Danse Escalade e la Cascata Invergnao

Lodovica Litro, Andrea Gamberini, Corrado Gontier, Ezio Marlier e una visione in Valpelline: "Cerchiamo avidi in ogni anfratto verticale, in ogni gola: “Guarda lassù quel candelone, se continua così settimana prossima è formato”...
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Cascata Invergnao - Valle di Bionaz (Valpelline - Valle d'Aosta)
Planetmountain
Sono sicura che chi come Ezio, Corrado e me ha la passione per la montagna, mi capisce quando dico che è una droga positiva. Siamo appena scesi dalla cascata Pra de Dieux. Siamo ancora parecchio intirizziti e mezzi bagnati. Per oggi ci siamo fatti la nostra “dose” … eppure, appena l’auto di Ezio è sulla strada principale eccoci di nuovo con il naso appiccicato al finestrino, lo sguardo assetato di rivoli, torrenti e cascate ghiacciate. Cerchiamo avidi in ogni anfratto verticale, in ogni gola: “Guarda lassù quel candelone, se continua così settimana prossima è formato”.

Ogni canale ed ogni couloir ci affascinano. Ma vogliamo qualche cosina di più.  Poi, la vediamo. E’ là, perfetta. Magari l’ultimo tiro non è tanto formato, ma non è detto, siamo troppo lontani per capirlo. E’ dotata di ogni requisito: ambiente, avvicinamento, lunghezza, varietà, mistero. Siamo eccitati come bambini. E’ deciso, settimana prossima sarà la cascata dell’Invergnao ad ospitarci.

Così stamattina al bar dopo le solit c.. (censura), a cui si aggiungono quella di Andrea, giovane e bello e immaginabilmente bravo cascatista, partiamo alla volta del villaggetto di La Queloz dove parcheggeremo il pick up di Ezio.  Siamo talmente entusiasti ed elettrizzati che sembra di essere sotto i tralicci dell’alta tensione: ci manca che emettiamo lo stesso sordo ronzio! Dopo il rito della preparazione partiamo. L’avvicinamento è un po’ lungo, ma… che cosa non si fa per amore ??!!

Lasciata la poderale, risaliamo il pendio che ci porterà all’imbocco del canale. Le chiacchiere cedono il passo al silenzio. L’atmosfera si sta lentamente trasformando. L’incantesimo ci avvolge. Arriviamo all’entrata della forra. A sinistra, sulla parete il colore della roccia disegna la sagoma di una porta. La varchiamo, risaliamo ancora di qualche metro e… vengo proiettata in un mondo primitivo ed ancestrale. Mi sento piccola piccola.
Alzo lo sguardo verso le irte pareti che mi fiancheggiano. Non fanno paura, ma dalle pieghe delle montagna solcate dall’aratro impietoso del tempo, mi aspetto di udire da un momento all’altro una saggia ma autorevole voce che mi dice: “Sii umile e cammina in punta di piedi”. Continuiamo a risalire il canale per arrivare all’attacco della cascata. Ci guardiamo intorno soggiogati dal fascino di questo canyon verticale.

Andrea parte per primo e come volevasi dimostrare è un gran bravo cascatista. Ezio e tutto il suo prorompente entusiasmo sono già saliti ed appostati alla fine del primo salto per creare lo scatto più bello, più vero. I refoli del vento dicembrino ogni tanto vengono a salutarci. Mentre sto chiodando guardo il ghiaccio: nel suo luccichio sembrano nascondersi le stelle. Ci viene quasi istintivo parlare sottovoce.

Continuiamo a salire. Il ghiaccio non è spessissimo e questo ci obbliga a dare dei delicati colpi di pica. Anche i ramponi più che penetrare il ghiaccio devono agganciarlo.  Mi tornano alla mente le parole di Corrado in merito agli arrampicatori-ballerini del gruppo “Danse Escalade” che negli anni '80 inchiodavano il pubblico scalando a tempo di musica. Guardo salire i tre uomini di talento ed  in questo teatro, dove la montagna fa da scenario ed il torrente imbalsamato è il palco, odo nel sottofondo la musica del film “L’uomo che sussurrava ai cavali”.

Andrea affronta l’ultimo tiro. Nel primo tratto il ghiaccio è piuttosto sottile, bisogna davvero danzare in punta di rampone. La forra è cosi stretta che mi arriva il profumo del muschio e del selvatico. Siamo di nuovo alla base dell’ultimo salto pronti per la seconda doppia. Volgiamo le spalle alla cascata. Il nostro sguardo s’incunea tra le pareti. Mi giro un’ultima volta per guardare lo stretto anfiteatro dell’ultimo tiro. Dove manca il ghiaccio mi sembra d’intravedere la sagoma di due cavallucci marini che risalgono la corrente ghiacciata.

Siamo all’auto. Un autoscatto davanti alla fontana per esserci tutti e quattro. Siamo felici. Ci congratuliamo abbracciandoci, ci sentiamo vicini e parte di una grande cosa. Nella pinacoteca dei miei ricordi posso ora riporre – come preziosi gioielli – queste immagini, questa salita, questi compagni così speciali e (sotto sotto) dolcissimi. Grazie Ezio. Grazie Corrado. Grazie Andrea.

Lodovica  Litro

Nella foto: il grande muro della cascata Invergnao (ph E. Marlier)

vai alla scheda della Cascata Invergnao





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