Sul cascatone di Lillaz: riflessioni e confronto

L'Alpine Ice Tour al corso di ghiaccio della Scuola Nazionale di Alpinismo Giusto Gervasutti della Sez. CAI di Torino in val di Cogne: "dopo qualche ora di ramponate e spicozzate, didattica della progressione, catene di sicurezza e quant'altro, battute e risate, bollite, sbollite e ribollite, chiacchiere e riflessioni serie e semi-serie, ci troviamo alla fine a scoprire che su tante questioni di 'alpinismo' la pensiamo in fondo tutti più o meno nello stesso modo..."
Alpine Ice Tour

L'Alpine Ice Tour al corso di ghiaccio della Scuola Nazionale di Alpinismo Giusto Gervasutti della Sez. CAI di Torino in val di Cogne: "dopo qualche ora di ramponate e spicozzate, didattica della progressione, catene di sicurezza e quant'altro, battute e risate, bollite, sbollite e ribollite, chiacchiere e riflessioni serie e semi-serie, ci troviamo alla fine a scoprire che su tante questioni di 'alpinismo' la pensiamo in fondo tutti più o meno nello stesso modo..."

Valle di Cogne, Sabato 11 febbraio 2006

Scampoli di idee scambiate ad una sosta, tra un tiro e l'altro, godendosi l'intenso piacere di un the caldo o di un angolo di sole, tanto raro quanto gradito, evocano subito la bruciante passione che ci induce a trascorrere l'ennesima algida giornata nell'aria di vetro di una cascata di ghiaccio.

Siamo in tanti, oggi, sul cascatone di Lillaz: italiani e non, professionisti della montagna e non, uomini e donne (tante davvero). Ci siamo noi, istruttori, allievi ed “accompagnatori” della Scuola Nazionale di Alpinismo Giusto Gervasutti della Sezione di Torino del Club Alpino Italiano, alla terza uscita del corso di cascate di ghiaccio 2006. E c'è Ezio, la cui trascinante vitalità ed arguzia ci coinvolgono ben presto nel vero spirito dell'Ice Tour.

Siamo in molti ad avere seguito sul web il viaggio dell'Alpine Ice Tour, leggendone i diari e scorrendone immagini e relazioni, tutti ne abbiamo apprezzato l'originalità dell'idea, ma credo che solo interpretandone una “puntata” dal vivo sia possibile coglierne a fondo lo spirito, altrimenti solo intuito. Uno spirito, come dire, “panalpinistico”, inteso ad isolare ed esaltare le comuni ragioni di fondo che ci attraggono nel gioco appassionante della montagna, per superare contrapposizioni in realtà solo apparenti.

E così, dopo qualche ora di ramponate e spicozzate, didattica della progressione catene di sicurezza e quant'altro, battute e risate, bollite, sbollite e ribollite, chiacchiere e riflessioni serie e semi-serie, ci troviamo alla fine a scoprire che su tante questioni di “alpinismo” la pensiamo in fondo tutti più o meno nello stesso modo, professionisti e non, titolati del C.A.I. e non, appassionati ed esteti del gesto…

Come donna, come alpinista, ma anche come rappresentante di una delle Sezioni più prestigiose del Club Alpino Italiano, mi viene spontaneo riflettere che forse basterebbe quindi riportare il confronto nella sua naturale cornice…

Daniela Formica


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