La Bouteille (Monte Bianco), due vie nuove
Due vie nuove (Piquette e Cuvée XVIIIeme ànniversaire aperte da Elio Bonfanti, Rinaldo Roetti e Gloria Bernardi) su La Bouteille, settore Jorasses, massiccio del Monte Bianco. Un'idea per trascorrere un pomeriggio al rifugio Boccalatte in attesa di fare l'indomani salite più impegnative oppure per vivere un'avventura d'altri tempi percorrendo integralmente la cresta della Bouteille salita da Chabod e compagni nel lontano 1934. Il report di Elio Bonfanti.
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Sul primo tiro di Cuvée XVIIIeme ànniversaire (6a+, 130m, Gloria Bernardi, Elio Bonfanti, Rinaldo Roetti 24 e 30/08/2014)
Elio Bonfanti
Personalmente frequento il massiccio dagli anni ottanta e la vastità del Monte Bianco riesce ancora ed ogni volta a sorprendermi nonostante io creda, forse a torto, di conoscerlo abbastanza bene. Il versante italiano, contrariamente al suo omologo francese è molto meno accessibile e gli avvicinamenti dal fondovalle ti danno subito uno schiaffone di almeno 1000 metri di dislivello da fare "pedibus calcantibus", carichi come somari. Per non parlare poi del Pilone Centrale piuttosto che dell’integrale di Peuterey dove i metri si calcolano con l’unità di misura successiva e cioè: quella dei chilometri. Pur sembrando molto lineare il versante italiano si frastaglia in mille pieghe e quinte rocciose dove ad esempio, già solo trovare l’accesso al bivacco Jacchia per salire la cresta di Tronchey è un affare non del tutto elementare. Se poi vi capiterà di mettere il naso sul Greuvetta per salire il Piler de Vers Luisants o anche solo Mandorlita, sempre che il ghiacciaio ve lo permetta, vi troverete catapultati nella vera essenza della montagna e dell’isolamento, pur essendo soltanto 1500 metri sopra alla civiltà.
Qualche eccezione a questa regola c’è ed i settori del rifugio Dalmazzi, con le pareti del Triolet, e del Monzino, con l’aiguille Croux, che pur avendo un accesso lunghetto, godono almeno del servizio di due comodi rifugi gestiti. Il resto, come dicono i francesi, è Terrain d’aventure. Per un po' di tempo sul mio screen saver ha fatto bella mostra di sé, un'immagine del versante sud delle Jorasses che avevo scattato durante una delle mie molteplici peregrinazioni in quella zona. In questa, un poderoso pilastro prendeva piede da un tormentatissimo e ripido ghiacciaio che ogni anno alienava le mie velleità di salita. Quest’anno, complice una meteo inclemente con il conseguente grande innevamento alle alte quote, ero persuaso di poter mettere a segno proprio lì, un nuovo progetto, ma dopo i soliti 1200 di dislivello per arrivare a rifugio Boccalatte dovevo rapidamente rendermi conto che, ancora una volta, la parete non era raggiungibile se non a prezzo di sforzi modello spedizione "Duca degli Abruzzi". Che fare?! Il materiale aiutato da Claudio ed Ermanno era tutto su, si trattava quindi di dirigere le attenzioni su altri obiettivi e questi, sia pur di minor prestigio, li abbiamo subito trovati.
Rapida discesa a Courmayeur per altri rifornimenti e questa volta con Rinaldo su di nuovo. Si su e giù perché il rifugio Boccalatte non è più gestito! Per un certo periodo non poteva esserlo per i grossi rischi derivanti dal possibile crollo del seracco delle Jorasses e questa ragione, lasciatemi dire, era assolutamente accettabile. Ora che il seracco pare non essere più così minaccioso il rifugio continua a non essere gestito perché sembra che il Cai Torino e la regione Valle d’Aosta non riescano a trovare un accordo per la sistemazione degli scarichi fognari dello stesso. Nel 2014 sono passati 45 anni dallo sbarco sulla luna e a 2800 metri di quota non si trova una soluzione o il denaro per sistemare un gabinetto sulla via normale di una delle montagne più belle ed importanti del mondo? Mi azzardo a dire che sembra un assurdo ma tant’è che è così.
Nei miei giorni di permanenza in quota ho visto passare un sacco di persone, perlopiù stranieri di ritorno chi dalla Macintyre, chi dalla Walker, chi dalla Tour de Jorasses, chi dalla traversata di Rochefort piuttosto che dalla via normale (che è una normale di tutto rispetto). Molti si sarebbero fermati, ed invece quasi tutti sono scesi a valle; che peccato! Mi sembra di ritornare indietro di una ventina di anni quando venne promulgata una legge secondo la quale nei bivacchi Invernali non potevano più esserci delle stufe per il pericolo di incendio della struttura. Anche allora il Cai assunse supinamente questa legge e da una stagione all’altra il sodalizio per risolvere il problema cosa fece? Tolse le stufe: così nello stesso rifugio, passai la notte a 15 gradi sottozero abbracciato al mio amico Elio Costa (✞ Ciarfaron parete nord) ricordando i 18 gradi positivi dell’anno precedente. Personalmente, credo che uno dei compiti del Club Alpino Italiano, debba essere quello di promuovere e tutelare l’attività alpinistica e quindi, nel caso, di frapporsi fra le leggi e gli utilizzatori finali delle strutture, in modo che questi trovino in esse, realmente del conforto. Senza fare investimenti milionari, oggi ci sono mezzi e strumenti per far sì che questo avvenga, ed una struttura come il Boccalatte se non adeguatamente manutenzionata presto verserà in condizioni deprecabili. Detto ciò, che spero arrivi a destinazione, le nostre attenzioni si sono rivolte verso "La Bouteille", che è la struttura rocciosa subito a monte del rifugio, sulle cui pareti non esisteva (per quanto mi è dato di sapere) nessuna via di salita se non un itinerario di cresta percorso in prima salita addirittura da Riccardo Chabod e compagni nel lontano 1934.
La relazione originale di Chabod recitava così: "Molto sportivamente abbiamo attaccato dal basso, anzi dall'estremo inferiore dello sperone roccioso, all'altezza cioè del Rifugio Boccalatte m 2804, di modo che avevamo da fare un’arrampicata di circa 500 m. di dislivello su ottimo granito." Meno sportivamente, dopo aver superato un primo passo alquanto difficile per la roccia assai liscia (perché non se ne poteva proprio fare a meno, trattandosi di un passaggio obbligato), ed un camino piuttosto facile, abbiamo poi aggirato tutte le difficoltà della cresta sul versante orientale, per placche poco inclinate e comode cenge. Dal Rifugio Boccalatte in circa tre ore, discesa per la via normale delle Grandes Jorasses che si raggiunge poco sotto il Reposoir.
Un ripiego quindi ma di lusso. La placconata basale si è subito rivelata molto ma molto bella ed un lungo tiro in traverso ascendente ci ha depositato sotto una zona aggettante e poco fessurata ma che era sotto la direttrice di un diedro a lungo binocolato. Subito ho pensato: ahi ahi ora cominciano gli schiaffoni ed è ora di tribolare. Invece la roccia pareva fatta apposta per scalare, prominenze, coppelle e qualche quarzetto sembrava che fossero stati messi dalla pro loco del quaternario unicamente per farci tracciare una via purtroppo breve ma che reputo bellissima. Così sulla "Bouteille" in poche ore è nata Piquette. Sia in Francia che in Piemonte la Picheta è un vino di bassa gradazione fatto con vari uvaggi e così anche la nostra, che non supera il 5c, è una vietta a bassa gradazione.
Il giorno successivo ci spostiamo un po' più a monte dove la parete è subito decisamente più ripida nella speranza di trovare una linea di più alta difficoltà. Ma anche qui madre natura ci ha messo del suo e le difficoltà a stento arrivano al 6a+, ma d’altronde cosa avremmo potuto fare spaccare gli appigli o lucidare le placche? Chissà, magari come un tempo si facevano gli scavi un giorno qualcuno passerà con la levigatrice ma non oggi e non su "Cuvée XVIIIeme anniversaire". Entrambe le vie raggiungono poi la facile cresta della Bouteille che se percorsa integralmente da luogo, come detto dal grande Chabod, ad un itinerario di quasi 500 metri.
Il Bacino servito da questo rifugio permette di raggiungere agevolmente le vie di Ghiaccio del col de Jorasses, quelle sul Dome de Rochefort ed il mitico Ypercouloir. Consente inoltre di affrontare gli itinerari sulla Tour de Jorasses. Diedro Machetto, Etoiles Filantes, Abysse per arrivare alle ultime realizzazioni sulla punta Massimo firmate da Marco Farina e soci Vecchio Jim e Horizon vertical. Che contrariamente a quanto farebbero pensare i gradi proposti non sono affatto da sottovalutare. Buon divertimento.
Qualche eccezione a questa regola c’è ed i settori del rifugio Dalmazzi, con le pareti del Triolet, e del Monzino, con l’aiguille Croux, che pur avendo un accesso lunghetto, godono almeno del servizio di due comodi rifugi gestiti. Il resto, come dicono i francesi, è Terrain d’aventure. Per un po' di tempo sul mio screen saver ha fatto bella mostra di sé, un'immagine del versante sud delle Jorasses che avevo scattato durante una delle mie molteplici peregrinazioni in quella zona. In questa, un poderoso pilastro prendeva piede da un tormentatissimo e ripido ghiacciaio che ogni anno alienava le mie velleità di salita. Quest’anno, complice una meteo inclemente con il conseguente grande innevamento alle alte quote, ero persuaso di poter mettere a segno proprio lì, un nuovo progetto, ma dopo i soliti 1200 di dislivello per arrivare a rifugio Boccalatte dovevo rapidamente rendermi conto che, ancora una volta, la parete non era raggiungibile se non a prezzo di sforzi modello spedizione "Duca degli Abruzzi". Che fare?! Il materiale aiutato da Claudio ed Ermanno era tutto su, si trattava quindi di dirigere le attenzioni su altri obiettivi e questi, sia pur di minor prestigio, li abbiamo subito trovati.
Rapida discesa a Courmayeur per altri rifornimenti e questa volta con Rinaldo su di nuovo. Si su e giù perché il rifugio Boccalatte non è più gestito! Per un certo periodo non poteva esserlo per i grossi rischi derivanti dal possibile crollo del seracco delle Jorasses e questa ragione, lasciatemi dire, era assolutamente accettabile. Ora che il seracco pare non essere più così minaccioso il rifugio continua a non essere gestito perché sembra che il Cai Torino e la regione Valle d’Aosta non riescano a trovare un accordo per la sistemazione degli scarichi fognari dello stesso. Nel 2014 sono passati 45 anni dallo sbarco sulla luna e a 2800 metri di quota non si trova una soluzione o il denaro per sistemare un gabinetto sulla via normale di una delle montagne più belle ed importanti del mondo? Mi azzardo a dire che sembra un assurdo ma tant’è che è così.
Nei miei giorni di permanenza in quota ho visto passare un sacco di persone, perlopiù stranieri di ritorno chi dalla Macintyre, chi dalla Walker, chi dalla Tour de Jorasses, chi dalla traversata di Rochefort piuttosto che dalla via normale (che è una normale di tutto rispetto). Molti si sarebbero fermati, ed invece quasi tutti sono scesi a valle; che peccato! Mi sembra di ritornare indietro di una ventina di anni quando venne promulgata una legge secondo la quale nei bivacchi Invernali non potevano più esserci delle stufe per il pericolo di incendio della struttura. Anche allora il Cai assunse supinamente questa legge e da una stagione all’altra il sodalizio per risolvere il problema cosa fece? Tolse le stufe: così nello stesso rifugio, passai la notte a 15 gradi sottozero abbracciato al mio amico Elio Costa (✞ Ciarfaron parete nord) ricordando i 18 gradi positivi dell’anno precedente. Personalmente, credo che uno dei compiti del Club Alpino Italiano, debba essere quello di promuovere e tutelare l’attività alpinistica e quindi, nel caso, di frapporsi fra le leggi e gli utilizzatori finali delle strutture, in modo che questi trovino in esse, realmente del conforto. Senza fare investimenti milionari, oggi ci sono mezzi e strumenti per far sì che questo avvenga, ed una struttura come il Boccalatte se non adeguatamente manutenzionata presto verserà in condizioni deprecabili. Detto ciò, che spero arrivi a destinazione, le nostre attenzioni si sono rivolte verso "La Bouteille", che è la struttura rocciosa subito a monte del rifugio, sulle cui pareti non esisteva (per quanto mi è dato di sapere) nessuna via di salita se non un itinerario di cresta percorso in prima salita addirittura da Riccardo Chabod e compagni nel lontano 1934.
La relazione originale di Chabod recitava così: "Molto sportivamente abbiamo attaccato dal basso, anzi dall'estremo inferiore dello sperone roccioso, all'altezza cioè del Rifugio Boccalatte m 2804, di modo che avevamo da fare un’arrampicata di circa 500 m. di dislivello su ottimo granito." Meno sportivamente, dopo aver superato un primo passo alquanto difficile per la roccia assai liscia (perché non se ne poteva proprio fare a meno, trattandosi di un passaggio obbligato), ed un camino piuttosto facile, abbiamo poi aggirato tutte le difficoltà della cresta sul versante orientale, per placche poco inclinate e comode cenge. Dal Rifugio Boccalatte in circa tre ore, discesa per la via normale delle Grandes Jorasses che si raggiunge poco sotto il Reposoir.
Un ripiego quindi ma di lusso. La placconata basale si è subito rivelata molto ma molto bella ed un lungo tiro in traverso ascendente ci ha depositato sotto una zona aggettante e poco fessurata ma che era sotto la direttrice di un diedro a lungo binocolato. Subito ho pensato: ahi ahi ora cominciano gli schiaffoni ed è ora di tribolare. Invece la roccia pareva fatta apposta per scalare, prominenze, coppelle e qualche quarzetto sembrava che fossero stati messi dalla pro loco del quaternario unicamente per farci tracciare una via purtroppo breve ma che reputo bellissima. Così sulla "Bouteille" in poche ore è nata Piquette. Sia in Francia che in Piemonte la Picheta è un vino di bassa gradazione fatto con vari uvaggi e così anche la nostra, che non supera il 5c, è una vietta a bassa gradazione.
Il giorno successivo ci spostiamo un po' più a monte dove la parete è subito decisamente più ripida nella speranza di trovare una linea di più alta difficoltà. Ma anche qui madre natura ci ha messo del suo e le difficoltà a stento arrivano al 6a+, ma d’altronde cosa avremmo potuto fare spaccare gli appigli o lucidare le placche? Chissà, magari come un tempo si facevano gli scavi un giorno qualcuno passerà con la levigatrice ma non oggi e non su "Cuvée XVIIIeme anniversaire". Entrambe le vie raggiungono poi la facile cresta della Bouteille che se percorsa integralmente da luogo, come detto dal grande Chabod, ad un itinerario di quasi 500 metri.
Il Bacino servito da questo rifugio permette di raggiungere agevolmente le vie di Ghiaccio del col de Jorasses, quelle sul Dome de Rochefort ed il mitico Ypercouloir. Consente inoltre di affrontare gli itinerari sulla Tour de Jorasses. Diedro Machetto, Etoiles Filantes, Abysse per arrivare alle ultime realizzazioni sulla punta Massimo firmate da Marco Farina e soci Vecchio Jim e Horizon vertical. Che contrariamente a quanto farebbero pensare i gradi proposti non sono affatto da sottovalutare. Buon divertimento.
di Elio Bonfanti
Si ringraziano AKU, Camp Cassin, Montura
SCHEDA: Piquette, La Bouteille, Jorasses, Monte Bianco
SCHEDA: Cuvée XVIIIeme ànniversaire, La Bouteille, Jorasses, Monte Bianco
Aggiornamento: In data 16 settembre 2014, l'Amministrazione Comunale di Courmayeur ha provveduto ad emettere l'ordinanza n. 2844 con la quale viene fatto temporaneo divieto di percorrere il sentiero di accesso al Rifugio Boccalatte-Piolti e alle aree sottostanti il ghiacciaio Whymper delle Grandes Jorasses.
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