Andreas Fransson e la prima discesa con gli sci della parete sud del Denali. Intervista e video.

Intervista con lo sciatore svedese Andreas Fransson dopo la prima discesa con gli sci della parete sud del Denali, in Alaska. Il video girato da Fransson.
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Andreas Fransson e la discesa con gli sci della parete sud del Denali
Andreas Fransson

"Il risultato più significativo del 2011 nella catena centrale dell'Alaska". Sono queste le parole che l'alpinista statunitense Colin Haley ha utilizzato per descrivere la prima discesa della parete sud del Denali, effettuata all'inizio di giugno dallo sciatore svedese Andreas Fransson.

Per due anni la discesa di quei 3400m era stata un pensiero costante per il 28enne e comprensibilmente la notizia ha suscitato grande clamore. Come d'altronde anche il fatto che, subito dopo, Fransson ha salito la Via Cassin con il suo compagno svedese Kastengren in 33 ore, prima di scendere con gli sci lungo il Messner Couloir sulla parete ovest del Denali / McKinley. Tra le tracce che lascia a Chamonix e i boulder che chiude a Fontainebleau, Fransson ha trovato il tempo per condividere con noi quella prima discesa lungo la selvaggia parete sud della più grande montagna dell'America Settentrionale.


Ciao Andreas, parlaci del tuo progetto in Alaska
Beh, sono andato sul Denali per sciare la parete sud. Sembrava la migliore sfida, la miglior avventura su questa montagna. Non è una discesa difficile, ma le dimensioni sono molto grandi e si inizia ad una quota abbastanza elevata. Direi almeno due, forse tre volte più alta di tutto quello che avevo fatto in precedenza.

Ti sei acclimatato su Orient Express. Due volte.
La parete sud è molto impegnativa. Per farla è necessario in primis acclimatarsi, poi essere fortunati con le condizioni, ed essere consapevoli che ci si espone ad un alto livello di pericolo oggettivo per lungo tempo. Iniziare la discesa è impegnativo psicologicamente e può sembrare qualcosa di molto grande se in precedenza non hai fatto un sacco di grandi discese. Orient Express non è una discesa molto difficile. Come la Gervasutti sulla parete est del Tacul forse, ma tre volte più grande e a quasi 6000 metri. Volevo soltanto arrivare il più alto possibile nel minor tempo e questo era il modo più facile per guadagnare quota e poi scendere rapidamente. In realtà l'ho fatto 2 volte e mezza.

Ci racconti come ti sei sentito, là in alto, in quegli attimi prima di sciare la sud?
Ero davvero felice perché il tempo era così buono e per quanto potevo vedere, la discesa sembrava in condizione. Avevamo avuto tempo davvero brutto, con forti venti che avevano distrutto alcune sezioni della parte inferiore, ma in verità mi aspettavo condizioni peggiori anche nella parte alta. Ero felice perché avevo la possibilità di scendere, soprattutto perché avevamo un programma fitto e sapevo che non avrei avuto molte altre possibilità. Sul Denali abbiamo imparato che molte persone vengono qui con un sacco di sogni e progetti, ma pochi riescono a realizzare quello che speravano.

Che ci dici della discesa in sé?
La discesa mi è sembrata facile, ma poi ho trovato un po' di ghiaccio, così ho subito traversato arrampicando. Per tutto il tempo sentivo che faceva caldo e ho costantemente dovuto prendere in considerazione l'opzione di fermarmi ed aspettare. Poi, quando hanno iniziato a cadere giù i sassi, non c'ho pensato troppo, ho scelto quella che era l'opzione più intelligente: sono rimasto fermo per sei ore prima di continuare la discesa.

Come la valuti?
Beh, se stiamo cercando un grado, direi probabilmente attorno a 5.4 E5, ED, dipende poi come la interpreti. Per dare un'idea prendendo per esempio le discese qui attorno a Chamonix... due pareti nord del Aiguille du Plan, una sopra l'altra, seguite dal Nant Blanc, Couturier o Cordier. A seconda delle condizioni...

Sei mai stato a queste quote in precedenza?
No. L'ho vissuto come un test per vedere se mi piace questo tipo di spedizione, e come funziona il mio corpo in quota. Funziona direi, abbastanza. Con l'andar del tempo mi sentivo sempre più debole, ma questo era probabilmente causato da tutte le cose che ho fatto e anche dal sovrallenamento.

Sì. Quello che ha colpito molti non è stata tanto la discesa della parete sud, ma il fatto che hai fatto un sacco di altre salite una dopo l'altra, quasi senza riposo tra l'una e l'altra.
In inverno scio, corro ed arrampico 4-5 volte alla settimana e aggiungo un mix di alpinismo e sci alpinismo. Per essere uno sciatore penso che mi alleno un sacco, ma a fine spedizione ero abbastanza esausto. Dopo la Cassin il mio polso da fermo registrava 85 battiti, quando normalmente è intorno a 45-55. Ma sapevo di poter stare in Alaska per poco tempo e volevo fare tutto quello che mi ero prefissato. Però, quando sono a casa non uso questa tattica. Detto questo, con questa esperienza del Denali sono molto motivato a portare il mio allenamento ad un livello superiore.

Quindi ci sono altri progetti per l'alta montagna?
Beh, come ho detto, sono andato al Denali per vedere se mi piacevano le spedizione e come avrei retto. Sono abbastanza contento dei risultati, quindi naturalmente sto considerando le mie possibilità. Se riesco a trovare l'aiuto necessario dai miei sponsor farò sicuramente qualcosa. Ma non è la quota in sé che mi attrae, sono le linee più tecniche. Non mi piace semplicemente camminare nella neve.

In Alaska sei arrivato e hai fatto tutto quello che volevi fare... Come te lo spieghi?
La mio percentuale di successo nelle prime discese è attorno al 25%... Solitamente quando affronto una sfida, torno indietro. Mi piace un sacco tentare, anche quando le condizioni non sono perfette, perché a valle non sai mai come stanno veramente le cose... Mi piace salire, non ho affatto paura di fallire e credo che sia questo il motivo per cui arrivo anche a sciare un sacco di cose buone.

Da solo o con qualche altro?
Mi piace sciare da solo, perché mi porta più vicino alla montagna e fa sicuramente più paura. Ma... se avessi sempre un buon partner andrei con lui. E' solo che è estremamente raro trovare persone che sanno davvero sciare ed arrampicare, sono in forma e accettano lo stesso livello di rischio. Preferisco quindi andare da solo piuttosto che dover aspettare per ore. Detto questo, ci sono alcuni bravi ragazzi là fuori come David Rosenbarger, Morgan Sahlén, Xavier de le Rue, Tobias Granath, Maxime Turgeon, Colin Haley, Felix Hentz, Davide Capozzi, Te Crew, Rèmy Lecluse, Giulia Monego, Greg Collins e molti altri ancora...

La scena a Chamonix sembra particolarmente fervente...
Penso che ci sia un forte aumento dello sci estremo da parte di bravi e superbi sciatori che vogliono portare il loro freeride ad un livello superiore. Ma lo sci estremo sulle grandi linee, o l'apertura di nuove linee, è ancora un affare molto limitato. Questo probabilmente perché l'accettazione del rischio, del tutto personale, deve per forza essere alta, devi davvero saper sciare e deve avere tutte le competenze di un bravo alpinista.

Un'ultima domanda: il momento peggiore?
Sicuramente la cosa peggiore è stata camminare dal campo base al campo base avanzato con le grandi slitte. Dopo questo, anche il campeggio invernale e il freddo pungente dell'Alaska non mi sembravano poi così male.

Concludiamo questa intervista con il video della discesa, girato da Andreas Fransson. Per usare le parole dell'inglese Will Sim (che era sul Denali nello stesso periodo e che assieme a Jonathan Griffith ha salito la cresta Cassin in meno di 15 ore): “le riprese della discesa della parete sud non sono eccezionali... ma questa è la discesa vera. Cruda, al limite del possibile, devi “leggere tra le righe” tra quello che non riesci a vedere, cioè, non giochi con la macchina da ripresa quando lotti per vedere quel bagliore di luce alla fine del tunnel”






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