Mont Rochefort, prima discesa Capozzi e Bigio
Dall’Aiguille de Rochefort si stacca e si abbassa in direzione Sud-Sudest un possente e lungo crestone roccioso, che separa il bacino del Ghiacciaio di Rochefort (a Ovest) da quello di Plampincieux (a Est). Lungo questa cresta il punto culminante è il Mont de Rochefort (3456m). Noi abbiamo sciato la parete sud ovest, 450 metri di pendio. Questo era il secondo tentativo: domenica ci avevamo provato io, Luca Rolli e Julien Herry, ma niente da fare, avevamo poco materiale con noi per poter passare in sicurezza il tratto di misto iniziale. Così, secondo tentativo con Stefano Bigio il giorno dopo.
Si parte in salita, con un breve canale a 50° che precede un tratto di misto che ha impegnato non poco Stefano (di due tiri di neve trasformata su placche rocciose, con scarponi da discesa, sci in spalla e difficoltà ad assicurarsi), una volta superato si raggiunge la parete vera e propria. La discesa è sempre esposta, si sciano pendii intorno ai 45° 50°. La neve variava molto, non essendo ancora trasformata. Nel tratto finale abbiamo usato la corda facendo due doppie, una prima da 50 metri e una seconda più corta. Credo che con neve primaverile e soprattutto con più tempo a disposizione sia possibile evitare almeno una calata. Eh si, perchè noi siamo scesi alla buon ora delle 16:30 e una volta arrivati nel tratto di misto il buio era ormai vicino, inutile prendersi dei rischi. Indimenticabile rimarrà il ricordo della discesa dal ghiacciaio dei Marbrées nella penombra senza frontale! Difficoltà della discesa proposta: 5.2 E3.
Questa è la seconda discesa che io e Stefano percorriamo dal Mont Rochefort dopo quella del 2010, incredibile cosa possa offrire questa cresta! L'abbiamo chiamata "Pente a Remy" e l'idea di questa discesa nasce infatti dal forte sciatore francese Rèmy Lecluse (che tra l'altro è l'autore della prima discesa della diagonale sempre al Mont Rochefort) che anni fa mi aveva proposto di sciare con lui questa linea che aveva individuato. Purtroppo il rialzo termico nei giorni successivi rovinò la parete e non se ne fece niente. Quindi questa discesa è anche un po' per lui.
Davide Capozzi
- Davide Capozzi e lo sci ripido, quando è meglio non cadere mai
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