In cordata con Alex. Come l'arrampicata può salvare la vita

La recensione di 'In cordata con Alex. Storia di una mamma' (Mulatero Editore) il libro in cui Dierdre Wolownick, scrittrice, musicista, climber e madre di Alex Honnold, racconta la sua storia e come l'arrampicata ha cambiato la sua vita.
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La copertina del libro 'In cordata con Alex. Storia di una mamma' (Mulatero Editore) di Dierdre Wolownick. È la storia della mamma di Alex Honnold, star internazionale dell’arrampicata e protagonista di Free Solo, premio Oscar come miglior documentario nel 2019. Diedre Wolownick scopre in età avanzata, dopo una vita dura, tutta dedicata alla famiglia e ai figli, che solo lo sport in ambiente outdoor poteva salvarle la vita. A 66 anni è la donna più anziana ad essere riuscita a scalare El Capitan.
Mulatero Editore

L'Alex del titolo fa Honnold di cognome e, come molti sanno, è uno degli scalatori (solitari) più forti di sempre. Di più, è un autentico campione, anzi un vero "fenomeno". Precisiamo anche che a far parte di quella cordata è proprio sua mamma, Dierdre Wolownick, l'autrice di questo libro. Nonostante ciò, e giusto per tranquillizzare tutti subito, questa non è l'ennesima storia del campione raccontato dai genitori o da qualche altro parente.

Questa è davvero "La storia di una mamma" come recita il sottotitolo dell'edizione italiana. Una storia, tutta vera ma che sembra un romanzo, raccontata e scritta (magistralmente) dal punto di vista di Dierdre. Dunque della figlia d'immigrati e della ragazzina che si trova a crescere tra due culture, quella polacca dei genitori e quella della loro nuova città: New York City, USA. E poi della studentessa brillante, della musicista autodidatta, della studiosa di lingue, della donna e della madre che deve affrontare la vita e le sue difficoltà praticamente da sola.

I viaggi e le esperienze in paesi lontani. La scoperta di altri mondi e di altre visioni, come l'illuminazione dell'arrampicata, tutto contribuisce alla conoscenza di se stessa. Tutto fa parte di questa storia, assolutamente normale e tremendamente unica. E tutto diventa una grande avventura, come spesso nel bene e nel male è la vita. Così, le difficoltà con il marito Charlie. Ma anche, e soprattutto, il rapporto con Alex e la sorella maggiore Stasia, prima bambini poi adulti, fa parte integrante del tutto e di quello che lei è diventata. Come la scoperta delle particolarità e dei talenti dei figli. Del riconoscimento della loro unicità e della necessità di accettarli così come sono, anzi di farne un motivo di crescita personale.

In questo senso l'evoluzione di Alex, la sua "irrequietezza" e la sua innata passione per l'arrampicarsi ovunque e dovunque, sono davvero singolari e allo stesso tempo esemplari del rapporto tra genitori e figli. Dierdre non ha capito subito cosa spingesse il figlio. Non aveva compreso né quel suo essere speciale come arrampicatore né quanto l'arrampicata possa essere importante per lui e per le persone. Non aveva nemmeno intuito quanto potesse motivarle. Né poteva farlo.

E' successo quasi per caso. E' successo, insomma, come accade anche a chi non ha un figlio top climber. Dierdre, in un momento molto difficile della sua vita, ha iniziato ad arrampicare. Ha provato. L'ha fatto da sola. Da ultra cinquantenne. In una palestra indoor. Non sapeva nemmeno indossare l'imbragatura, anzi quasi non sapeva cosa fosse. Ha cominciato e non ha più smesso. Piano, piano si è inserita ed è stata accettata in una compagnia di climber. Ha anche cominciato a girare per le falesie. Ha affrontato e superato le sue mille paure. Ma soprattutto ha iniziato a stare meglio, a crescere, come climber e come persona.

Da lì ad arrampicare con il figlio, su alcune delle vie iconiche degli Stati Uniti, il passo è stato quasi naturale. La cordata con Alex l'ha condotta anche nella Yosemite Valley, nel tempio dell'arrampicata multipitch mondiale. In vetta all'Half Dome. E poi su El Capitan. Sull'immensa parete dove il figlio ha stabilito degli incredibili record di velocità. Dove ha stupito il mondo intero salendo senza corda Freerider. Quasi una performance artistica applicata all'arrampicata e insieme una "sublime pazzia" da... non imitare.

Dierdre e Alex, madre e figlio, su El Cap sembra quasi una favola in versione famigliare. Non lo è. E' molto di più. E' la rappresentazione della vita con le sue sofferenze e le sue difficoltà ma anche con le mete raggiunte. E' l'impagabile capacità di guardare avanti, di essere curiosi, di cercare qualcosa per cui valga la pena lottare e gioire. E' saper intravedere la bellezza di un attimo e di un panorama. E' quella condivisione che spesso legarsi alla stessa corda regala. E poi, sono storie come questa che ti fanno sognare e dire: "Sì, allora è possibile".

di Vinicio Stefanello

link: mulatero.it/prodotto/in-cordata-con-alex/




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