Satira, alpinismo e arrampicata: intervista a Caio Comix

Intervista a Caio Comix, al secolo Claudio Getto, autore e fumettista (nonché climber, alpinista e chiodatore) notissimo in Italia e all'estero per il suo lavoro che con ironia, sagacia e amore svela i lati più comici e insieme nascosti del mondo dell'alpinismo e dell'arrampicata. Di Maurizio Oviglia.
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La torre di Babele dell'arrampicata di Caio Comix
Claudio Getto
Claudio Getto, da tutti conosciuto come "Caio", si è ormai guadagnato la fama come vignettista degli arrampicatori. Le sue vignette, dapprima raccolte nel suo primo libro "Non siamo mica qui per divertirci", sono ora condivise da migliaia di utenti sui social, non solo in Italia, ma anche all'estero. L'ultimo lavoro di Caio è un poster che racchiude in una sola immagine molte delle sue vignette. Forse Claudio lo ha disegnato immaginando che potesse essere affisso nei rifugi alpini o nelle sedi del CAI, ma molti (compreso il sottoscritto) lo hanno già acquistato per tenerlo semplicemente in salotto. Aiuta a ricordarci che non bisogna mai prendersi troppo sul serio e a ridere delle nostre piccole nevrosi. L'occasione del poster mi sembrava però ghiotta per fare qualche domanda a Claudio, per parlare sì dei suoi progetti, ma soprattutto per scoprire cosa c'è dietro un semplice disegno. Quando, in una delle sue risposte, Claudio si sfoga un po' dicendo che disegnare una vignetta "non sono solo 5 minuti!", ho pensato al dramma comune di tutti gli artisti che cercano di vendere le proprie opere oggi, in un mondo dove la condivisione gratuita è ormai la parola d'ordine.

Claudio, per me che ti conosco da un po’, mi viene difficile chiamarti Caio. In molti si chiedono quale sia l’origine di questo soprannome…
Origine semplicissima, Claudio è un nome difficile da pronunciare quando si è molto piccoli, quindi alla classica domanda “come ti chiami?” mi veniva fuori un “Caio” che poi è rimasto nel tempo. C’è stato anche un periodo nel quale storpiavo il nome in “Caco” ma ha avuto meno successo... per fortuna!

Ti ho conosciuto come chiodatore (di Traversella NdA), come hai pensato di diventare un vignettista?
Tutte e due le cose si sono sviluppate per puro caso. Sono stato coinvolto da amici per aiutarli a scrivere una guida di Traversella perché ero uno che scalava e che faceva il grafico di mestiere, parallelamente ho iniziato con loro a chiodare qualche via. Per rendere la guida un po’ meno noiosa ho pensato di fare qualche disegno... che se li guardo adesso mi fanno anche un po’ schifo da quanto erano disegnati male... Poi ho proseguito da solo a chiodare, a relazionare le vie e a vivere tutto il mio tempo libero.

Dopo il tuo bel libro “Siamo mica qui per divertirci” e il tuo ingresso sui social network, sei diventato molto conosciuto ed apprezzato anche all’estero. Ti conosco come un tipo schietto, che rapporto hai oggi con la notorietà?
Non sono così conosciuto da dover gestire situazioni del genere. Che qualche mio disegno metta il naso fuori dall’Italia grazie ad internet è vero ma la cosa finisce lì... non c’è altro e per ora riesco ad andare al ristorante tranquillamente senza orde di fans che mi chiedono l’autografo o un disegnino sul tovagliolo...

Dopo il libro, recentemente è arrivato un poster, che sembrerebbe che sia un po’ una specie di “summa” delle tue vignette, tutte raccolte in un’immagine. Ci puoi parlare come è nata quest’idea, e quanto ci hai messo a realizzarla?
Avevo in mente da tempo l’idea di disegnare una specie di torre di Babele dell’arrampicata mettendo insieme tante situazioni già disegnate nel libro con l’aggiunta di quel che mi sarebbe venuto in mente mentre lo realizzavo. Ho iniziato questa estate ed il lavoro è stato terribilmente lungo e complicato perché dovevo mettere insieme decine di personaggi (ce ne sono circa 150) in modo tale che tutti fossero incastrati perfettamente e nelle giuste proporzione gli uni con gli altri. Ogni cordata doveva avere un inizio ed una fine, cosa che nel libro non era necessaria perche’ potevo disegnare anche solo i personaggi che recitano la battuta. Spesso iniziavo a disegnare alle 9 di mattina per smettere alle 2 di notte... e solo per completare una piccolissima porzione del disegno. Poi continuavo a guardare il disegno e dire “... lì c’è ancora un po’ di spazio, che ci metto?”... e così via per settimane e settimane. Alla fine credo di averci impiegato circa 3 mesi.

Ti devo fare una di quelle domande che gli artisti generalmente odiano: quanto ti sembra di dovere ad altri disegnatori, come Samivel o Jacovitti?
Questa domanda non solo non la odio ma mi onora. Con Jacovitti ci sono cresciuto... a partire dal diario Vitt che mi ha accompagnato nell’età scolastica. Ho letto e riletto, guardato e riguardato mille volte i suoi inarrivabili disegni e per me è stato un vero punto di riferimento. Ho anche avuto il piacere di conoscerlo e commissionargli un lavoro al tempo della mia attività di pubblicitario... è stato emozionante incontrarlo e mi faceva uno strano effetto quando squillava il telefono in ufficio e dal centralino sentivo dire “c’è Jacovitti per te!... L’idea di fare il mio poster con decine e decine di arrampicatori tutti insieme su una parete nasce dai suoi innumerevoli disegni pieni zeppi di personaggi. A lui, indubbiamente, devo moltissimo. Samivel è altra storia, ho conosciuto i suoi lavori quando ho cominciato a frequentare la montagna e anche se le sue sono più illustrazioni che fumetti ne ho sempre apprezzato la poesia e la delicatezza del tratto. Oltre a questi due grandissimi artisti io sono cresciuto leggendo fumetti di ogni tipo e, per quanto possibile, impercettibile e inconsapevole si traggono spunti, idee, suggerimenti e ispirazioni da tutti.

Le tue vignette evidenziano in modo satirico e spesso ironico le nevrosi di noi climbers. E sembrerebbe che il materiale a cui attingi sia infinito, insomma le idee non ti mancano di certo. Che idea hai tu dell’arrampicatore di oggi?
... se te la dico tutta credo che non venderò più nemmeno uno straccio di disegno. Per rispondere almeno in parte alla domanda vedo sempre di più climber che si lagnano e che pretendono... gente che non si rende conto di cosa ci stia dietro una via chiodata (e tu lo sai meglio di me) e che crede che tutto gli sia dovuto, dalla chiodatura ad personam, alla valutazione perfetta, dagli ancoraggi inox al moschettone di calata ecc. ecc. ecc. ecc..
Vedo sempre meno umiltà ed indulgenza... e spesso pochissima preparazione, per cui le situazioni che si verificano in parete o alla base sono una fonte inesauribile di situazione da tradurre in comix... ripensandoci forse è meglio così, sennò che cosa disegno io?

Ricordo una tua vignetta su una valanga, in cui trattavi un tema meno leggero come la morte in montagna. Non hai mai pensato di accostarti ad argomenti di attualità, anche scottanti?
Mai pensato a questo, ci sono tantissimi disegnatori impegnati in questi temi e sono eccezionalmente bravi. Io non ho sufficiente stoffa per competere e trovare dello spazio. Preferisco rimanere nell’ambito della montagna.... dove siamo pochissimi e si vince facile (si fa per dire!)

A questo riguardo, sempre se ti va di rispondere, quanto ti hanno colpito di fatti di Charles Hebdo?
Mi hanno colpito come hanno colpito qualsiasi altra persona che pensa che la satira sia un diritto inalienabile e che si possa e debba fare su qualsiasi argomento. Quando sento della gente che dice... “sì ma hanno esagerato” mi si raggela il sangue perché l’idea di mettere un limite alla satira dimostra di non aver compreso il significato del termine “satira” , come se questo concetto si potesse imbrigliare per deciderne i contorni.

So che oltre al poster, che sarà sicuramente un’originale strenna natalizia, hai realizzato anche un memory, il gioco per bambini. Per una volta non ci sono le immagini dei film di Walt Disney ma le tue vignette. Come ti è venuta quest’idea?
A dire il vero oltre al Memory ho fatto realizzare anche il puzzle (1000 pz) del disegno del poster. Il puzzle e’ una idea che e’ venuta quasi automatica una volta terminato il disegno e mentre cercavo qualche azienda che potesse realizzare i puzzle sono andato sul sito della Ravesburger dove ho visto che producevano anche dei Memory personalizzabili e cosi’ ho pensato di farne fare qualcuno. Sono venuti molto bene ma i costi sono un po’ troppo alti per pensare di farne produrre un buon numero e commercializzarli. Ne ho ancora qualcuno ma pochi pezzi...

Una curiosità, noi ti immaginiamo ancora con matite e pennarelli, ma come lavora il disegnatore di oggi?

Fino a qualche tempo fa facevo i disegni con un pennarello su normalissimi fogli di carta che passavo poi alla scanner per portarli sul computer, poi li coloravo con un apposito programma, lavorando solo con il mouse. Da qualche tempo disegno con una penna ottica direttamente sullo schermo grazie ad una tavola grafica professionale (22 pollici) e i risultati sono decisamente migliori. Maggior brillantezza e qualità del tratto. Devo solo ricordarmi che quando sbaglio un disegno non devo accartocciare la tavola grafica e buttarla nel cestino...

Infine arrivo ai punti dolenti, essendo anche io un autore (anche se non di vignette) che cerca faticosamente di attingere qualche spicciolo al portafogli degli arrampicatori. Stante che buona parte delle tue vignette sono oggi su facebook, come è possibile che la tua possa continuare ad essere (o diventare) una professione onestamente retribuita
?
Possibilità? Nessuna! Fino a quando la gente ti dice... “intanto ci impieghi 5 minuti e ti diverti!” non ci sono speranze. Che mi diverta mentre disegno è vero ma non vedo cosa ci azzecchi. A volte per un soggetto di un comix devo lavorare anche due/tre giorni per farmi venire l’idea, schizzarla, disegnarla e colorarla. Non sono proprio 5 minuti... e poi oramai si scarica e si condivide tutto su internet, che per certi aspetti va bene ma per altri è una dannazione. Per il futuro vorrei fare un secondo libro di comix sull’arrampicata e uno sullo scialpinismo... magari riusciro’ a rientrare almeno delle spese... :)

Intervista di Maurizio Oviglia

Info e acquisti: www.caiocomix.com

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Note:
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