Kyzyl Asker pilastro sud – l'intervista con Nicolas Favresse

Intervista a Nicolas Favresse dopo la salita, realizzata assieme a Sean Villaneuva, Stéphane Hanssens e Evrard Wendenbaum, del pilastro sud del Kyzyl Asker (Cina) dello scorso settembre.
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Nicolas Favresse, Sean Villanueva, Stephane Hannsens e Evrard Wendenbaum sul pilastro sud del Kyzyl Asker, Cina, settembre 2013
Evrard Wendenbaum
Come già riportato, a fine settembre gli alpinisti Nicolas Favresse, Sean Villaneuva, Stéphane Hanssens e Evrard Wendenbaum avevano salito tutta in libera una bella via di 1400m sul Kyzyl Asker in Cina. Quando ne abbiamo dato la notizia si sapeva che la linea scelta sul pilastro sud toccava in alcuni punti la via russa aperta nel 2007 in 8 giorni da Alexander Odintsov, Alexander Ruchkin e Misha Mikhailov. Bene, al loro rientro il gruppo franco - belga è riuscito a capire di più e quello che è venuto fuori è, in sostanza, che le due spedizioni hanno scelto una linea molto simile tanto che, dopo alcuni intrecci, dal Campo 3 fino in cima si tratta pressoché della stessa via. Sono cose che ogni tanto capitano - specialmente quando si segue "la più bella ed evidente linea della parete" – ma che non toglie nulla all'esperienza che i quattro hanno vissuto per 14 giorni in parete. "Forse si potrebbe definire la nostra come una partenza alternativa alla loro, visto che abbiamo attaccato alla base del pilastro di roccia alto 400m, invece di evitarlo salendo la rampa di neve" spiega Favresse aggiungendo "Ma il punto vero è che la via è spettacolare e la salita dei russi era stata fatta in uno stile davvero bello. Hanno salito il pilastro in stile leggero e hanno portato quasi tutto con sé prima di scendere sull'altro lato. Impressionante." Come d'altronde anche l'esperienza di Favresse, Villaneuva, Hanssens e Wendenbaum che è un grande mix di arrampicata e alpinismo, avventura e sofferenza. E anche, in puro stile Favresse e Co, musica e divertimento.

Nico, Kyzyl Asker non faceva parte del vostro progetto originale. Perché avete cambiato idea e perché alla fine avete scelto questa montagna?
In realtà non avevamo nessun progetto. Abbiamo semplicemente sentito che questa zona aveva un potenziale enorme, con molte pareti e montagne inviolate. Così durante la prima settimana abbiamo esplorato tutte le valli alla ricerca di obiettivi interessanti, nella speranza di effettuare alcune veloci salite in stile alpino. Purtroppo durante quella prima settimana il tempo è stato particolarmente instabile e tutti i nostri tentativi sono stati abbandonati a causa delle forti nevicate. Abbiamo visto molte pareti interessanti ma quasi tutte, se non esposte a sud, erano ricoperte di neve e ghiaccio. Il Kyzyl Asker l'abbiamo visto per la prima volta verso la fine della settimana e ci è sembrata avere tutti gli ingredienti per una bella salita. La parete era esposta a sud, molto lunga, in quota, roccia perfetta ed una bella linea. Inoltre, con il tempo instabile sapevamo che la maniera migliore per salire sarebbe stata in stile big wall, con i portaledge, in modo da approfittare anche della più piccola finestra di bel tempo per progredire verso l'alto.

Come avete scelto la vostra linea? Sapevate della via dei russi?
Abbiamo scelto il Pilastro Sud perché è pulito, sicuro, verticale e, secondo noi, offriva la linea migliore. In realtà non c'erano altre linee che ci prendessero così tanto. Quella era la più ovvia, la migliore! Sì, sapevamo della via dei russi, ma non eravamo sicuri dove passasse esattamente. Nella parte alta abbiamo visto un paio di chiodi, sapevamo quindi che erano passati di là, ma allo stesso tempo stavamo seguendo la linea naturale, non c'era un'alternativa logica così abbiamo scelto di salire ciò che ci sembrava naturale.

Prima di partire, che cosa vi aspettate?
Pensavamo che la salita sarebbe stata tecnicamente molto più difficile, ma prevedere in anticipo le difficoltà non è mai facile. Il tiro più difficile su roccia è di 7b circa. C'era poi una fessura perfetta, bellissima e strapiombante che Sean ha provato un po' e quasi liberato. Ma non era l'evidente linea di debolezza, era semplicemente una fessura perfetta, come quelle che si trovano in falesia, solo che questa era accanto al nostro portaledge al Campo 2. Era ben più difficile di tutto il resto ma alla fine dovevamo continuare verso alto e siamo tornati su terreno più facile per proseguire la nostra sfida in libera. E salire in libera, con quelle temperature, è molto difficile! Di notte le temperature scendevano a circa -15°C, mentre durante il momento più caldo di una giornata di sole perfetta il termometro segnava -5°C. Riuscivamo a salire in libera soltanto in assenza di vento e con il sole, e ogni pomeriggio le nostre borracce d'acqua diventavano blocchi di ghiaccio. Certamente non avevamo previsto temperature così fredde. Poi non avevamo nemmeno previsto così tanto misto.

Nel tratto finale...
Sì, gli ultimi 400m sono stati saliti sempre con ramponi e piccozze. C'erano un paio di difficili tiri di misto. A dire il vero non abbiamo molta esperienza con il misto, ma credo che come difficoltà fosse paragonabile alla via Pinocchio sul Monte Bianco. Poi però c'erano anche dei tiri più facili di ghiaccio e neve, bellissimi.

Come vi siete protetti sulla via?
Non abbiamo usato il martello su tutta la via: abbiamo trovato buone protezioni naturali ovunque e non abbiamo piantato nessuno spit o chiodo. Soltanto durante la discesa, sulle soste usate per le calate, abbiamo dovuto lasciare del materiale. Abbiamo trovato circa 4 chiodi lasciati dai russi e una corda fissa che abbiamo rimosso e portato giù a valle.

Siete sbucati in vetta alle 22:00. Piuttosto tardi, no?
Sì, la cima era più distante di quello che pensavamo. Aveva nevicato per tutto il giorno precedente, per questo abbiamo scelto di partire non troppo presto e poi siccome Steph non si sentiva granché bene abbiamo perso ancora un po' di tempo. E' stato difficile godersi davvero la vetta perché faceva molto freddo, c'era un vento davvero pungente. Ho pensato a come sarebbe stato pochi giorni dopo quando, ripensando a quello che era stato, mi sarei sentito completo.

Poi c'è stata la discesa
A parte il freddo la discesa è andata molto bene. Abbiamo fatto circa 15 lunghe calate, e verso le 04:00 siamo tornati alle nostre portaledge. Mi ci è voluto circa un'ora e mezza per riscaldarmi, mentre i piedi di Steph erano duri come un pollo congelato!

Avete chiamato la vostra spedizione China Jam. Conosciamo bene te, Sean Villaneuva e Stéphane Hanssens... Forse è giunto il momento di introdurre anche il nuovo membro di questo gruppo, Edvard.
In passato abbiamo sempre evitato di avere qualcuno che facesse soltanto riprese video o scattasse le foto perché abbiamo sempre pensato che sarebbe cambiata l'atmosfera della nostra avventura, rendendola meno naturale. Questa volta abbiamo scelto di dare un taglio alla nostra routine e provare qualcosa di nuovo. Ma questo è successo soprattutto perché avevamo incontrato Edvard e lui ci sembrava la persona perfetta per adattarsi al nostro stile. Alla fine, quando penso alle condizioni meteo e alle temperature che abbiamo affrontato, so che senza Evrard non saremmo stati in grado di fare queste foto e queste riprese. La sua presenza ha influenzato un po' la salita: con tutta l'attrezzature per le riprese eravamo più pesanti e più lenti. Fare foto in posti come questi è sempre un compromesso. Ma devo dire che Evrard, nonostante tutto il duro lavoro, è stato davvero bravo a far sì che le cose rimanessero “naturali”.

Siete rimasti in parete per 15 giorni
Sì. Diciamo che eravamo lenti ma costanti. A causa della stagione avanzata avevamo giornate brevi e viste le basse temperature è stato difficile iniziare presto a scalare o finire tardi. Ci sono state tante tempeste di neve e per tre giorni siamo stati completamente bloccati nelle nostre portaledge. Anche la routine quotidiana di sciogliere neve da bere ha richiesto un sacco di tempo. Credo che su questa via abbiamo combattuto soprattutto contro il meteo.

Di che cosa sei più orgoglioso?
Per me la cosa più difficile è stata fare i conti con il freddo intenso così a lungo. Mi ha davvero svuotato il fisico. Quindi vado fiero del fatto che siamo riusciti a salire questa via in libera, nel miglior stile che potevamo in queste condizioni difficili.

Ultima domanda: come valuti questa salita rispetto alle altre, tipo Patagonia, Baffin, Groenlandia e Venezuela, per citarne soltanto alcune. Si tratta di un passo avanti e se sì, perché?
Direi che si tratta soltanto di qualcosa di diverso. E' stata un'esperienza fortissima. Ma avrei preferito temperature ci avessero permesso di sfidarci di più sulla roccia.





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