Alpinismo: Nives Meroi e Romano Benet in partenza per il Makalu
Il 2/09 Nives Meroi e Roman Benet sono partiti per il Makalu (8485m), 5a montagna per altezza della terra. Per i due alpinisti di Tarvisio questo è il viaggio verso l’11° Ottomila e per Nives Meroi un altro importante passo per essere la prima donna a salire tutte le 14 montagne della terra.
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Makalu (8485m)
arch. Meroi-Benet
Inizia oggi per Nives Meroi e Romano Benet il viaggio verso la parete nord ovest del Makalu, un obiettivo che sostituisce l’iniziale idea di puntare al Kangchenjunga per il viaggio verso la cima del loro 11° Ottomila.
La cordata Meroi e Benet dopo aver raggiunto la vetta di 10 delle montagne più alte del mondo (l’ultima è stata l’Everest nella scorsa primavera) è la coppia, in montagna e nella vita, con all’attivo più 8000 saliti. E Nives, insieme alla tedesca Gerlinde Kaltenbrunner, è la donna con più 8.000 di sempre, 10 appunto.
Ai due alpinisti di Tarviso per completare il viaggio sulla cima di tutte le montagne più alte, sempre senza ossigeno e sempre senza far uso di portatori di alta quota, oltre al Makalu mancano ancora Kangchenjunga, Manaslu e Annapurna. Ma non è di record o di numeri che ci ha parlato Nives Meroi alla vigilia di questa partenza…
Alpinismo per nostalgia
Intervista a Nives Meroi prima della partenza per il Makalu
Nives, doveva essere una partenza per il Kangchenjunga invece andate al Makalu…
Sì, abbiamo cambiato obiettivo all’ultimo momento. Dovevamo andare al Kangchenjunga con il nostro amico spagnolo Iñaki Ochoa de Olza, ma non ha recuperato un problema al ginocchio. Il Kangche è una montagna complessa, con un avvicinamento complesso, e senza Iñaki ci saremmo trovati da soli… anche perché quest’autunno sembra che nessuno lo proverà. Così abbiamo deciso per il Makalu che ha un approccio più diretto e lineare, anche se pure lì sembra che saremo da soli io e Romano, soli al Campo base e soli sulla montagna. Vorrà dire che non dovremo litigare, altrimenti… con chi parliamo?
Programmi?
Domani all’alba partenza da casa, poi il volo da Mlano per Kathmandu, poi il trekking per il Makalu (che organizzeremo direttamente da lì), quindi la montagna, fredda e molto ventosa… E poi il rientro previsto per fine ottobre.
E come andrà?
Come sempre, come Dio vorrà…
Sensazioni prima della partenza?
Le solite di sempre. Partiamo e andiamo a vedere come và. Come sempre vedremo lì come stiamo, dove riusciremo ad arrivare…
Eppure questo è il vostro 11° Ottomila, e sei in corsa per essere la prima donna a salirli tutti e 14…
In realtà non riesco a farmi acchiappare dal vortice… non partiremmo così, da soli, se volessimo un risultato più sicuro...
Sei contenta di ri-partire?
Te lo dirò domani quando monterò in aereo… In realtà da quando siamo tornati (dall’Everest ndr) non abbiamo fatto altro che fare conferenze, interviste, incontri. E ora mi manca potermi muovere in montagna. Mi manca la montagna. Mi manca il silenzio e, se vuoi, mi manca anche quel non dovermi per forza lavare la faccia…
E' proprio il momento di partire, allora
Sì, perché è arrivato il momento della nostalgia La nostalgia della vita allo stato brado… Sai, credo che il nostro, quello mio e di Romano, sia un alpinismo per nostalgia.
Cosa intendi per alpinismo di nostalgia?
Noi viaggiamo tra gli opposti: tra il mondo che c’è lì e il mondo di qua. Viaggiamo tra quella lentezza e questa velocità. E continuiamo a vivere come viaggiatori tra questi due mondi, alla continua ricerca di un possibile equilibrio fra gli opposti… Sappiamo che non posiamo vivere sempre lì, tra quelle montagne… ma sappiamo anche che quando siamo a casa arriva il momento in cui ti mancano quelle esperienze, quella natura fatta di ghiaccio e di roccia, di neve e di cielo. Ti mancano quelle giornate diverse… Per questo dico che il nostro è un alpinismo per nostalgia.
Raccontami qualcosa della tua vita lì, tra campo base e montagna…
Tendo a ricrearmi dei miei piccoli riti a cui sono legata, sia al campo base sia ai campi alti. Come sciogliere la neve per bere o montare la tenda. Trovo che i riti abbiano qualcosa di rassicurante… forse è perché sono una donna. Voi uomini invece siete più portati per l’attacco, per andare sempre avanti…
Tu, invece?
Io salgo da casalinga: pianifico, organizzo, metto a posto… e ricreo anche lì, sugli 8000, le mie piccole abitudini; anche se non ho mai dato la cera al pavimento della tenda ;-)
Quale qualità ti riconosci come alpinista?
Oddio, questa è una domanda proprio imbarazzante…
Ma dopo ti domanderò anche qual è il tuo difetto… dunque qual è la tua qualità?
Non la chiamerei determinazione ma piuttosto la capacità di sopportazione. Sopporto la fatica, il brutto tempo, le attese…
E tutto questo perché?
Naturalmente per poter ondeggiare tra questi due mondi di cui ti parlavo. Per vivere questo nostro alpinismo della nostalgia. Per ritornare lì, anche negli stessi posti, ti dà un po’ l’idea di appartenere anche quel mondo…
Il tuo difetto più grande come alpinista…
Sono così poco tecnica! Per esempio non so fare la relazione dettagliata di una via… d’altra parte per quello c’è Romano…
E’ un tuo cruccio?
No, alla fine ho capito che non ho questa capacità, e ho smesso di sentirmi in “colpa” per questo. Non che io sia assolutamente imbranata, ma Romano è molto più bravo di me. Così ci siamo semplicemente divisi i compiti, come fa una buona cordata…
Ti sei mai domandata se avrà una fine questo viaggio, magari dopo la salita di tutti i 14 Ottomila?
Se Dio vorrà e se finiremo il “giro” di tutti gli 8000, credo che la sostanza di queste continue “fratture” della nostra vita, questo nostro peregrinare tra gli opposti della montagna e della “normalità”, ontinuerà. Si evolverà magari, ma ci sarà sempre. D’altra parte l’obiettivo di salire tutti i 14 Ottomila è arrivato cammin facendo nel corso di questi vent’anni. Perché il nostro alpinismo è un modo di essere, e soprattutto un modo di vivere insieme. Io e Romano, insieme… ho questa fortuna.
intervista di Vinicio Stefanello
La cordata Meroi e Benet dopo aver raggiunto la vetta di 10 delle montagne più alte del mondo (l’ultima è stata l’Everest nella scorsa primavera) è la coppia, in montagna e nella vita, con all’attivo più 8000 saliti. E Nives, insieme alla tedesca Gerlinde Kaltenbrunner, è la donna con più 8.000 di sempre, 10 appunto.
Ai due alpinisti di Tarviso per completare il viaggio sulla cima di tutte le montagne più alte, sempre senza ossigeno e sempre senza far uso di portatori di alta quota, oltre al Makalu mancano ancora Kangchenjunga, Manaslu e Annapurna. Ma non è di record o di numeri che ci ha parlato Nives Meroi alla vigilia di questa partenza…
Alpinismo per nostalgia
Intervista a Nives Meroi prima della partenza per il Makalu
Nives, doveva essere una partenza per il Kangchenjunga invece andate al Makalu…
Sì, abbiamo cambiato obiettivo all’ultimo momento. Dovevamo andare al Kangchenjunga con il nostro amico spagnolo Iñaki Ochoa de Olza, ma non ha recuperato un problema al ginocchio. Il Kangche è una montagna complessa, con un avvicinamento complesso, e senza Iñaki ci saremmo trovati da soli… anche perché quest’autunno sembra che nessuno lo proverà. Così abbiamo deciso per il Makalu che ha un approccio più diretto e lineare, anche se pure lì sembra che saremo da soli io e Romano, soli al Campo base e soli sulla montagna. Vorrà dire che non dovremo litigare, altrimenti… con chi parliamo?
Programmi?
Domani all’alba partenza da casa, poi il volo da Mlano per Kathmandu, poi il trekking per il Makalu (che organizzeremo direttamente da lì), quindi la montagna, fredda e molto ventosa… E poi il rientro previsto per fine ottobre.
E come andrà?
Come sempre, come Dio vorrà…
Sensazioni prima della partenza?
Le solite di sempre. Partiamo e andiamo a vedere come và. Come sempre vedremo lì come stiamo, dove riusciremo ad arrivare…
Eppure questo è il vostro 11° Ottomila, e sei in corsa per essere la prima donna a salirli tutti e 14…
In realtà non riesco a farmi acchiappare dal vortice… non partiremmo così, da soli, se volessimo un risultato più sicuro...
Sei contenta di ri-partire?
Te lo dirò domani quando monterò in aereo… In realtà da quando siamo tornati (dall’Everest ndr) non abbiamo fatto altro che fare conferenze, interviste, incontri. E ora mi manca potermi muovere in montagna. Mi manca la montagna. Mi manca il silenzio e, se vuoi, mi manca anche quel non dovermi per forza lavare la faccia…
E' proprio il momento di partire, allora
Sì, perché è arrivato il momento della nostalgia La nostalgia della vita allo stato brado… Sai, credo che il nostro, quello mio e di Romano, sia un alpinismo per nostalgia.
Cosa intendi per alpinismo di nostalgia?
Noi viaggiamo tra gli opposti: tra il mondo che c’è lì e il mondo di qua. Viaggiamo tra quella lentezza e questa velocità. E continuiamo a vivere come viaggiatori tra questi due mondi, alla continua ricerca di un possibile equilibrio fra gli opposti… Sappiamo che non posiamo vivere sempre lì, tra quelle montagne… ma sappiamo anche che quando siamo a casa arriva il momento in cui ti mancano quelle esperienze, quella natura fatta di ghiaccio e di roccia, di neve e di cielo. Ti mancano quelle giornate diverse… Per questo dico che il nostro è un alpinismo per nostalgia.
Raccontami qualcosa della tua vita lì, tra campo base e montagna…
Tendo a ricrearmi dei miei piccoli riti a cui sono legata, sia al campo base sia ai campi alti. Come sciogliere la neve per bere o montare la tenda. Trovo che i riti abbiano qualcosa di rassicurante… forse è perché sono una donna. Voi uomini invece siete più portati per l’attacco, per andare sempre avanti…
Tu, invece?
Io salgo da casalinga: pianifico, organizzo, metto a posto… e ricreo anche lì, sugli 8000, le mie piccole abitudini; anche se non ho mai dato la cera al pavimento della tenda ;-)
Quale qualità ti riconosci come alpinista?
Oddio, questa è una domanda proprio imbarazzante…
Ma dopo ti domanderò anche qual è il tuo difetto… dunque qual è la tua qualità?
Non la chiamerei determinazione ma piuttosto la capacità di sopportazione. Sopporto la fatica, il brutto tempo, le attese…
E tutto questo perché?
Naturalmente per poter ondeggiare tra questi due mondi di cui ti parlavo. Per vivere questo nostro alpinismo della nostalgia. Per ritornare lì, anche negli stessi posti, ti dà un po’ l’idea di appartenere anche quel mondo…
Il tuo difetto più grande come alpinista…
Sono così poco tecnica! Per esempio non so fare la relazione dettagliata di una via… d’altra parte per quello c’è Romano…
E’ un tuo cruccio?
No, alla fine ho capito che non ho questa capacità, e ho smesso di sentirmi in “colpa” per questo. Non che io sia assolutamente imbranata, ma Romano è molto più bravo di me. Così ci siamo semplicemente divisi i compiti, come fa una buona cordata…
Ti sei mai domandata se avrà una fine questo viaggio, magari dopo la salita di tutti i 14 Ottomila?
Se Dio vorrà e se finiremo il “giro” di tutti gli 8000, credo che la sostanza di queste continue “fratture” della nostra vita, questo nostro peregrinare tra gli opposti della montagna e della “normalità”, ontinuerà. Si evolverà magari, ma ci sarà sempre. D’altra parte l’obiettivo di salire tutti i 14 Ottomila è arrivato cammin facendo nel corso di questi vent’anni. Perché il nostro alpinismo è un modo di essere, e soprattutto un modo di vivere insieme. Io e Romano, insieme… ho questa fortuna.
intervista di Vinicio Stefanello
Note: Tutti gli Ottomila (senza ossigeno supplementare) saliti da Nives Meroi e Romano Benet:
Everest (2007)
Dhaulagiri (2006)
K2 (2006)
Lhotse (2004)
Gasherbrum 1 (2003)
Gasherbrum 2 (2003)
Broad Peak (2003)
Cho Oyu (2003)
Shisha Pangma (1999)
Nanga Parbat (1998)
Everest (2007)
Dhaulagiri (2006)
K2 (2006)
Lhotse (2004)
Gasherbrum 1 (2003)
Gasherbrum 2 (2003)
Broad Peak (2003)
Cho Oyu (2003)
Shisha Pangma (1999)
Nanga Parbat (1998)
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