Premio Paolo Consiglio 2023 a 'La Norte' e 'Brothers in Arms' sul Cerro Torre in Patagonia

Il Premio alpinistico del Club alpino accademico italiano Paolo Consiglio 2023 è stato assegnato ex aequo a due salite sul Cerro Torre in Patagonia: a Corrado Pesce e Tomas Aguilò per la via 'La Norte' sulle pareti Est e Nord, e ai Ragni di Lecco David Bacci, Matteo della Bordella, Matteo De Zaiacomo per la via 'Brothers in Arms' sulla stessa parete. Il premio è stato assegnato lo scorso weekend a Biella durante l'assemblea nazionale del Club Alpino Italiano.
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Il Premio alpinistico del Club alpino accademico italiano Paolo Consiglio 2023 è stato assegnato ex aequo a due salite sul Cerro Torre in Patagonia: a Corrado Pesce e Tomas Aguilò per la via 'La Norte' sulle pareti Est e Nord, e ai Ragni di Lecco David Bacci, Matteo della Bordella, Matteo De Zaiacomo per la via 'Brothers in Arms' sulla stessa parete.
archivio Matteo Della Bordella

Sono due le salite alpinistiche, effettuate entrambe sul Cerro Torre (Patagonia argentina) dal 25 al 27 gennaio 2022, ad aver vinto ex aequo il Riconoscimento Paolo Consiglio 2023, che il Club alpino accademico italiano (Sezione nazionale del Cai) conferisce a spedizioni di carattere esplorativo o di elevato contenuto tecnico, organizzate da piccoli gruppi di alpinisti a prevalente composizione giovanile nell'anno precedente.

Il novarese Corrado Pesce e l'argentino Tomas Aguilò hanno aperto una nuova via sulle pareti Est e Nord, chiamata "La Norte", mentre i Ragni di Lecco Matteo della Bordella, Matteo De Zaiacomo e David Bacci, sempre sulle stesse pareti, hanno aperto "Brothers in Arms". Entrambe le vie sono lunghe 1200 metri e sono di difficoltà 7a.

Corrado Pesce e Tomas Aguilò, durante la discesa, sono stati investiti da una frana di ghiaccio e rocce. Pesce è rimasto gravemente ferito e immobilizzato, mentre Aguilò è stato in grado di continuare la discesa, all'alba, per poter lanciare l'allarme. Per Corrado Pesce, purtroppo non c'è stata possibilità di soccorso e il giorno dopo, con il miglioramento del tempo, non si è più trovata traccia del corpo. A lui, dunque il Riconoscimento Paolo Consiglio è stato dunque conferito postumo.

"Si vuole premiare la salita di due vie nuove, indipendenti al 75%, su una cima emblematica, universalmente riconosciuta come la guglia di roccia più difficile al mondo", recita la motivazione. "La sola idea di percorrere una linea nuova, anche se parzialmente già superata, e di provarla poi effettivamente è indice di estrema determinazione, grandi capacità tecniche e di una maturità alpinistica completa e non comune. La serie di tentativi necessari a portare a termine un progetto di questo tipo, nello stile opportuno e indispensabile a minimizzare i rischi, testimonia il valore assoluto di queste salite. La scalata in stile alpino di queste pareti è un affare oltremodo serio. Percorrere in toto o in parte la parete nord del Torre è poi un momento particolarmente rischioso, per il possibile crollo dei funghi ghiacciati che circondano la vetta - come purtroppo avvenuto durante la discesa su "La Norte". Come sempre, al di là del valore intrinseco della salita, si vuole premiare il tipo di approccio originale e leggero, nel quale la determinazione e il coraggio di mettersi in gioco rappresentano i cardini sui quali si basa il successo. Non capiterà più l'occasione di dare un premio a ben due salite contemporanee di questo livello".

RICONOSCIMENTO PAOLO CONSIGLIO – EDIZIONE 2023
Il Club alpino accademico italiano ha assegnato il Riconoscimento Paolo Consiglio edizione 2023 alle seguenti spedizioni:

SPEDIZIONE AL CERRO TORRE – PATAGONIA ARGENTINA
Nuova via sulle pareti Est e Nord, "La Norte", salita da Corrado Pesce e Tomas Aguilò, dal 25 al 27 gennaio 2022 – 1200m, 7a, A2, 90°

SPEDIZIONE AL CERRO TORRE – PATAGONIA ARGENTINA
Nuova via sulla parete Est e Nord, "Brothers in Arms", salita da Matteo della Bordella, Matteo De Zaiacomo e David Bacci, dal 25 al 27 gennaio 2022 – 1200m, 7a, A2, 90°

Aprire una via sul Cerro Torre è un sogno per tanti alpinisti di punta, almeno di quanto sono davvero appassionati della Patagonia, perché davvero vuol dire entrare nella storia. L’Italia ha dalle origini un ruolo primario tra le aperture su questa montagna: siamo tra quanti vi hanno messo le mani per primi, tra quanti vi hanno aperto vie divenute grandi classiche, tra quanti hanno continuato a percorrerne le pareti, con memorabili ascese e impegnative ritirate. Su questa montagna si è fatta la storia e l’evoluzione dell’alpinismo, passando dall’attrezzatura con corde fisse, alla salita in stile capsula, ai recenti tentativi in stile alpino, grazie a condizioni meteo che garantiscono finestre di tempo ragionevole relativamente più ampie.

Aprire una via sul Torre è sempre stato difficile. Immaginare una sequenza di fessure che riesca ad unire una linea dalla base al ghiaccio della vetta richiede un notevole livello di intuizione, e per inseguirla ci vuole tanto entusiasmo e una determinazione incrollabile, oltre all’indispensabile abilità tecnica. Ci vuole un’illuminazione e, se si vuole salire veloci e leggeri come oggi è ragionevole fare, questa deve restare accesa per anni di tentativi, di esperienze e pratica delle sequenze dei diversi tiri. Non si tratta di scalare ai limiti della difficoltà di oggi, ma di essere oltremodo veloci e determinati pur essendo preparati al peggio e alla rinuncia, tutto ciò mentre si è esposti a notevoli rischi.

Aprire una via sul Torre è infatti particolarmente pericoloso. E lo diventa sempre più man mano che il clima diventa più caldo e per periodi più lunghi. Su alcuni versanti più che su altri, certo è che non si è mai al riparo da possibili crolli di ghiaccio, e tanti sono quelli che non hanno avuto la fortuna di tornare.

È un caso più unico che raro dunque, trovarsi al cospetto di due nuove vie, indipendenti al 75%, aperte per caso negli stessi giorni da parte di due cordate di fuoriclasse, una tutta italiana, l’altra per metà.

Tomas Aguilò ha tentato la nuova linea sulla parete nord diverse volte negli anni, le ultime tre con Corrado Pesce, prima di riuscire nella salita. I due hanno fissato tre lunghezze il 25 gennaio, per poi partire di notte e scalare fino all’altezza del "box degli inglesi", in tempo per attrezzare un paio di difficili tiri. Qui hanno bivaccato il 26 gennaio, qui hanno lasciato l’attrezzatura da bivacco. Il 27 sono partiti, sempre di notte, per superare i le 12 lunghezze che ancora separano dalla vetta. A metà mattina hanno incrociato la cordata italiana alla "traversata Burke-Proctor", e con loro hanno proseguito per la cima, raggiunta verso le 17:30. Così è nata "La Norte". Qui le cordate si sono separate, e Aguilò e Pesce sono scesi in doppia sulla linea di salita, per arrivare al bivacco verso le 2 del mattino. Qui, alle 3:30 sono stati investiti da una frana di ghiaccio e rocce. Pesce è rimasto gravemente ferito e immobilizzato, mentre Aguilò è stato in grado di continuare la discesa, all’alba, per poter lanciare l’allarme.

David Bacci, Matteo Della Bordella e Matteo De Zaiacomo hanno invece attaccato la loro via il 25 gennaio, bivaccando al "box degli Inglesi", per poi salire il "diedro degli Inglesi" il giorno dopo. Il 27 gennaio sono sbucati sulla nord per accodarsi alla cordata di Aguilò e Pesce, raggiungendo la vetta verso le 18:00. Hanno bivaccato in vetta e sono scesi il giorno dopo in doppia lungo la via del compressore, per raggiungere il ghiacciaio verso le 17:00. Qui hanno appreso la notizia e si sono subito prodigati per raggiungere gli amici in pericolo. Matteo Della Bordella ha scalato le 7 lunghezze fino al nevaio triangolare e qui ha raggiunto Aguilò, verso mezzanotte, iniziando la sua evacuazione. Per Corrado Pesce però non c’è stata possibilità di soccorso. Il giorno dopo il tempo è cambiato, al suo miglioramento non si è più trovata traccia di Korra.

La via aperta si chiama "Brothers in arms", ed "è dedicata a Matteo Bernasconi, Matteo Pasquetto, Korra Pesce e tutti i fratelli mancati sulle montagne che tanto amiamo".

CONCLUSIONI E MOTIVAZIONI
Si vuole premiare la salita di due vie nuove, indipendenti al 75%, su una cima emblematica, universalmente riconosciuta come la guglia di roccia più difficile al mondo.

La sola idea di percorrere una linea nuova, anche se parzialmente già superata, e di provarla poi effettivamente è indice di estrema determinazione, grandi capacità tecniche e di una maturità alpinistica completa e non comune.

La serie di tentativi necessari a portare a termine un progetto di questo tipo, nello stile opportuno e indispensabile a minimizzare i rischi, testimonia il valore assoluto di queste salite.

La scalata in stile alpino di queste pareti è un affare oltremodo serio. Percorrere in toto o in parte la parete nord del Torre è poi un momento particolarmente rischioso, per il possibile crollo dei funghi ghiacciati che circondano la vetta – come purtroppo avvenuto durante la discesa su "La Norte".

Come sempre, al di là del valore intrinseco della salita, si vuole premiare il tipo di approccio originale e leggero, nel quale la determinazione e il coraggio di mettersi in gioco rappresentano i cardini sui quali si basa il successo.

Non capiterà più l’occasione di dare un premio a ben due salite contemporanee di questo livello.

Mauro Penasa, Presidente Club alpino accademico italiano

Info: www.cai.it, clubalpinoaccademico.it




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