Tre giorni tra i ricordi, 1a puntata, Rifugio Jervis al Pra'

L'Alpine Ice Tour accarezza le Valli olimpiche e non basta una fitta nevicata a frenare tre giorni di straordinaria intensità e grande armonia. La memoria è viva, vola indietro nel tempo, un ventennio e più, nei racconti che scorrono e le gesta di Roby, Enrico, Marco e Mirella; sono alcuni dei protagonisti di queste valli ed in particolare di questa tappa, e nell'intento di Ezio, ideatore di questo bellissimo viaggio nel mondo del cascatismo italiano, alla fine resteranno, come tracce indelebili, i volti delle persone, i momenti di gioia, allegria vera, spassionata, uniti da questa incredibile passione per l'effimero...”.
Alpine Ice Tour

L'Alpine Ice Tour accarezza le Valli olimpiche e non basta una fitta nevicata a frenare tre giorni di straordinaria intensità e grande armonia. La memoria è viva, vola indietro nel tempo, un ventennio e più, nei racconti che scorrono e le gesta di Roby, Enrico, Marco e Mirella; sono alcuni dei protagonisti di queste valli ed in particolare di questa tappa, e nell'intento di Ezio, ideatore di questo bellissimo viaggio nel mondo del cascatismo italiano, alla fine resteranno, come tracce indelebili, i volti delle persone, i momenti di gioia, allegria vera, spassionata, uniti da questa incredibile passione per l'effimero...”.

Venerdì 17 febbraio

Accidenti... sarà solo una semplice combinazione, ma non potevamo scegliere una data peggiore per “traghettare” questa nuova tappa dell'Ice Tour 2006. A rovinare questo momento così atteso e pianificato da tempo ci sono tutti i presupposti possibili, compresa una stramaledetta calcificazione al gomito che mi costringe ad usare le picche serrando i denti ad ogni colpo. Non volevo mancare, anzi non potevo, la data era fissata.

Con una semplice telefonata, Ezio mi aveva incastrato, complici Elio insieme ad una mia email nella quale gli ricordavo, di non dimenticarsi di noi e delle nostre vallate; detto fatto e puntuale mi sento chiamare al cellulare la mattina di Natale: “..Hei grande, allora auguri, come va?... Pensaci pure tu, a me va benissimo, siete voi l'Ice-tour, organizza tutto, combina pure che veniamo a trovarti..”.

Il gioco era fatto e nonostante l'handicap della Val Chisone, presidiata e chiusa per l'evento olimpico, non mi restava altro che quadrare impegni, date e persone da contattare. In fondo ero felice e non vedevo l'ora di passare due giorni con lui e compagni per raccontargli e far conoscere almeno un pezzo di queste vallate e qualcuno dei protagonisti.

...A minare il nostro piccolo evento ci si mette anche il fohen, vento malefico per antonomasia e deleterio per le strutture ghiacciate, che spira violento già da due giorni con bufere in quota ed aria calda in pianura; alla fine si parte. “Mire” ed io lasciamo Pinerolo con il termometro che segna 15 gradi e quando raggiungiamo Villanova, punto di ritrovo in alta Val Pellice, è già buio. Il tempo non vuole aiutarci, comincia a nevicare e qualcheduno degli invitati rinuncia.. Pazienza penso fra me, l'occasione è unica e il tour deve andare avanti.

Arrivano ancora il giovane “Franci” Martinelli, volenteroso novizio del ghiaccio, spinto dalla curiosità e della voglia semplicemente di esserci ed Enrico Messina insegnante e guida alpina, profondo ed appassionato conoscitore delle nostre valli ed in particolare della sua amata Val Germanasca; compagno di cordata dell'immenso Grassi e Fulvio Conta in una delle più belle realizzazioni nostrane, il Pis di Massello nel 1987…

Questa cascata resta per lungo tempo avvolta in un alone di leggenda, vuoi per la sua esposizione non certo ideale, secondo per via della grande portata d'acqua che di certo non facilita il suo consolidamento anche negli inverni più rigidi. Le prime ripetizioni documentate risalgono agli anni 2000 e sono opera di alcune delle cordate più attive del periodo (Depetris-Davit-Conti-Becciu e Ghinaudo-Rossetto-Pugese)… ma la prima ripetizione ufficiale resta tutt'oggi un mistero.

Roby Boulard, come da accordi, giunge puntuale dal “suo” Rifugio Jervis armato di motoslitta e ceste da traino, a preannunciare l'avventurosa spola tra Villanova e il rifugio, servizio questo, che fa abitualmente tutto l'inverno per amici e clienti che vogliono salire alla conca del Prà.
E' un momento esaltante di grande emozione in mezzo a scenari siderali, la moto arranca veloce sui primi tornanti, di lì a poco restiamo avvolti dal turbinio del vento e della neve che ora comincia a scendere copiosa.

La moto sobbalza, s'impenna, ma Roby conosce ogni gobba, ogni valletta, ed è una sicurezza vederlo destreggiarsi fra i grandi massi che spuntano qua e là scuri dalla neve con maestria ed esperienza, attraversando veloce le numerose slavine cadute nei giorni passati e che l'hanno costretto ad un duro lavoro di ascia e pala per aprirsi la pista.

Il Rifugio Jervis al Prà, caso abbastanza unico in Italia, è aperto difatti tutto l'inverno e gestito in maniera impeccabile dallo stesso Boulard con servizio di cuoco ed aiutanti fissi, l'accoglienza e la cucina sono di prim'ordine; da sempre è base di partenza per quasi tutte la cascate più belle e importanti dell'alta Val Pellice, oltre ovviamente alle numerose gite sci-alpinistiche che sovrastano la bellissima Conca del Prà. Per Roby è la sua seconda dimora, guida alpina professionista da un ventennio e gestore appassionato del proprio mestiere, ama e conosce nel profondo questa valle come pochi forse possono immaginare e dai sui discorsi traspare ogni volta tutta la sua esperienza ed amore per questi luoghi, memoria storica delle cascate in Val Pollice - a lui sono legate la maggior parte di “prime” dalla meravigliosa gola del Brunel, alla “perla” indiscussa della conca e cioè Partia d'Amount, fino alle remote goulottes del Bersajass. Salendo al rifugio si incontrano poi sulla destra le classiche cascate di Mirabouc, Pis e Pian dei Morti, salite ogni stagione da decine e decine di ghiacciatori provenienti da ogni parte del Piemonte e d'Italia.

…La motoslitta scivola veloce nella fiabesca spianata del Prà, illuminata questa sera dal grande faro che indica il rifugio, compie una grande curva verso destra e per la gioia di “nonno Enry”, letteralmente avvinghiato ai fianchi del pilota, finiscono gli incubi, annunciando tutti a gran voce che l'indomani se la farà a piedi fino a Villanova!!
Nevica copiosamente ed il forte vento che continua a soffiare da ovest non lascia presagire nulla di buono, la conca del Prà questa sera è bellissima, un pezzo di tundra spazzata dalla tempesta…

In rifugio, ci aspettano Ezio con l'amico Elio Bonfanti suo braccio destro in questo Ice-tour, personaggio squisito di tutto rispetto nel panorama del ghiaccio italiano, infaticabile e simpaticissimo ice-climber da sempre, sono felice di trovarlo qui, c'è una stima reciproca e domani finalmente scaleremo insieme. Oltre a noi il rifugio brulica di ghiacciatori, ci sono gli “stagisti” belgi alle redini di Jean, guida alpina e socio nell'attuale gestione, e poi altri scalatori toscani che casualmente conosco, a conferma della grande vitalità e richiamo di questo luogo, punto indiscusso di riferimento anche nel periodo invernale.

La cena è ormai pronta, e a tavola si discorre di tutto, con le cascate a far da sfondo ai ricordi e alle avventure passate e recenti, rancori mai sopiti e polemiche che restano nel tempo… Tra una risata ed un bicchiere di vino passano i taglieri con gli affettati più saporiti, poi i funghi, il risotto ed il bue condito in salsa, poi è la volta dei pazzeschi involtini di lardo, prugne e nocciole preparati dal magistrale cuoco del rifugio... il miglior modo per stemperare gli animi più incalliti!

Tornano alla mente persone scomparse, talenti e storie di scalatori... ma la cosa più bella, in questa serata che vorremmo non finisse più, è poter essere qui con degli amici e star bene. Due giorni lontani dal mondo, dai problemi di sempre, e sognare ancora... sognare ad occhi aperti momenti come solo queste serate possono regalarti…

di Marco Conti


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Tutte le cascate dell'Alpine Ice Tour
Tutto il diario dell'Alpine Ice Tour


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