Vallée Blanche: appunti storici del fuoripista. Di Ruggero Pellin - Società Guide Alpine Courmayeur

La grande storia dello sci fuoripista nella magnifica Vallée Blanche sul Mont Blanc raccontata da Ruggero Pellin già presidente della Società Guide Alpine di Courmayeur e memoria storica del Monte Bianco.
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Risalita al Colle dell'Aiguille di Entreves con le pelli di foca con vista sulla cima del Monte Bianco e Mont Maudit
Andrea Plat

L’attività scialpinistica, nella prima metà del Novecento, era prerogativa di una ristretta élite di sciatori, che praticavano lo sci fuoripista in funzione dell’attività alpinistica. Tra le Guide Alpine erano pochi i soggetti che praticavano questa specialità: per ricordarne alcuni, potremmo citare i nomi dei fratelli Osvaldo e Arturo Ottoz, Albino Pennard, Fabiano Brocherel, Francesco Thomasset, Francis Salluard, Ottone Bron, che svolsero l’attività di Guide Sciatori dagli anni 1930 sino al 1950-1960. Naturalmente l’attività svolta si concentrava su lunghe escursioni concernenti la risalita di pendii nevosi con itinerari variegati immersi nella natura. Tra i primi appassionati clienti dobbiamo ricordare i coniugi Bertolin, autori tra l’altro di una completa monografia concernente le più interessanti discese in fuoripista nel circondario di Courmayeur.

Sino al 1952, a Courmayeur, non erano in funzione gli impianti di risalita, esisteva solo lo “slittone” (1946), che da Dolonne trasportava la clientela ai piani dello Chécrouit. È facile capire che l’attività sciatoria fosse praticata solamente da una élite munita di buona formazione alpinistica e sufficiente preparazione atletica. Le principali escursioni prevedevano la salita al Colle Checrouit, con discesa in Val Veny, la traversata dal Col Sapin e della Testa Bernarda e il Giro della Pyramides Calcaires. I più preparati effettuavano delle escursioni al Mont Dolent, al Monte Bianco e alla Mer de Glace con discesa su Chamonix; il Rientro di Courmayeur si effettuava via Modane e Torino tramite ferrovia.

La traversata della Vallée Blanche non era certamente tra le mete più ambite! L’entrata in servizio del collegamento funiviario della “Liaison”, tra Punta Helbronner e l’Aiguille du midi (1957), risolve il problema del rientro dalla Francia su Courmayeur e aumenta notevolmente l‘afflusso degli amanti dello sci fuori pista nella zona del Rifugio Torino; le discese dalla Mer de Glace, sul versante francese, e dal Ghiacciaio del Toula, sul versante italiano, riscuotono immediato successo. Si tenga presente che negli anni Sessanta la Vallée Blanche, e in genere lo sci fuori pista si praticavano nel periodo primaverile con manto nevoso trasformato (Firm). L’attrezzatura, molto spartana, non ci consentiva di affrontare pendii ricoperti di neve crostosa o troppo spessa. Il più grande specialista in neve fresca era la Guida Luigi Glarey: era veramente un piacere vederlo sciare, soprattutto tenendo conto che utilizzava sci da pista, stretti e lunghi due metri. Le discese dei canaloni dei “Marbre” e dei canali di Dolonne erano solo un sogno!

Agli inizi degli anni Sessanta, la Guida Toni Gobbi, organizzò le settimane di sci alpinismo: suo valido collaboratore fu la Guida Renato Petigax. Tra le varie gite in programma vi era anche la “Haute Route” Chamonix-Zermatt. La partenza avveniva da Courmayeur, con la discesa nella Vallée Blanche. Le settimane magistralmente dirette da Toni Gobbi ebbero grande successo nel decennio successivo. Toni Gobbi perirà travolto dal cedimento di una placca a vento, al Sasso Piatto in Valgardena il 18 Marzo 1970.

L’attività sciatoria in Vallée Blanche iniziava nel mese di marzo e coincideva con la messa in funzione della tratta funiviaria Aiguille du Midi-Punta Helbronner, meglio conosciuta come “La Liaison”. Tale tratto permetteva un rapido rientro da Chamonix a Courmayeur agli sciatori reduci dalla “Vallée Blanche”. Le discese sul ghiacciaio del “Toula” o della “Vallée Blanche” si effettuavano da marzo fino ai primi di giugno e le guide più operose riuscivano a fare tra le otto-dieci discese nel corso della stagione; alcune guide, con dei clienti particolarmente preparati riuscivano a fare in una giornata “Toula” e “Vallée Blanche”.

Nel mese di giugno dell’anno 1961, conseguito il brevetto per esercitare la professione, venni ammesso nei ranghi della Società Guide Alpine di Courmayeur. La primavera successiva ebbi modo di cimentarmi con le prime discese della Vallée Blanche e di conseguenza frequentare varie Guide Alpine che esercitavano tale attività. Vale la pena ricordare il nome di alcuni protagonisti dell’epoca: Brunod Ulisse, Glarey Luigi, Thomasset François, Ollier Attilio, Petigax Renato, Grivel Walter, Clavel Ottone. Per quanto concerne le Guide francesi ricordo con piacere i nomi di: Jean Marescà, i Fratelli Bournet, Gerard Devuassoux, Christian Mollier, Roger Simond, Alain Carton, Dedé Contamine, Roger Ravanel. Erano tutti colleghi che già conoscevo durante la stagione estiva, quindi incontrarsi in un contesto invernale così bello e spensierato era sempre un piacere e non era raro scambiarci la borraccia alla “salle à manger”.

Il tracciato della Vallée Blanche, negli anni Sessanta, prevedeva la partenza da Punta Helbronner per poi raggiungere, nella zona chiamata “La Beudière”, la traccia che proveniva dall’Aiguille du Midi. Con buone condizioni, nella parte alta del Ghiacciaio, si poteva evitare di passare dal Colle del Flambeaux e, contornando la base della Vierge, dal versante orientale, raggiungere la traccia dei francesi alla “jonction”, prima della seraccata del Requin. Superata quest’ultima ci si fermava alla “salle à manger”. La fermata aveva un duplice scopo: fare riposare i clienti e godere delle bellezze del luogo, mentre per la Guida era l’occasione di incontro, benedetto da un sostanzioso spuntino e qualche rinfrescante bevuta. Inevitabilmente anche i clienti partecipavano! Terminato il piccolo intervallo si procedeva verso il fondo della Vallée, passando per lo “Chalet du Chapeau” situato sul lato destro orografico della Mer de Glace. Da ricordare la traversata in uscita dal Ghiacciaio, abbastanza pericolosa per le scariche di sassi, non per niente la zona è conosciuta come “Le Mauvais pas”. Raggiunto il villaggio di Lavancher si proseguiva con il taxi fino a Chamonix.

Da ricordare le allegre tavolate all’Hotel “Suisse et Hollande” accolti dall’immancabile “Blanc de Savoie” del proprietario, la Guida Alpina Camille Tournier. Naturalmente il pranzo era a carico dei clienti poiché in quei tempi il regolamento delle Guide prevedeva che il trasporto con i mezzi meccanici e i pasti della Guida fossero a carico dei clienti. Terminato il pranzo, sci a spalle, si raggiungeva la stazione della fiunivia dell’Aiguille du Midi per rientrare a casa.

Cosa ricordare di quelle prime gite avventurose? Sicuramente la grande amicizia e l’atmosfera cordiale che ci univa ai nostri clienti. Le discese fatte senza la preoccupazione di doversi districare dal grande affollamento che ci assilla di questi tempi. La filosofia del lavoro era "non forziamo gli eventi": se c’è la nebbia o le condizioni non sono buone c’è sempre il ristorante “da Armandina” o “La Brenva” che ci possono soddisfare con una gustosa insalata di carne cruda!

Purtroppo lo sci su ghiacciaio comporta dei pericoli nell’attraversare zone carpacciate e alle volte anche i professionisti cadono nei tranelli nascosti del manto nevoso. È doveroso ricordare che: Ottone Bron perì in un crepaccio nei pressi della Vierge, Louis Lachrnal nelle vicinanze del Gros Rognon, Roger Simond venne travolto da un seracco nei pressi del Rifugio del Requin. Brunod Ulisse non ci lasciò in Vallée Blanche ma rimase vittima di un infarto mentre era in macchina nei pressi della Plaud e stava rientrando dalla Vallée Blanche. Ulisse era un amante della Vallée Blanche e cercava sempre di essere il primo a farla dal versante di Coumayeur. Era molto conosciuto nell’ambiente delle Guide di Chamonix ed era unito da una grande amicizia con “Père Luc Tournier” (fratello di Camille Tournier). Una volta rientrò dalla Vallée Blanche con un piccolo agnellino nel sacco, dono del suo amico Luc: non vi dico le facce stralunate dei clienti!

Non tutti gli amanti della Vallée Blanche potevano permettersi di assoldare una guida che li accompagnasse, infatti molti di loro stazionavano a Punta Helbronner in attesa di potersi accordare innocentemente a qualche gruppo condotto da una guida. Questo succedeva soprattutto quando le condizioni meteo non erano delle migliori, oppure una nevicata notturna avesse cancellato le tracce del giorno precedente. Noi guide non volevamo fare la traccia per quelli improvvisati sci alpinisti così perdevamo volutamente del tempo al bar, in attesa che qualcuno si decidesse ad uscire e coraggiosamente iniziare la discesa. Si verificava così uno strano affollamento a Punta Helbronner e chi ci guadagnava era il gestore del bar.

Verso la fine degli anni Sessanta, viene variato il punto di uscita del Ghiacciaio (quello dalla parte del Chapeau presentava delle importanti fenditure tali da renderlo impraticabile) e ci orienta verso la sinistra orografica della Mer de Glace, passando per i Rocher du Mottet e proseguendo lungo un comodo tracciato che porta direttamente alla pista dei “Planard”. Quando la parte bassa era scarsamente innevata, per non dover procedere con gli sci in spalla, i più provetti scendevano nel “Canalone dell’Ortarz”.

Negli anni Ottanta, vista la scarsità delle precipitazioni nevose con conseguente minor rischio di valanghe che potevano interessare il tracciato della Cremagliera del Montanvers”, ci si orienta decisamente per un tracciato che porta direttamente alla stazione della Cremagliera passando dalle “echelle” e la Vire des Guides. Attualmente è in funzione una cabinovia che dal Ghiaccio raggiunge la stazione. L’apertura del Traforo del Monte Bianco (1964), con conseguente facilitazione delle comunicazioni tra Chamonix e Courmayeur, e in ciò, notevolmente, anche sul nostro lavoro in Vallée Blanche.

Il lavoro era sempre incentrato sul fine settimana ma la clientela era per lo più composta dagli Sci Club cittadini e non era raro contare trenta-quaranta pullman alla partenza della Palud. Poiché non esistevano normative precise, succedeva spesso che una Guida avesse venti o trenta clienti nella sua comitiva. All’epoca si poteva fare poiché la legge imponeva alla guida la sola responsabilità dell’individuazione del percorso, mentre il comportamento individuale dei partecipanti era di responsabilità del capo gita. (Con la Legge Regionale del 1973 vengono stabilite norme precise sul numero di partecipanti per gruppo).

Vista con gli occhi odierni, la situazione in quell’epoca era abbastanza precaria, se non caotica! Eppure, nonostante la grande massa di clienti, non si verificano incidenti di notevole importanza. Certamente erano finiti i bei pranzi con i singoli clienti e le notevoli bevute di birra al Bar del Parking di Chamonix. Arrivati ai “Planard” trovavamo i pullman degli sci club che erano venuti ad attenderci e si rientrava direttamente su Courmayeur. I meno contenti erano i bar e i ristoranti della zona! In mancanza di mezzi privati ci organizzavamo il rientro con i taxi locali o con il servizio di linea che era stato instaurato tra Chamonix e Courmayeur. Nel corso di quegli anni la discesa della Vallée Blanche riscosse sempre più successo, e ogni fine settimana le guide erano totalmente impegnate. Il lavoro di prenotazioni all’ufficio funzionava a pieno ritmo e molte volte si deve usufruire del supporto di guide esterne alla società. Alcune delle guide più attive riuscivano a fare anche più di venti discese alla stagione.

Gli inizi degli anni Settanta vedono una rivoluzione totale nel mondo dello sci: cambiano i materiali di abbigliamento. Gli scarponi vengono prodotti con materiali termo espansi e gli sci sono studiati con sciancrature e solette adatte alle neve più soffici (noi in Vallée Blanche scendevamo con gli sci da pista: stretti e lunghi più di due metri!) Tuttavia, la più grande rivoluzione avviene con il cambio di mentalità nell’approccio al modo di sciare soprattutto nel mondo del fuoripista. Non si aspetta più che il manto nevoso sia assestato e trasformato: la neve profonda non è più un ostacolo, anzi, certi pendii vengono solcati in maniera sempre più avventurosa. Ci si fida di più della pala e dell’Artva che del buon senso. È iniziata l’era del consumo! Purtroppo dobbiamo assistere alle prime assurdità, figlie di un’immaturità civile. I gendarmi del P.G.H.M sono dovuti intervenire per sbrogliare delle situazioni caotiche nei pressi dei seracchi del Requin, per non parlare di quando dovettero intervenire arrestando due coniugi inglesi che trasportavano, trascinandola, una scatola di scarponi con dentro il loro figlioletto di tre anni!

La società civile sta cambiando e la pubblicità ci descrive il mondo alpino con immagini da sogno e così la Vallée Blanche viene trasformata in un mondo gioioso che attrae migliaia di sciatori. Non li chiamo più “sci alpinisti” perché lo spirito iniziale che ci aveva condotto in quel mondo privilegiato non esiste più. La discesa della Vallée Blanche non può essere ricordata solo da qualche “selfie”!

Con l’arrivo a Courmayeur delle agenzie turistiche aumenta il numero dei clienti e nuove emozioni debbono essere offerte a questa variegata clientela. Un nuovo approccio al mondo della montagna si profila nell’orizzonte e allora largo ai giovani con l’augurio di Buon Lavoro!

di Ruggero Pellin - Società Guide Alpine di Courmayeur

info per la discesa con gli sci della Vallé Blanche: www.guidecourmayeur.com

Si ringraziano: S.C.A.R.P.A. - Grivel - Fiat Professional - Patagonia - Hestra - Beal - Pieps - Recco - Oakley - Banca di Credito Cooperativo Valdostana




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