La Falesia di Pontat Dry: dry tooling alle Cascate del Pontat in Alta Val di Lanzo
Quante volte, venendo a scalare al Pontat, ho pensato: "Come sarebbe bello avere da scalare anche dei bei tiri di dry-tooling!" L’avvicinamento è comodo e quasi sempre ben tracciato, di conseguenza l’accesso risulta gradevole e non troppo lungo. In più, le tre classiche cascate del Pontat offrono un terreno di gioco davvero ideale per chi comincia con l’ice climbing e vuole cimentarsi con monotiri o con brevi itinerari al sicuro dai pericoli oggettivi.
Sulla parete di roccia che delimita a destra la cascata centrale, inoltre, fessure e fessurini non mancano, la roccia è articolata e non troppo strapiombante… insomma, era solo questione di "rompere gli indugi"! Armati di statiche, trapano, fix e tanta, tanta voglia di passare le molte ore necessarie e chiodare dei tiri ben studiati, ad ottobre iniziamo così questa nuova avventura.
Insieme a Luca Boetto cominciamo i lavori, risolvendo prima il non facile aspetto dell’accesso dall’alto; con le cascate formate sarebbe bastato un tiro di ghiaccio, ma in questa stagione occorre muoversi tra fitta vegetazione ed un lungo tiro di roccia non banale per poter piantare i primi due tasselli che ci serviranno per l’accesso dall’alto.
Attaccato ad un esilissimo larice, troviamo anche un antico ancoraggio: una vecchia fettuccia (ve la ricordate la fettuccia delle tapparelle che si usava negli anni ’80?) che serviva per scendere dalla cascata quando ancora non si usavano gli ancoraggi a spit o le Abalakov…
Comincia così il primo giorno di cantiere. Da lì in poi, è tutto una gran fatica: individuare la linea, provare a salirla, segnare la posizione dei fix, della sosta, rimuovere i blocchi più instabili e consolidare gli altri. Come sempre, le giornate di lavoro aumentano ma, man mano che il numero dei tiri cresce e si possono provare a scalare, la motivazione sale e la soddisfazione fa aumentare la voglia di portare a termine i lavori. E’ così che, dopo l’ennesimo periodo di lockdown, torniamo per completare il cantiere, e finalmente possiamo scalare i tiri per dare i gradi. E’ questa - forse - la fase più bella, ed anche quella in cui ti puoi rendere conto se hai fatto dei bei tiri o se devi ancora lavorare per migliorarli.
In questo caso siamo stati fortunati: la roccia si presta davvero a questo genere di scalata, fatta con picche e ramponi, e siamo riusciti a creare quello che volevamo: una manciata di tiri di difficoltà media, tra il D5 ed il D8, con una progressione naturale verso il tirone di riferimento: La Dimora delle Schiave, così si chiama, questo viaggio di quasi 30 metri che contiene davvero tutti gli stili di scalata: forza, tecnica e resistenza!
Come sempre, una grande grazie a Luca, Marco Salomone, Marino Cuccotto ed Umberto Bado, gli amici che mi hanno accompagnato le molte volte che c’era da condividere le gioie ed i dolori del chiodatore. Avere qualcuno che ti supporti durante le grandi fatiche è fondamentale, ed è utilissimo anche avere un confronto per ottimizzare al meglio il sito, senza snaturarne il potenziale!
Che dire: non resta che i frequentatori ci confermino i gradi, ricordandosi sempre la massima attenzione richiesta dalla scalata, ed apprezzando questo meraviglioso angolo delle nostre montagne!
SCHEDA: Falesia Pontat Dry
di Giancarlo Maritano
Link: www.x3mmountainguides.com