Hielo Patagonico Sur 2006
Dal 16/10 Nadia Tiraboschi, Antonella Giacomini ed Eloise Barbieri continuano la loro marcia sullo Hielo Patagonico Sur con l'obiettivo di compiere la traversata completa dei 400 km dal Pacifico all'Atlantico.
Nadia Tiraboschi, Antonella Giacomini ed Eloise Barbieri continuano la loro marcia sullo Hielo Patagonico Sur con l'obiettivo di compiere la traversata completa dei 400 km di tormentati ghiacciai che dividono il fiordo Calèn, sull'Oceano Pacifico, al fiordo Ultima Speranza, sull'Atlantico. Si tratta di un lunghissimo e difficile viaggio patagonico che, per le tre italiane, è iniziato il 16 ottobre scorso e, nei giorni scorsi, le ha viste impegnate nel faticoso andirivieni per il trasporto del carico (circa 100 Kg a testa) al Campo numero 3, dei 39 previsti dalla traversata. Fino ad ora tutto è stato trasportato a spalla visto che le speciali slitte potranno essere trainate solo all'inizio del ghiacciaio. Oltre alla fatica, naturalmente, la Patagonia non ha fatto mancare neanche la solita dose di tempo inclemente, non a caso questa traversata, da Ovest ad Est, è stata portata a termine solo da due spedizioni, una cilena e una norvegese, e mai da donne. Ecco la situazione ad oggi nell'ultimo report inviatoci da Chiara De Nadai che tiene i collegamenti della spedizione dall'Italia: Hielo Patagonico Sur 2006, campo 3 di Chiara De Nadai 2/11/2006 Finalmente, dopo giorni di lungo silenzio Antonella Giacomini, Nadia Tiraboschi ed Eloise Barbieri, le tre ragazze dello Hielo Continental Sur, sono riuscite a comunicare. Non si è capito bene quale fosse il problema: se il telefono satellitare avesse qualche problema o se, nella parte più interna del fiordo, non ci fosse abbastanza copertura dai satelliti. In ogni modo mercoledì 1 novembre erano ferme da tre giorni per le avverse condizioni meteo: brutto tempo e vento. Durante la notte sono state costrette a continue uscite per liberare i teli della tenda dal peso di una neve pesante ed umida. I 100 chili di materiale a testa sono comunque tutti al campo numero 3 (terzo punto nella carta a partire da ovest). Le ragazze hanno percorso 4 volte ogni tratto, hanno trasportato il materiale da campo a campo perché per ora non possono utilizzare le slitte che sono trascinabili solo sopra il ghiaccio. Per ora tutto deve essere portato a spalla, ed uno zaino di 25 chili è già molto pesante. Tutte le spedizioni precedenti ricordano i patimenti per portare il materiale in alto, molte di queste desistettero proprio qui, altre dovettero lottare per oltre 20 giorni e furono costrette a ripiegare più avanti. Come già si sapeva, è proprio questo il pezzo più problematico: il clima di questo tratto è uno dei peggiori al mondo. Il continuo afflusso di aria umida che proviene dal Pacifico si incontra con l'aria fredda prodotta dal grande ghiacciaio e si condensa trasformandosi in pioggia o neve. In questo momento le tre esploratrici stanno combattendo una lotta di nervi: si sentono impotenti davanti alla forza di una natura che da quelle parti e difficilmente soggiogabile dall'uomo, per quanto allenato e tecnicamente e tecnologicamente preparato. Un conto è combattere fisicamente ed attivamente avendo perlomeno la soddisfazione di fronteggiare il problema, di vedere in faccia il “nemico”, un altro è aspettare impotenti in una piccola tendina martoriata dalla neve e dal vento, combattendo solo con il tuo cervello. L'avventura è cominciata il 16 dello scorso mese quando Paulo Landeros e Manrico Dell'Agnola, questa volta in veste di reporter, hanno lasciato le tre ragazze su una spiaggia sassosa, il punto raggiungibile via mare più vicino al ghiacciaio Jorge Montt. Già arrivare fin qui è stata una piccola avventura, il mare mosso, le grandi zattere di ghiaccio da schivare, il motore della piccola barca che ogni tanto si fermava ed altre vicende fuori programma hanno procurato qualche emozione all' equipaggio poco abituato alle “storie di mare”.
Nelle foto: la grande traversata by Hielo Patagonico Sur 2006. |
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