Il Mezzalama dei record: tutta gara
LA GARA di Simone Bobbio
L’inedita cordata italo-svizzera del Team Valtellina composta da Guido Giacomelli, Jean Pellissier e Florent Troillet si aggiudica il Mezzalama sfiorando il record, nonostante i 700 metri di dislivello finali a piedi (il record fu segnato nel 2005 quando fu possibile arrivare con gli sci fino al traguardo di Gressoney). Tra le donne, il team dei sogni composto da Francesca Martinelli, Roberta Pedranzini e Gloriana Pellissier, non solo stravince, ma polverizza il primato della corsa abbassandolo di ben 26’.
Non poteva concludersi meglio, se non con una straordinaria sedicesima edizione del Trofeo Mezzalama, questa lunga stagione scialpinistica. Prima ancora della partenza era già record degli iscritti con 795 atleti al via provenienti da 14 nazioni differenti. Successivamente è stata la gara a regalare le emozioni più forti. In campo maschile, il pronostico incerto si è confermato tale fino al primo rilevamento cronometrico ai 3826 m. del Colle del Breithorn dove, dopo quasi 1800 metri di dislivello transitava per prima la squadra francese composta da Perrier, Gachet e Blanc e, staccati di una manciata di secondi Giacomelli, Pellissier e Troillet. Più indietro i mattatori della stagione di Coppa del Mondo Dennis Brunod e Manfred Reichegger, insieme al compagno Denis Trento a formare il Team Esercito, i quali soffrendo l’alta quota e la lunga distanza, preferivano mantenere una condotta di gara più prudente.
Il Team Valtellina sembrava pagare la mancanza di affiatamento rispetto al ben più rodato trio francese. Tuttavia la voglia di rivincita di Giacomelli dopo la Pierra Menta, persa con una buona dose di sfortuna proprio nei confronti di Perrier e Gachet, l’esperienza del beniamino di casa Pellissier e la sfrontatezza del giovane Troillet hanno presto fatto la differenza. Infatti nel pianoro ai piedi dei Breithorn si assisteva al sorpasso e lungo le erte rampe che conducevano alla vetta del Castore a quota 4226 m. il vantaggio andava rapidamente incrementando fino a 3’ abbondanti. Durante la discesa verso il rifugio Quintino Sella, lungo la salita al Naso del Lyskamm e nella picchiata su Gressoney il vantaggio incrementava regolarmente raggiungendo i 10’ 39’’ all’arrivo.
Solo una discesa in condizioni disastrose per scarsità di neve e i 700 metri di dislivello finali a piedi per la totale assenza di neve (anche questo un primato, ma purtroppo negativo) hanno tolto agli eroi di giornata la soddisfazione di battere il record della corsa. Il loro tempo di 4h 22’ 41’’ è di soli 4’ superiore al tempo fatto segnare nell’edizione del 2005 in cui, grazie a uno straordinario innevamento, gli atleti avevano tagliato il traguardo sci ai piedi. In molti avevano considerato quel tempo di 4h 18’ come imbattibile: ora dovranno ricredersi. Con l’arrivo del Team Esercito formato da Brunod, Reichegger e Trento si componeva il podio.
Minori le incertezze per la gara femminile. Le atlete italiane si presentavano alla partenza con un curriculum imbattibile. Francesca Martinelli e Roberta Pedranzini sono le campionesse mondiali ed europee in carica e vincitrici quest’anno della Coppa del Mondo e della Pierra Menta. La terza componente è l’atleta più esperta in fatto di Trofeo Mezzalama, in quanto valdostana e vincitrice di questa gara nelle edizioni del 1999, 2001 e 2005 (nel 2003 non ha corso perché in maternità): Gloriana Pellissier. Rimanevano poche “chances” per le avversarie, le transalpine Favre, Bourillon e Lathuraz. Potevano soltanto sperare in una débacle delle azzurre, come nella Patrouille des Glaciers dell’anno scorso, quando furono sconfitte per ragioni apparentemente estranee a quelle agonistiche.
Ma così non è stato al XVI Mezzalama: al primo rilevamento cronometrico Martinelli, Pedranzini e Pellissier lasciavano indietro le francesi di più di 10’. Il ritmo era indiavolato, il trio procedeva con grande affiatamento superando con facilità gli ostacoli del percorso tra cui l’esile cresta del Castore e una discesa disseminata di pietre affioranti verso Gressoney. Vista la pochezza delle avversarie, le “Wonder Woman” azzurre impostavano la gara contro il cronometro riuscendo a stravincere anche questa. Giungeranno al traguardo come trentesima squadra assoluta, in meno di 6 ore e con addirittura 26 minuti di anticipo sul record femminile della corsa. Signore e signori, le valtellinesi Martinelli e Pedranzini con la valdostana Pellissier hanno fermato il cronometro sul tempo di 5h 37’ 48’’. Non osiamo immaginare quale sarebbe stato il record in caso di maggiore innevamento; il fatto è che già così appare imbattibile. Infine, per onor di cronaca, al secondo posto giungerà la squadra francese e al terzo quella tedesca formata da Grassl, Koch e Treimer.
MEZZALAMA E DINTORNI di Simone Bobbio
Mai vista una folla così in Italia
E pensare che l’orario non era incoraggiante. Certo, la società di gestione degli impianti di Cervinia aveva concordato con l’organizzazione del Trofeo delle tariffe agevolate e un’apertura anticipata degli impianti, ma con una partenza alle 5,30 le previsioni sull’affluenza non lasciavano ben sperare. E invece questa volta, diversamente dall’edizione di 2 anni or sono (il Mezzalama, come si sa, si tiene ogni due anni), i botteghini della funivia sono stati presi d’assalto ancora a notte fonda e al passaggio degli atleti a Plateau Rosa sembrava di essere al Giro d’Italia, con ali di folla a destra e a sinistra dei concorrenti e tanti spettatori lungo tutti i 45 chilometri del tracciato. Insomma il XVI Trofeo Mezzalama è stato un successo anche da questo punto di vista, nonostante i troppi silenzi dei media nazionali che, forse, dovrebbero cominciare ad accorgersi di questa disciplina in ascesa.
Già sabato, durante le punzonatura dei materiali, si percepiva l’atmosfera di festa che si sarebbe respirata lungo il percorso della gara di scialpinismo più alta del mondo. Il clima nella palestra di Valtournenche era letteralmente surriscaldato dalla presenza di quasi ottocento atleti (molti dei quali accompagnati da amici, famigliari e tifosi che più tardi hanno affollato bar, ristoranti e alberghi di Cervinia) in “ordinata” attesa per l’iscrizione.
La riunione tecnica poi ha fornito ulteriori indizi su ciò che sarebbe accaduto l’indomani. Il meteorologo Luca Mercalli ha annunciato, seppur con tutte le cautele necessarie quando si parla del tempo, che le condizioni atmosferiche sarebbero state ottimali, anche troppo: temperature quasi estive tra i -10 e -6 gradi ai 4226 m. del Castore con vento pressoché assente. Infine Adriano Favre, il coraggioso e infaticabile direttore di corsa del Mezzalama, ha potuto illustrare le ottime condizioni di sicurezza del percorso in quota grazie all’efficienza delle guide alpine che nei giorni precedenti avevano scavato gradini sulla ovest del Castore e tirato corde fisse nei punti delicati del percorso e grazie all’innevamento che consentiva di scendere con gli sci dal Naso del Lyskamm, solitamente ricoperto di insidiose placche di ghiaccio a prova di ramponi.
E infatti domenica è stata una grande giornata di festa per lo scialpinismo. La partenza ha regalato la forte emozione di vedere 265 squadre di tre atleti legati in cordata, nella penombra delle prime luci dell’alba, affrontare i primi pendii avvolti dal fruscio delle pelli di foca sulla neve ghiacciata. E mentre il fiume di atleti si assottigliava lungo la pista del Ventina, un’altra folla, questa volta di spettatori e di appassionati, come detto, si assiepava nelle funivie e poi affrontava la salita che conduce al Colle del Breithorn. Arrancavano su per i ripidi pendii e risparmiavano un po’ di fiato per incitare i concorrenti che li superavano a velocità di molto superiore.
Uomini con sottili tutine aderenti e colorate sfrecciavano di fianco agli scialpinisti della domenica bardati per trascorrere una giornata sul ghiacciaio. Sono saliti per osservare e tifare, e la maggior parte ha atteso la chiusura del cancelletto del Breithorn per affrontare con più calma il percorso di gara e per vivere le stesse emozioni degli atleti. Per molti il Trofeo Mezzalama ha fornito il pretesto di passare una giornata di sport e divertimento tra i panorami mozzafiato al cospetto di Cervino e Monte Rosa. Anche i tratti più isolati e in quota erano affollati di curiosi. La notte di sabato ha visto volontari e giudici di gara condividere i rifugi Guide di Ayas e Quintino Sella con una folla di appassionati partiti ancora con il buio per andare a vedere il passaggio degli atleti sulla vetta del Castore.
L’unico termine in grado di definire lo spirito della giornata è “passione”. È questo il sentimento che ha portato in montagna tante persone nonostante la levataccia, la fatica, il freddo e il caldo e che ha accomunato indistintamente atleti, spettatori e volontari. Ancora lontano, ma non troppo, a quel che fino ad oggi si è visto soltanto in Francia, alla Pierra Menta, come ci ha fatto notare con orgoglio l’amico Jacques, organizzatore della corsa transalpina, venuto a Cervinia in qualità di osservatore; ma abbiamo provato una forte emozione collettiva che è l’elemento fondante di questo sport. Continuiamo a coltivarla!
Simone Bobbio
IL NOSTRO PRIMO MEZZALAMA di Lorenzo Scandroglio
Il XVI Mezzalama se n’è andato. Chi l’ha vissuto, da partecipante o da spettatore, non potrà che ricordarlo perché è stato unico. Non si era mai visto un pubblico così. E non si erano mai viste così tante “formichine” inerpicarsi sui quattromila del Monte Rosa a formare una lunghissima, interminabile greca nera: noi, che eravamo dietro, la vedevamo bene. Già perché questa volta abbiamo voluto osservarlo da dentro il Mezzalama. La nostra cordata era una cordata mista, composta dal sottoscritto, da Cecilia Cova e da Cristiano Mergozzi. E’ stata un’esperienza straordinaria per tutti e tre, tutti e tre al battesimo di questa grande classica.
Partire non è stato facile, alle 5,30 del mattino, mentre Cervinia era tutta un fermento per un evento che la cadenza biennale e la partecipazione internazionale non fa che rendere più atteso. Noi abbiamo deciso di disporci in ultima fila, “perché tanto è lunga e cosa cambia?” diceva sicuro Cristiano. E invece, una volta dato il via, prima di muoversi al ritmo giusto, nella selva di gambe e cordate sono passati dai 5 ai 10 minuti: preziosissimi per chi, come noi, doveva passare in tempo al cancelletto orario del Colle del Breithorn (2h:30’ per gli uomini, 2h.45’ per le donne, ma le cordate miste come la nostra vengono considerate alla stregua di quelle maschili). Così, quando finalmente siamo riusciti a dribblare chi si fermava a cambiare la pelle, chi indietreggiava perché le pelli non tenevano, chi si era ingarbugliato con la corda, chi imprecava contro il destino cieco (al buio il destino è ancora più baro), abbiamo cominciato la nostra lunga cavalcata verso Plateau e il Colle del Breithorn.
Sapevamo che, per noi, l’unica vera difficoltà sarebbe stata proprio quella soglia oraria. La nostra era una squadra “diesel”. Potete farci andare avanti per 2 giorni che non ci fermiamo mai e manteniamo lo stesso ritmo. Ma non chiedeteci di accelerare. E invece per passare in 2 ore e trenta dal colle bisogna darci dentro. Così quando siamo transitati da Plateau Rosa fra gli incitamenti del pubblico dopo 1h:53’ sapevamo che non avevamo molti margini e che dovevamo tirare. Intanto i primi erano già passati dal colle in poco meno di 1h.40’.
Alla fine ce l’abbiamo fatta ed è cominciato il nostro lungo viaggio. All’altezza della Porta Nera, nome suggestivo ed evocativo del passo che conduce sul Gorner Gletscher, il ghiacciaio che porta a Zermatt, abbiamo anche avuto il tempo (e la lucidità) di riconoscere Hervé Barmasse che si godeva il Mezzalama da spettatore. “Grande Hervé – gli abbiamo gridato – complimenti per quella nuova via in solitaria di settimana scorsa sul Cervino!”. E lui: “Andate andate che è lunga!”.
Al controllo del Passo di Verra, dove abbiamo tolto gli sci e calzato i ramponi, sembrava di essere al casello autostradale nelle giornate di punta: coda e traffico. Certo un centinaio di concorrenti erano stati fermati al cancello orario ma alla fin fine c’erano pur sempre quasi 700 concorrenti ancora in gara. Il Castore l’abbiamo affrontato così, in coda, coi ramponi ai piedi, gli sci in spalla e i passi tardi e lenti, per la quota e il pendio ripido. Solo una settimana prima, durante un allenamento, eravamo arrivati con gli sci fino al crepaccio terminale.
Ora per superare la terminale l’organizzazione (eccezionale) del Mezzalama aveva disposto due scalette. E qui è venuto il bello. C’era chi, forse, le aveva scambiate per un punto panoramico. Fatto sta che prima di poter passare abbiamo aspettato almeno 20 minuti, fra le imprecazioni generali. Poi, finalmente, è arrivata la cresta. Aerea, affilata, esposta, magica, con il vuoto da una parte e dall’altra. Quando abbiamo superato i 4226 metri del Castore, dopo poco più di 4 ore, i primi erano già arrivati a Gressoney. “Ma come diavolo hanno fatto - erano i commenti al controllo del Felik, vicino al rifugio Quintino Sella - che quest’anno c’era anche da correre per 700 metri di dislivello?”.
Qui cominciava per noi la seconda parte della gara, con il lungo falso piano che porta al Naso del Lyskamm. Ed è qui che, paradossalmente, abbiamo avuto un leggero calo di energie. Sul facile, dove viene voglia di sdraiarsi a prendere il sole e godersi il panorama. Forse un fatto psicologico: il Naso del Lyskamm sembra lontanissimo, chilometri, e non si arriva mai.
Giunti al Naso mancava ancora poco, in apparenza. “Dai ragazzi – ci dicevano gli amici guide alpine di Alagna – che è finita!”. Ma sapevamo bene che la discesa sarebbe stata tutt’altro che una passeggiata.
Tanto per cominciare, quando siamo transitati noi dal Naso, la neve era già stata in gran parte raschiata via da coloro che ci avevano preceduto. Dunque grandi derapate sul ghiaccio per arrivare poi sul lungo che ci avrebbe condotto al colle del Lys. Da qui sciata in corda fino ai 3600 della Capanna Gnifetti e, infine, una volta slegati, discesa in ordine sparso, dribbling tra le rocce del canale dell’Aquila non senza qualche scintilla delle lamine, guado di un torrente coi coccodrilli e, già prima di arrivare al Gabiet, sci in spalla e inizio del calvario a piedi, fra stradine sterrate, fango e prati.
A valle, mentre il pubblico si godeva il pic-nic tra le margherite, noi passavamo con gli scarponi pesanti pregustando doccia e birra. Il nostro primo Mezzalama era fatto con un tempo attorno alle 8 ore. Quasi il doppio dei vincitori.
Lorenzo Scandroglio
Il Mezzalama si svolge con partenza in linea di tutti i concorrenti ai 2.000 metri di quota di Cervinia. Da qui fino ai 3.826 metri del Colle del Breithorn, dove è situato il primo cancelletto orario (chi passa entro le 2h30' può proseguire altrimenti viene fermato), avviene la prima scrematura in cui i concorrenti si dispongono in una interminabile fila; a questo punto il grosso del dislivello è fatto anche se, in realtà , tra un'impennata e l'altra ci sono ancora da aggiungere un migliaio di metri (in totale 2.862 metri di dislivello in salita). Al Passo di Verra (3.848 m) viene effettuata la verifica che le squadre si attengano alle procedure di sicurezza per affrontare la salita alla vetta del Castore (4.226 m), spesso con i ramponi. Il secondo e ultimo cancelletto orario si trova sul ghiacciaio del Felik a 3.719 metri di quota (entro le 5h30' dalla partenza). A questo punto si scende verso il rifugio Quintino Sella (3.585 m) per poi risalire al Passo del Naso del Lyskamm (4.100 m) e lanciarsi nella lunga discesa che supera il colle del Lys (4.000 m), la Capanna Gnifetti (3.640 m), il Rifugio Mantova e concludere, dopo 45 chilometri, ai 1.637 metri di Gressoney La Trinité. Il traguardo quest'anno è stato tagliato a piedi con gli sci in spalla.
Un itinerario che, come ben si comprende coniuga al massimo grado l'abilità sciistica e quella alpinistica; i pendii sono ripidi e richiedono l'uso di corda, piccozza e ramponi. Le squadre partono legate in cordata già da Cervinia in una selva di gambe e di bastoncini a rischio d'inciampo. Si slegano solo per la discesa finale.
PLANETMOUNTAIN AL MEZZALAMA
Il team di Planet che ha partecipato al XVI Mezzalama era composto da Lorenzo Scandroglio, Cecilia Cova (una delle rare guide alpine-donna in Italia) e da Cristiano Mergozzi. Al loro fianco, per la parte giornalistica, Simone Bobbio.
CLASSIFICA MEZZALAMA
maschile
1) Giacomelli Guido, Pellissier Jean, Troillet Florent (Team Valtellina) 4.22.41
2) Perrier Florent, Gachet Gregory, Blanc Patrick (Equipe de France) 4.33.20
3) Reichegger Manfred, Brunod Dennis, Trento Denis (Centro Sportivo Esercito 1) 4.39.09
4) Seletto Alain, Sbalbi Tony, Riz Martin (S.C. Cervino Valtournenche 5) 4.48.34
5) Boscacci Graziano, Murada Ivan, Mezzanotte Mirco (FISI) 4.49.25
6) Pedrini Daniele, Holzknecht Lorenzo, Coletti Mattia (S.C. Alta Valtellina) 4.52.16
7) Bonnel Lionel, Anselmet Fabien, Baud Sebastien (CAF Excellence 1) 4.53.07
8) Rey Alain, Ecoeur Yannick, Farquet Ernest (Swiss Team 1- Garde Frontière) 4.54.04
9) Moriondo Paolo, Fazio Alberto, Fazio Fulvio (Valtartano Garessio) 4.57.02
10) Christille Aldo, Christille Carlo, Giovanetto Nadir (S.C. Brusson 1) 5.03.16.
femminile:
1) Pellissier Gloriana, Pedranzini Roberta, Martinelli Francesca (FISI) 5.37.46
2) Favre Corinne, Bourillon Natalie, Lathuraz Véronique (Equipe de France) 6.25.01
3) Grassl Judith, Koch Stefanie, Treimer Silvia (Deutscher Alpenverein) 6.28.13
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