigli, a seguire splendida placca chiodata lunga, muretto e ultimo blocco ancora da scalare.
L2 6b. Si parte su una bella e facile fessura da proteggere, spit e qualche protezione piccola da cercare, si giunge al muretto finale, spit, e ribaltamento per giungere in sosta sulla destra, alla base di un evidente diedro fessurato. Attenzione ai secondi di cordata.
L3 7a+. Bel diedro fessurato, poi muro spittato sempre più difficile, con fessurino e piccole prese, su cui volendo è utile un nut medio o friend 0.1.
Materiale: 12 fix inox, più soste attrezzate. Corda singola da minimo 70 metri per le calate (giusta giusta per la penultima calata), rinvii, una serie di friend dallo 0.1 al 3 BD, nut medio-piccoli.
Discesa: calate sulla via.
10 – Fessura di Lorenzo (6a – R1)
L. Turletti, F. Ghilardini, A. Zuccon. 2021
Bellissima fessura di pugno, un po’ nascosta, scovata aprendo le vie adiacenti.
Per accedervi è necessario scalare la prima parte del primo tiro di Il fuoco dell’anima, e poi traversare su cengia fino ai suoi piedi. In alternativa accedere ai monotiri sulla destra e poi tramite ripida corda fissa arrivare al cordino giallo lasciato su albero.
E’ stata l’occasione per far provare l’ebbrezza dell’apertura a Lorenzo, giovane e forte aspirante istruttore della Scuola Gervasutti, di cui sia Sandro che io facciamo parte. Estetica e non difficile, si trova in realtà in un diedro, sul cui fondo è presente un'altra fessura più larga, dove poter giocare con l’offwidth, volendo.
Materiale: Sosta attrezzata. Corda singola e una serie di friend dallo 0.75 fino al n.4 BD. Volendo esagerare, n.3 e n.4 doppi.
Discesa: calata sulla via (possibile moulinette), poi a ritroso sulla cengia e breve doppia da un grosso castagno. O per corda fissa si arriva alla base dei monotiri a spit.
11 – Quello che non c’è (5c – R2)
F. Ghilardini, A. Zuccon, L. Turletti. 2021
E’ il grosso fessurone a destra della via precedente, oltre lo spigolo. Stuzzicati dalla bella linea l’abbiamo attaccato senza pensarci troppo. Si è rivelato sostanzialmente improteggibile se non si hanno friend oltre al n.4. E’ stato aperto praticamente in rope solo. Attenzione ad un masso nei pressi della sosta.
Accesso come per la via precedente.
Materiale: Sosta attrezzata. Corda singola e friend n.4, 5 e 6. Ok anche doppio n.5 invece del 6. Volendo, utile qualcosa di piccolo per l’inizio.
Discesa: calata sulla via (possibile moulinette), poi tramite corda fissa si arriva alla base dei monotiri a spit. O a ritroso sulla cengia e breve doppia da un grosso castagno.
12 – L’anno della Lepre (7a+)
Filippo Ghilardini 2022
RP Mirko Vigorita
Procedendo ulteriormente a destra dell’attacco de Il fuoco dell’anima, si aggira con passo fermo un grosso masso (anello di corda) ed un’esile cengia, poi un grosso ginepro fin sotto la bella pala di granito rosso. E’ la linea a spit più a sinistra. Divertente e varia scalata su buone prese fino all'uscita, dove un duro blocco difende la catena.
Monotiro chiodato dall’alto.
Materiale: Sosta attrezzata in comune con la linea successiva. Corda singola e rinvii.
Discesa: Moulinette.
13 – The Wall of Early Morning Light (Project)
Emanuel Bracco, Filippo Ghilardini 2022
RP ???
Come per la precedente, è la linea a spit centrale, che affronta il muro rosso nella sua porzione più liscia. Splendida scalata, inizia con un tettino e ribaltamento, poi una porzione verticale con appigli quasi evidenti, segue un duro blocco su appigli sempre meno evidenti e traverso verso destra molto aleatorio. Uscita verticale ancora impegnativa, in direzione di buone lame.
Monotiro chiodato dall’alto.
Materiale: Sosta attrezzata in comune con la linea precedente. Corda singola e rinvii.
Discesa: Moulinette.
14 – Il Lupo della Steppa (7a+)
Filippo Ghilardini 2022
RP Emanuel Bracco a vista
Avvicinamento come per il tiro precedente, è la terza linea a spit da sinistra, attacco sotto dei tettini, blocco e uscita su bella fessurina. Possibile autoassicurarsi alla base su albero o sul primo spit. Chiodato in solitaria, in una giornata di freddo polare, una vera giornata da lupi.
Monotiro chiodato dall’alto.
Materiale: Sosta attrezzata. Corda singola e rinvii.
Discesa: Moulinette.