Gasherbrum I, storica prima invernale per i Polacchi e dramma per Göschl, Hussain e Hahlen
Mentre si stava per festeggiare il grande successo, davvero storico, per una spedizione polacca guidata da Artur Hajzer che venerdì scorso è riuscita nell'ambita prima invernale del Gasherbrum I, sul lato sud della montagna si consumava il dramma della spedizione internazionale guidata dall'austriaco Gerfried Göschl che lanciava l'allarme, dando per dispersi 3 alpinisti, di cui Göschl, il portatore pakistano Nisar Hussain e lo svizzero Cedric Hahlen. I tre sono stati visti per l'ultima volta a mezzogiorno di venerdì scorso mentre erano a circa 250m dalla cima. Purtroppo da quel momento in poi non c'è più stato alcun contatto con i tre. Attualmente è in corso un tentativo disperato di salvataggio, ma a causa delle pessime condizioni l'elicottero non ha potuto nemmeno decollare, mentre i polacchi Darek Zaluski e Agnieszka Bielecka stanno tentando di salire fino al Campo 1. Inutile dire che sono ore estramente difficili...
GASHERBRUM 1, PRIMA INVERNALE
basato su informazione fornite dal giornalista polacco Piotr Drozdz
Il team polacco è salito lungo la via Giapponese sulla parete Nord ovest del G1, cogliendo l'ultima chance che la montagna ha concesso e sfruttando alla perfezione la breve finestra di bel tempo - il che ha significato partire per l'assalto finale dal campo 3 (7040m) verso mezzanotte in temperature di -35°C (windchill -53°C). Bielecki e Golab, nonostante siano saliti in condizioni quasi impossibili - 100m di dislivello all'ora, senza ossigeno e disidratati a causa del freddo che ha congelato ogni tipo di liquido a loro disposizione - hanno raggiunto la cima alle 08:30 ed iniziato subito la discesa.
Le previsioni erano buone soltanto fino a mezzogiorno. Bielecki e Golab, dopo un breve riposo al Campo 3, raggiunto alle 14.00, sono scesi lungo le corde fisse del couloir giapponese per arrivare al Campo 2 (6450m) alle 17.00, dove ad attendergli c'erano il capo spedizione Hajzer e l'alpinista pachistano Shaheen Baign. Quando finalmente sono rientrati a Campo Base, il giorno successivo, hanno fortunatamente riportato solo congelamenti facciali e all'alluce di Bielecki.
La spedizione polacca è riuscita nel suo progetto dopo 49 giorni di attesa, di duro lavoro sulla montagna e lunghi periodi di tempo terribile con venti fortissimi e temperature molto basse. Il team ha sempre creduto nel successo, fino alla fine, sperando in quella breve finestra di bel tempo. Durante gli anni '90 Janusz Golab faceva parte del "Polish Dream Team" (assieme a Stanislaw Piecuch e Jacek Fluder), aprendo per esempio una fantastica via sul Kedar Dome. Adam Bielecki, invece, è un giovane alpinista che l'anno scorso era riuscito a salire il Makalu senza ossigeno.
La spedizione è stata guidata da Artur Hajzer che vanta un'enorme esperienza in Himalaya, avendo iniziato ad arrampicare negli anni '80 in quello che viene definito come "L'età d'oro" dell'alpinismo polacco himalayano. È sua la prima invernale dell'Annapurna, effettuata assieme a Jurek Kukuczka nel 1987, mentre la spedizione di quest'anno faceva parte del suo progetto "Polish Winter Himalaya Climbing 2010-2015", il cui scopo è quello di riportare l'attenzione sulla ricca tradizione himalayana dell'alpinismo polacco che, per certi versi, si era conclusa in concomitanza con la morte dei grandi alpinisti himalayani, come Kukuczka, Rutkiewicz, Andrzej Heinrich, Andrzej Czok, Tadeusz Piotrowski e molti altri ancora.
Con questo successo, sono ora 11 le cime di 8000m salite in inverno, 9 delle quali da polacchi, incluso ovviamente lo Shisha Pangma di Morawski e Simone Moro del 2005.
Gasherbrum I in inverno
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