Il calore delle Araucarie. Paolo Tassi, lo sci e gli incontri sui vulcani Cileni

Tre vulcani da sciare nella Patagonia cilena (Lonquimay, Villarica, Quetrupillan) ma soprattutto il viaggio e gli incontri che sempre la ricerca di nuove montagne e pendii riserva.
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Cile scialpinismo: Dario
Paolo Tassi

“Viagiar descanta ma chi parte mona torna mona”. È un antico proverbio (ripreso anche da Manolo nel suo bellissimo libro Eravamo immortali) che aiuta a capire lo stato di apertura mentale delle persone e dà il metro di accrescimento che ci può offrire un viaggio o avventura. Viaggiare con gli sci è una delle opportunità nella vita che più mi ha fatto crescere sotto tanti punti vista, non ultimo quello umano.

A ben pensarci sciare, quell’infinita serie di curve che ci porta da monte a valle, sarebbe inutile e ripetitiva se non affrontassimo sempre nuove montagne e nuovi incontri. Ecco, il viaggio in Cile tra vulcani ed araucarie ci ha offerto incontri piacevoli ed inaspettati.

I vulcani: montagne vive, isolate, in continua evoluzione, pendenze perfette da cima a fondo. Lunghi, lunghissimi esposti al vento in tutte le sue rotonde esposizioni.
I vulcani innevati sono coni gelati messi a testa in giù, la sfera terrestre è la loro pallina.

Il vulcani sulle cartine geografiche sono una serie concentrica di cerchi di curve di livello che partono lontane fino alla cime che poi è un buco... I vulcani non sotto tutti uguali, un po’ si assomigliano ma quando se ne riesce a sciare uno diventano contagiosi, le vallate delle colate laviche sono pendii perfetti per sciare. Se poi il cristallo della neve è perfetto non si può cercare di meglio.

Eravamo in 5 e volevamo salire 4 vulcani. Al primo, il Lonquimay, abbiamo incontrato subito Berta, telemarkista di Andorra che dopo una stagione da maestra nella stazione sciistica di Valle Nevado era scesa a sud alla ricerca di neve e avventura.

Berta, viaggiatrice solitaria , si sposta in autostop, guarda l’orizzonte e decide del suo futuro curva dopo curva. Quando l’ho vista il mio cuore dal ginocchio genuflesso non ha resistito e l’ho invitata a salire con noi, abbiamo fatto qualche bella curva assieme e poi ci siamo bevuti una birra mentre fuori imperversava una bufera patagonica.

Berta cosa fai? Scio!
E domani cosa farai? Scierò!
E il prossimo inverno? Anche!
Ci siamo dato appuntamento da qualche parte, i viaggiatori prima o poi si rincontrano.

Su un altro vulcano, il Villarica che domina l’omonimo lago, mentre saliamo troviamo una coppia di ragazzi che coccolava il loro cagnolino. Avevano un aurea speciale e non ho potuto fare a meno di sedermi accanto a loro ed offrirgli un po' di zenzero candito.

Questi 2 ragazzi erano partiti in febbraio da Jackson Hole in Wyoming con il loro furgone, avevano trovato quel cucciolo in Perù e una volta a Pucon non avevano saputo resistere alla tentazione di salire il vulcano soprastante. Hanno noleggiato 2 snowboard e sono saliti fin lì, il cane era stremato. Loro avevano il tempo che sia addice ad un viaggio del genere in sud America: nessuna fretta, 2 sorrisi degni di un bambino e lo sguardo verso l’Argentina.

Ero curioso di vedere il loro furgone: una jeep con targa americana con una bombola del gas al posto del paraurti, non poteva che essere quello. Staranno in giro anche il prossimo anno, vogliono imparare lo spagnolo. Speriamo che nessuno li tamponi!

Poi abbiamo salito un altro vulcano nascosto, il Quetrupillan. E' remoto, nascosto agli sguardi, difficile da scovare. Saliamo 2 ore in macchina fino a che la "strada" non finisce. Partiamo in mezzo ad una giungla innevata con gli sci ai piedi.

Questo bosco è talmente grande che mi pento quasi subito della mia scelta: non vedo la cima, non so dove andare, meno male che il mio intuito alpinistico e una traccia del giorno prima (soprattutto) ci portano fuori dalla foresta dove veniamo accolti da un vento che non ci permette di parlare neanche tra di noi.

Ad un certo punto sono “appoggiato “ al Puelche (così si chiama quest’arietta patagonica), Maurizio mi passa accanto e mi leva il sostegno, io gli cado tra le braccia.

Questo vulcano è talmente isolato che per oggi rimarrà ancora più solo. Chi vuoi che salga quassù? Allora scendiamo e, non appena ci ritroviamo in mezzo alle frasche, spuntano 40 ragazzi!

Sono a piedi, alcuni hanno le ciaspe. Portano zaini enormi.
Dove andate?
Quassù! Siamo un corso di alpinismo e cultura andina, andiamo qua a campeggiare.
Qua? Campeggiare?
Certo è un posto bellissimo.
Sicuramente, anzi li invidio, saliranno quando in vento cesserà e gli zaini saranno più leggeri, con meno cibo e poco Pisco.

Poi siamo andati in un altro vulcano, ce ne sono 108 in Cile, ma siccome non abbiamo trovato nessuno neanche il vulcano si è fatto vedere a noi, così siamo andati a fare le terme.

Hasta la vista Chile, nos vemos a la próxima vez!

Paolino Tassi (Guide Alpine Cortina - Gruppo Scoiattoli Cortina)




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