Donne protagoniste a “Montagne in città”
Roma: Tutta dedicata all'alpinismo al femminile la serata del 12 dicembre scorso dell’VIII edizione di “Montagne in città”, rassegna del cinema e del libro di montagna.
Tutta dedicata all'alpinismo al femminile la serata del 12 dicembre scorso a Montagne in città. Il programma, ricco di novità ed intervento di personaggi noti, faceva prevedere questa scadenza come levento clou di questa edizione della rassegna. Ad aprire la serata, la presentazione del libro Tibet: laltra metà del cielo, a cura della stessa autrice, Tona Sironi Diemberger. La sua voce e le sue diapositive hanno fatto scoprire un mondo finora ignorato: quello delle alpiniste tibetane. Phatong prima di tuttte, la prima a raggiungere la cima dellEverest nel 1975 dimostrando anche al Partito Comunista Cinese (poi costretto a denti stretti a tributarle tutti gli onori del caso, anche se avrebbe preferito vedere in vetta una cinese) che le donne potevano competere con gli uomini su tutti i terreni. Altre 13 donne superarono i 7.800 in quella stessa spedizione. Phatong è ormai diventata un simbolo, ma sono ormai decine le tibetane che, sconosciute al resto del mondo ma non meno importanti, si stanno conquistando un ruolo nellalpinismo himalayano. Una seconda finestra su storie sconosciute ai più è stata aperta dalla regista Ingrid Runggaldier, che ha presentato il suo Montagna al femminile. Si parla della vita delle donne che vanno in montagna: dalle prime alpiniste inglese, nobildonne che per la loro attività si esponevano alle aspre critiche dellestablishment, a personaggi ormai storici come Paula Weissinger o Imma Schinke, alle alpiniste dei nostri tempi. Qui compaiono, raccontando di sè stesse, della loro vita, dei problemi che comporta vivere la montagna, e di montagna, in un mondo di uomini, guide come Nadia Dimai, arrampicatrici sportive come Luisa Jovane o Lynn Hill, alpiniste a tutto campo come Silvia Metzeltin, Catherine Destivelle o Wanda Rutkiewicz. Il documentario si distacca nettamente dai soliti film di montagna. Non le classiche scene di azione (ce ne sono pochissime) ma intense interviste, primi piani e ricerche storiche. Eppure riesce a farci aprire gli occhi su un mondo di passioni, fatiche e sacrifici che noi alpinisti maschi non sempre riusciamo ad immaginare. Terzo evento della serata, la proiezione di diapositive di Nives Meroi, sui tre 8.000 saliti tra il giugno 1998 ed il giugno 1999: Nanga Parbat, Shisha Pangma e Cho Oyu (gli ultimi due nello stesso viaggio). Molte diapositive per raccontare il suo anno himalayano. Forse troppe: la scelta della multivisione ha penalizzato le aspettative del pubblico, che avrebbe preferito avere il tempo di rivolgere qualche domanda a Nives e Romano Benet, sentendo raccontare le spedizioni dalla loro viva voce invece che dal nastro registrato. Aldo Frezza |
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