Yuji Hirayama

Intervista al Yuji Hirayama, di Vinicio Stefanello, Nicoletta Costi e Nicola Noè dopo il Rock Master gara di arrampicata internazionale di Arco 1999.
Come ti é andato questo Rock Master?
Forse non ho dato tutto, forse ho dato l'80% , ma sono comunque contento.

Cosa pensavi di fare all’inizio di questa gara?
Sabato scorso mi sono infortunato e così non ho pensato molto a come sarei andato, volevo solo fare del mio meglio.

Ovchinnikov vincitore, ti ha stupito?
Molto, per il suo potenziale atletico che è impressionante, ecco perché.

Questa formula con la gara lavorata in qualche modo vi fa prevedere le vostre performance...
Sì, sapevo molto, ma forse non abbastanza, perché sono caduto in quel modo. Sono sicuro che se avessi lavorato la via un po’ meglio avrei potuto fare almeno qualche metro in più.

Come hai trovato queste vie?
Le ho trovate molto delicate, dure e con passi delicati di movimento, così, insomma. Molto diverse da quelle dello scorso anno.

In Giappone c’è qualcosa di simile al Rock Master?
Abbiamo gare a livello nazionale, ma solo a vista e non c'è così tanta gente come qua.

Come sta andando l’arrampicata sportiva in Giappone?
E' ancora in via di sviluppo, nel mio paese l'arrampicata sportiva ha ancora poco seguito.

E tu come mai sei arrivato ai vertici dell’arrampicata sportiva mondiale?
Arrampicare mi piace tantissimo. Non mi importa se, per migliorare, vi dedico tutte le mie energie. Mi piace veramente, pensare, agire, mi piace tutto dell'arrampicata.

Stai preparando altre gare?
Sto pensando al Campionato del Mondo alla fine dell'anno ed alla Coppa del Mondo in Slovenia.

Le tue previsioni per il campionato del mondo di Birmingham e per la Coppa del Mondo di difficoltà?
Sono sicuro che tutti pensano al campionato del mondo, ci penso anch'io; sarà bellissimo perché tutti sono concentrati su questa gara. Mi piacerebbe proprio riuscire a fare molto bene lì.

Influirà sul risultato finale della Coppa del Mondo di difficoltà la cancellazione della gara di Milano?
No, non credo. Ha influito su di me, certo, perché posso rientrare in famiglia una settimana prima.

Cosa pensi dei tracciati e cosa pensi del loro futuro?
Questi erano dei buoni tracciati. Penso che sia bello che ci siano movimenti spettacolari senza per questo staccarsi troppo dall'arrampicata su roccia; forse, se si dà troppa importanza ai movimenti spettacolari, l'arrampicata diventerà come la ginnastica artistica. Ma io preferisco che ci si ispiri all'arrampicata su roccia.

Vivi solo di arrampicata?
Sì, ci sto dentro. Se facessi altri tipi di lavori non guadagnerei i soldi che guadagno ora.

In Giappone avete una Federazione, e se si sostiene economicamente gli arrampicatori?
La Federazione non ci finanzia. L'unico modo per competere a livello internazionale è diventare un atleta professionista, è l'unica via.

Dal tuo primo Rock Master nel 1988 ad oggi, cos'è cambiato?
E' tutto così diverso, anche solo il modo in cui vedo una via: oggi capisco molte più cose. Dieci anni fa sono arrivato ed ho pensato "ecco la via"! Oggi invece riesco a pensare, vedo così tante cose. Penso che 10 anni di esperienza cambino molto una persona.

Cosa ci puoi dire degli atleti in gara?
Forse 10 anni fa avevamo più personalità. Avevamo tutti stili differenti, un diverso modo di esprimerci nell'arrampicata. Oggi abbiamo i video, vediamo così tanti atleti, bravi atleti. Penso che siamo più efficaci quando arrampichiamo, ma siamo diventati troppo simili. Mi piace la diversità nella gente.

Come vedi il futuro delle gare di arrampicata, hai suggerimenti, idee? Ti piace questa formula?
E' bello che ci siano tanti tipi di gare d'arrampicata, bouldering, lavorato, a vista. Possiamo fare tante cose. Penso sia bello che venga tanta gente a fare le gare e che tutti si divertano, perché siamo tutti diversi ed abbiamo tutti punti di vista diversi. Mi piacerebbe che le gare diventassero più "grandi", che vi partecipassero più atleti e che tutti facessero del loro meglio. Prendiamo l'atletica, ci sono così tante specialità, sarebbe bello averne altrettante nell'arrampicata.

Vieni dal Giappone, molto lontano da qui: hai qualcosa di diverso dagli arrampicatori occidentali?
Prima ho detto che mi piace la diversità nell'arrampicata, mi piace avere qualcosa di diverso da altri arrampicatori, è una cosa naturale, non so esattamente come sono quando arrampico, forse lo sanno gli altri, quando guardano altri atleti vedono la differenza.

Ti piace arrampicare su roccia, su diversi tipi di roccia?
Mi piace molto scalare all'aperto, perché ci sono sempre vie diverse, sfide diverse, e la sfida mi piace molto, la sfida è la cosa più bella, quindi mi piace. Mi piace arrampicare su granito, calcare, arenaria, dovendo mettere le protezioni, mi piace arrampicare, insomma.

Come ti alleni?
Faccio un allenamento mirato, a seconda che si tratti di fare bouldering, o forza, resistenza, tecnica. Mi concentro su una cosa sola. Per esempio, se voglio allenare la continuità, mi preparo alcuni circuiti da 70 o 80 movimenti e poi faccio i circuiti, prima quelli facili poi quelli più difficili per poi tornare a quelli più facili, e questa è una giornata tipo. Se invece voglio allenare la forza, i circuiti sono molto più brevi, e faccio anche il pan Gullich.

Arrampichi con i pesi, in allenamento?
No, peso già troppo così (e ride, ndr.)

Quali sono i tuoi modelli di arrampicatori?
Ce ne sono diversi. Mi piace lo stile di François Legrand, è molto quadrato, organizzato, poi lo stile di Cristian Brenna, passionale, mi piace. Poi, qualche tempo fa, lo stile di Stefan Glowacz, molto estetico. Poi, ovviamente, ci sono Lynn Hill e molti altri.

E' più importante arrivare in catena o arrampicare bene?
Domanda difficile: di fronte alla via, arrivare in catena. Dopo essere caduto, penso a come ho scalato e se ho fatto del mio meglio. Però, di fronte alla via, vogliamo arrivare in catena, ovviamente.



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