La storia del padre e del figlio

Federico e Riccardo Olliveri, padre e figlio sulla fantasmagoriche scale ghiacciate del Moncenisio: "La montagna, per chi l'ama, è una cosa stupenda che regala emozioni meravigliose, ma arrivare in punta con il proprio figlio assume un significato ancora più bello..."
Alpine Ice Tour

Federico e Riccardo Olliveri, padre e figlio sulla fantasmagoriche scale ghiacciate del Moncenisio: "La montagna, per chi l'ama, è una cosa stupenda che regala emozioni meravigliose, ma arrivare in punta con il proprio figlio assume un significato ancora più bello..."

Domenica 18 dicembre 2005

L'amore per la montagna nasce insieme a me, credo geneticamente determinato nel mio DNA, d'altronde mia nonna è stata la prima donna italiana in cima al Liskamm, cosa di cui andava fiera quando, da bambino, mi raccontava della “mangiatrice di uomini”. Mio padre stesso amava ed andava in montagna a fare imprese di cui mi raccontava con fierezza; come quella volta che aveva salito in la punta Gnifetti sul Monte Rosa partendo a piedi da Gressoney.

Il destino poi volle che mio padre perdesse il suo compagno di scalate per un incidente in montagna che sembrava all'inizio banale ma che poi si rivelò mortale per un ematoma intracranico (all'epoca i mezzi diagnostici non erano raffinati come oggi). Mio padre allora smise di andare a scalare montagne impegnative ed allevò me con il concetto che in montagna si va dove ci sono comodi sentieri.

Io arrivai fino agli anni dell'università per scoprire un giorno mentre ero a sciare sul ghiacciaio dell'Indren, ai tempi in cui ancora funzionava lo sci estivo, che la montagna poteva anche essere vissuta da persone che nella vita facevano normali lavori e non solo gli eroi. Quel giorno infatti incontrai sul ghiacciaio un mio insegnante che lavorava come medico alle Molinette (io ero all'ultimo anno dell'università di medicina), tutto attrezzato con ramponi, corda, piccozza, che scendeva da una delle punte del M. Rosa. Fu l'illuminazione come sulla via di Damasco e cominciai a cercare come poter andare anch'io lassù.

Il gruppo delle guide alpine di Bardonecchia organizzava delle salite ed io cominciai ad aggregarmi a loro. Nel frattempo mi ero sposato ed avevo avuto un figlio: Riccardo. Appena mio figlio ebbe l'età ci iscrivemmo assieme ad un corso di arrampicata sportiva e posso dire che sotto il profilo alpinistico crescemmo assieme. Aveva quattordici anni quando salimmo assieme noi due in punta al Monte Bianco, poi divenne un continuo crescendo di 4000, di pareti nord e di vie sempre più impegnative.

Ebbi la fortuna di fare il medico in alcune spedizioni in zone extra europee organizzate da Alberto Re, il Muztaghata, l'Alpamajo e l'Amadablam. E poi di nuovo a girare con gli amici, con il figlio, a trasmettere agli allievi della scuola del CAI come istruttore di sci alpinismo il reverenziale amore per la montagna.

Mio figlio ha preso la laurea in ingegneria ma nel frattempo l'amore per i monti non veniva meno e così è diventato anche guida alpina. Continuiamo sempre ad andare assieme ma ora i ruoli si sono invertiti e da primo ci va lui. Sul Monte Bianco ci siamo ritornati assieme da non molto ma questa volta facendo una via più impegnativa: il Pilone Centrale.

La montagna, per chi l'ama, è una cosa stupenda che regala emozioni meravigliose, ma arrivare in punta con il proprio figlio assume un significato ancora più bello ed ancora oggi all'interno del progetto dell'Alpine Ice Tour siamo riusciti a vivere una stupenda giornata fra le candele di ghiaccio delle cascate delle scale del Moncenisio. In fondo per uno della classe 1947 cominciare la stagione con lo Stalattitone Bernardi è già di discreta soddisfazione…

Federico Olliveri


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