Al corso aspiranti guide alpine della Lombardia

Ezio Marlier e l'Alpine Ice Tour in visita al Corso di formazione aspiranti guide alpine del Collegio Regione Lombardia, in alta Val Malenco. Ovvero, Fabio Salini ci racconta l'altra faccia della scienza e conoscenza della sicurezza in cascata, e del duro lavoro per ottenerla...
Alpine Ice Tour

Ezio Marlier e l'Alpine Ice Tour in visita al Corso di formazione aspiranti guide alpine del Collegio Regione Lombardia, in alta Val Malenco. Ovvero, Fabio Salini ci racconta l'altra faccia della scienza e conoscenza della sicurezza in cascata, e del duro lavoro per ottenerla...

Martedì 10 gennaio 2006

Dall'ultimo incontro con Ezio “aggressiv” Marlier, alla cascata Salto del Nido, raccontato su queste pagine, credo sia nata una buona idea. Le idee, come i sogni, appartengono agli uomini di fantasia e nascono a decine, ma troppo spesso non vengono concretizzate. Gli uomini, pardon, i ragazzi del verticale, sono fucine di sogni, ma per far si che prendano corpo, alle volte, necessitano di figure più concrete.

Con una telefonata al direttore della commissione tecnica delle guide alpine del Collegio della Regione Lombardia, Andrea Sarchi ('aggressiv' pure lui) chiedo l'autorizzazione di invitare, al nostro modulo di formazione per aspiranti guide alpine, l'alpin ice man Marlier. Il modulo in questione, indovinate un po', è quello relativo alle cascate di ghiaccio (ma va?). Ufficiosamente il Sarchi approva la visita di Marlier, ma per l'autorizzazione ufficiale mi rimanda al pezzo più grosso del nostro Collegio, il Presidente Ettore Togni.

Nel periodo festivo, come nel resto dell'anno peraltro, il telefono di Togni ha una tonalità tendente all'incandescente, così risolvo con un giovane sms ed espongo al sempre verde presidente “il problema” Marlier. Facciamola breve. Togni approva abbracciando con entusiasmo la visita dell'uomo con la faccia di ghiaccio (il racconto è piuttosto ufficiale, non posso scrivere altro…).

Così è nata la partecipazione di Ezio a questo modulo di formazione. Marlier ci ha “degnato” della sua presenza, anche se da osservatore, in quel di Ponte di Legno, poco distante dal passo del Tonale, nella sempre gelida val Paghera. Il tutto senza secondi fini, ma solo per il piacere di condividere esperienze comuni, nuovi scambi, altre idee.

Ezio ci raggiunge in serata e ci ritrova tutti in una sala riunioni insolitamente invasa da macerie di pezzi di piccozze, ramponi e viti da ghiaccio, mentre un collega guida, Ugo “archimede” Pegurri, ci illustra perché alcune picche si infiggono con facilità e perchè altre, invece, sia impossibile estrarle. Tutto è molto interessante, ma la giornata in val Paghera con i suoi venti gradi sotto lo zero, ci ha duramente provato. Pure i futuri aspiranti, nonostante la fame di sapere e la loro giovane età (anche se non sono proprio tutti degli sbarbatelli) stanno crollando sotto i colpi di una semi tubolare inventata proprio dall'amico Pegurri.

La birra può aspettare per questa sera, se tutto va bene la rimandiamo a domani. Credo di poter azzardare che nella testa degli allievi ci sia una farcitura di nozioni di sicurezza tale, da fare invidia al più esperto conoscitore della legge 626. Ai ragazzi è stata vomitata addosso (scusate il termine) un'infinità di informazioni relative alla sicurezza della cordata su cascate di ghiaccio.

Nei loro pensieri ora compare il fantasma del semi mobile, lo spettro del rinvio al vertice e lo spirito della prima vite da porre subito dopo la sosta. Nozioni indispensabili per allontanare dalle loro e dalle nostre teste quel diavolo volante che pesta dritto sulla sosta. La notte sarà portatrice di sonno e di sogni che per una volta non saranno d'oro, ma di kevlar o di dynema, facendo attenzione ai diametri, non troppo fini, altrimenti il tutto potrà diventare un incubo dal quale uscire urlando mentre il macilento autobloccante in nylon si spezza.

Alla mattina tutto è diverso e la mente fresca è pronta ad assorbire, con il dovuto senso critico, altre informazioni. Nella prima parte della giornata però, ai ragazzi non viene richiesto di sorbirsi altre nozioni, ma si chiede di descrivere le proprie sensazioni sull'uso dei vari attrezzi (piccozze e chiodi) che abbiamo a disposizione. Tutti provano, qualcuno esprime il proprio punto di vista e tutti concordano che le gelide ore trascorse a “giocare” con le piccozze sono state molto interessanti.

Per ultimo un ripasso pratico, salendo, o meglio, invadendo “Terrordactyl” cascata ampia e generosa che si offre per farci sperimentare le manovre viste il giorno prima. Così arrivano altre conferme, e un po' più di coraggio.

Fabio Salini


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