Monte Bianco: discesa con gli sci della via Tardivel per Dallona e Civra Dano

Il 28 maggio 2012 Giuseppe Dallona e Francesco Civra Dano hanno realizzato una delle rarissime discese con gli sci della via Tardivel sulla Brenva (Monte Bianco).
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Discesa con gli sci della Via Tardivel, Brenva, Parete Sud del Monte Bianco
archivio Dallona - Civra Dano
Si può anche cambiare passione. O meglio, a volte è anche bello lasciarsi prendere da altro. Forse è un po' il caso di Giuseppe “Beppe” Dallona, climber (ma anche alpinista) che ha lasciato il segno a Cornalba, ma non solo. Vi ricordate la sua prima su Les Syndacalistes quell' 8c/9a, proprio a Cornalba? E poi, tra le tante, quella sua seconda ripetizione della famosa Terminator nel tanto temuto ed evitato Totoga di Manolo? Bene, lo stesso Beppe da qualche tempo, complice l'aver preso casa ad Alagna, s'è dato allo sci... Diciamo subito che, come per l'arrampicata, il suo non è proprio uno sciare normale. Infatti, anche se dice di “non esserne molto capace” le sue passioni ora sono il freeride e le discese ripide sul Monte Bianco ed il Monte Rosa. Qualcosa deve aver voluto dire anche l'incontro con il suo "Maestro", quel Francesco Civra Dano che ben conosciamo per le sue discese “erte”... Comunque proprio con Civra, Dallona s'è buttato (è il caso di dirlo) in varie avventure, sempre sul Bianco. Come, tra le altre, la discesa della SO delle Droites. L'ultima realizzata dai due, il 28 maggio scorso, è invece una delle rarissime discese con gli sci (la 3a probabilmente) della Brenva lungo la via Tardivel, tra il Bianco e il Maudit. Un posto (per chi c'è stato) immenso, indescrivibile e straordinario... ma dove non si può sbagliare nulla. Poi, dopo la discesa, come nell'arrampicata, resta solo la felicità.


SCIARE NEL VUOTO - discesa dalla Parete Sud del Monte Bianco
di Beppe Dallona

26 maggio 2012, Rifugio Cosmiques, Chamonix
Esco, entro, esco, entro, entro, esco, esco, entro continuamente dal Rifugio in preda ad una tensione che mi blocca lo stomaco. La discesa che vogliamo fare domani è difficile, non mi sento in forma, sono due mesi che, per il tempaccio, non si combina più niente. Su quelle robe lì non è come quando arrampicavo, il margine di errore è pari a zero, e bisogna imparare ad essere capaci ad essere freddi in situazioni di merda. Ma non riesco a tirarmi indietro, sciare su quelle pendenze a quattromila e passa metri riesce a farmi sognare come ai tempi delle mie grandi scalate...

Dopo una grande primavera con Francesco (Civra ndr), con cui abbiamo sciato tra le altre la Sud delle Courtes, la Sudovest delle Droites, la Sud del Gigante, il mitico Gervasutti al Tacul, Lui mi ha proposto di fare una rara ripetizione della Tardivel al Colle della Brenva. Questo pendio è stato sceso due o tre volte nella storia della Montagna, in uno dei posti più impressionanti delle Alpi. Le pendenze sono piuttosto elevate ma non è tanto quello, è soprattutto il contesto ambientale che fa la differenza.

La mattina, più o meno alle otto, siamo sulla cresta sotto il Mont Maudit, c'è un vento pazzesco, circa a 4300 metri. Dopo essermi mangiato una decina tra barrette e succhi potentanti iperenergetici mi sento superbene ora, e la tensione lascia lo spazio alla concentrazione, entriamo dalla cornice in un pendio enorme spaventoso a 50° di neve compatta, il ricordo di noi due in quel posto, e di Francesco che mi dice "stai all'occhio, qui dobbiamo portare a casa la pelle", mi rimarrà nella mente per il resto della vita.

Nella prima parte della via sciamo con estrema, estrema, estrema attenzione sotto dei seracchi grandi come un grattacielo, no comment... Nemmeno nel 1981 a diciotto anni e con i capelli come Bob Marley sulla via dei Fachiri alla Scotoni, nel tiro dopo il traverso con quaranta metri senza chiodi, ero così fuori di me per l'adrenalina.

A metà ci sono dei passaggi ripidissimi dove passiamo in qualche modo con la piccozzina in mano. Nella parte bassa del pendio ci lasciamo andare e si riesce anche a divertirsi un po', la neve si smolla, anche se noi "speriamo che non si smolli troppo", anzi a dir la verità speriamo che non venga giù l'intero pendio per il caldo.

Alla crepaccia terminale faccio una bella curva saltata sopra  la testa a Francesco che s'incazza come una bestia, la crepaccia è alta quasi dieci metri e devo lottare per non infilarmici dentro, quando sono fuori dalla doppia sono semplicemente contento di essere ancora vivo.

Si, sono felice come ai tempi di quelle scalate di vent' anni fa. Felice come quando salivo La Brava Gente in Verdon o facevo la ripetizione di Terminator in Totoga dopo quella di Glowacz.

Quando torno a casa a novanta all'ora da Courmayeur, dopo aver festeggiato con una bottiglia di franciacorta doc, mi rendo conto che il livello di dopamina nel cervello è a posto e che la bestia che è dentro di me per un po' se ne starà più tranquilla.

Grazie Francesco!

Beppe Dallona



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