Cile: nuova via per Stucchi, Davila e Redaelli
Il 24-26-28/12/03, Silvestro Stucchi, Elena Davila e Riccardo Redaelli hanno aperto "EL Condor" (VI, A1), nuova via nella Valle del Rio Azufre, Torri del Brujo, Cile.
Il 24, 26, 28 dicembre 2003, Silvestro Stucchi, Elena Davila e Riccardo Redaelli hanno aperto "EL Condor" (VI, A1), nuova via nella Valle del Rio Azufre, nella zona delle Torri del Brujo in terra cilena. La via percorre l'evidentissimo pilastro che, come un'enorme prua, caratterizza una delle pareti poste proprio di fronte alle Torri del Brujo. Si tratta di una salita in libera ed artificiale su bellissimo granito, paragonato, dai primi salitori, a quello del Monte Bianco. Da segnalare come questa interessante area montuosa di origine vulcanica - posta circa 1 ora e mezza di autobus a sud di Santiago del Cile, e ad est di San Fernando - sia pochissimo frequentata, anche dagli alpinisti. CHILE 2003 il diario della salita di Silvestro Stucchi Finalmente dopo un lungo volo partito da Milano, il 20 Dicembre arriviamo a Santiago. Insieme con me ci sono Elena e Riky. Il nostro obiettivo è di aprire una nuova via nella Valle del Rio Azufre dove si trovano anche le bellissime Torri del Brujo. Raggiungiamo in treno il paese di San Fernando, e qui compriamo le nostre provviste da portare per gli otto giorni che pensiamo di rimanere al campo base. Il 21 Dicembre abbiamo appuntamento con il Sig.Don Segundo, che ci attendeva come dagli accordi presi al telefono dallItalia. Lui ci accompagnerà con i muli fino al campo base. Non abbiamo molta attrezzatura (friend fino al nr.3, sei chiodi, nuts, e dieci spit da 8mm), pertanto due muli sono sufficienti. Dopo due giorni di cammino ed un inquietante guado, arriviamo al campo base. Il posto è fantastico! Il 23 Dicembre andiamo in perlustrazione della zona e subito notiamo un bel pilastro di granito solcato da diedri evidenti, e fessure. Il pilastro si trova sulle vergini pareti situate davanti alle Torri del Brujo, e dista circa 1h e 30 dal campo base. Il sentiero per arrivare è tortuoso ma in compenso non è necessario attraversare il ghiacciaio, che per lelevata temperatura, risulta essere solcato da grossi crepacci e pericoloso. Il giorno seguente decidiamo di entrare in azione! Attrezziamo le prime due lunghezze di corda. Lascensione sembra fattibile e larrampicata è fino ad ora un insieme di libera e semplice artificiale. Gli spit che abbiamo con noi decidiamo di usarli solo per attrezzare le soste. (la sosta salva la vita!) 25 Dicembre: Natale! Il Natale è un giorno di festa, e per noi è soprattutto un giorno di riposo. Il 26 Dicembre continuamo ad attrezzare la via e apportiamo delle modifiche al sentiero di avvicinamento che ci fanno portare il tempo dal campo base da 1h e 30 a poco più di unora. Abbiamo attrezzato 150m e per arrivare alla fine del pilastro ne mancano altrettanti, poi inizia una cresta di grossi massi instabili che portano alla vetta. Decidiamo di finire lascensione arrivando alla fine del pilastro il giorno seguente. Il 27 Dicembre usciamo dalle nostre tende e davanti a noi una brutta sorpresa: il tempo è cambiato. Una fitta nebbia non ci permette di vedere a cinque metri. Le montagne sono scomparse! Siamo costretti al riposo forzato. Il morale scende e anche le temperature. Nella serata migliora e il giorno seguente è una giornata stupenda. Terminiamo la via lasciando ottimamente attrezzate le soste. Scendiamo in corda doppia e ritorniamo soddisfatti al campo base. Abbiamo chiamato la via El Condor dopo che un condor è passato sopra le nostre teste al campo base." di Silvestro Stucchi |
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