Il Respiro dell’Everest, l'affascinante storia di Marion Chaygneaud-Dupuy
Il respiro dell’Everest è il primo titolo di una nuova collana di MonteRosa edizioni, "Le Rose Selvatiche", curata da Linda Cottino e dedicata alle autrici del panorama nazionale e internazionale che hanno scritto e tuttora scrivono di montagna, di avventura e di alpinismo. Quella che vi si racconta è la particolarissima storia di Marion Chaygneaud-Dupuy, giovane donna francese che ha ideato e avviato l’operazione "Clean Everest", finalizzata alla rimozione dei troppi rifiuti lasciati dalle spedizioni che ogni anno cercano di salire la montagna più alta del mondo, trasformando radicalmente un ambiente che dovrebbe essere incontaminato in qualcosa di tristemente simile a una discarica in quota.
«Se non fossi costantemente a contatto con la natura, non mi sentirei viva» scrive l’autrice nell’incipit. Ed è forse questa la chiave del libro e della vita di Chaygneaud-Dupuy, che nasce nel 1980 nella regione francese della Dordogna in una casa in mezzo ai boschi. Il libro è il racconto di una vita fuori dal comune: a 16 anni, dopo un viaggio a Calcutta al fianco del medico di strada Jack Preger, Marion si avvicina al Buddismo e inizia un cammino spirituale con il maestro tibetano in esilio Bokar Rinpoche, fondatore e guida del monastero di Mirik, nel Darjeeling. Nella primavera del 1999, a soli diciott’anni, torna in India per essere accolta come discepola nel monastero del Rinpoche e lì si ferma quattro anni - con il nome di Dolma, "Compassione in azione". In seguito, come monaca laica inizia una nuova vita a Lhasa, dove frequenta l’università e si dedica a progetti di salvaguardia ambientale e culturale presso le tribù nomadi del Chantang. In questo periodo accompagna anche lunghi trekking per conto di agenzie europee, affronta le sue prime cime in alta quota e instaura una fattiva collaborazione con la Scuola delle Guide d’alta montagna di Lhasa. Diventata a sua volta guida, tra il 2013 e il 2017 Marion scala l’Everest dal versante tibetano per ben tre volte, e sarà la prima donna europea a compiere l’impresa. Ma è soprattutto l’impatto ambientale delle spedizioni commerciali che colpisce Marion, spingendola all’azione: nasce così Clean Everest, un’imponente operazione di pulizia che, in tre anni, rimuove dalla montagna più alta del pianeta otto tonnellate e mezzo di rifiuti. «In altissima quota» scrive Marion «il cervello opera in modalità sopravvivenza, quindi lo spirito si adatta a una visione molto ridotta di ciò che ci circonda, focalizzandosi solo sull’obiettivo della cima, mentre tutto il resto perde di importanza». Un punto di vista su cui vale la pena soffermarsi, in quanto antitetico alla classica idea per cui l’alta montagna "allarghi la prospettiva".
E in effetti la questione ecologica è stata per anni lasciata in secondo piano, permettendo che i rifiuti si accumulassero in enormi quantità. «Tra il campo base a 5200 metri e la cima a 8848, la tipologia dei rifiuti abbandonati lungo i pendii cambia» precisa Chaygneaud-Dupuy. «Più a monte si trovano soprattutto attrezzature tecniche, tra cui le famigerate bombole di ossigeno e le vecchie tende con le loro palerie, che spesso rimangono imprigionate tra ghiaccio e roccia e diventa molto difficile rimuoverle. Ci sono voluti quattro anni per eliminare i rifiuti dai campi alti».
In definitiva, Il respiro dell’Everest esprime una potenza insospettata perché non è il classico libro di alpinismo, ma il racconto di come nasce e cresce il legame tra spiritualità e montagna e di come la consapevolezza di ciò che ci circonda può portarci all’azione per il benessere nostro e dell’ambiente in cui viviamo. Un’azione a cui è stato riconosciuto il premio internazionale "Terre des femmes" 2019 e che oggi rappresenta un modello per altre montagne himalayane.
Marion Chaygneaud-Dupuy
ll respiro dell’Everest
MonteRosa Edizioni
Pp 214
19,50 €
Link: monterosaedizioni.it