Dal K2: Meroi, Benet, Cedolin e Alloi all'inizio della salita
E' passata una settimana dall'arrivo (il 25 lugllio) di Nives Meroi, Romano Benet, Mario Cedolin e Roberto Alloi al K2 e già i quattro si stanno misurando con i consueti andirivieni sullo Sperone Abruzzi.
E' passata una settimana dall'arrivo (il 25 lugllio) di Nives Meroi, Romano Benet, Mario Cedolin e Roberto Alloi al K2. Non sono trascorsi nemmeno 20 giorni da quando il gruppo è partito da Tarvisio, e già i quattro si stanno misurando con i consueti andirivieni sullo Sperone Abruzzi. La prima e classica via che porta in cima al gigante del Karakorum con cui, proprio in questi giorni, la piccola spedizione “dei tarvisiani” sta iniziando a prendere confidenza. Un approccio graduale, ritmato dai respiri e dagli umori della montagna. Perché, è bene ricordarlo, il K2 resta sempre quella montagna viva, terribile e fantastica, che tanto ha ammaliato gli alpinisti e che da sempre continua a catturarne i desideri, senza mai regalare loro alcuna certezza, se non quella della sua impossibile e inaccessibile bellezza. Per Nives e Romano questa è la terza volta tra le pieghe della Grande montagna. Nel 1994, infatti, proprio sul K2 è iniziata la loro avventura himalayana di “coppia” con la salita, sul versante Nord, di una variante della via dei Giapponesi, arrestatasi in cima a una torre staccata a poco più di 100m dalla vetta principale. Nel 2004, poi, per il 50° della prima salita e sempre sul selvaggio e terribile lato Nord del colosso, i due hanno tentato ancora senza fortuna la vetta. Ora, per questa loro terza esperienza, sono alle prese con il versante Sud, ma anche con la storia di questo (loro) immenso enigma di pietra. “Io ci metto tutto il mio impegno”, ci ha detto Nives prima del volo per Islamabad, “Poi… Inshallah, se Dio vorrà arriviamo in cima. Si vede che l'aria dell'Asia ti porta a dire così…”. Intanto, giorno dopo giorno, Romano, Nives, Mario e Roberto continuano l'esperienza e il viaggio: nell'attesa che arrivi il tempo per la cima, è anche questo che rende viva la Grande montagna come rende reali i loro sogni. PREDONI ALATI AL K2 4 luglio - Campo base K2 di Nives Meroi Tempo sempre bruttino: vento e nevischio a tratti. Ieri,attratti dalla parvenza di una tregua siamo andati in su. Programma: salire al C1, rimettere nello zaino il materiale che avevamo depositato e continuare a salire fino a 6500 metri circa, alla base del camino Bill, e lì, in prossimità del classico campo 2 installare il nostro campo 1 definitivo. Programma intenso ma fattibile, l'unica "rottura", come sempre, il lungo avvicinamento alla base della parete: due ore di estenuante girovagare in mezzo alla morena prima ed il ghiacciaio poi,un continuo saliscendi fra le vele, seguendo un itinerario ogni volta diverso, ma sempre noiosissimo. Alle 7 siamo arrivati alla base del lungo pendio di neve che porta alla selletta del campo 1. Romano,"capobranco" per natura, sempre davanti nella ricerca dell'itinerario come nella battitura della traccia, arrivato alla sella lo vediamo sporgersi e gridarci:"Brutte notizie! I gracchi ci hanno distrutto tutto". La volta precedente fra le rocce della sella avevamo fatto un deposito: impacchettato e ancorato ben bene, avevamo lasciato tutto il materiale per il campo: tende, gas e... viveri. Nei pochi giorni di nostra assenza i gracchi, annusato l'odore del cibo anche attraverso tutti gli strati di plastica, con pazienza certosina avevano selezionato i diversi sacchi e una volta strappati, avevano aperto ogni singolo involucro e assaggiato ogni singola prelibatezza che ci eravamo portati, a fatica, fin lì. Tutti noi vogliamo bene agli animali - Mario e Romano sono addirittura agenti Forestali -, ma la rabbia per tutta quella fatica sprecata... preso in mano di nascosto un sasso Mario lo scaglia verso uno della banda di ladri che, appollaiato lì vicino ci osserva con aria da "presa in giro". Lo manca e quello, con un battito d'ali si tuffa lungo lo strapiombo; purtroppo - si lamenta Mario - non sono più svelto come una volta! Recuperate le poche cose lasciate intatte dalla razzia e caricato il resto del materiale abbiamo proseguito la salita. Il cielo nel frattempo si era chiuso e il vento rabbioso, sollevava turbini di neve che come aghi colpivano i pochi lembi di pelle esposta della faccia, infilati sotto gli occhiali pungevano gli occhi e ti lasciavano con la vista "annacquata" non appena con il calore, il velo di ghiaccio si scioglieva. Io, pigra come sempre, alla partenza dal Campo 1 non avevo avuto voglia di cercare nel fondo dello zaino stracarico, un paio di guanti asciutti e più pesanti e allora ero lì a ondeggiare e sbattere le mani nel tentativo di riprendere un po' di sensibilità. Dal Campo 1, il pendio si fa più ripido e roccioso e la salita è faticosa, per l'esposizione del pendio e delle rocce, per il vento e per il freddo. Alle 14 arriviamo alla base del camino, dove Kudrat (membro della prima spedizione interamente pakistana - sono in due - al K2) ci aveva indicato un buon punto per il campo. E' impossibile montare la tenda, c'è troppo vento; allora l'apriamo e ci infialiamo dentro tutto il materiale, poi la leghiamo e l'ancoriamo a terra con grossi sassi e, veloci, iniziamo a scendere verso il campo base. Alle 16,30 raggiungiamo la base della parete, trasciniamo gli scarponi per un'altra ora e mezzo lungo il mezzo al ghiacciaio e alle 18, finalmente raggiungiamo le tende del Campo base. Nel frattempo qui, una novità: una capretta, dopo aver fatto con le sue zampe l'intero trekking del Baltoro, arrivata al campo base è stata macellata e sezionata dai nostri cuochi Ghulam e Alì che questa sera, per festeggiare il nostro campo 1, ci hanno preparato un bel piatto di fegato con puree e per l'occasione stappiamo anche una bottiglia di coca-cola. Che lusso! (Nives) Nives Meroi tutto il diario della spedizione su: nives.alpinizem.net 27 giugno DENTRO LA SERRACCATA Caparbia luce crepuscolare penetra la seraccata di Godwin Austen Raggi mattutini rifratti, scomposti bersagliano specchi di ghiaccio. Scintillanti grattacieli, metropoli futuristiche geometrie fantascientifiche, gravità derisa. Dentro dedali instabili e trappole tese, muovono anime a cercare l'uscita. Circospezione affascinante: Ecco, ci siamo. di Mario Cedolin 3 luglio STORM VERSO IL C1 Cristalli di ghiaccio frantumati Lenti incrostate aggirate ai lati Bulbi infilzati Arti raffreddati. Sofferenza silente Che la meta è lontana. di Mario Cedolin
Nelle foto: Il K2; salita al Campo 1 (ph arch. Benet-Meroi) |
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