Hansjörg Auer: Bruderliebe la sua nuova via in Marmolada

Intervista a Hansjörg Auer dopo l'apertura di Bruderliebe (800m/, 8b/b+), la nuova via che ha aperto con il fratello Vitus sulla Sud della Marmolada, Dolomiti.
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La linea di Bruderliebe (800m/8b/8b+), Marmolada, Dolomiti
Damiano Levati

Amore fraterno. Bruderliebe, appunto. E' così che si chiama la nuova via sulla sud della Marmolada, aperta quest'estate da Hansjörg Auer insieme a suo fratello Vitus e poi liberata dallo stesso Hansjörg lo scorso 21 agosto. In tutto sono 19 tiri aperti dal basso che, nella parte inferiore, salgono sul famoso Dorso dell'Elefante, intersecandosi con la via “40 anni per il Falier” e “Verena Vinus” per affrontare quei due bellissimi e compatti pilastri con difficoltà fino a 8b/8b+. La nuova via, in alcuni tratti, corre a 10, 15 metri da “40 anni per il Falier”. Sembra essere un po' costretta, insomma. Ma, come ci ha spiegato lo stesso Auer, è tale la bellezza di quei due pilastri che non ha saputo resistere alla tentazione... Inutile dire, del resto, che Bruderliebe si propone ora come una delle vie più difficili della mitica parete sud.

Ma non basta. Dopo questa nuova linea, Auer ha anche centrato, sempre sulla Sud, la prima libera di Colpo di Coda aperta da Maurizio Giordani e Massimo Faletti nel 2006. E ha aperto una variante finale della Via Coda di Rondine, Schwalbenschwanz. Inutile dire che in questa intervista abbiamo colto l'occasione non solo per saperne di più sulla nuova via, ma anche del rapporto di Auer con la Marmolada e l'arrampicata in generale.


Hansjörg, raccontaci allora di questa nuova via
Bruderliebe è lunga 19 tiri con difficoltà fino a 8b/8b+. L'ho aperta dal basso quest'estate assieme al mio fratello durante un periodo bellissimo di 8 giorni. La via segue una linea sul settore dell'Ombretta, sul lato destro del Pilastro Dorso dell'Elefante, appena a destra di '40 anni per il Falier'. Alla quarta sosta interseca la via Verena Vinus, poi alla sesta sosta interseca ancora con 40 anni. Le difficoltà maggiori sono nella prima parte dove la roccia è fenomenale e, dopo un paio di tiri di 7c, la via tocca il suo massimo con i 50m del sesto tiro che costituiscono anche il passaggio chiave. Nella parte alta la qualità della roccia cambia e anche le difficoltà calano notevolmente.

Si potrebbe dire che questa tua linea è abbastanza compressa tra una via e l'altra
In genere non faccio il tifo per le vie che si intersecano con altre vie esistenti, ma questo progetto mi era rimasto nella mente dal 2003, quando sono salito per la prima volta da Malga Ciapela al Rifugio Falier. Ho visto quei due enormi pilastri di roccia strapiombanti, grigi... Mi sono rimasti impressi nella mente, proprio non riuscivo a non salire, sono così evidenti.

Poi però sulla parte alta del pilastro sei ritornato verso sinistra
Si, speravo ovviamente di rimanere a destra di 40 anni per il Falier e raggiungere il diedro aperto. Ma sfortunatamente tutto ad un tratto la roccia è diventata troppo compatta, troppo liscia, quindi mi sono trovato costretto a intersecare nuovamente 40 anni. Mi sarebbe ovviamente piaciuto continuare per il Pilastro ma alla fine ho deciso mantenere il mio stile di apertura. Forse un giorno sarà salito con molti spit, ma diventerà un difficile tiro di arrampicata sportiva, non una via di stampo alpinistico.

Dopo l'apertura è arrivato il momento della libera
Si, l'apertura è stata un processo lungo, disturbato anche inizialmente dal brutto tempo, ma dopo 8 giorni tutto si è concentrato su quell'unico punto, sul passaggio chiave. L'avevo lavorato 9 volte in 4 giorni diversi, poi il giorno della libera l'ho chiuso al terzo tentativo. Raggiungere la sosta è stato molto emozionante, molto molto intenso. E poi, 11 ore e mezza dopo la partenza, eravamo sulla cresta sommitale. Nella parte bassa mio fratello Vitus mi ha seguito con i jumar, nella parte alta ha arrampicato. Era la sua prima via in Marmolada!

Come sono le protezioni di Bruderliebe?
Credo siano un po' stile Marmolada, ovvero un misto di tradizionale, chiodi e spit. Quasi tutte le soste hanno almeno uno spit ed un chiodo, mentre nella parte alta ho piantato tre chiodi sui tiri. Bisogna dire che a volte le protezioni sono abbastanza distanziate.

L'hai gradata 8b/8b+
Si, all'inizio non ero sicuro del grado, è sempre difficile decidere quando hai lavorato un tiro a lungo. Ma alla fine credo che il grado sia lì. Ho cercato di essere il più onesto possibile e ovviamente i ripetitori sapranno dirci di più.

Dopo Bruderliebe hai salito altre vie...
Si, ho liberato Colpo di Coda aperta da Maurizio Giordani e Massimo Faletti nel 2006, il grande tetto salito in artificiale di A2 adesso va in libera con difficoltà attorno a 7b . L'ho salito tutto a-vista assieme a Gerhard Fiegl, in 9 ore e mezza il 24 agosto. Forse la nostra è stata la prima ripetizione? Chi lo sa. Fatto sta che è una via davvero super. Poi ho anche aperto un'uscita diretta per Schwalbenschwanz, la Coda di rondine, di Luigi Rieser e Reinhard Schiestl. Questa variante di 4 tiri potrebbe anche essere considerata come una combinazione che porta a Don Quixote. Anche qui la roccia è un calcare perfetto, molto esposto. Abbiamo chiamato la nostra variante “Coco Jambo” e suggeriamo il grado di 6c+ .

Bene. Adesso però facciamo un passo in dietro. Ci racconti dei tuoi inizi?
Da piccolo andavo in montagna con la mia famiglia, poi ho iniziato ad arrampicare all'età di 12 anni con un corso organizzato dal club alpino austriaco, il mio allenatore era Roland Mittersteiner. Nei primi anni ho arrampicato in falesia soltanto sporadicamente, ero più preso dalle vie alpine “pericolose”, dall'arrampicata su ghiaccio e dalle vie di misto nelle Alpi occidentali. A 20 anni poi sono ritornato all'arrampicata sportiva e alle vie sportive di più tiri nelle Alpi.

Ti ricordi ancora la tua prima volta senza corda?
Si perfettamente. Anche se non mi ricordo bene l'anno, probabilmente era il 2001. Mi ricordo bene il momento, su "Mini tour" una via sportiva gradata 5+. Ero in falesia con mi fratello, poco prima che facesse buio, e mentre lui era occupato a fare qualcos'altro ho iniziato a salire. La sensazione mi ha immediatamente affascinato. Poi sono arrivate le prime vie di più tiri senza corda.

La prima volta che abbiamo parlato di te è stato nel 2006 con la tua solitaria di Tempi Moderni, anche questa sulla Sud della Marmolada.
In realtà la volevo salire senza corda già nel 2005, due giorni dopo averla salita con mio fratello Matthias. Ma lui me l'ha proibito. Quindi ho salito da solo Don Quixote nell'autunno 2005, poi nel giungo 2006 è stata la volta di Tempi Moderni.

Ma se non erro, l'anno prima quando hai ripetuto Tempi moderni con la corda eri caduto...
E' vero che non ero riuscito a salire il primo tiro in libera, ma questo era dovuto al freddo. Quello che mi ha segnato però non è il primo tiro, ma la parete finale. Averla affrontata nel 1982 dal basso, senza averla prima esplorata, e salirla in libera come ha fatto Heinz Mariacher è la conferma della sua forza mentale e del suo talento unico. Ho totale rispetto per questo.

Dopo Tempi Moderni, appunto la via di Heinz e Luisa Iovane, è passato un anno e di nuovo, nel 2007, sei tornato in Marmolada, questa volta sul Pesce di Igor Koller e Jindrich Sustr. E' stata la solitaria che ti ha portato al successo internazionale.
Non mi piace parlare di "successo internazionale". Ero semplicemente diventato un po' più conosciuto di prima. Il che ha i suoi vantaggi e svantaggi. All'inizio mi trovavo molto a disagio, ma poi si impara a convivere con questa nuova situazione. Sin dall'inizio ho sempre cercato di vivere il free solo come una cosa molto personale, e ho cercato di evitare il lato mediatico. Ora devo ammettere che ne beneficio molto, ma ho sviluppato nuove prospettive e non dipendo mai dal free solo. Ora capisco anche meglio perché all'epoca la gente ha interpretato la storia del free solo sul Pesce in maniera così speciale. Col senno di poi, per me non sono quelle 3 ore in parete la cosa speciale, ma la maniera sfrontata, quasi sfacciata, con cui ho affrontato il progetto avendo la sicurezza di riuscirci. Per certi versi davvero geniale.

Hai viaggiato parecchio, ma il tuo rapporto speciale con le Dolomiti rimane, in particolare con la parete sud della Regina.
Sin dall'inizio sono stato molto incuriosito e affascinato dalle Dolomiti. Mi ricordo ancora esattamente quando ho visto la sud della Marmolada per la prima volta. Quel ripido sentiero fino a Malga Ciapela, poi il primo squarcio. Mi è subito venuta la pelle d'oca ma non sapevo il perché. Il fatto è che quando sono lì sono felice...

Nuove vie o prime libere di vie aperte da altri? Come scegli i tuoi obiettivi?
Sono un free climber, nel corpo e nell'anima. Pertanto, la differenza tra l'una e l'altra non è poi così grande. Qui da noi, e specialmente nelle Dolomiti, ci sono così tante vie artificiali ancora da liberare, alcune sono linee uniche, spesso dimenticate. Quindi prima di aprire una via che per mancanza di spazio si interseca con altre vie, preferisco cercare di liberare una via vecchia.

A questo punto scusama te la sei cercata... dobbiamo per forza ritornare al discorso di Bruderliebe e delle sue vicine...
Nel caso specifico di Bruderliebe, prima di tutto come ho già detto, il richiamo era troppo forte. Poi il fatto che corra così vicino ad altre vie non toglie niente all'esperienza globale. Per esempio il tiro chiave di Bruderliebe dista più di 10m da “40 anni per il Falier”, e non sarebbe possibile traversare a metà tiro per raggiungerlo. Quindi in questo caso la reputo una linea indipendente.

Domanda tecnica senza tempo: chiodi o spit. Dove sta la differenza per te?
Chiodi o spit? Entrambi! Dipende semplicemente da come mi sento. Come apro le mie vie dipende da molti fattori: come è fatta la roccia, le difficoltà, il rischio, l'allenamento. Silberschrei, per esempio, è stata la mia prima esperienza di apertura dal basso senza spit. L'ho trovata molto emozionante.

La cosa migliore che ti sia mai successa?
Sembra strano, ma la cosa migliore che mi sia capitata sono stati i numerosi incidenti che ho avuto dopo la solitaria della Via del Pesce. Le lesioni molto gravi che, nell'estate del 2008, mi sono procurato con una caduta a Yosemite, mi hanno insegnato molto. Ho imparato che l'arrampicata è molto, ma non è tutto. Ho capito che non si può essere sempre al top della forma e che occorre tempo per recuperare. Onestamente però, è stato l'infortunio che ha cambiato in me la coscienza del rischio. Ancora adesso mi piace rischiare, ma non devo più farlo sempre. Forse ho anche imparato a sapere quando posso prendermi dei rischi e quando invece no.

E' la prima volta che ci parli del rischio
Sono sicuramente una persona che è spesso entrato in contatto con il rischio. Cerco sempre di farlo in maniera consapevole, in certi situazioni so che non posso assolutamente cadere, e automaticamente accetto anche le conseguenze. A volte vale semplicemente la pena, da un punto di vista del tutto personale, prendere dei rischi.

Quando hai rischiato di più?
Penso che il rischio più pericoloso sia quello di cui non hai coscienza. L'anno scorso sono quasi precipitato per 50 metri in Marmolada. Stavo salendo un avancorpo relativamente facile con la corda legata sulla schiena. Credevo che non fosse un grosso rischio ma poi è successo. Avevo già perso tutto il contatto con la roccia, ma sono comunque riuscito a salvarmi. Un errore di questo genere tendenzialmente non lo fai quando sei pienamente conscio dei pericoli.

Cos'è cambiato in questi anni?
Sono diventato più vecchio. Ci si evolve. A volte arrampico ancora senza corda, e come prima ci sono pensieri e sogni. Ma non ho mai più sentito il momento giusto per qualcosa di grande. A dire il vero sì, una volta, ma poi ha cominciato a piovere. Ero già giunto alla base della parete...

Quindi hai sogni ancora così (pericolosamente) intensi?
Si, a volte si... ma il passaggio dal sogno alla realtà non è così semplice... Però c'è una cosa alla quale penso spesso...


Hansjörg Auer - Marmolada


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