A Gildo Zanderigo Maccarino

Lunedì 20 febbraio all'età di 69 anni è mancato il forte alpinista bellunese Gildo Zanderigo Maccarino. Classe 1953, Zanderigo era uno dei fondatori del gruppo Rocciatori Valcomelico I Rondi. Aveva aperto centinaio di vie tra le Alpi Giulie, le Alpi Carniche e le Dolomiti, e nel 2001 gli era stato conferito il Pelmo d’Oro per l’alpinismo in attività. Il ricordo di Mario Di Gallo, e un pensiero di Melania Lunazzi.
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Gildo Zanderigo sulla Via Piussi al Mangart
archivio Gildo Zanderigo Maccarino

Gildo Zanderigo Maccarino se n’è andato. È uscito di casa nel buio del 20 febbraio 2023, cercando sollievo nell’aria frizzante di Casamazzagno, Comelico Superiore, a un malessere notturno, era diretto verso il suo stavolo di Federe. La mattina dello stesso giorno la moglie Maria Grazia l’ha rintracciato, disteso a terra, in uno stato di grave ipotermia. A nulla sono serviti i soccorsi e il volo in eliambulanza all’ospedale di Treviso.

Gildo da qualche anno a questa parte si dedicava assiduamente all’attrezzatura di falesie: l’ultima, incompiuta, è una parete che ti trovi di fronte guidando sul viadotto della statale che copre le case di Dogna, nel Canal del Ferro; la falesia più famosa è quella da lui attrezzata sullo sperone nord del Monte Pleros, accessibile dal Rifugio Chiampizzulon sopra Rigolato, ma era affezionato anche alla grigia parete nord-est del Cornon, posizionata sopra il Ponte della Merendera in Val Frison e al il Creston Popera in Selvapiana, solo per citarne alcune.

Era solito raggiungere anche altre falesie ben note e frequentate; nel caso non conoscesse alcuno chiedeva, con la sua voce tenue e il tono pacato, a eventuali presenti di poter usufruire della sicura di qualcuno di loro, lasciando in cambio il tiro attrezzato con i rinvii e, volendo, la corda su. I giovani climber di fronte a quello sconosciuto, a dire il vero un po’ avanti con gli anni, avranno magari ironizzato sulle sue capacità, ma Gildo con calma e determinazione era capace di rinviare in catena arrampicando senza soluzione di continuità su difficoltà molto alte, raccogliendo stupore e ammirazione tra gli astanti.

Chi l’ha conosciuto come compagno di cordata su vie alpinistiche sa di quale stoffa fosse fatto: tanta erano la forza e la determinazione quanta era la pacatezza e la modestia. La cifra di quest’ultima Gildo la mostrò in occasione del Pelmo d’Oro per l’alpinismo in attività, conferitogli il 4 agosto 2001 al Rifugio Aquileia in Val Fiorentina: dopo aver ringraziato gli organizzatori espresse chiaramente l’opinione che quel riconoscimento sarebbe dovuto andare a alpinisti migliori e più quotati di lui.

Eppure, a quel tempo, egli era già detentore di centinaia di prime ascensioni di riconosciuto valore e impegno tecnico sparse tra le Alpi Giulie, le Alpi Carniche e le Dolomiti, per non parlare di prime ripetizioni eccezionali come Autoroute du Soleil, sulla Cima della Miniera, e la celeberrima Weg durch den Fisch, la Via Attraverso il Pesce salita onsight nel 1990 sulla sud della Marmolada in cordata con Daniele De Candido. E le solitarie. Tra le tante spicca la free solo dello Spigolo Gilberti-Soravito sull’Agner, salita in poco più di due ore.

Tra le prime assolute merita ricordare alcune eleganti linee da lui tracciate all’estremità destra dell’enorme parete nord del Piccolo Mangart di Coritenza, l’ultima delle quali, Le foglie e il vento, compiuta in solitaria il 18 agosto 2020 superando difficoltà estreme in libera e in artificiale, quale coronamento di una brillante vita alpinistica.

Della via Il guerriero di Ixtlan del 1995 al pilastro innominato della Creta da Cjanevate conservo un ricordo indelebile. Gildo al primo tiro sale facilmente la placca iniziale, pianta un chiodo, studia il tratto soprastante di parete gialla e aggettante, parte deciso e, metro dopo metro, senza esitazioni, con apparente facilità e senza possibilità di introdurre protezioni nella roccia raggiunge molti metri più in alto un diedro e il pulpito della sosta: sembrava levitare proprio come lo stregone evocato nei racconti di Carlos Castaneda. Seguendo la corda che mi sbatteva contro il naso compresi bene di cosa fosse capace il Gildo e realizzai che quel giorno avremmo compiuto una meravigliosa scalata.

Il gruppo del Popera, visibile di sguincio da Casamazzagno deve essere stato il suo terreno preferito, là ci sono un centinaio di vie che portano la sua impronta solitaria e in cordata, molte delle quali misconosciute e alcune non ancora ripetute. La Torre Mina, la cui struttura offre un’arrampicata simile a quella della Marmolada, è segnata tra le tante vie di Gildo dalla E venne la notte, salita in cordata con Giampiero Ianese e la Zanderigo-Gasperina, quest’ultima aperta nel lontano 1987 con il compianto cugino Leonardo; e poi l’esplorazione del Sasso di Selvapiana e poi chissà cos’altro ancora...

Il 25 febbraio, alle 13.40, alla fine della funzione funebre sul sagrato della chiesa di Casamazzagno è calato un intenso silenzio, immanente nel luogo, rispettoso del feretro, di Maria Grazia, dei parenti, degli amici, di noi tutti; con il Comelico sottostante e l’orizzonte incorniciato dalle Alpi Carniche occidentali e dalle Retiche orientali velate da vapori evanescenti, abbiamo pensato il Gildo avviarsi solo nella notte e, in commosso silenzio, l’abbiamo salutato.

di Mario Di Gallo

Gildo, persona gentile, nei modi e nei toni. Il sorriso mite e aperto rispecchiava la sua indole di buono. La voce dolce, carezzevole, vibrava di parole sommesse, poche e quasi sussurrate. A volte fitte e rapide, quasi in fuga, per non perdere il pensiero e l’emozione. Leggero e veloce in parete, arrampicava agile, sicuro, ma cauto e leggiadro, forte e longilineo, atletico e generoso. Felice nel suo, felice sulle rocce.

di Melania Lunazzi




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