Rilievo NivoMeteorologico, come si raccolgono i dati per il bollettino valanghe
Inverno, è tempo di neve e ghiaccio, e quindi di bollettini delle valanghe. La Guida Alpina Massimo Candolini ci racconta un'ordinaria giornata di lavoro sul campo per effettuare i rilievi nivologici e raccogliere i dati indispensabili per l'Ufficio Regionale Neve e Valanghe del Friuli Venezia Giulia.
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Prova penetrometrica
Massimo Candolini
"All'uscita dell'impianto di Sella Prevala un sole invernale si sforza di riscaldare un po' l'aria decisamente fredda. Noi, e oggi siamo in tanti, armeggiamo con scarponi e sci preparandoci a raggiungere il luogo adatto per effettuare il primo rilievo nivologico della stagione. Siamo in tanti perché, come ogni anno, l'appuntamento è con i tecnici dell'Ufficio Regionale Neve e Valanghe. Essi svolgeranno una giornata di aggiornamento delle tecniche di rilievo nivologico a tutte le Guide Alpine del Friuli Venezia Giulia. Durante la stagione invernale, infatti con cadenza bisettimanale, una coppia di Guide Alpine effettuerà per l'Ufficio Valanghe i rilievi itineranti.
Tali rilievi costituiscono la base dei dati per l'analisi del manto nevoso indispensabile per la valutazione e la previsione di stabilità del manto stesso. Integrando i dati raccolti durante questo lavoro sul campo con le informazioni meteorologiche l'Ufficio Valanghe è in grado di produrre il bollettino - ricordiamo che viene emesso nelle giornate di lunedì, mercoledì e venerdì dopo le 14.00 - che descrive lo stato del manto e assegna alle varie zone geografiche della regione la valutazione del rischio. Ma questi rilievi come si svolgono e che dati raccolgono?
La prima cosa da fare è scegliere un sito idoneo, che sia rappresentativo dell'area che si vuole monitorare. Raggiunte la quota e l'esposizione desiderata si ricerca un'area neutra, priva di depositi da valanga o anomali accumuli da vento, e, soprattutto, si valuta che essa sia in una zona sicura per gli operatori. Poi si effettuano diverse misurazioni: spessore del manto, inclinazione del pendio, temperatura dell'aria, temperatura della superficie della neve. Si valutano altresì la copertura nuvolosa e la presenza o meno di fenomeni meteorologici, quali neve e vento.
A questo punto si effettua la prova penetrometrica: essa consiste nell'infiggere nella neve una asta metallica graduata, con dei colpi regolari ottenuti da una massa battente, e ovviamente registrando tutte le sequenze di colpi. Segue l'analisi stratigrafica, che è lo studio dei cristalli che compongono il manto nevoso. Dopo aver scavato una trincea nella neve, sulla facciata a fianco della sonda penetrometrica si identificano i vari strati e con la lente d'ingrandimento si riconoscono i cristalli assegnandoli un tipo della classificazione standard, registrando anche dimensione, umidità e durezza dello strato. A completamento di questa analisi si misura la temperatura di tutto il manto campionandola ogni 10 cm ed infine si prelevano delle carote per misurarne il peso, e quindi la densità della neve.
Oggi siamo fortunati perché siamo al sole, non c'è vento e non nevica. Spesso succede di dover svolgere tutte queste misurazioni, che ci impegnano per almeno un'ora, esposti alle intemperie, senza possibilità di muoversi ed in ombra! Non è raro pensare "ma oggi no era meglio rimanere in ufficio?". Il rilievo però non è finito. Manca un'altra prova importantissima, il blocco di slittamento. Esso consiste nell'isolare dal pendio una porzione di manto (2 x 1,5 metri, fino al terreno), quindi caricarlo salendoci sopra con gli sci rispettando una precisa sequenza di comportamento. Se il blocco ad un certo punto collassa, e molto spesso succede, bisogna registrare le modalità del cedimento. Tutte queste operazioni ci sono già note, l'incontro di oggi è più di un indispensabile ripasso, è soprattutto l'occasione per confrontarci con chi ne sa di più di noi sulla neve e sulla sua evoluzione. Non abbiamo ancora finito, ci sono delle novità. In sede AINEVA sono stati messi a punto due nuovi test, l'ECT e il PST.
ECT sta per Extended Column Test ed è l'evoluzione di una prova già introdotta nello scorso anno, è una prova di compressione finalizzata ad evidenziare starti fragili, soprattutto a livello superficiale. Si esegue isolando un piccolo blocco (30x90 cm) e colpendo con la mano la pala appoggiata su di esso: la modalità di frattura in relazione all'intensità dei colpi inferti determinano l'esito della prova.
PST invece è l'acronimo di Propagation Saw Test, isolato un ulteriore blocco (30x100 cm) lo si taglia con la sega orizzontalmente paralleli alla superficie cercando di seguire lo strato fragile precedentemente identificato con l'analisi stratigrafica. Anche in questo caso il cedimento del blocco e le modalità con cui esso avviene vanno registrate.
Abbiamo quasi finito, copriamo la buca che prima avevamo scavato, ci prepariamo e scendiamo a Sella Nevea dove ci attende un "briefing" in aula su questa intensa giornata, per chiarire le basi concettuali di questi due nuovi test. Non ci rimane che inserire a computer tutti i dati nel programma Yeti, che produce il profilo stratigrafico e tutti i dati correlati in modo da essere analizzati.
Noi abbiamo finito qui, come faremo per tutto l'inverno, abbiamo raccolto i dati sul campo e li abbiamo trasmessi all'Ufficio Valanghe che li elaborerà, li confronterà con gli altri rilievi eseguiti in altre zone o in momenti differenti per produrre alla fine il Bollettino Nivo-Meteorologico, troppo semplificato in un numero di valutazione del pericolo. C'è un grande lavoro dietro al quel rischio 2 o rischio 3 che quasi sempre sbirciamo senza leggere il testo del bollettino, c'è una puntuale analisi delle molteplici situazioni e una generalizzazione del risultato per aree geografiche che non può e non deve essere limitata dalla valutazione numerica. Perciò vi esortiamo a leggere il bollettino, leggerlo tutto e con attenzione prima di ogni gita. E naturalmente ad avere sempre con voi ARTVA, Pala e Sonda!"
Massimo Candolini, Guida Alpina
- La prevenzione degli incidenti da valanga nelle escursioni con le racchette da neve
- Ricerca di un singolo travolto in valanga
INFO
Tutte le informazioni sullo stato del manto nevoso possono essere ricavate consultando il sito dell AINEVA (Associazione Interregionale Neve e Valanghe) www.aineva.it che raggruppa tutti i bollettini nivometeorologici dellarco alpino italiano, oppure telefonando al n° 0461 230030
Tali rilievi costituiscono la base dei dati per l'analisi del manto nevoso indispensabile per la valutazione e la previsione di stabilità del manto stesso. Integrando i dati raccolti durante questo lavoro sul campo con le informazioni meteorologiche l'Ufficio Valanghe è in grado di produrre il bollettino - ricordiamo che viene emesso nelle giornate di lunedì, mercoledì e venerdì dopo le 14.00 - che descrive lo stato del manto e assegna alle varie zone geografiche della regione la valutazione del rischio. Ma questi rilievi come si svolgono e che dati raccolgono?
La prima cosa da fare è scegliere un sito idoneo, che sia rappresentativo dell'area che si vuole monitorare. Raggiunte la quota e l'esposizione desiderata si ricerca un'area neutra, priva di depositi da valanga o anomali accumuli da vento, e, soprattutto, si valuta che essa sia in una zona sicura per gli operatori. Poi si effettuano diverse misurazioni: spessore del manto, inclinazione del pendio, temperatura dell'aria, temperatura della superficie della neve. Si valutano altresì la copertura nuvolosa e la presenza o meno di fenomeni meteorologici, quali neve e vento.
A questo punto si effettua la prova penetrometrica: essa consiste nell'infiggere nella neve una asta metallica graduata, con dei colpi regolari ottenuti da una massa battente, e ovviamente registrando tutte le sequenze di colpi. Segue l'analisi stratigrafica, che è lo studio dei cristalli che compongono il manto nevoso. Dopo aver scavato una trincea nella neve, sulla facciata a fianco della sonda penetrometrica si identificano i vari strati e con la lente d'ingrandimento si riconoscono i cristalli assegnandoli un tipo della classificazione standard, registrando anche dimensione, umidità e durezza dello strato. A completamento di questa analisi si misura la temperatura di tutto il manto campionandola ogni 10 cm ed infine si prelevano delle carote per misurarne il peso, e quindi la densità della neve.
Oggi siamo fortunati perché siamo al sole, non c'è vento e non nevica. Spesso succede di dover svolgere tutte queste misurazioni, che ci impegnano per almeno un'ora, esposti alle intemperie, senza possibilità di muoversi ed in ombra! Non è raro pensare "ma oggi no era meglio rimanere in ufficio?". Il rilievo però non è finito. Manca un'altra prova importantissima, il blocco di slittamento. Esso consiste nell'isolare dal pendio una porzione di manto (2 x 1,5 metri, fino al terreno), quindi caricarlo salendoci sopra con gli sci rispettando una precisa sequenza di comportamento. Se il blocco ad un certo punto collassa, e molto spesso succede, bisogna registrare le modalità del cedimento. Tutte queste operazioni ci sono già note, l'incontro di oggi è più di un indispensabile ripasso, è soprattutto l'occasione per confrontarci con chi ne sa di più di noi sulla neve e sulla sua evoluzione. Non abbiamo ancora finito, ci sono delle novità. In sede AINEVA sono stati messi a punto due nuovi test, l'ECT e il PST.
ECT sta per Extended Column Test ed è l'evoluzione di una prova già introdotta nello scorso anno, è una prova di compressione finalizzata ad evidenziare starti fragili, soprattutto a livello superficiale. Si esegue isolando un piccolo blocco (30x90 cm) e colpendo con la mano la pala appoggiata su di esso: la modalità di frattura in relazione all'intensità dei colpi inferti determinano l'esito della prova.
PST invece è l'acronimo di Propagation Saw Test, isolato un ulteriore blocco (30x100 cm) lo si taglia con la sega orizzontalmente paralleli alla superficie cercando di seguire lo strato fragile precedentemente identificato con l'analisi stratigrafica. Anche in questo caso il cedimento del blocco e le modalità con cui esso avviene vanno registrate.
Abbiamo quasi finito, copriamo la buca che prima avevamo scavato, ci prepariamo e scendiamo a Sella Nevea dove ci attende un "briefing" in aula su questa intensa giornata, per chiarire le basi concettuali di questi due nuovi test. Non ci rimane che inserire a computer tutti i dati nel programma Yeti, che produce il profilo stratigrafico e tutti i dati correlati in modo da essere analizzati.
Noi abbiamo finito qui, come faremo per tutto l'inverno, abbiamo raccolto i dati sul campo e li abbiamo trasmessi all'Ufficio Valanghe che li elaborerà, li confronterà con gli altri rilievi eseguiti in altre zone o in momenti differenti per produrre alla fine il Bollettino Nivo-Meteorologico, troppo semplificato in un numero di valutazione del pericolo. C'è un grande lavoro dietro al quel rischio 2 o rischio 3 che quasi sempre sbirciamo senza leggere il testo del bollettino, c'è una puntuale analisi delle molteplici situazioni e una generalizzazione del risultato per aree geografiche che non può e non deve essere limitata dalla valutazione numerica. Perciò vi esortiamo a leggere il bollettino, leggerlo tutto e con attenzione prima di ogni gita. E naturalmente ad avere sempre con voi ARTVA, Pala e Sonda!"
Massimo Candolini, Guida Alpina
- La prevenzione degli incidenti da valanga nelle escursioni con le racchette da neve
- Ricerca di un singolo travolto in valanga
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