Mario Prinoth, ice climbing a 360 gradi tra la Grotta di Campitello e l'Alpin Cup

La prima tappa dell'Alpin Cup di Campitello, una Grotta di roccia e ghiaccio, una prima salta e un gruppo di ice climbers scatenati (tra cui Marlier, Bubu Bole e Kurt Astner). Mario Prinoth, gran maestro d'eleganza nell'arrampicata con e senza piccozze, ci racconta com'è andata...
Alpine Ice Tour

La prima tappa dell'Alpin Cup di Campitello, una Grotta di roccia e ghiaccio, una prima salita e un gruppo di ice climbers scatenati (tra cui Marlier, Bubu Bole e Kurt Astner). Mario Prinoth, gran maestro d'eleganza nell'arrampicata con e senza piccozze, ci racconta com'è andata...

Giovedì 12 gennaio 2006

A novembre ricevo la telefonata di Ezio, che mi informa di questa nuova avventura dell'Alpine Ice tour. Il suo intento è di far conoscere le cascate più rappresentative della zona. Preso dall'impegno di organizzazione della prima tappa del campionato italiano di ghiaccio e dalla preparazione alle gare di dry tooling, all'inizio resto un po' perplesso, poi penso all'amicizia che ci lega e cambio subito idea.

Tra il tran-tran della sistemazione della struttura e della torre di ghiaccio, riesco ad allenarmi nella grotta che sta sopra Campitello, dove vado da due anni ad affinare la tecnica, che nel dry non è mai troppa. La grotta esprime subito il suo grande potenziale di creazione di nuove vie, ma mi colpisce per la bellezza l'itinerario posto subito a sinistra della vecchia via (“Per la Madonna”), e così a dicembre pianto gli spit e nasce “Albertina”. I passaggi mi riescono subito, resta solo da concatenarli, ma fra meno di un mese c'è la gara, e così rimando tutto.

Arriva velocemente il 2 gennaio, e noi siamo indietro con i lavori, così in ritardo (nonostante gli sforzi!) dobbiamo completare una parte di ghiaccio con il cannone da neve, lavorando fino alle tre con temperature a dir poco polari che sfiorano i venti sotto zero! Ma l'entusiasmo e la voglia di fare sono alti, e alla fine la struttura è quasi irriconoscibile, così coperta di ghiaccio.

Arriva il giorno della gara: gli iscritti sono numerosissimi, un numero di partecipanti tanto alto non si è mai registrato. La gara parte con gli open, dove gli atleti possono “saggiare” diversi terreni: ghiaccio, tronchi, stalattiti, prese artificiali; io e Loris quest'anno abbiamo dedicato molto tempo e una particolare cura alla preparazione di questa prima parte di gara.

Alle ore 21 inizia la finale delle donne nel centro del paese affollato di turisti col naso in su ad ammirare la grande torre di ghiaccio: lo spettacolo è inedito e tutti sono entusiasti. Il pubblico è numerosissimo, c'è la tv che segue le atlete, la torre così illuminata la fa da padrona: tutto è perfetto e l'emozione di aver organizzato insieme al mio club un evento così riuscito è molto forte. All'inizio il tracciato sembra molto selettivo, poi arrampicano le atlete più forti e la spunta Anna Torretta, seguita da Barbara Zwerger e Silvia Cian.

Il giorno seguente è il turno degli uomini in una semifinale molto tecnica, dove solo un maestro come Bubu Bole è in grado di raggiungere il top. La finale si snoda su una via molto lunga, per raggiungere il copertone che fa da top c'è bisogno di tecnica, “pompa” e tanta resistenza. Chi ne ha più di tutti è nuovamente Bubu, che si rivela ancora in ottima forma e fa ben sperare per Daone. Buon piazzamento per l'atleta di casa Patrik Daberto che arriva secondo, mentre terzo è Mauro Rizzi.

Intanto Ezio, dopo diverse cascate e tanto freddo, sembra proprio non voler più andare via dalla Val di Fassa. Così giovedì 19 gennaio decide di seguirmi alla grotta; con noi ci sono due icone del dry tooling: il solito Bubu Bole e Kurt Aster. Dopo un breve riscaldamento su “Ospiti” (M7), e su “Per la Madonna” (M10), parto io sul mio progetto. La giornata si rivela proficua: dopo alcuni tentativi a dicembre è proprio questo il momento della realizzazione di “Albertina”.

Il giro successivo è il turno di Bubu che, con grande maestria, riesce anche lui a raggiungere la grande candela posta alla fine della via. Sul grado non ci sbilanciamo: aspettiamo nuovi ripetitori della via che ben volentieri accompagnerò personalmente a visitare quella che, a detta di tanti, è una “grotta magica”.

Mario Prinoth


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