Backcountry Wyoming, trekking USA tra le montagne del Wind River Range e i parchi nazionali

Diego Salvi condivide l’esperienza di un mese di backpacking in Wyoming, USA, terra di cowboy e di rodei e le straordinarie montagne del Wind River Range.
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Backpacking Wyoming: lo zaino è sempre troppo pesante!
Diego Salvi

"...poi c’era Silvano Ciriello, detto Wyoming per una sua particolare abilità ... e sapeva dire anche baule, aurelia, aiuola e palaia, che era il paese della su mamma"
Film Ovosodo di Paolo Virzì

Wyoming, lo stato delle grandi pianure, quello meno popolato, terra di cowboy e di rodei, patria di Buffalo Bill, ha anche delle montagne straordinarie. Provate ad immaginare una catena montuosa con un’estensione superiore alle nostre Dolomiti, lunga 160 km e larga 50 km, con oltre 40 cime granitiche oltre i 3.900 metri, con più di 1.300 laghi, poi fiumi, foreste, aree wilderness, attraversata da una rete di sentieri tra i quali il CDT (il Continental Divide Trail è un sentiero di 5.000 km che attraversa le Montagne Rocciose dal Messico al Canada): è il Wind River Range, in breve Winds, porzione delle estese Montagne Rocciose, zona meno conosciuta delle limitrofe e più frequentate Gran Teton National Park e Yellowstone National Park.

Ma questo dettaglio non rende grazia alla bellezza di queste montagne e all’emozione che l’avventura di attraversarle da sud a nord, ci ha regalato. Il termine backcountry racchiude in parte questo aspetto avventuroso, e di conseguenza l’approccio alla montagna da adottare: non ci sono punti di appoggio, rifugi o bivacchi, per cui, che la gita duri 2 o 10 giorni, bisogna prevedere la completa autosufficienza, od eventuali deviazioni lungo il tragitto per i rifornimenti.

Ho trascorso tutto il mese di agosto in Wyoming, le prime 3 settimane in compagnia di Ben con cui abbiamo traversato il Winds e poi percorso il Gran Teton Crest Trail: successivamente in solitaria nello Yellowstone NP concatenando una serie di trail.


I percorsi
CDT Winds: partenza da South Pass, a 42 miglia da Lander e arrivo alla statale US 26, a 18 miglia da Dubois via Sheridan pass. Km percorsi: 260 circa.
Gran Teton Crest Trail: giro ad anello partendo da Jenny lake: salendo da Open canyon e scendendo da Paintbrush canyon. Km percorsi: 90 circa.
Yellowstone NP: partenza da Old Faithful e arrivo a Est entrance concatenando una dozzina di itinerari. Km percorsi: 280 circa.

La Manutenzione
Come fermamente sostiene il mio amico Renato, se non si fa una sistematica manutenzione alle cose belle della vita, poi ci troviamo che non funzionano o non vanno più bene.

Così anche per i sentieri: diverse volte, seguendo una traccia nella foresta, ci siamo trovati a fare quello che chiamavamo l’ora quotidiana di ginnastica, scavalcando, aggirando, o passando sotto una serie di tronchi caduti, uscendone sempre con qualche graffio. In un paio di occasioni, piano piano dall’ora di ginnastica ci siamo trovati di fronte ad un gigantesco gioco di shanghai impossibile da superare a cui fare dietrofront e dover cercare strade alternative.

Abbiamo incontrato giovani volontari della RMYC (Rocky Mountain Youth Corp) in giro da una settimana a pulire i sentieri, ragazze della US Forest cariche di attrezzi tra cui una enorme sega (pare che nelle aree wilderness non si utilizzano motoseghe). Da parte di questi ragazzi percepisco qualcosa di più della semplice manutenzione del sentiero, piuttosto un senso di responsabilità nel dover prendersi cura del proprio territorio come un bene prezioso.

Anche io e Ben ci siamo presi cura uno dell’altro, sostenendoci, quando mi sono ammalato, quando lo zaino diventa troppo pesante, quando si perde il sentiero, quando ci si scoraggia, quando le articolazioni si fanno sentire, quando bisogna prendere delle decisioni.

L’attrezzatura
Per il Winds, gli zaini con tutto l’occorrente per 11 giorni in autonomia, alla partenza pesavano entrambi attorno 18 - 20 kg ma il peso non è uguale per tutti: la differenza la fa, o meglio la sente chi li porta: io peso 85 kg, il mio compagno Ben 20 di meno. Tenda, materassino, sacco da bivacco, vestiti, fornello, stoviglie, gas, medicinali, cibo stipato nel "bear canister" a prova di orso (per lo meno il peso del cibo giorno dopo giorno diminuisce), ma anche cellulare, kindle, power bank, filtro per l’acqua, torcia, mappe, ecc.

Mi sono continuamente chiesto, quando incontravamo i thru hikers (chi percorre l’intero CDT da frontiera a frontiera) come fanno ad avere uno zaino più leggero del nostro: probabilmente molti di loro hanno una percorrenza media giornaliera superiore ai nostri 25 km.

Entrambi attorno alla terza età e con qualche acciacco, io e Ben ogni tanto si scherzava sul fatto che abbiamo dimenticato di portare le maniglie, soprattutto la mattina quando dovevamo alzarsi dal materassino, la sera quando ci stendevamo a far riposare la schiena o quando si doveva scavalcare dei tronchi particolarmente alti.

Il trasporto
Negli Stati Uniti senza un’auto propria è dura: in particolare nel Wyoming il trasporto pubblico è praticamente inesistente e noleggiare un’auto quando cammini tutti i giorni non ha molto senso. Così abbiamo ripiegato, per gli spostamenti da un posto all’altro, al’autostop, modo interessante per conoscere la gente, in generale ben disposta anche oltre misura, che spesso ti accompagna oltre il suo tragitto.

Con questo stile relazionale e colloquiale informale al quale noi europei siamo poco abituati, ho incontrato persone interessanti, curiose, che ti raccontano di loro, che ti chiedono, come il falegname di Lander appassionato di cicloturismo che fa una lunga deviazione dal percorso per accompagnarci verso la partenza del sentiero, o di Jack, premuroso e preoccupato, che mi accompagna all’ingresso del Yellowstone regalandomi Coca-Cola, noccioline e lo spray anti orso augurandomi di non doverlo usare, e se proprio devi, accertarsi prima della direzione del vento.

Oppure Timo, tedesco che vive in Michigan con la moglie cinese e 2 figlie che parlano 3 lingue che mi accompagna a destinazione non prima di aver passato un paio d’ore con loro a visitare il Canyon. E il giovane ragazzo del Colorado che deve andare allo Yellowstone ma ci accompagna volentieri al Gran Teton. O il settantenne Marck che mi riporta a Cody raccontandomi le storie delle valli e delle montagne che stiamo attraversando.

Incontri
Gli scoiattoli, nel loro variegato vocabolario di squittii, ci danno la sveglia verso le 6, si smonta la tenda, si fa colazione, si parte e si cammina fin verso le 5 del pomeriggio dove si cerca un posto dove accampare, lavarsi, cenare e riposare: poi mi ritrovo a osservare il volo delle libellule, le nidiate delle anatre, il farsi e disfarsi delle nuvole, i salti dei pesci e qualsiasi altro movimento che il quadro della natura offre.

Il ritmo del camminare scandisce la giornata, la stanchezza e la fame stabiliscono le soste. Ogni tanto incrociamo un cervo, un’alce, una martora. Passano anche giorni senza incontrare nessuna persona, una dimensione solitaria che richiama la nostra natura sociale.

Quando ci si incontra c’è voglia di comunicare, come con l’allegra coppia di tedeschi incontrati l’ultimo giorno, appena partiti da Dubois dove hanno fatto rifornimento, che concitatamente cercano di spiegarci il nuovo tracciato, - per fortuna - il ristorante dove mangiare, ci mostrano la foto del dessert, ci aggiornano su un incontro tra un thru hiker e un orso nelle vicinanze concluso con una spruzzata di spray al peperoncino. Ogni incontro è potenzialmente sempre un momento prezioso della giornata.

Il vecchio bisonte solitario
Cammino da ore nella foresta per raggiungere Mary Lake dove passare la notte, è appena passato un temporale, cumuli di grandine e aghi di pino ai bordi del sentiero, nebbia, umidità. Alzo la testa e intravedo davanti a me una enorme figura scura dietro la curva, ma ha una lunga coda, quindi non è un orso: è il primo bisonte che vedo in vita mia; timoroso mi avvicino al suo incedere lento quando lui si scosta, mi fissa con il suo enorme testone peloso, mi invita a passare con un grugnito, per poi seguirmi nuovamente. L’indomani lo ritroverò che prosegue verso Hayden valley dove diverse mandrie pascolano e scappano al loro goffo galoppo quando mi avvicino.

Il Cowboy
Esistono davvero, ne abbiamo incontrato uno verso la fine del percorso in sella al suo quarter horse alla ricerca dei suoi 500 capi di bestiame, con tanto di lazo e fucile, orgogliosamente e coreograficamente vestito come deve essere vestito un cowboy. Certo, non è partito a cavallo da Durango, ma dal piazzale ad un paio di km dove ha lasciato parcheggiato il suo enorme pick up completo di trailer per il cavallo.

La famiglia del Minnesota
Voglio raggiungere entro sera il primo campsite (nei parchi sono i posti designati per passare la notte) del percorso quando incontro il Steve con la nipotina Zoe. Anche loro si accampano allo stesso posto con Erik il padre e l’altro figlioletto, Erik pure lui. Erik padre, carico come un mulo mi raggiunge al campsite rivendicando il fatto che lui l’ha prenotato invitandomi ad andare al successivo. Ci raggiunge il nonno il quale fa valere la sua autorità dicendomi di rimanere. La serata attorno al fuoco virerà con una serie di scuse - ero stanco - e di grazie - ho preparato e acceso il fuoco, - di battute, di caffè e cibo offerto, e con i ragazzini - che non si capacitavano come mai una persona adulta non capisca bene l’inglese - e che facevano a gara per offrirmi gli "smarts" (marshmallow arrostiti su un bastoncino a mò di ripieno tra due biscotti) che pare negli Stati uniti sia d’obbligo quando si campeggia.

I coniugi del Colorado
Perennemente affamato, - in un mese ho perso una decina di kg - sfacciatamente mi siedo vicino una anziana coppia mentre fanno picnic e subito la moglie mi offre sandwich al burro di arachidi, patatine e formaggio sotto lo sguardo vigile del marito che approva ma non con lo stesso entusiasmo, mentre parliamo di sci, bici, montagne. La gentile signora mi saluta con una manciata di Ricola.

Anne di San Francisco
E tra i tanti thru hiker che abbiamo incontrato c’è Anne, una signora anziana, minuta (non ho osato chiederle l’età ma sicuramente era attorno agli 80) che, come spesso succede quando si incrocia qualcuno sul sentiero, ci si ferma, si scambiano informazioni, impressioni, emozioni. Sempre sorridente, ci racconta che ha già attraversato il New Mexico e il Colorado rientrando a casa e che ora ha ripreso il cammino e si dirige verso il Montana con il suo passo lento. La sorpassiamo ma più avanti, ad un bivio, sarà lei a indicarci la strada giusta, facendoci capire che siamo antiquati: nessuno qua più usa le mappe, ma l’applicazione Farout che ovviamente noi non abbiamo. La rivedremo più avanti quando stiamo piantando la tenda che prosegue dicendoci "ci vediamo domani, io vado avanti ancora un pò finché c’è luce, sennò con il mio passo non arrivo da nessuna parte." Un incontro che mi ha caricato di speranza: ancora mi chiedo come faccia a scavalcare gli alberi, a guadare i fiumi sulle pietre, sui tronchi o a piedi nudi.

Tommy
Mentre lega la sua amaca e cerca di accendere il fuoco, offrendomi un sorso di bourbon, Tommy, giovane marine in licenza mi racconta orgoglioso che dopo il primo anno di addestramento duro in California - sottolineando che parecchi mollano prima - andrà per 3 anni nella base navale nelle Hawaii dove vuole fare surf.

Lee Brooke
Questo anziano signore della Pennsylvania lo incontro ad un guado mentre mi asciugo i piedi, che ha sicuramente una storia lunga da raccontare che ho trovato in internet: si è rifatto il naso non per essere più bello ma perché gli è stato strappato da un grizzly durante una battuta di caccia al cervo 6 anni fa vicino a Dubois. Ci salutiamo dopo aver parlato delle montagne e delle loro diverse bellezze: sarà il suo compagno che incontro dopo a raccontarmi sommariamente dell’incidente.

Le famiglie dell’Utah
Dopo una settimana a base di cous cous, avena e latte in polvere, raggiungiamo il trailhead di Green River Lake dove c’è un campeggio e dove Ben riesce a farci invitare a cena da queste gentili famiglie di due fratelli, rispettive mogli e figli. Si parla molto, ci chiedono chi siamo, cosa facciamo, ci fanno vedere orgogliosi le foto delle famiglie e mentre mi avvento sull’hamburger come un lupo affamato, si costituisce improvvisamente dietro di me un coro di 7 persone che recitano la preghiera del ringraziamento. Scusate, sono un povero miscredente affamato!

L’orso
Il tanto temuto ma cercato orso alla fine l’abbiamo visto, nel Gran Teton NP, un giovane esemplare noncurante di noi dall’altra parte del lago che rovesciava tutti i sassi alla ricerca di chissà che cosa. Di orsi ne ho incontrati alcuni, anni fa, nel North Cascade NP, sono paurosi e scappano appena ti vedono. Ma un incontro in particolare mi è rimasto impresso nella memoria.
Stavo camminando verso sera nel bosco, come sempre a testa bassa immerso nei miei pensieri, quando ad una curva verso una radura appare un bellissimo esemplare femmina di black bear accompagnato dal suo cucciolo mentre stavano mangiando more, bacche o che altro. Il cucciolo, più spaventato di me, grida e scappa nell’unica direzione sbagliata; forse perché io ho iniziato a urlare più forte di lui, ha realizzato, a quasi 2 metri da me facendo dietrofront e ritornando correndo dalla sua mamma, che nel frattempo è rimasta ferma a 15 - 20 mt di distanza in attesa sul da farsi: infine si sono allontanati lentamente nella direzione opposta, dandomi la possibilità di collassare un attimo sul tronco più vicino.

Il pompiere
Ultima notte prima della partenza, sono accampato a in una stradina secondaria a Cody, fa abbastanza caldo, non monto la tenda, mi sdraio sul mio materassino godendomi il vento della sera e la stellata. Arriva un’auto, scende questo signore con il figlio e mi offre bibite e un delizioso piatto di gamberoni, bistecca e insalata come se ciò fosse la cosa più normale e naturale da fare. Mi dice che mi ha visto rientrando a casa dal turno di lavoro dove ha cucinato la cena anche per me. Mi ha veramente commosso, non sapevo come ringraziarlo, avevo voglia di abbracciarlo.

di Diego Salvi, CAI Bergamo




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