Folies Valdotaines salita in Valsavarenche, Valle d'Aosta

Marco Farina parla dell'apertura di 'Folies Valdotaines' la nuova via di ghiaccio e misto aperta insieme a Francesco Civra Dano e Marco Majori a Valsavarenche in Valle d'Aosta. Gradata complessivamente IV- 5+/ M / R questa salita ha, come racconta l'autore stesso, affrontato pericoli altissimi e sfiorato il peggio.
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Durante l'apertura di 'Folies Valdotaines' a Valsavarenche in Valle d'Aosta (Marco Farina, Francesco Civra Dano, Marco Majori 01/2017)
archivio Marco Farina

Sembra sia arrivato l'inverno! Gennaio ci ha regalato poca neve, ma il giusto freddo affinché frange e free-standing si consolidassero in modo tale da rendere arrampicabili molte cascate e vie di misto non del tutto convenzionali. Ma è noto a tutti, l'effimero non è una scienza...

Un giovedì come tanti, insieme a Francesco Civra Dano e Marco Majori salendo la Valsavarenche per andare alla Grotta Haston ci fermiamo a Rovenaud per guardare le condizioni generali delle cascate. Osservando il Couloir des Folies, i nostri occhi non possono fare a meno di guardare un po' più a destra. Sì, proprio lei: Folies Valdotaines (così nominata da dall'autore della guida Effimeri Barbagli, anche se non ancora salita da nessuno).

Si tratta di salire i primi 150m del Couloir des Folies, per poi deviare a destra alla base di questa cascata. La colonna finale l'avevo vista toccare una sola volta, qualche anno fa, ma era troppo sottile per scalarla in sicurezza, così in auto consideriamo che salire con la mega frangia sopra la testa sarebbe un po' da folli, ma interessante. Ormai è troppo tardi, così dopo una bella session di dry tooling nella grotta Haston, ci diamo appuntamento per l'indomani mattina presto.

Le prime lunghezze del Couloir passano in fretta, una volta arrivati alla biforcazione delle due cascate, a sinistra il Couloir, a destra la Follia ci fermiamo ancora una decina di minuti per le ultime non facili valutazioni.

Dalla frangia principale cola molta acqua, forse un po' troppa, Francesco parla, parla sempre (lui parla tanto), ma dalle sue parole sia io che Majo non riusciamo a cogliere appieno il suo messaggio (inconscio) di ragionevole preoccupazione.

Attacchiamo, la prima lunghezza non ci crea troppi problemi, meglio così! Una volta fatta la prima sosta dietro la grande frangia e grazie ad un sole che scalda ed incoraggia il nostro animo, ma purtroppo non solo, decidiamo di continuare.

Pochi minuti dopo, mentre Francesco è impegnato sul secondo tiro, sentiamo un sinistro boato, Majo dallo spavento si rovescia il thè caldo addosso e vediamo l'enorme frangia ghiacciata passare dietro le nostre teste e schiantarsi proprio sul primo tiro ed il canale d'accesso…

Non riusciamo a dire niente per qualche minuto, Francesco impegnato nel delicato tiro mantiene il controllo, io e Majo, invece, ci guardiamo con il cuore in gola, stupiti e consapevoli di aver giocato un Jolly enorme. Sì, e poi lo ammetto c'è stata anche qualche parolaccia...

Scendere non ha senso e così saliamo tenendo a bada l'adrenalina accumulatasi e senza pensare a quel “tarlo” che ti mette davanti la magra realtà e ti fa rendere conto di quanto siamo fragili ed impotenti.

La terza lunghezza passa veloce e forse salendo la frangia di sinistra più piccola e più solida avremmo posto la cosiddetta ciliegina sulla torta, ma per oggi è andata bene così, anzi, benissimo. Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.

Effettivamente è una cascata effimera di difficile valutazione, si forma con i primi freddi intensi, ma se ne va anche in fretta. Qualcuno ci ha detto che siamo stati dei pazzi a salire sotto quelle cattedrali appese; sì è vero, ma il nome c'era già, e lei aspettava solo qualcuno che la salisse.

di Marco Farina





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