Tour du Grand Paradis: all'ombra del Gran Paradiso
Sono ospite di Fondation Grand Paradis presso il rifugio Vittorio Emanuele per provare a raccontare una gara che, oltre a essere una importante competizione sportiva, è un evento che coinvolge tutti gli abitanti di Valsavaranche, una comunità di meno di duecento persone che vive completamente all'interno del territorio del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Gli atleti sono partiti alle 8,30 da località Praviuex - Pessey il piazzale antistante all'attacco della mulattiera per il rifugio Chabod. A quell’ora, al Rifugio Vittorio Emanuele, la mia postazione, nevica. Durerà poco per fortuna, anche se persevererà un po' di vento in quota. Il percorso ha visto gli atleti passare dal rifugio Chabod e effettuare il primo cambio di assetto a 3100 m, dove si sono legati in cordata per attraversare il ghiacciaio di Laveciau fino alla Schiena d'Asino a 3600 metri. Per l'edizione 2014 sarà questo il punto più alto della gara: l'eccessiva presenza di ghiaccio sul pendio finale - mi spiega Renzo Blanc, guida alpina e gestore del rifugio Vittorio Emanuele che questa stagione ha visto tanti giorni di vento forte - ha infatti convinto l'organizzazione a non portare i partecipanti fino alla prevista cima del Gran Paradiso (4061 m) per motivi di sicurezza. Dalla Schiena d'Asino è quindi iniziata la discesa in picchiata al Vittorio Emanuele, con il penultimo cambio di assetto per affrontare la breve salita al colletto del Ciarfororn a 2935 m. Gli atleti arrivano velocissimi, e i primi a varcare i cancelli del Vittorio Emanuele sono la squadra composta da Michele Boscacci e Matteo Eydallin del gruppo esercito di Courmayeur, che troveremo poi sul gradino più alto del podio. Dal rifugio inizia l'ultima parte di gara, con l'attraversamento del versante sotto la Monciair e i denti di Broglio per arrivare nella parte alta del vallone del Grand Etret e tagliare il traguardo a Pont.
Michele Boscacci e Matteo Eydallin guideranno la competizione fino alla fine, completando il percorso in 2:16' 29'', seguiti da Filippo Barazzuol e Davide Galizzi (2:20’35"), e al terzo posto Filippo Beccari e Nadir Maguet (2:23’54").
La classifica femminile ha visto invece la vittoria al fotofinish della coppia valtellinese composta da Francesca Martinelli e Roberta Pedranzini con un tempo di 3:10’18" seguita da Laura Besseghini e Birgit Stuffer a solo 1' e 38" di distanza, terzo posto infine per Federica Osler e Marialucia Maraschinelli 3:24’28". Alla premiazione, tenutasi a Déjoz nel pomeriggio, erano presenti anche le figlie di Renato Chabod che, nativo di Valsavaranche, fu alpinista, accademico e presidente del CAI dal 1965 al 1971 nonché vicepresidente del Senato (a lui si devono inoltre alcune illustrazioni a china delle storiche "Guide ai monti d'Italia" edite dal CAI e dal Touring Club Italiano).
"… Correre qui è sempre bello" ha detto Michele Boscacci "Io e Eydallin stiamo bene, abbiamo buone sensazioni. Ora l’importante sarà arrivare non troppo stanchi all’ultima tappa de la Grande Course". Un’ottima chiusura di stagione invece per le due atlete di Bormio "Una bella stagione chiusa con una bellissima gara" dice Roberta Pedranzini. "Siamo contente. Anche se non si è andati in cima, il Gran Paradis resta sempre una gran gara."
Il trofeo Renato Chabod non è però soltanto una competizione sportiva: per il piccolo comune di Valsavaranche - meno di duecento residenti in tutta la valle - è un evento che coinvolge, a partire dall'inizio di gennaio, tutti gli abitanti. Dai guardiaparco alle guide alpine, dai volontari del soccorso alle tante persone che in diversi modi hanno danno il loro contributo all'organizzazione (circa 80 in tutto) capitanata di Silvia Blanc: per tutti la gara diventa un momento di intensa vita comunitaria. La Valsavaranche è una delle valli più selvagge della Val d'Aosta. Il centro visitatori del parco di Déjoz dedicato al lupo parla di un territorio dove per molto tempo l'incontro con il grande predatore non era così inusuale. Oggi invece - mi spiega Stefano Borney, Caposervizio di Sorveglianza della Valle di Rhêmes - dopo che il maschio alfa del branco è stato investito un paio di anni fa, il branco sembra essersi spostato verso la Val Soana, anche se è ancora possibile rilevare le impronte in zona. Pur non potendo contare su un grande comprensorio sciistico, la valle è sempre più la meta di chi cerca il contatto con la natura incontaminata oltre che, naturalmente, degli alpinisti diretti al Gran Paradiso, al Ciarforon e alla Tresenta.
di Simonetta Radice