Il Master in Medicina di Montagna, l'alpinismo e il futuro
Il punto del dott. Luigi Festi sul primo Master in Medicina di Montagna dell'Università dell'Insubria (Va) ormai giunto al giro di boa, con le riflessioni che quest'esperienza gli ha suggerito per l'alpinismo, la montagna e il nostro futuro.
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il gruppo dei partecipanti al Master in Medina di Montagna al Rifugio Vigevano sede della prima prova pratica. Tra gli altri i docenti Valerio Zani vicepresidente del CNSAS e Beppe Savary-Borioli medico della REGA tra i più conosciuti e Luigi Festi, ideatore e coordinatore del Master.
archivio Luigi Festi
Il primo Master in Medicina di Montagna è giunto a metà del suo cammino. Per 14 medici provenienti da tutta Italia, le lezioni sul mal di montagna e sull’ipotermia si sono alternate al tirocinio pratico in sala operatoria o terapia intensiva, dove i discenti hanno appreso la tecnica dell'intubazione o del trattamento medico intensivo del paziente traumatizzato, o le manovre di recupero e di rianimazione sul campo, nei travolti da valanga.
Oltre che a Varese, centro principale di svolgimento del Master, le lezioni teoriche si sono svolte presso l' EURAC di Bolzano, con relativa intervista andata in onda sui tg regionali e nazionali. Le lezioni pratiche invece - tenutesi al Palamonti di Bergamo seguite dalle uscite sul Monte Rosa sotto la guida di un disponibile e professionale Gnaro Mondinelli o in Grigna con Matteo Piccardi guida dei Ragni di Lecco coadiuvato da Luciano Valentini ed altri accademici ed istruttori del CAI - hanno visto l’apprendimento delle basi alpinistiche e di arrampicata da parte dei medici iscritti al corso, teorico certo, ma anche fortemente pratico perché l’opera di prevenzione e soccorso deve avvenire nella massima sicurezza garantita dalla perfetta conoscenza dell’ambiente alpino in tutti i suoi aspetti.
Proprio da questa prima esperienza nascono le riflessioni che il Dottor. Luigi Festi, ideatore e coordinatore del Master Internazionale di 2° livello in Medicina di Montagna, ci ha mandato. Sono pensieri scritti “di getto” ma che, proprio in questi giorni travagliati, sembrano ben rappresentare lo stato d’animo suo ma anche dei molti che amano andar per monti.
APPUNTI SULLA MONTAGNA E L'ALPINISMO
Riflessioni nate dall'esperienza del primo Master Internazionale di 2° livello in Medicina di Montagna
di Luigi Festi
Quattordici medici provenienti da tutta Italia alla ricerca e nel desiderio, di rendere la montagna punto centrale della loro professione. Entusiasti ed attenti ai consigli e alle esperienze di esperti nel soccorso, di medici di spedizione, di professionisti o alpinisti di punta. Una montagna diversa, vissuta come piacere personale, e l’andare in montagna, arrampicare scalare le vette più alte è essenzialmente piacere personale, ma anche come voglia di essere utili agli altri, come desiderio di portare gli altri di fronte alla bellezza dell’ambiente alpino, vissuto in tutte le sue forme anche estreme, in assoluta sicurezza.
Una scommessa, quella del Master in Medicina di Montagna, che sembrava impossibile vincere, sembrava impossibile poter iniziare questa avventura sospesa tra scienza e razionalità e passione e voglia di andare, di salire, di toccare il cielo. In un momento di grave crisi economica e anche etica e di valori, penso che questo gruppo, eterogeneo da tutti i punti di vista, ma appassionato ed entusiasta, rappresenti la voglia di ricominciare, la voglia di mettersi in gioco in modo pulito in una perfetta miscela di razionalità e cuore, di entusiasmo ed attenzione.
Diventare per una volta punto di riferimento a livello mondiale in città così diverse ma così simili come Varese e Bolzano, sedi del Master, l’una spinta verso la pianura a dispetto di una natura montana ancora troppo poco valorizzata e quasi negletta, l’altra conscia ed orgogliosa della propria natura alpina, ma per certi versi isolata e culturalmente viva, ma incerta e sospesa tra nord e sud, dimostra la possibilità di unire in questo nostro paese ambizioni ed abitudini di vita apparentemente incompatibili ma unite da un collante unico, in questo caso la montagna. Una montagna che unisce come ricorda un recente messaggio del Club Alpino Italiano che si appresta in questa visione, a festeggiare l’anno prossimo il 150° dalla fondazione, una montagna che deve diventare specchio e paradigma di un nuovo modo di essere italiani, di essere nazione.
Si parla in questi giorni, talvolta a sproposito, di sobrietà, di ritorno alle origini, di passo indietro e non ci rendiamo conto che tutto questo ce l’abbiamo a portata di mano. Basta allungarsi da Varese verso Campo dei Fiori o appena al di là della frontiera verso Mendrisio e la Valle di Muggio, sperando che a quella barriera di vetro che è la dogana di Gaggiolo qualche funzionario solerte non scambi la nostra voglia di evasione con ben altro tentativo di evasione!!, per ritrovare quella sensazione di libertà, di pulita libertà, di semplicità, di ambiente naturale intatto, il solo in grado di regalarci un sorriso, di farci star bene.
Tornando al Master, spero davvero che l’entusiasmo dei colleghi, giunti a metà del difficile ma estremamente stimolante cammino didattico, serva anche a mitigare l’amarezza suscitata dalle immagini pubblicate in questi giorni che ritraggono masse di “alpinisti”?! che si accingono a salire sulla cima dell’Everest, che Simone Moro proprio su queste pagine ha paragonato a Gardaland…Qualche giorno fa ben 150 sono saliti in vetta, la grande maggioranza facendo uso di farmaci contro la malattia d’alta quota e di ossigeno, aiutati se non letteralmente trascinati dagli sherpa, ottenendo alla fine sì la vetta ma, una vetta “dopata”. Ecco questa è la montagna che non ci piace, anche se ciascuno ha diritto di viverla come gli pare, la montagna dei media, la montagna di quelli che barano e che poi a casa si vanteranno con gli amici di essere saliti sulla cima più alta del mondo, il tutto forse solo per nascondere fallimenti personali. E lo faranno senza sorriso, quello vero! Senza rendersi conto che la vera vittoria è quella del tuo cuore, della fatica, del tuo allenamento, dei tuoi sacrifici, in montagna come nella vita, puliti e solo con le proprie forze, con il proprio entusiasmo.
Spero che il sottoscritto e i docenti tutti del Master, tra questi i più grandi alpinisti del momento, sappiano trasmettere, e molti già l’hanno trasmesso, quel senso etico, quella passione vera, che deve caratterizzare tutti noi che andiamo in montagna, ma che soprattutto lavoriamo e viviamo ogni giorno in un paese stupendo e coinvolgente, che ha solo bisogno di fare proprio quello spirito di squadra, quello spirito di appartenenza, che è sempre stata la nostra arma vincente, come la risposta comune ai recenti tristi avvenimenti dell’Emilia sta a dimostrare.
Dott. Luigi Festi
Ideatore e coordinatore del Master Internazionale di 2° livello in Medicina di Montagna dell'Università dell'Insubria
www.mastermedicinadimontagna.com
Oltre che a Varese, centro principale di svolgimento del Master, le lezioni teoriche si sono svolte presso l' EURAC di Bolzano, con relativa intervista andata in onda sui tg regionali e nazionali. Le lezioni pratiche invece - tenutesi al Palamonti di Bergamo seguite dalle uscite sul Monte Rosa sotto la guida di un disponibile e professionale Gnaro Mondinelli o in Grigna con Matteo Piccardi guida dei Ragni di Lecco coadiuvato da Luciano Valentini ed altri accademici ed istruttori del CAI - hanno visto l’apprendimento delle basi alpinistiche e di arrampicata da parte dei medici iscritti al corso, teorico certo, ma anche fortemente pratico perché l’opera di prevenzione e soccorso deve avvenire nella massima sicurezza garantita dalla perfetta conoscenza dell’ambiente alpino in tutti i suoi aspetti.
Proprio da questa prima esperienza nascono le riflessioni che il Dottor. Luigi Festi, ideatore e coordinatore del Master Internazionale di 2° livello in Medicina di Montagna, ci ha mandato. Sono pensieri scritti “di getto” ma che, proprio in questi giorni travagliati, sembrano ben rappresentare lo stato d’animo suo ma anche dei molti che amano andar per monti.
APPUNTI SULLA MONTAGNA E L'ALPINISMO
Riflessioni nate dall'esperienza del primo Master Internazionale di 2° livello in Medicina di Montagna
di Luigi Festi
Quattordici medici provenienti da tutta Italia alla ricerca e nel desiderio, di rendere la montagna punto centrale della loro professione. Entusiasti ed attenti ai consigli e alle esperienze di esperti nel soccorso, di medici di spedizione, di professionisti o alpinisti di punta. Una montagna diversa, vissuta come piacere personale, e l’andare in montagna, arrampicare scalare le vette più alte è essenzialmente piacere personale, ma anche come voglia di essere utili agli altri, come desiderio di portare gli altri di fronte alla bellezza dell’ambiente alpino, vissuto in tutte le sue forme anche estreme, in assoluta sicurezza.
Una scommessa, quella del Master in Medicina di Montagna, che sembrava impossibile vincere, sembrava impossibile poter iniziare questa avventura sospesa tra scienza e razionalità e passione e voglia di andare, di salire, di toccare il cielo. In un momento di grave crisi economica e anche etica e di valori, penso che questo gruppo, eterogeneo da tutti i punti di vista, ma appassionato ed entusiasta, rappresenti la voglia di ricominciare, la voglia di mettersi in gioco in modo pulito in una perfetta miscela di razionalità e cuore, di entusiasmo ed attenzione.
Diventare per una volta punto di riferimento a livello mondiale in città così diverse ma così simili come Varese e Bolzano, sedi del Master, l’una spinta verso la pianura a dispetto di una natura montana ancora troppo poco valorizzata e quasi negletta, l’altra conscia ed orgogliosa della propria natura alpina, ma per certi versi isolata e culturalmente viva, ma incerta e sospesa tra nord e sud, dimostra la possibilità di unire in questo nostro paese ambizioni ed abitudini di vita apparentemente incompatibili ma unite da un collante unico, in questo caso la montagna. Una montagna che unisce come ricorda un recente messaggio del Club Alpino Italiano che si appresta in questa visione, a festeggiare l’anno prossimo il 150° dalla fondazione, una montagna che deve diventare specchio e paradigma di un nuovo modo di essere italiani, di essere nazione.
Si parla in questi giorni, talvolta a sproposito, di sobrietà, di ritorno alle origini, di passo indietro e non ci rendiamo conto che tutto questo ce l’abbiamo a portata di mano. Basta allungarsi da Varese verso Campo dei Fiori o appena al di là della frontiera verso Mendrisio e la Valle di Muggio, sperando che a quella barriera di vetro che è la dogana di Gaggiolo qualche funzionario solerte non scambi la nostra voglia di evasione con ben altro tentativo di evasione!!, per ritrovare quella sensazione di libertà, di pulita libertà, di semplicità, di ambiente naturale intatto, il solo in grado di regalarci un sorriso, di farci star bene.
Tornando al Master, spero davvero che l’entusiasmo dei colleghi, giunti a metà del difficile ma estremamente stimolante cammino didattico, serva anche a mitigare l’amarezza suscitata dalle immagini pubblicate in questi giorni che ritraggono masse di “alpinisti”?! che si accingono a salire sulla cima dell’Everest, che Simone Moro proprio su queste pagine ha paragonato a Gardaland…Qualche giorno fa ben 150 sono saliti in vetta, la grande maggioranza facendo uso di farmaci contro la malattia d’alta quota e di ossigeno, aiutati se non letteralmente trascinati dagli sherpa, ottenendo alla fine sì la vetta ma, una vetta “dopata”. Ecco questa è la montagna che non ci piace, anche se ciascuno ha diritto di viverla come gli pare, la montagna dei media, la montagna di quelli che barano e che poi a casa si vanteranno con gli amici di essere saliti sulla cima più alta del mondo, il tutto forse solo per nascondere fallimenti personali. E lo faranno senza sorriso, quello vero! Senza rendersi conto che la vera vittoria è quella del tuo cuore, della fatica, del tuo allenamento, dei tuoi sacrifici, in montagna come nella vita, puliti e solo con le proprie forze, con il proprio entusiasmo.
Spero che il sottoscritto e i docenti tutti del Master, tra questi i più grandi alpinisti del momento, sappiano trasmettere, e molti già l’hanno trasmesso, quel senso etico, quella passione vera, che deve caratterizzare tutti noi che andiamo in montagna, ma che soprattutto lavoriamo e viviamo ogni giorno in un paese stupendo e coinvolgente, che ha solo bisogno di fare proprio quello spirito di squadra, quello spirito di appartenenza, che è sempre stata la nostra arma vincente, come la risposta comune ai recenti tristi avvenimenti dell’Emilia sta a dimostrare.
Dott. Luigi Festi
Ideatore e coordinatore del Master Internazionale di 2° livello in Medicina di Montagna dell'Università dell'Insubria
www.mastermedicinadimontagna.com
Note:
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