Caroline Ciavaldini ripete la Voie Petit sul Gran Capucin, Monte Bianco
La francese Caroline Ciavaldini ha completato quello che lei stessa descrive essere il suo "più grande progetto di sempre", vale a dire la ripetizione in due giorni della Voie Petit, la bella quanto difficile via sulla parete est del Gran Capucin nel massiccio del Monte Bianco. Aperta nel 1997 dai mentori stessi della Ciavaldini, Arnaud Petit e Stéphanie Bodet insieme a Pascal Gaudin e Jean-Paul Petit, questa linea in quota protetta a spit, chiodi, nuts e friends è stata liberata nel 2005 dal tedesco Alexander Huber con difficoltà fino all' 8b. In passato, la via è stata ripetuta dall’austriaco David Lama, dai britannici James McHaffie & Ben Bransby, dai cechi Václav Šatava e Dušan Janáke e dallo spagnolo Edu Marin.
Dopo aver detto addio ad una eccellente carriera agonistica, la Ciavaldini aveva deciso di esplorare anche altri lati dell’arrampicata e ha rapidamente trasferito le sue capacità, acquisite nelle gare di arrampicata sportiva, all’arrampicata trad, aiutata in questo dal marito James Pearson. L’apice l’ha raggiunto con alcune ripetizioni di audaci vie di E8 in Galles e in Scozia – il sogno di una vita per molti - ma l'anno scorso la sua sete d’avventura l’ha spinta in un posto dove non era mai stata prima: in quota, sulla neve. La Ciavaldini infatti, non va dimenticato, arriva dalla Isola della Réunion, più famosa per il suo clima tropicale e le sue acque cristalline che montagne alte e grandi crepacci…
Ciavaldini ha trascorso l'ultimo anno allenandosi specificamente per questo progetto, imparando ad arrampicare sul granito a La Pedriza in Spagna ed allenando la sua forza mentale con l’arrampicata trad britannica. A differenza delle precedenti vie però, questa doveva essere esclusivamente il suo progetto, quindi Pearson è stato relegato a lavorare come secondo di cordata, mentre la giovane guida alpina francese Marion Poitevin l’ha aiutata con il supporto logistico, per attraversare il ghiacciaio, per gestire la quota e la sicurezza in montagna in generale.
Ciavaldini ha tentato la via 4 volte prima della sua rotpunkt, due volte l'anno scorso e due volte quest'anno, per imparare i tiri più difficili a metà pilastro. I tre sono partiti il 5 giugno per quello che doveva semplicemente essere un altro giro di perlustrazione, visto che la Ciavaldini non aveva mai tentato gli ultimi 6 tiri, uno dei quali è gradato con un bel 8a. La Voie Petit sale a sinistra della prima via che ha toccato i 3838m della vetta del Gran Capucin, ovvero la storica via aperta dal 20-23 luglio 1951 da Walter Bonatti e Luciano Ghigo. Il piano del trio era di trasportare sufficiente cibo e materiale e passare la notte sulla cengia Bonatti a 2/3 altezza, e poi continuare a provare la linea il giorno successivo.
Poco prima di iniziare però la Ciavaldini ha telefonato a Petit, che le ha suggerito di tentare la fortuna e provare ad effettuare la libera. Facendo tesoro del consiglio del francese "... sono partita, alle 8 del mattino, con 450 metri di via sopra di me. In questi casi, devi fare un piccolo passo da bambino, seguito da un altro piccolo passo da bambino..." Quattro tiri relativamente facili hanno portato al punto chiave della via, il tiro di 8b, chiuso dopo una battaglia estenuante: "sono quasi svenuta quando ho raggiunto la sosta, una combinazione della quota e dello sforzo, ma ci ero riuscita." La francese sapeva che ora aveva qualche chance di liberare tutta la via e, tirando fuori tutta la sua grinta, ha salito i successivi tiri di 7c+ e 7b+ che l’hanno portata alla cengia Bonatti.
Dopo il primo bivacco in montagna per la Ciavaldini, i tre hanno ripreso ad arrampicare alle 6:00 del mattino successivo. Un facile riscaldamento di 5c li ha condotti al tiro che sbarrava la strada verso la cima: 20 metri magnificamente tecnici, gradati 8a. "Sembrava bellissimo. Ed infatti era tecnico, ma io sono stata molto paziente, ho trovato la sequenza giusta per ogni passo, mi sono fatto calare e l’ho chiuso." racconta Ciavaldini. "Ero concentrata, gli errori non mi importavano, perché dentro di me c’era un'enorme bolla di motivazione. Ormai tra me e il successo c'erano soltanto un paio di tiri facili ed un 7b+, ed una parte di me sapeva che ce la potevo fare. Ma sono rimasta concentrata e vigile, ho dovuto rifare il 7b+ due volte per salirlo in libera, poi ho raggiunto la vetta. Eccomi, ce l’avevo fatta, ufficialmente. Il mio grande sogno durato un anno era diventato realtà."
I tre si sono calati con molta attenzione dal Gran Capucin, hanno trascorso una notte al rifugio e poi sono scesi a Chamonix il giorno successivo per festeggiare come si deve la salita.
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