Punta dell'Orco: Beber, Lanzafame e Maganzini discesa con gli sci del Canale dell'Orco
L’alpinista-esploratore di fine ‘800 Douglas William Freshfield descriveva la Val Genova (la superba Valle che dalla Val Rendena si incunea nel cuore dei gruppi Adamello e Presanella) come la "Versailles d’Italia", a noi invece piace descrivere la sua ultima valle laterale lato destro orografico (il cosiddetto vallone del Matarott) come "l’Argentière della Rendena" (cit. Ale Beber). Si tratta infatti di un affascinante anfiteatro glaciale ricco di cascate che ad ogni inverno si trasforma in un regno incantato remoto ed isolato.
Con questo report vorrei incuriosire e contribuire a ‘far conoscere’ quello scrigno della Val Genova che è il Matarott (anche se, come tutte le persone che hanno a cuore qualcosa, da un lato ci sarebbero la gelosia e la tentazione di tenerlo per sé!).
Il Canale che abbiamo avuto la fortuna di poter sciare si trova sul lato destro del Vallone, nascosto ed incastonato come una pietra preziosa tra le pieghe della parete nord/ovest della Punta dell’Orco, intuibile e parzialmente visibile dalla zona del Rifugio Mandrone.
L’avventura che abbiamo vissuto al suo cospetto ci ha regalato delle emozioni importanti non legate unicamente alle difficoltà intrinseche della discesa, delle pendenze, dell’esposizione ecc. ma quanto piuttosto scaturite dallo spirito di ricerca ed esplorazione, dalla voglia di scoperta, dalla soddisfazione derivante dall’esteticità e logicità del canale...
Tutti valori che caratterizzano la quintessenza dello "scialpinismo", che forse sono le cose più belle al di là delle difficoltà in sé ...
Alle volte la ricerca, la piacevole scoperta che l’intuizione di una linea e la realizzazione visiva della sua fattibilità danno una soddisfazione e regalano un piacere pari alla discesa stessa sci ai piedi.
Noi siamo stati fortunati perché abbiamo trovato il Canale in grande spolvero (nel vero senso della parola!), anche se ce la siamo un po’ anche meritato perché non era la prima volta che ci recavamo da lui. Infatti ne valeva proprio la pena!
Ne valeva la pena recarsi più volte in questo stupendo angolo selvaggio ed isolato della Val Genova, giungere ai piedi di questo remoto Canalone, provarlo, esserne respinti, corteggiarlo, esserne respinti nuovamente ed imparare così ad ascoltarlo per capire quando poter nuovamente ritornare.
Ne valeva la pena osservare da lontano questa Linea ogni volta che mi recavo in Adamello, intuendone una possibilità di discesa e chiederle di aspettarmi.
Ne valeva la pena guardarla e studiarla con il binocolo dal rifugio Mandrone in maniera quasi maniacale.
Ne valeva la pena decidere che fosse giunto il momento giusto per tornarci, avere la voglia di riprovarci nuovamente, scalarlo e buttare giù le punte da questo Canalone di 600m che tanto si è fatto desiderare ma che tanto ci ha saputo dare.
Ne valeva la pena condividerlo con gli amici ed assaporarlo assieme curva dopo curva, dedicandolo infine a chi ci vuole bene e ci stava aspettando a casa un po’ in pensiero...
di Marco Maganzini
Note: Il Canale è stato sciato integralmente fino al salto di ghiaccio finale, dove abbiamo fatto una calata in corda doppia.