Baba Jaga, nuova via di arrampicata artificiale sul Pinnacolo di Maslana
BABA JAGA di Diego Pezzoli
Visioni Oniriche
Un pomeriggio di qualche anno fa, mi incamminavo nel bosco che porta alle cascate del Serio attraverso il suggestivo paesino di Maslana.
Era una giornata grigia e nebbiosa di autunno, tanto che persi fin da subito il sentiero.
Ad un tratto, giunto in corrispondenza di un canale, notai sulla sinistra, faccia a monte, una strana costruzione. C'era molta nebbia, ma sono sicuro che ciò che mi apparve di fronte, seppur in lontananza, era appoggiato su due enormi zampe di pollo.
Incuriosito, mi addentrai nella selva. Era sempre più fitta, tanto quanto l'oscurità che spense ogni mio dubbio, costringendomi così a trascorrere la notte al freddo, in compagnia di rumori terrificanti.
Inaspettatamente, un uomo vestito di bianco in groppa ad un cavallo con la bardatura bianca passò al galoppo e un' alba luminosa mi sorprese. Continuai così a camminare verso la presunta abitazione spinto dal desiderio di conoscere e chiarire cosa avessi visto. Ad in tratto scorsi procedere al trotto un altro cavaliere stavolta tutto agghindato di rosso su un cavallo rosso.
Si alzò così il sole.
Solamente in tarda sera, dopo aver superato pendii erbosi, difficili roccette, un temporale e conseguente grandine, mi avvicinai all'angosciante abitazione. Non lo nascondo, la paura aveva preso possesso di me, quando, inaspettatamente, giunse un ultimo cavaliere tutto nero su un cavallo nero. E si fece ancora notte.
Un forte vento si alzò, gli alberi e le foglie fruscianti annunciarono l'arrivo di una spaventosa strega. La donna viaggiava su di un mortaio volante, con in mano un pestello che usava da timone e una scopa fatta di betulla d'argento, con la quale cancellava le tracce alle sue spalle.
Baba Jaga, questo era il suo nome.
In realtà mi seguiva e da diverso tempo mi sottoponeva a dure prove. Intuì che stavo ricercando la conoscenza con tutte le mie forze.
Io infatti, senza volerlo, ho desiderato il suo aiuto. Solitamente, è un'azione pericolosa che richiede preparazione e purezza di spirito.
La vecchia onnisciente, nonché signora del tempo, della morte e della vita, decide quindi di risparmiarmi, e per premiarmi della mia perseveranza mi dona persino uno attrezzo simile ad un artiglio, dicendomi che in futuro mi verrà utile e mi aiuterà ad affrontare le situazioni più difficili.
Per paura di non essere preso sul serio, non raccontai a nessuno quell'esperienza…
...fino ad ora!
Credere nella bellezza dei propri sogni
Tutto ebbe inizio tre anni fa quando conobbi l'artificiale...
L'idea di aprire una via sulla est del Pinnacolo di Maslana mi affascinava, specialmente perché su quella parete liscia e strapiombante nessuno aveva ancora messo mano.
Passarono un paio di anni e prima di me arrivarono l'amico Fulvio e compagni con la bellissima e dura "Fiamma", aumentando ulteriormente la voglia di buttarmi su quel muro aggettante.
Fu così che di ritorno da un bel viaggio in Norvegia chiamai Alberto Gentili, altrettanto forte Aid Climber, chiedendo di unirsi a me per questo nuovo viaggio verticale.
Partimmo fine agosto, un sabato dopo pranzo, carichi come se non dovessimo mai più tornare, verso la meta prestabilita. Come sfondo un sole stupendo, neanche una nuvola.
La linea l'ho più o meno individuata e decidiamo, anche se è tardi, di attaccare il primo tiro.
Dopo una prima lama / fessura scalabile a friend, anche se suona di vuoto perché è una grossa scaglia appiccicata, una pennellata al suo termine indica a sinistra la strada da seguire; armato di un piombo e cisello, mi calo nella parte di Michelangelo e lo lavoro abilmente facendolo aderire completamente alla parete.
Sono fiero di me, è un ottimo lavoro e mi ci adagio lentamente sopra dopo averlo preventivamente testato; due cliffate dopo decido di mettere uno spit perché ritengo che se cadessi in questo punto andrei a sbattere contro lama procurandomi parecchio male.
Sono al sicuro, ma ormai è tardi e con Alberto decidiamo di andare al grottino e prepararci per la nottata.
Non ricordo di avere mai avuto così caldo, ho dormito solo con i boxer sopra il sacco a pelo e, durante la notte, un ghiro mi è passato sui piedi: Baba Jaga cominciava a farci sentire la sua presenza.
Il giorno successivo ci svegliamo di buon'ora e ricominciamo da dove mi ero calato; dopo diverse cliffate, rivetti, pecker, rurp, tre spit e qualche friend finale, che mi impegneranno per circa cinque ore, raggiungo il solarium con 45 metri di bellissimo e tecnico tiro.
Il cielo si è completamente coperto e un temporale minaccioso in avvicinamento si fa sentire. Trascorsi una ventina di minuti dal momento in cui Alberto mi raggiunge in sosta, che comincia a piovere. Ci stiamo calando dal pendio erboso sotto l'attacco della via e anche la grandine ci investe con violenza. Arriviamo al grottino completamente fradici e pensiamo sia ancora opera della vecchia Strega che ci vuole far desistere dal nostro obiettivo, torniamo così a casa sotto la pioggia, ma comunque contenti del risultato finora ottenuto.
Qualche settimana dopo, colmi di entusiasmo, torniamo all’attacco ma stavolta un solo giorno a disposizione. L’avvicinamento ė sempre uno strazio, dati i carichi molto sostenuti ma la voglia di mettere mano sulla seconda lunghezza azzera l’affaticamento.
Chiedo ad Alberto se vuole procedere con il prossimo tiro ma è in un periodo in cui ha la testa “ per aria “ e non se la sente di azzardare...c’è lo zampino di una donna! Continuo allora io...dalla sosta della via “ Fiamma “ al solarium mi sposto a sinistra di un paio di metri, salgo con un paio di cliff e vado a piantare un pecker, mi alzo sulle staffe e posiziono un micronut, tolgo dall’imbrago un altro piombo e lo spalmo in una crepa. Devo stare tranquillo, non posso permettermi di sbagliare, un passo falso ora e finirei con la schiena sulla sporgenza alla sinistra del solarium.
Eseguo da manuale il test sul piombo e ci salgo sopra. Come mi alzo un poco piazzo un micronut e un ottimo pecker salvandomi le chiappe. Continuo posizionando altri pecker, cliff, uno spit, rurp, chiodo, altri cliff, rivetti e metto un altro spit.
Il cielo è ancora coperto e soffia parecchio vento. Avendo freddo, chiedo ad Alberto di passarmi la giacca con la corda di servizio. Tuttavia, nell’eseguire l’operazione di vestizione mi cade la macchina fotografica e si percorre tutto lo spigolo sud, sballottando qua e là. Snervato dall'accaduto ma soprattutto perché Alberto non si sente molto bene, decidiamo di ammainare le vele e tornare a casa. Sono sempre più sicuro che sia ancora colpa della strega.
Incredibilmente, e per mia gioia, la macchina fotografica non ha riportato considerevoli danni.
Alberto, per problemi sopra citati e per impegni di lavoro nel fine settimana, non riuscirà ad assistermi nel terminare la via ma lo terrò passo passo aggiornato.
Diversi sabati dopo salgo con gli amici Eleonora (Lola) Delnevo e Antonio Giudici a fare altri dieci metri di questo secondo ed interminabile tiro. Raggiungo una placca appoggiata e decido di proseguire in libera, ma non ho portato con me le scarpette di arrampicata. Già, il solito disorganizzato!
Convinto di risalire il giorno dopo lascio tutto il materiale al solarium. Chiaramente il tempo peggiorerà appena raggiunto a piedi il grottino di partenza! Per fortuna, oltre a me, ma con l’intento si scalare altre vie al Pinnacolo, sono saliti Pietro Cocchetti, Eros Milesi, Davide Maida e Andrea Gnecchi che mi faranno da sherpa aiutandomi a trasportare il materiale a valle.
Eros, mi aiuterà successivamente a fare il pezzo finale di libera (un’ esposta placca di cinque o sei metri) e ad attrezzare la sosta del secondo tiro.
Passano ancora le settimane, la neve ricopre le montagne e siamo a novembre.
Non voglio ancora chiudere la parentesi per quest’anno ed è cosi che chiedo ancora aiuto ad Eros che mi seguirà permettendomi di fare anche il terzo tiro: uno stupendo traverso obliquo, dove mi divertirò, e un po' me la farò sotto, posizionando le mie solite diavolerie avvolto in una suggestiva e spaventosa nebbia, in un giorno in cui il sole ci ha inviato un biglietto di scuse.
Arrivo alla nuova sosta e scorgo i mughi a una quindicina di metri da me. Vorrei continuare, ma è tardi, quindi ci caliamo un’altra volta su una stupenda e aerea doppia che, con una cinquantina di metri ci deposita esattamente sul solarium.
Non resisto, nei giorni successivi mi sento spesso con Eros, tant'è che prendo un giorno di ferie dal lavoro e il 27 novembre ci dirigiamo al Pinnacolo. La strategia è quella di salire New Age, calarsi dalla vetta alla sosta del terzo tiro e chiudere i conti con la strega.
Pensavamo di avere tutto sotto controllo, già assaporavamo il sapore della vittoria...attacchiamo così New Age con una temperatura di -6 °C e due zaini belli carichi; il primo tiro fila tutto ok, ma al secondo tiro Eros, essendo tiri di placca facili, ma poco protetti, ed avendo una scarpa bagnata dalla neve presente in sosta, scivola per poco meno di dieci metri e si ferma con la schiena sulla pianta di fianco a me.
Per fortuna lo zaino ha fatto da cuscino attutendo la caduta!
Sente dolore e fa un po' fatica a respirare, chiamiamo quindi l’elisoccorso che, prontamente, ci raggiunge e lo trasporta in ospedale. Se la caverà con contusioni e niente di rotto; che giovane roccia!
Mentre scendo, preoccupato per il compagno che esita ad avvisarmi sul suo stato, penso sempre a lei: Baba Jaga. Lo so, ci sta mettendo ancora alla prova! Li mortacci!
L’anno 2013 giunge al termine.
Passa l'inverno, passano i mesi e a giugno, di ritorno da un bel viaggio arrampicatorio in Yosemite, torniamo ancora all'attacco, stavolta Pietro Cocchetti ed io.
Rispettiamo il piano originale di salire New Age e ci caliamo alla sosta del terzo tiro. Lascio a Pietro il comando, anche se non ha mai fatto artificiale. Gli spiego quattro cose appesi nel vuoto, gli lego le staffe russe alle ginocchia, e lo telecomando in ogni suo passo.
Se la cava egregiamente e mi porta in vetta con un bel tiro di una ventina di metri.
Io risalgo pulendo il tiro e lo raggiungo con un bel sorriso di gioia; un grande abbraccio per celebrare la bella salita e la soddisfazione per entrambi. Poi giù di corsa alla macchina.
Baba Jaga ci ha permesso di conoscerla e per questa volta è stata per noi fonte di consiglio...mi auguro sia lo stesso per i futuri avventurieri…
Un ringraziamento per il loro prezioso contributo a: Eleonora Delnevo, Antonio Giudici, Davide Maida, Andrea Gnecchi, GianPietro Rodari.
Si ringrazia inoltre in modo speciale:
Grande Grimpe www.grandegrimpe.it, Krukonogi www.krukonogi.com, Totemcams www.totemcams.com, Zamberlan www.zamberlan.com, Climbing Technology www.climbingtechnology.it
SCHEDA: Baba Jaga, Pinnacolo di Maslana
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