La 'Direttissima' del Monte Rysy nelle Alte Tatra liberata da Michał Czech, Maciek Kimel, Tomek Klimczak
![](/uploads/img/1/133848.jpg)
Ad un mese dalla prima libera di Biały Ryś da parte degli alpinisti cechi Danny Mensik e Petr Vicha, è di nuovo la parete est del Monte Rysy nelle Alte Tatra a fare notizia. Questa volta la remota montagna al confine tra Slovacchia e Polonia è stata visitata dagli alpinisti polacchi Michał Czech, Maciek Kimel e Tomek Klimczak, che dall’8 al 10 febbraio hanno realizzato la prima salita in libera della Direttissima. Aperta a destra di Biały Ryś da Hendrych, J. Kulhavý e L. Sulovský nell’agosto 1975, la Direttissima era originariamente gradata VI A3 e ora è stata salita in libera con difficoltà stimate attorno a VII M8+.
L’idea iniziale era di ripetere Biały Ryś, ma quando Klimczak si è unito a Czech e Kimel, è diventato subito chiaro che avrebbero tentato la sorte sulla Direttissima; Klimczak l’aveva già provata in diverse occasioni in passato, ed era arrivato il momento di chiudere i conti.
Scrivendo sul suo account instagram, Kimel ha spiegato: "Spinti da un’ambizione audace e da una buona dose di ottimismo grazie alle previsioni favorevoli, ci siamo incamminati per 5 ore verso la nostra parete. Dopo aver superato agevolmente il Passo Waga e essere scesi nella valle, abbiamo iniziato l’arrampicata. Il primo giorno abbiamo salito 3 tiri facili su placche erbose, e verso le 17 ci siamo sistemati al nostro primo bivacco."
Dopo una notte bellissima ma fredda, il trio è partito presto: "Il secondo giorno è iniziato con Klimczak, che ha mostrato le sue abilità di dry-tooling sui difficili tiri di roccia, superandoli senza sforzo. L’enigma più grande della giornata è stata una placca di A3, che Michał ha risolto senza problemi, e dopo aver completato 6 tiri, ci siamo accampati al nostro secondo bivacco." Questo si è rivelato meno confortevole del primo a causa dei sacchi a pelo umidi e del gas razionato, ma la mattina presto del giorno successivo sono ripartiti nuovamente.
"Sul primo tiro abbiamo raggiunto il più grande punto di domanda della via: il tetto di A2. I blocchi verdi e instabili non erano invitanti. In sosta c’è stato un momento di confusione: chi avrebbe accettato la sfida di superare quell'ostacolo? Tutti i tiri sotto erano filati lisci al primo tentativo, e il peso della responsabilità — di non rovinare tutto — è caduto sulle mie spalle," scrive sempre Kimel. "Con esitazione, come al primo appuntamento con una ragazza, ho raccolto il materiale e quando è arrivato il momento, ho tirato fuori dal mio zaino l’arma segreta: le scarpette da arrampicata morbide.
Inizialmente, il tiro seguiva una parete verticale con molta roccia friabile, e dopo 15 metri portava al tetto chiave. Dopo qualche minuto di lotta, un grido di gioia ha echeggiato nella valle. In una decina di minuti i ragazzi mi hanno raggiunto in sosta. Una rapida riorganizzazione, e anche il tiro successivo è stato mio. Poi Michał ha preso il comando, e dopo alcune lunghezze, ha portato la nostra cordata in vetta arrampicando in conserva."
Secondo il Club Alpino Polacco, la Direttissima rappresenta "la quintessenza dell’avventura nei Monti Tatra: remota, difficile e con bivacchi." Scrivendo a planetmountain, Kimel invece ha spiegato: "Per Michał e me, è un piccolo sogno che si è avverato perché questa parete è maestosa, ma le condizioni sono raramente buone per arrampicarci. Invece per Tomek, è il completamento di un progetto iniziato 10 anni fa."